Per Raffaella.

E’ morta Raffaella Carrà e, come accade in queste circostanze, si è scatenata una ridda di commenti tutti tendenti a beatificarla.  Credo che ci siano molti motivi per rimpiangerla: agli inizi della sua carriera televisiva incantava per l’energia che sprigionava nei suoi balli, per la spontaneità e la facilità con cui comunicava con la gente, per l’allegria e l’amore per la vita e per le persone  che sapeva esprimere.

Tuttavia confesso che a un certo punto non mi attirava più tanto: era evidente che a ballare erano ormai più i capelli che le gambe e bene fece a dedicarsi ad altro tipo di TV.  La ricordo in “Pronto Raffaella” dove la sua straordinaria capacità comunicativa  era la sua arma vincente. Mi piaceva meno “Carramba che sorpresa!” che ho seguito solo per le primissime puntate: è vero riusciva a regalare momenti di gioia a tanti, ma non mi piaceva l’idea di spettacolarizzare i sentimenti e il dolore della gente. Certo l’impatto di quella trasmissione dev’essere stato ben forte se addirittura il termine “carrambata” è entrato nel linguaggio comune e nei dizionari!

A lei va comunque riconosciuto il coraggio di intraprendere nuove strade, rischiando in proprio.

Il cordoglio di tanti che l’hanno conosciuta fa pensare che non sarà dimenticata tanto presto.

Per noi, non più giovani, resta la malinconia  di veder scomparire a poco a poco coloro che hanno arricchito di emozioni e di buoni sentimenti il nostro cammino, mentre sorgono attorno a noi personaggi che non sempre comprendiamo e che ci restano estranei.

In queste circostanze mi vengono sempre in mente  i versi del Pascoli, tratti dalla poesia “L’aquilone” …

Sì: dissi sopra te l’orazioni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!

Chi vive a lungo è destinato a veder cadere attorno a sé tanti volti amici.

 

In Val Seriana.

Danza macabra
Danza macabra

Era il febbraio 2020 e tutto era ormai pronto per il pellegrinaggio da tempo programmato e a lungo preparato con cura. La meta prescelta era la Val Seriana, che, proprio pochi giorni prima della data che avevamo fissato, venne dichiarata zona rossa  e divenne in pochi giorni il focolaio più tragico della prima ondata della pandemia.

Il pellegrinaggio fu forzatamente sospeso e rinviato a data da destinarsi. Ieri, siamo andati a fare un sopralluogo con la speranza di poter realizzare il nostro progetto alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno.

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Siamo arrivati  a Clusone che era ancora abbastanza presto e ci siamo recati nella Basilica dell’Assunta: è una chiesa barocca  molto bella, arricchita da molti affreschi e altari di gran pregio; sorprende  il portone, realizzato recentemente in una sola colata di ottone. L’Oratorio dei Disciplini ci attrae con le famose immagini della “Danza macabra” che celebra la democraticità della morte e la gioia della vita ultraterrena

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In attesa che si aprisse il museo della basilica, abbiamo fatto una passeggiata per le vie della cittadina: abbiamo ammirato l’orologio medioevale che funziona con un meccanismo di pesi e contrappesi assimilabile al pendolo e le belle vie del centro storico, rallegrate dai tanti ombrellini appesi in alto tra gli edifici. Il museo comprende un’antica chiesetta decorata da affreschi di notevole bellezza

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Siamo poi andati al Santuario di S. Patrizio a Colzate: una struttura possente posta su uno sperone roccioso battuto dal vento; dal porticato che lo circonda l’occhio spazia sulla vallata sottostante e la vista è molto piacevole.  Scesi a Vertova ci siamo fermati in un ristorante, dove a prezzi veramente modici abbiamo gustato un pranzo semplice, ma gustoso e cucinato con cura.

Restava l’ultima tappa: Lallio, ma avevamo letto su internet che il santuario di San Bernardino da Siena, verso cui ci stavamo dirigendo, sarebbe stato aperto solo a metà pomeriggio, tuttavia ci siamo fermati rassegnati a vederlo almeno all’esterno. Ma ecco la nostra buona stella ha voluto che la chiesa fosse aperta per i preparativi di un matrimonio e questo ci ha consentito di ammirare quella chiesetta, restaurata con molto impegno e dedizione dai membri di un’associazione e il risultato è veramente ammirevole.

Ovunque si respirava la voglia di riprendere con slancio e con coraggio la vita di sempre, lasciandosi alle spalle i giorni terribili della pandemia.

Ascoltando Draghi, ho ricordato….

Draghi in Emilia ha elogiato gli imprenditori per lo spirito di collaborazione e per la  positiva visione del futuro, che fanno da sempre dell’Emilia uno dei motori della nostra economia.

Già, …lo spirito di collaborazione…credo sia incorporato nel DNA degli Emiliani.

Forse è la stessa conformazione del territorio, così piatto, a rendere più facili i contatti tra la gente e gli spostamenti da una zona all’altra e ciò ha probabilmente reso inevitabile il confronto e la collaborazione, fin dai tempi più remoti, per affrontare le piene del Po e i lavori stagionali nelle campagne.

spannocchiatura pascoliRicordo quando, verso la fine dell’estate, si raccoglieva il granturco.

Sulle aie delle fattorie si vedevano enormi cumuli di pannocchie in attesa di essere liberate dalle brattee ormai secche.  Allora correva voce per le strade della borgata: – Stasera si va a spannocchiare da… –

E dopo cena ci si ritrovava sull’aia, seduti sulle balle di paglia sistemate in cerchio attorno alla montagna di pannocchie e si procedeva alla spannocchiatura.

Era una festa: alla luce fioca  di qualche lampada,  gli adulti si davano da fare ad aprire le pannocchie per estrarne i chicchi dorati incastonati nel tutolo legnoso, mentre il cartoccio esterno veniva scartato (in parte veniva poi utilizzato per rinnovare i pagliericci che fungevano da materassi). L’aia si riempiva di chiacchiere allegre e ogni tanto una battuta più spiritosa o più maliziosa faceva scoppiare una risata generale. Noi bambini ci divertivamo a giocare tra di noi nella penombra dell’aia. Il contadino ospite offriva da bere a chi gli forniva preziosa mano d’opera gratuita, ben sapendo che presto avrebbe ricambiato lo stesso favore ai vicini.

Tra il gracidare delle rane nei fossi e il fastidioso ronzio delle zanzare sempre fameliche e sempre in agguato, a volte qualcuno intonava un canto, subito seguito da altri: le loro voci diverse, non sempre aggraziate, formavano però un coro gradevole la cui melodia si espandeva nella notte.

Quando la montagna di pannocchie era ormai sparita, poteva anche succedere che una fisarmonica cominciasse a suonare una polka o un valzer e   l’aia diventava una pista da ballo.

Poi alla fine tutti si salutavano e si davano appuntamento per andare a spannocchiare il granturco in un’altra cascina.

 

Poesia: Al cittadino ignoto (Auden)

wystan-hugh-auden-il-cittadino-ignotoA JS/07/M/378
LO STATO DEDICA
QUESTO MONUMENTO MARMOREO

L’Ufficio Statistico attesta
che mai fu fatta contro di lui querela,
e rapporto sulla sua condotta non si dà
che non lo giudichi un santo nel senso moderno di un termine antiquato,
perché in ogni atto egli servì la Comunità.
Tranne che in Guerra, finché andò in pensione
lavorò in una fabbrica e mai fu licenziato,
ma piaceva ai padroni, Fudge Motors Inc.

Eppure non era un crumiro né aveva idee bizzarre,
perché il sindacato attesta che pagava le sue quote
(e ci è attestato che il Sindacato non mente)
e i nostri Assistenti Sociali hanno rilevato
che era popolare tra i suoi compagni e beveva di gusto.
La Stampa è convinta che comprasse ogni giorno un quotidiano
e che non reagisse alla pubblicità in modo strano.
Le polizze a suo nome mostrano che era assicurato a vita,
e il suo Libretto Sanitario prova che fu in ospedale una volta ma ne uscì guarito.

Le varie Ricerche di Mercato dichiarano
che sapeva usufruire dei Piani Rateali
e che aveva tutto quanto occorre all’Uomo Moderno,
un grammofono, una radio, un’auto e un frigo.
I vari Sondaggi d’Opinione rilevano soddisfatti
che aveva l’opinione giusta al momento giusto;
quando c’era la pace, voleva la pace; quando c’era la guerra, partiva.
Era sposato e accrebbe di cinque figli la popolazione,
numero perfetto secondo il nostro Eugenista per un padre della sua generazione,
e i nostri insegnanti riportano che non ostacolò mai i loro programmi.

Era libero? Felice? Che domande assurde:
se qualcosa non avesse funzionato, di certo ne saremmo stati informati.

In molti paesi, dopo la Prima guerra mondiale furono eretti monumenti al MILITE IGNOTO, un soldato caduto sul campo di battaglia, al quale non si è potuto dare un’identità e pertanto gli onori a lui tributati si intendono estesi a tutti i soldati che non sono più tornati alle loro case, né vivi né morti.

Questo poeta invece nel 1939, già prima dell’esplosione della società dei consumi, dedica la sua ode al CITTADINO IGNOTO, quello che, per il suo perfetto conformismo, lo Stato riconosce come simbolo di tutti i cittadini che si sono sempre comportati come tutti si aspettavano. E’ un’ode a chi non si pone mai domande, non si chiede il perchè dei suoi comportamenti, ma si adegua acriticamente a ciò che gli viene chiesto e imposto. E’ significativo il fatto che sia stata scritta nel 1939, quando scoppiava la seconda guerra mondiale, quando interi popoli (troppo pochi sono stati i dissidenti), obbedendo a slogan propagandistici che incitavano all’odio, hanno portato il mondo a impegnarsi in un conflitto lungo e devastante con conseguenze rovinose.

E’ poi significativo il verso “non si dà chi non lo giudichi un santo nel senso moderno di un termine antiquato”. In un mondo dove tutto è programmato per la massima efficienza, non c’è posto per Dio e  per la spiritualità e santo è colui che non dissente mai.

UTE: Dante s’indìa e s’etterna (docente don Ivano Colombo – sintesi di A. D’Albis)

paolo e francescaLa lezione di oggi di Don Ivano tratta della morte di Dante, perché stiamo celebrando il settimo centenario di questo avvenimento. Non è però un susseguirsi di date e di avvenimenti, perché il docente vuole leggere la morte di Dante secondo una prospettiva diversa, quella di Dante come figura storica e come poeta.

Dante stesso ha coniato due verbi, con i quali Don Ivano ha intitolato la sua lezione, e che il poeta usa nel Paradiso. Dante usa il verbo “INDIARSI”, che potremmo intendere come “Inoltrarsi” nella sua esistenza e andare a fiorire dentro Dio e “ETTERNARSI”, cioè fiorire nell’eternità, lasciarsi andare nell’eternità.La morte per Dante è, dunque, andare a finire in Dio e la vita eterna non comincia con la morte, perché la vita in Dio si può assaggiare, pregustare anche nell’esistenza terrena. Continue reading “UTE: Dante s’indìa e s’etterna (docente don Ivano Colombo – sintesi di A. D’Albis)”

!3 maggio …40 anni fa.

Certe date non si scordano e ci si ricorda con precisione cosa si stava facendo all’arrivo di una certa notizia.

attentato al PapaHo saputo dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II dalla Tv, mentre preparavo la cena. La notizia era di quelle che ti fanno accapponare la pelle e sembrava che non ci fossero speranze per il Papa. Poi il ricovero, l’intervento chirurgico e l’esito fortunato.

Ieri sera ho sentito rievocare quei momenti da dei testimoni oculari, tra cui anche chi aveva fermato l’attentatore.

Tutti erano concordi nel dire che non ci si può spiegare come un Killer professionista abbia potuto mancare il bersaglio ad appena tre metri dal bersaglio e ancora meno è spiegabile la traiettoria del proiettile che all’interno del corpo della vittima pare abbia fatto un percorso a zig-zag, evitando gli organi vitali prima di fuoriuscire.

Era, come oggi, l’anniversario della Apparizione della Madonna ai pastorelli di Fatima e Papa Woitjla ha sempre attribuito alla protezione di Maria il fatto di essere sopravvissuto e, forse, aveva ragione.

UTE: la ricetta dematerializzata: cosa sapere e come funziona (dr. Filippi)

Risale al 2010 il programma europeo per lanciare la sanità digitale per ridurre spese e truffe; tale processo che ha subito una notevole accelerazione con l’attuale pandemia.

Nell’ambito di questo programma Sono stati  realizzati:

il fascicolo sanitario elettronico cui si accede tramite SPID (importante procurarselo perchè consente di accedere a tutti i portali della Pubblica Amministrazione); la tessera sanitaria( già in funzione da anni); la dematerializzazione delle cartelle cliniche, delle ricette, dei referti e delle fatture.

La RICETTA SANITARIA  dematerializzata è stata introdotta per ridurre gli errori, per verificare e attribuire il budget di spesa ai vari distretti sanitari (tramite il controllo delle ricette emesse dai medici), per poter vigilare sull’uso dei farmaci e rilevare eventuali effetti collaterali.

Esistono vari tipi di ricette: dematerializzate (con codice NRE), rosse, bianche, limitative (che possono essere utilizzate solo dagli specialisti); esse possono essere emesse dal medico di famiglia, dai medici ospedalieri, dalla guardia medica …

Ogni confezione contenente farmaci è identificabile in ogni momento dal codice a barre riportato sulla fustella (il talloncino che il farmacista appone sulla ricetta).

Attingendo alla banca dati regionale e nazionale, il medico può identificare l’assistito e le sue esenzioni; può inviare la ricetta via email, tramite SMS, per telefono, o può consegnare il promemoria cartaceo (ora diventato inutile). Con la nuova ricetta si possono ritirare i farmaci in ogni farmacia italiana ed europea; essa ha validità di 30 gg. per le prescrizioni di farmaci e di un anno per le visite specialistiche. Esistono limitazioni nel numero di farmaci prescrivibili a seconda del tipo di prescrizione.

Sono state introdotti ultimamente nuovi casi di esenzione per agevolare le categorie più colpite dalle restrizioni anti-COVID.

Sono previsti dei ticket: 2 euro per farmaci generici in fascia A per ogni confezione e 4 euro per i non-generici; i farmaci in fascia C sono a pagamento.

In casi di urgenza il farmacista può consegnare il farmaco anche senza ricetta medica; importante che l’assistito controlli la corretta compilazione della ricetta perché in caso di errori compiuti dal medico il farmacista non può dispensare il farmaco.

Un grazie particolare va al dr. Filippi per questa sua ultima  (per quest’anno) utilissima lezione e perché ha contribuito in modo determinante alla realizzazione di queste lezioni on line!

 

 

 

 

La pia rondinella.

Nelle sere di maggio, è tradizione  recitare il rosario nelle varie frazioni della parrocchia. Ieri sera, l’appuntamento era a Longone, sotto il portico di un casale molto antico, ben restaurato, ben tenuto  e bellissimo.

Vi si accede da una viuzza stretta pavimentata coi ciottoli tondi di fiume che finisce in una piccola piazza da cui si gode una bellissima vista sul Pian d’Erba.  Su un lato della piazzetta si apre un grande arco che porta a un cortile interno  chiuso sui tre lati restanti dalle abitazioni; davanti a una di esse si apre un vasto portico destinato un tempo ad accogliere gli attrezzi agricoli e ora invece luogo accogliente per sostare all’aperto.

Il soffitto è in legno con travi a vista, una colonna incorporata in un angolo del muro fa pensare che sia stata recuperata da una precedente costruzione.

Quando arriviamo sono già state sistemate a distanza di sicurezza numerose sedie. Ogni tanto compare una rondine che vola sfiorando il soffitto del portico e se ne va.  Quando  la recita del rosario ha inizio, ecco ricomparire la rondinella, forse attirata dalle luci e dal mormorio cadenzato delle preghiere. Si va ad appollaiare su una piccola sporgenza nel muro e da lì ascolta e osserva quello che sta accadendo: ogni tanto scuote appena il capo nero, ma sta lì tranquilla a lungo.

Solo il canto finale pare disturbarla e allora spicca il volo e con un leggero frullo d’ali se ne vola via in un attimo e scompare nel cielo buio della sera.

Forse anche la rondine ha pregato insieme a noi.

Il poeta ha celebrato il “pio bove”, ora ci vorrebbe un altro poeta per cantare le lodi della “pia rondinella!