Sere di maggio.

lucciole
lucciole

L’ altra sera nel cortile condominiale si è recitato il rosario , come vuole la tradizione del mese di maggio e questo mi ha portato a ricordare altre sere …..
Quando ero piccola , nel mese di maggio si andava tutte le sere alla cappella di cui era proprietaria la famiglia più in vista della borgata.
Essa ospitava una statuetta della Madonna e un minuscolo altare. adorno di fiori e di candele accese.
Le donne del vicinato si davano convegno davanti alla cappella e una di loro si incaricava di condurre la recita del rosario , che allora veniva recitato rigorosamente in latino.
Di tanto in tanto il rumore di un’ automobile o di una motocicletta che passava sulla strada provinciale copriva il mormorio delle loro voci .
Quando si arrivava alle litanie ,quelle strane parole, che noi bambini sentivamo ripetere all’ infinito senza comprenderle, suggerivano sempre a qualche monello l’ idea di accentuare quel “(no)bis”, prolungando la esse finale più del dovuto. Questo provocava qualche risatina soffocata tra noi bambini, ma poi arrivava puntuale lo scappellotto della madre a por termine a quell’ irriverenza.

Alla fine si intonava un canto alla Madonna e tra tutte le voci primeggiava quella morbida , da contralto, di Elena, che anche nella corale della parrocchia aveva un ruolo importante. Quello per me era il momento più bello, perchè nelle voci ora acute ora gravi di quelle donne già provate da una lunga giornata di lavoro e nell’espressività di quel canto, si sentiva l’ invocazione accorata a Colei che, madre essa stessa, poteva ben capire le loro fatiche.
Poi le mamme si fermavano a scambiare qualche parola tra loro, mentre noi bambini le precedevamo lungo la strada giocando a nasconderci o rincorrendo le lucciole, che nel buio della sera sembravano piccole creature magiche uscite da un libro di favole.
Ricordo anche gli odori che uscivano dalle case dove si era appena consumata la cena, il profumo delle rose nei giardini e del caprifoglio; poi, dopo un rapido scambio di saluti, ognuno rientrava nella propria casa.
Nella strada tornava il silenzio e poco dopo si spegnevano anche le luci nelle case, perchè non c’ era ancora la televisione a riempire le serate delle famiglie e inoltre il mattino dopo la sveglia sarebbe suonata di buon’ ora.

Nonna Mimma racconta …..

Nonna Mimma, che mi onora della sua attenzione, mi ha raccontato una bella storia che ora, col suo permesso, pubblico qui .
Si è aperta la mia stagione teatrale con l’uscita dal nido dei piccoli batuffoli grigi della gabbiana che ha fatto il suo nido, dietro un camino, sul tetto di fronte. Adesso c’è il teatrino dei vari pasti giornalieri sulle tegole roventi: gabbiano e gabbiana si alternano a rigurgitare il cibo che hanno pescato in mare, sento il loro richiamo : “La pappa l’è pronta!” e i tre piccoli sgambettando attaccano la poltiglia predigerita ma due mangiano e il terzo è sempre in ritardo e assaggia appena quelche resta. E’ il terzo anno di replica perchè ormai i gabbiani nidificano sui tetti qui da noi. Il primo anno, novità per me e per loro, quando andavo sul terrazzo, il gabbiano, sempre di guardia sul colmo del tetto, spiccava il volo e mi bombardava con mitragliate di guano che trovavo sulle piastrelle nel punto esatto in cui mi trovavo prima di infilarmi velocemente in casa. Questo capitava anche ai clienti dell’albergo che si affacciavano sui terrazzini. C’era una bella distanza, ma i gabbiani si sentivano minacciati. Si raccontano casi di persone che, aggredite dai gabbiani che avevano nidificato nei pressi del loro attici, non osavano più uscire di casa!!
I piccoli verranno nutriti fino a luglio quando, abbastanza grandi, due più grandi (maschi) e la femmina meno cresciuta, ormai sicuri nel volo, dopo essersi esercitati sul tetto, sempre più rovente, si allontaneranno verso il mare per le lezioni di pesca, pur facendosi sempre nutrire dai genitori.
Dopo tre anni i gabbiani sono diventati miei amici perchè li ho nutriti e, quando mi vedono, volano sul mio tetto; a volte si posano sfacciatamente sulla ringhiera pretendendo bocconi, senza fuggire.
La mia nipotina li ha chiamati Pedro e Camilla . (A questo punto nonna Mimma mi ha confidato un piccolo segreto, che ritengo debba rimanere tale).

Nella foto si vede Camilla di vedetta in alto , sulla sommità del tetto, mentre Pedro più in basso nutre i suoi piccoli.

Ringrazio vivamente nonna Mimma, per avermi raccontato questa storia e per la foto che mi ha inviato.

I papaveri.

papaveri MonetHo camminato a lungo e mille papaveri facevano ala al mio passaggio dai bordi della strada. Sembrano lingue di fuoco nel verde smagliante dell’ erba nuova, ma, se li cogli, ti sorprende il loro cuore nero , mentre subito i petali avvizziscono lasciandoti una traccia scura sulle dita.
Anche sotto le apparenze più seducenti può nascondersi l’ insidia e l’ imprevisto.Ma come sono belli!

Molti pittori si sono lasciati affascinare dalla bellezza dei papaveri e il dipinto più famoso è forse quello di Monet. Egli ha voluto ritrarre un momento di vita familiare pieno di serenità : una passeggiata della moglie e del figlio in un campo illuminato dal rosso dei papaveri .Le figure sono ritratte due volte: all’ inizio e alla fine del percorso , come se il pittore avesse voluto farci sentire la gioia di seguire con lo sguardo le fasi di quella passeggiata in uno scenario pieno di colori e di vita.

Buon compleanno, Europa!

Oggi è il 62° anniversario dell’ Europa Unita.
E’ un’ Europa in grandi difficoltà , ma è pur sempre l’ unica speranza di salvezza per ogni paese membro.
Mi auguro che la crisi serva a stimolare nuovi progressi, visto che ora siamo in mezzo al guado e tornare indietro potrebbe voler dire restare travolti.

Buon compleanno, Europa! E buona fortuna a tutti noi!

Sposata a 5 anni.

Le spose bambine.

Riusciamo a immaginare cosa voglia dire per una bambina di 5 anni essere data in sposa (eufemismo per dire venduta come schiava) a un uomo più grande di lei di molti anni e vivere reclusa e in balia del suo marito/aguzzino/padrone/stupratore?
Per fortuna non riusciamo a immaginarlo tanta dev’ essere la crudeltà di una situazione simile. Eppure sono tante le bambine anche nel nostro paese costrette a subire tale imposizione in forza di tradizioni che nei paesi in cui esse sono nate stanno scomparendo, ma che restano vive più che mai in Italia e nei paesi europei meta di immigrazione.
Il mantenimento feroce di certe tradizioni tribali serve all’ immigrato per affermare la propria identità, per sentirsi membro della propria comunità , ma qui non si possono accettare usanze che ledano i diritti della persona e i diritti dei bambini in particolare.
L’ Emilia Romagna si sta dando da fare per mettere in campo strategie atte a combattere questo tristissimo fenomeno e non resta che augurarsi che si trovi molto in fretta la via giusta.

La vita è un dono.

Cosa c’ è di più terribile che vedere tre figli morire uno dopo l’ altro senza poterli aiutare?
E’ da questa esperienza di dolore che nasce l’ associazione “LA VITA E’ UN DONO”. Essa si propone di promuovere gli studi, la ricerca e la conoscenza dell’ acidemia propionica, la malattia metabolica che ha stroncato la vita di Davide e dei suoi due fratellini. A differenza di questi ultimi , morti in tenera età, Davide è sopravvissuto tra tante sofferenze fino alla preadolescenza, facendosi amare da tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo, tanto che il paese in cui è vissuto, gli ha dedicato il parco locale.

Nel suo ultimo compito in classe, Davide scriveva tra l’ altro: “…. E’ SBAGLIATO PENSARE CHE LA VITA SIA BRUTTA SOLO PERCHÈ SI È IN DIFFICOLTÀ O NON SI RIESCE A FARE QUALCOSA. LA VITA E’ INFINITA PERCHE’ VIENE DA DIO”

In ricordo di questo bambino straordinariamente sensibile e intelligente, ma tanto provato dalle sofferenze fisiche, l’ associazione che a lui si ispira promuove ogni anno diverse iniziative per incentivare la ricerca sulle malattie metaboliche, perchè altri bambini nelle sue stesse condizioni possano avere una speranza di guarigione. Tra le tante iniziative c’ è anche la camminata “Sui sentieri di Davide ” che quest’ anno si svolgerà il 2 giugno alle ore 9 e 30 , partendo dal parco di Castelmarte a lui intitolato per percorrere i boschi vicini.

Parteciperò con entusiasmo a questa iniziativa che sa di speranza e vorrei invitare tutti coloro che sono nelle condizioni di poterlo fare, di unirsi agli amici di Davide.

Sopravvivere allo sviluppo.

Ieri all’ UTE (Università della Terza Età) h potuto assistere a un’ interessantissima e sconvolgente lezione sull’ immigrazione odierna, che riguarda più di duecento milioni di persone nel mondo.
Tra le cause di questo fenomeno epocale c’ è anche lo sviluppo economico , che arricchisce una parte delle popolazioni investite dal fenomeno, ma ne impoverisce un’ altra parte, al punto da non lasciarle altra scelta che fuggire. A questo proposito è stato citato un libro di una famosa e apprezzatissima scrittrice indiana,VANDANA SHIVA, intitolato: “Sopravvivere allo sviluppo”.
Per conoscere meglio questa scrittrice si può cliccare QUI
Io copio/incollo da quella pagina questo breve stralcio, che mi pare significativo:

“All’inizio degli anni ’80, il nome di Vandana Shiva cominciò a circolare anche in Europa associato a quello del movimento “Chipko”. Chipko era nato come movimento di difesa e autodifesa collettiva di gruppi di donne indiane abitanti delle regioni montuose himalayane e legate alle foreste da una sorta di simbiosi, in un tipo di economia completamente diverso da quello dominante, l’economia di sussistenza. Grazie alla quale le popolazioni delle zone rurali e di montagna si garantivano una sopravvivenza dignitosa senza essere opulenta, e soprattutto sostenibile per i secoli dei secoli.

Quelle donne dunque diedero vita a un movimento perché volevano evitare che gli alberi e le foreste, da cui traevano collettivamente sostentamento tutte le famiglie, venissero tagliati dalle imprese multinazionali pronte a disboscare per fare spazio a coltivazioni di eucalipti e altre essenze con la mira di profitti a breve termine.
Due economie si scontravano; di queste, una chiedeva di essere lasciata sopravvivere in pace senza dar fastidio a nessuno e l’altra divorava sempre più territori e risorse, pretendendo di imporre se stessa come unica economia possibile. Che quest’ultima pretesa fosse, anzi sia una forma inaccettabile di violenza, è uno dei temi principali che Vandana Shiva discute nella sua opera. Ma si tratta anche del confronto fra due visioni del mondo. Perciò quelle donne, portatrici di una visione ispirata al valore del principio femminile presente anche nell’antica tradizione cosmologica indiana, cominciarono a legarsi agli alberi, nell’intento di fermare le motoseghe, cioè la distruzione delle proprie fonti di sostentamento sostenibile e anche la distruzione dei propri tesori di conoscenza e sapere, da noi definiti allora “alternativi”.”

Segnaliamo gli sprechi.

Segnalazione sprechi.

Il governo invita i cittadini a segnalare gli sprechi di cui sono a conoscenza. Ecco qui un articolo di “La Provincia di Como” che segnala sprechi per 2,2 milioni di euro solo nel nostro capoluogo.

Lo Stato paga affitti a privati cittadini per l’ occupazione di stabili in cui trovano sede vari enti statali, mentre rimangono inutilizzati gli immobili di proprietà pubblica presenti in città.

Chissà se questa segnalazione, tramite stampa, potrà essere presa in considerazione…. pare che 40.000 mail arrivate ieri sul sito del governo a proposito di sprechi non siano utilizzabili per questioni legate alla privacy !!!!