Diamoci una mossa…

Credo che tutti i genitori e tutti gli educatori dovrebbero leggere questo articolo  e prendere coscienza di un problema che tutta la società dovrebbe considerare prioritario: l’educazione sentimentale dei giovani.

Ora essa viene del tutto ignorata e i ragazzi, fin dalla più tenera età, hanno accesso ai siti pornografici di cui internet trabocca e  inducono a credere che la sessualità sia dominio, possesso e quindi violenza: un corpo da consumare…

E’ da qui, da questa idea perversa, che derivano poi gli stupri che troppo spesso riempiono le pagine dei giornali.

Non sarebbe ora di chiudere certi canali? O almeno: non sarebbe ora  di impedirne l’accesso ai più giovani?

UTE: Sciascia – L’affaire Moro – (Prof. M. Porro)

Tra le opere più importanti, che Sciascia ci ha lasciato, ricordiamo senz’altro “L’affaire Moro” scritto a pochi mesi dal rapimento e dall’uccisione del leader pugliese.

affaire MoroIl 16 marzo 1978 Aldo Moro veniva rapito e 5 uomini della sua scorta venivano uccisi . Dopo 55 giorni, il 9 maggio, il suo cadavere veniva trovato in Via Fani dentro una Renault rossa.

In quei momenti, l’Italia sconvolta si ritrovò divisa tra i fautori della “fermezza” e i sostenitori della trattativa (in netta minoranza). Erano gli anni terribili in cui il nostro paese era troppo spesso sconvolto da attentati terroristici di diversa matrice politica; il primo di essi fu l’attentato alla banca di Piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969. Fu in quel periodo che Sciascia scrisse alcune sue opere dal sapore profetico come “Il contesto” e “Todo modo” (quest’ultimo divenne anche un film diretto da Elio Petri nel quale pare prefigurarsi il rapimento di Moro).

“L’affaire Moro” inizia con alcune pagine liriche che si richiamano a un noto articolo di Pasolini “La scomparsa delle lucciole” (in cui denunciava la scomparsa della civiltà contadina e dei suoi valori semplici, ma autentici, per lasciare il posto alla civiltà dei consumi nell’indifferenza colpevole dei leaders politici). Sciascia imposta la sua opera sull’analisi delle lettere, divulgate fino a quel momento, scritte da Moro durante la prigionia.  Molti politici ritenevano che Moro le avesse scritte  in stato di costrizione, sotto dettatura dei suoi carcerieri, perché chiedeva di instaurare una trattativa con le BR: si sentiva abbandonato dai suoi compagni di partito e parlava non più come leader politico, ma come un uomo che rifugge dall’idea di una morte tanto atroce e senza senso.

La teoria di Sciascia sarà poi confermata negli anni seguenti col ritrovamento di numerosi altri scritti di Moro in un covo di brigatisti a Milano.

Molti ritenevano che le BR fossero lo strumento manipolato da oscuri manovratori; forse dipende dal vizio  italiano della dietrologia, ma sono comprensibili i motivi per cui  gli Stati Uniti vedevano di malocchio la politica del compromesso storico portata avanti da Moro  e, d’altra parte, anche l’URSS temeva  che la politica dell'”eretico” Berlinguer potesse costituire un pericoloso modello per i paesi satelliti.

Grazie, Prof. Porro, per questo interessante ciclo di lezioni e arrivederci in autunno (speriamo in presenza)!

DAD, dietro le quinte.

Scuola in DADGiovanni è in DAD.

Giovanni è in prima elementare e per seguire le lezioni a distanza necessita di un aiuto.

Mamma e papà sono in smart-working: papà, in salotto, cura con un occhio il computer e con l’altro Gioele (4 anni), che è a casa perchè anche la scuola materna è chiusa; la mamma è nella cameretta dei bambini, al primo piano, e accanto a lei c’è Giovanni: ognuno ha il suo computer.

La mamma è in collegamento con il proprio manager a Parma e con altri due funzionari in India. Il colloquio, necessariamente in lingua inglese, non è dei più semplici e richiede impegno e concentrazione. L’incontro inizia coi primi convenevoli di rito.

Giovanni, lì accanto, ascolta l’insegnante che, forse in una notte insonne, ha partorito l’idea  di proporre  ai suoi alunni di eseguire un lavoretto per la Pasqua!!!!

Giovanni però non ha capito bene le prime istruzioni, quindi non ha potuto eseguire nei tempi previsti i primi passaggi e si trova in difficoltà: tira la manica del maglione  della mamma per attirare la sua attenzione senza  farsi sentire dai suoi colleghi e ottiene come risposta solo un “SSSt, aspetta!- mormorato a denti stretti.

Intanto, però, la maestra procede con le sue istruzioni e Giovanni è sempre più in confusione: non sta capendo nulla e non potrà eseguire quanto gli viene richiesto…. cerca, di nuovo  inutilmente, di ottenere attenzione dalla mamma che, nel frattempo, è impegnata a mantenere un sorriso di circostanza e un atteggiamento impeccabile, ma con una mano, cerca disperatamente di zittire Giovanni: il colloquio è entrato in una fase delicata….. Giovanni scoppia a piangere e il suo pianto corre per l’etere.

La mamma allora, con mossa fulminea, si disconnette per il tempo necessario per sibilare a Giovanni:- Va’ da tuo padre!- Poi ripristina il collegamento e, con un sorriso angelico, dice:- Sorry, the line went down…!

Intanto, al piano di sotto, è il papà ora a mettersi le mani nei capelli: – No, il lavoretto no!!!!

 

Primo maggio: cosa non dobbiamo dimenticare.

In Italia tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento si è avuto un importante movimento contadino, forse il più grande d’Europa. E’ il 1882 quando migliaia di contadini della pianura padana incrociano le braccia per il primo di una lunga serie di grandi scioperi che presto dilagano nel Delta del Po, in Emilia, in Piemonte. (da RAI Storia)

E’ certo in riferimento alla stagione degli scioperi dei contadini verificatisi negli anni  20 del novecento, che mia madre raccontava con dolore:-Da una fattoria all’altra rimbalzavano i muggiti strazianti delle mucche che chiedevano di essere munte: i contadini avevano incrociato le braccia per giorni e giorni e le mucche chiedevano aiuto inutilmente.-  Mia madre concludeva questi ricordi così: -Povere bestie! Loro non c’entravano !-

E’ vero! Le mucche non c’entravano, ma forse una lotta dura si era resa necessaria, inevitabile, se si pensa alle condizioni miserabili in cui erano costretti a vivere i contadini. Mi ricordo di una conferenza sulla pellagra, vero flagello in quei tempi: era provocata dalla dieta a base quasi esclusivamente di polenta e portava i malati alla pazzia. Tutti ne conoscevano le cause, ma invece di assicurare maggiore reddito ai contadini in modo che potessero arricchire la loro dieta, si optava per la costruzione dei manicomi dove rinchiudere i poveri disgraziati colpiti dalla malattia!!!

E’ anche risaputo che furono le mondine del vercellese a ottenere, nel 1906, per prime in Europa, il riconoscimento delle otto ore lavorative: donne forti e coraggiose che sfidarono la prepotenza dei proprietari terrieri.

Le lotte di quegli anni sono state il punto di partenza per la conquista del riconoscimento dei diritti di chi lavora, diritti che oggi in molti casi, anche qui da noi, vengono messi in discussione.  I tempi cambiano, il lavoro cambia, ma il diritto a un lavoro dignitoso resta anche in tempi di globalizzazione selvaggia.  Ricordiamocelo mentre festeggiamo il 1° Maggio.

(Anna Identici canta : Se otto ore vi sembran poche)

 

Da noi non se ne parla più…

Da noi si parla poco di Myanmar (Birmania) e quindi si è portati a pensare che la situazione di quel paese si sia normalizzata, ma le notizie che ho appreso poco fa da mia sorella che vive in Thailandia sono purtroppo molto diverse.

Ma qual è la causa del colpo di Stato dei militari e delle successive stragi di giovani manifestanti che chiedono il rispetto del voto popolare? Come al solito è tutta questione di soldi, di materie prime troppo  preziose per lasciarle nelle mani della minoranza che abita nel territorio dove si concentrano le maggiori ricchezze…così come come viene detto in questo articolo che si conclude così:

La motivazione è soprattutto economica visto che la Regione in cui vivono è ricca di risorse naturali:  legname, gas, pietre preziose, oro. Secondo la European Karen Network, “la soluzione alla crisi dei rifugiati Karen in Thailandia è che i militari in Birmania vengano smantellati e che si torni presto ad una democrazia federale in cui i diritti umani siano rispettati”. (SIR – Agenzia di informazione)

La Thailandia ospita già, nelle zone di confine con la Birmania, migliaia di rifugiati che vivono in condizioni di grande disagio, ma altre migliaia di persone sono costrette ad abbandonare le loro case per i bombardamenti decisi dai militari.

Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro tra i rappresentanti dei paesi asiatici della zona,  però si è concluso con un nulla di fatto e l’ONU non può intervenire in nessun modo per l’opposizione di Cina e Russia.

 

Tenere il piede in due scarpe.

ChiTieneIlPiedeSi può stare contemporaneamente al governo e all’opposizione? La logica dovrebbe indurci a rispondere che non è possibile, invece nella realtà, per miserabili interessi di parte questo accade abbastanza spesso.

Si mandano i propri rappresentanti nelle riunioni in cui si prendono decisioni importanti, si sottoscrive un accordo e subito dopo in piazza si grida a gran voce che quell’accordo è carta straccia. E’ l’atteggiamento comunemente definito: tenere il piede in due scarpe.

E’ il caso di Salvini che smentisce Giorgetti, suo alter ego, e di tutti coloro che non rinunciano a occupare posti di governo, ma vogliono tenersi buoni certi elettori sensibili agli slogan più che alla coerenza delle idee e dei comportamenti.

Non è così difficile smascherare questi giochetti da doppiogiochisti ambiziosi e irresponsabili e bene ha fatto Draghi a non cedere.

 

UTE: Le forme di mercato (A. Calimani)

La dr.ssa Calimani oggi ci ha guidato a riscoprire alcune nozioni di economia che sono utili per meglio comprendere il mondo in cui viviamo.

Concorrenza perfetta: è un concetto astratto che vuole indicare il punto di equilibrio tra domanda e offerta, equilibrio solo teorico e mai realizzato in realtà.

Monopolio: esiste un solo produttore di un certo bene e quindi tale produttore può imporre al mercato le proprie condizioni (prezzi alti); il consumatore può sottrarsi solo non acquistando più quel prodotto.

pubblicità progressopubb. progr.pubb. progr.      Monopolio naturale: si ha quando un imprenditore sfrutta una risorsa naturale locale in posizione di privilegio; monopolio legale: si ha quando è lo stato a imporre le regole; monopolio di fatto: si ha quando c’è un solo produttore in grado di offrire un certo bene a molti acquirenti e al prezzo imposto dall’imprenditore.

Concorrenza monopolistica: si ha quando molti produttori offrono lo stesso tipo di prodotto differenziandone la presentazione. In questo campo interviene la pubblicità che, nata per informare i consumatori sui nuovi prodotti disponibili sul mercato, è diventata poi una forma di persuasione occulta mirante a indurre i consumatori a comprare indipendentemente dai propri bisogni reali. La pubblicità progresso è finalizzata a diffondere messaggi utili alla comunità. I costi della pubblicità fanno sì che le grandi imprese possano imporsi sul mercato a scapito dei piccoli imprenditori.

Oligopolio:  si verifica quando vi sono pochi grandi produttori conosciuti di un dato bene.

Commercio internazionale: un tempo si parlava semplicemente di commercio estero, di importazioni ed esportazioni. Ora, favorito dallo sviluppo delle comunicazioni e dei trasporti si parla di commercio internazionale o di globalizzazione, che consente ai vari paesi di approvvigionarsi dei beni che non producono in proprio. Una globalizzazione senza regole consente la concentrazione di ricchezze ingentissime nelle mani di pochi a scapito dei paesi e dei ceti più poveri.

Impresa sociale: è quella che si prefigge finalità a beneficio dell’ambiente in cui opera, ma questo tipo di impresa in Italia è poco diffusa per le dimensioni ridotte delle nostre imprese.

Il panorama attuale presenta molte incognite legate alle conseguenze di alcuni eventi, come la pandemia in atto o la Brexit, e al ruolo della Cina sullo scenario mondiale.

Come sempre, anche questa lezione ci ha portato ad aggiungere qualcosa di nuovo alle nostre conoscenze. Grazie, Allegra!

P.S.: mi scuso per i difetti di impaginazione del post: volevo inserire delle immagini , ma la piattaforma non me lo ha consentito e ora non mi consente nemmeno di cancellarne le tracce.

 

 

Offendiamoci!

Tollerare che la guida di una delle istituzioni europee sia oggetto di una discriminazione perché donna (anche se ora qualche giustificazione sarà accampata per smentire questa lettura dell’episodio) può essere una metafora di peggiori concessioni. Offendersi, tutti, è pertanto la risposta corretta a un affronto che forse è proprio mirato a misurare la fermezza dell’interlocutore.(da “Avvenire“).

Molte voci si sono levate per protestare contro l’atteggiamento volutamente ingiurioso tenuto da Erdogan nei confronti della Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, ma questo non è sufficiente. Come dice l’autore dell’articolo sopra citato, dovremmo sentirci TUTTI OFFESI e tutti i governi europei dovrebbero protestare vivamente…ma non succederà..

In fondo offendere una donna e, attraverso lei tutte le donne del mondo, non è così grave se viene da uno che viene pagato per difenderci da una presunta “invasione”  di persone che hanno visto la loro vita stravolta e devastata da questioni di interesse politico-economico-strategico.

Se il mondo riesce a tollerare da anni la guerra in Siria, l’offesa ad Ursula, purtroppo, sarà presto dimenticata anche dai media e dai social…