UTE il paesaggio nella pittura.

In queste ultime lezioni la prof. Emanuela Beretta ci ha proposto la storia del paesaggio nella pittura, partendo dal Medio Evo fino al paesaggio “silenzioso” di Morandi.

La parola paesaggio viene usata per la prima volta da Tiziano Vecellio nel 1552 in una lettera inviata a Filippo d’Asburgo; prima si parlava solo di sfondo o di paese.

La natura, nel Medio Evo è vista con timore, perché piena di pericoli; solo la natura ordinata dall’uomo è benigna, infatti nel Decamerone è il giardino il luogo in cui si cerca la salvezza. Nella pittura medioevale la natura resta sullo sfondo.

E’ nel 1400 che l’arte comincia a interessarsi al paesaggio e studia la natura che avvolge le figure ritratte nel dipinto, ma non c’è ancora un’ambientazione nello spazio intesa come prospettiva.

Nella pittura fiamminga il paesaggio diventa realistico viene arricchito dalla prospettiva e da particolari minuziosi: diventa uno spazio in cui gli uomini vivono, ma manca l’atmosfera.

In Mantegna , “Orazione nell’orto” i personaggi si inseriscono perfettamente nel paesaggio; in Tiziano poi esso tende a prevalere sulle figure ritratte: i personaggi infatti sono inseriti in paesaggi selvaggi e realistici. Nella sua opera “Ascensione”, Tiziano rappresenta paesaggi sfumati molto moderni.

Quando nell’800 furono inventati i tubetti di colore, facilmente trasportabili, dilagò la pittura “en plein air” con la riproduzione di paesaggi dal vero che spesso vogliono rappresentare anche gli stati d’animo e le atmosfere che pervadono la scena dipinta.

Nell’ultima sua lezione di questo Anno Accademico, la prof. Beretta ci ha portato in pieno ‘900 per parlarci di un pittore solitario e anomalo nel panorama artistico del suo tempo: Giorgio Morandi. Egli ricerca linguaggi nuovi, poiché si trova a disagio sia con l’arte ottocentesca sia con quella futurista o metafisica, dalle quali si discosta ben presto.

Si dedica allo studio della tradizione artistica italiana e toscana in particolare ( Giotto, Piero della Francesca… ), ma si rifà anche a Fattori, Corot e Cezanne. Della pittura medioevale analizza colori, forme e disposizione dei volumi; non ama invece le figure troppo vistose, troppo vigorose, titaniche e retoriche. Ama piuttosto le linee semplici e i colori non aggressivi. I suoi paesaggi sono pervasi da un’atmosfera silenziosa, intima, delicata, raffinata. Ricerca la semplicità e l’essenzialità delle linee e delle forme e dipinge sempre dal vero. La sua pittura ha grandi affinità con la poesia di Montale, che , nella sua poesia “meriggiare pallido e assorto” riproduce la stessa atmosfera di intimità e silenzio di un pomeriggio assolato.

Ha vissuto quasi tutta la vita a Bologna con le sorelle, ma quando il cortile su cui si affacciava la finestra da cui vedeva il paesaggio che amava dipingere fu occupato da nuove costruzioni, si trasferì a Ghizzana sull’Appennino Tosco-Emiliano. Quel piccolo, povero, sconosciuto angolo di mondo è diventato, grazie ai dipinti in cui lo ha riprodotto, un luogo da visitare per chi intende comprendere la pittura di Morandi.

UTE: Una perla nascosta ad Alzate.

L’Italia è un paese davvero unico: in qualunque parte del paese vi troviate, statene certi, potete scoprire veri gioielli d’arte, magari sconosciuti, ma degni di attenzione e ammirazione.

Ne abbiamo avuto conferma ieri, andando a visitare la chiesetta di S. Giorgio ad Alzate, dove si può ammirare una pregevolissima “Ultima Cena” in cui è evidente il riferimento all’opera omonima di Leonardo, ma non manca di una propria originalità nella disposizione dei personaggi e nei loro atteggiamenti: certamente all’anonimo autore era stato chiesta un’opera come quella che Leonardo aveva completato pochi anni prima a Milano, ma lui ha voluto e saputo dare un’interpretazione personale di quel momento della vita di Gesù, ottenendo un risultato di grande bellezza e notevole suggestione.

Ultima Cena nella chiesa di S. Giorgio ad Alzate

Come sempre in queste occasioni erano venuti con noi alcuni ospiti di Casa Prina, ai quali si offre così l’opportunità di un momento diverso nelle proprie giornate.

Un grande ringraziamento va alle docenti del Romagnosi che preparano i ragazzi affinché in queste circostanze vestano i panni delle guide turistiche e bisogna riconoscere che sono sempre bravissimi nonostante la comprensibile emozione della prima volta in quel loro ruolo.

UTE: Lezione concerto 2

Venerdì, dopo la lezione del dr. Lissoni, alla quale non ho potuto assistere, i nostri docenti, Vincenzo Petrucci (baritono) e Maria Rosaria Cannatà (soprano, accompagnati dal m° Scaioli , ci hanno intrattenuto con brani di musica da camera di Debussy, Fauré e Hahn.

Debussy è vissuto a cavallo tra 1800 e 1900; si è cimentato in tutti i generi musicali e spesso viene definito un “impressionista”, ma in realtà la sua è una musica nuova che potrebbe essere definita “simbolista” e che risente di sonorità orientali..

Fauré, di cui ricorre il centenario della morte, è un musicista un po’ dimenticato. Ravel fu uno dei suoi insegnanti. Fu intellettuale e critico musicale; amava i classici, ma anche la musica impressionista. I testi dei suoi pezzi sono di alto livello poetico, raffinati come la sua musica: tra gli autori troviamo anche Victor Hugo e Paul Verlaine.

Hahn (forse il meno conosciuto) nato a Caracas da mamma venezuelana e papà tedesco, la famiglia si trasferì in Francia dove si fece conoscere ben presto per le sue straordinariamente precoci doti musicali, tant’è vero che compose il suo pezzo più conosciuto, su versi di V. Hugo, “Si mes vers avaient les ailes” a soli 14 anni.

Le notizie sui vari autori sono state intervallate da esibizioni dei nostri docenti, che hanno deliziato i soci presenti. Alla fine una meritatissima standing ovation è stata compensata con l’esecuzione , fuori programma , del duetto “Là ci darem la mano”. Che bello ascoltare voci e musica così: ti accarezzano l’anima!!!

Attendiamo tutti con ansia la lezione concerto numero tre di venerdì 24 maggio.

Tarquinio e le guerre.

C’era Tarquinio , l’ex direttore di Avvenire, su Radio 1 che parlava della sua candidatura alle europee con il PD e diceva che a farlo decidere per entrare nelle liste di questo partito è stato lo spirito solidaristico che lo caratterizza e la sua vocazione europea. Secondo Tarquinio, noto pacifista, solo un’Europa forte, coesa e convinta delle sue potenzialità può influire sui destini del mondo e può contribuire a risolvere i problemi che stanno scatenando guerre note e sconosciute.

Ha affermato anche di conoscere bene la realtà israeliana e le tante persone che in quel paese si battono per una pacifica convivenza tra Israeliani e Palestinesi, ma sa anche che la politica di Netanyahu è sostenuta al momento dalla maggioranza della popolazione, che vive in un’atmosfera di assedio perenne. Ha anche denunciato come la politica dei nuovi insediamenti sia portata avanti con metodi di grande violenza: i coloni arrivano anche ad uccidere per cacciare i palestinesi dalle loro case e dalle loro terre e certo questo non può che alimentare e perpetuare il clima di odio.

Tarquinio auspica che l’Europa riconosca lo Stato di Palestina e che Israele sia costretto a ritirarsi dai territori occupati illegalmente. Questo però sarà solo il presupposto imprescindibile per poter iniziare delle trattative, che non potranno non tenere conto anche dell’accesso alle risorse idriche

Teatro per dare voce alle donne

Giovedì 16 maggio 2024, alle ore 15, presso la Sala Isacchi, verrà rappresentato uno spettacolo interpretato dalla compagnia teatrale dell’UTE.

Si tratta di cinque monologhi su tematiche che stanno a cuore alle donne. Sarà certamente molto interessante.

UTE: Storia dell’istruzione pubblica negli ex-comuni erbesi – Impressioni di viaggio: il Giappone.

Come è noto il Comune di Erba si è formato dalla fusione di sette antichi comuni: Erba, Arcellasco, Buccinigo, Cassina Mariaga, Crevenna, Incino, Parravicino.

Fino a non molto tempo fa, la maggior parte degli Italiani , e anche dei cittadini della nostra zona, era analfabeta e solo i più abbienti potevano avvalersi di insegnanti privati o di scuole private (già nel 1756 a Erba Alta c’erano due scuole private, frequentate dai figli delle famiglie benestanti del comune). Nelle parrocchie si insegnava il catechismo e qualche nozione per poter leggere.

Nel 1774, Maria Teresa D’Austria impone l’obbligo dell’istruzione pubblica con spese a carico dei Comuni (che però non avevano le risorse per attuare questa bella riforma).

Nel 1789, regnante Giuseppe II (figlio di Maria Teresa) viene aperta una scuola pubblica nell’attuale Villa Amalia, con disappunto dei religiosi proprietari del complesso architettonico.

Nel 1816, i comuni di Erba, Incino e Crevenna si consorziano per poter aprire una scuola pubblica dividendo così gli oneri che questa iniziativa comportava e l’insegnante accoglieva gli alunni in un locale della sua abitazione.

Nel 1821 Incino esce dal Consorzio e apre una scuola pubblica in via Carpani. Soltanto nel 1840 si cominciò a parlare di scuole femminili, ma i comuni obiettavano che le bambine dovevano lavorare nelle filande e non avrebbero frequentato la scuola.

Nel 1859 con la Legge casati venne sancito l’obbligo scolastico per bambini e bambine per almeno due anni e furono previste scuole serali per gli adulti. Nel 1864 a Erba e Incino venne aperta la prima scuola pubblica femminile che ottenne ottimi risultati (gli insegnanti lavoravano gratuitamente).

Nel 1877 con la Legge Coppino l’obbligo scolastico si estese a tre anni e i maestri vennero assunti tramite concorso.

Nel 1889 entrò in funzione il nuovo edificio scolastico di Via Como ed era già funzionante una scuola privata tenuta da M° Angelo Bassi, che fu anche sindaco di Erba durante la 1^ Guerra Mondiale.

Con la Legge Orlando del 1904, l’obbligo scolastico fu esteso a cinque anni.

La scuola privata di S. Vincenzo, presso cui funzionava anche un asilo infantile, ebbe il suo primo edificio nel 1934 .

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Il prof. Creuso , che è sempre portatore di sorprese e novità, ha portato con sé Galimberti, un giovane musicista -filosofo reduce da un interessante viaggio in Giappone, che ci ha raccontato ciò che lo ha colpito e interessato maggiormente.

Si era ripromesso di studiare i grandi tamburi giapponesi (TAICO), mentre la sua compagna poneva la sua attenzione sulle usanze del luogo. I TAICO sono presenti nei templi buddisti e shintoisti. Questi ultimi sono sempre costruiti in legno ai margini dei boschi, nascosti nella natura, e sono di piccole dimensioni; l’ingresso è segnato da un portale. Nella costruzione non vengono usati chiodi, ma ogni pezzo è magistralmente fissato ad incastro. Nello Shintoismo non ci sono libri sacri, ma solo riti tramandati di generazione in generazione. Sull’isola di Sado, meta del nostro relatore, esistono riti particolari, e diversi da villaggio a villaggio, di purificazione delle case, basati sulla danza che si protrae dal mattino fino alla sera. L’isola è anche patria del teatro NO.

I Giapponesi provengono dalla Corea e utilizzano ideogrammi cinesi, ormai in disuso in Cina, ma hanno anche due alfabeti sillabici.

Il dr. Creuso e il giovane Galimberti hanno poi concluso la loro lezione con una apprezzatissima esibizione musicale per pianoforte e flauto traverso.

E’ stato un bel pomeriggio, come solo l’UTE sa regalare.

UTE: Fisica – Economia sociale e solidale

Purtroppo in questo periodo dell’anno si accumulano molti impegni e non ho avuto sempre il tempo di aggiornare il diario delle lezioni
dell’UTE . Cerco di rimediare.

Fisica : Di che cosa siamo fatti? (prof Galoppo)

Siamo composti dagli elementi materiali di cui è composto il nostro pianeta. Conosciamo la materia: essa è composta di atomi, come aveva intuito già il filosofo greco Democrito, contraddetto poi da Aristotele le cui teorie furono accettate e seguite fino al 1600 (Boyle). Solo però all’inizio del XX secolo fu confermata l’esistenza degli atomi da Einstein, che definì anche lìenergia con la formula: E= m(c al quadrato).

Ma a questo punto ci si può chiedere: cosa è l’energia? La risposta è: non lo sappiamo. Sappiamo usare l’energia, ma non sappiamo cosa sia. La sua quantità nell’Universo è costante.

Siamo in definitiva fatti di materia ed energia; la maggior parte (95%) dell’universo è costituito da materia oscura ed energia oscura che noi non riusciamo a vedere.

Riflessione mia: ogni conquista della scienza spalanca nuovi e sempre più ampi orizzonti di ricerca.

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Economia sociale e solidale (prof.ssa Russo)

L’economia sociale e solidale mira al benessere comune e non individuale.

Attualmente il mondo economico si basa sulla ricerca di sempre maggiori guadagni, ma dopo la “Rerum Novarum” di Leone XIII, erano sorte delle banche di credito cooperativo basate su principi solidaristici, ma col tempo si sono dovute adeguare alle leggi del mercato o sono scomparse. Di recente è nata la BANCA ETICA che si fonda su questi principi: nessun investimento nelle armi o in attività che sfruttano i lavoratori o che inquinano. Presta soldi anche a chi non ha garanzie, ma presenta buoni progetti.

“Le industrie delle armi – diceva Eisenhower – hanno bisogno di guerre” e Papa Francesco ha rifiutato milione di euro offerti da “Leonardo (ex-Finmeccanica) che produce notoriamente armi.

Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative che mirano a invertire la rotta della speculazione economica a scapito dei diritti umani e dell’equilibrio ecologico: anche ognuno di noi può fare molto se tiene sempre presente che “ogni acquisto è un atto morale” , pertanto abbiamo il dovere di informarci da dove viene ciò che compriamo e come è stato prodotto.

Ute: insieme è meglio!!!

Ieri, noi dell’UTE di Erba siamo andati in un angolo del nostro territorio forse sconosciuto ai molti. Siamo infatti andati alla chiesetta dedicata a S. Adriano in Olgelasca. E’ situata ai margini del bosco, immersa nel verde e raggiungibile soltanto percorrendo un sentiero sterrato che solo gli abitanti del borgo possono conoscere.

E’ un oratorio le cui origini si perdono nel tempo e che è stato pertanto soggetto a molte ristrutturazioni; è accertato comunque che nei secoli XI e XII ha subito delle trasformazioni volute dalle monache benedettine che ne erano proprietarie in quel periodo. E’ ipotizzabile che in origine fosse un tempio pagano, dato che solitamente i luoghi di culto precristiani venivano costruiti lontano dai luoghi abitati.

Le sue mura sono state edificate utilizzando pietre e sassi; all’interno si trovano dei pregevoli affreschi, che, purtroppo , sono stati in parte “divorati” dall’umidità. Sono ancora in buono stato le pitture dell’abside che rappresentano alcuni episodi della vita di S. Adriano, ma non manca il ricordo di S. Rocco e S. Bernardino, santi questi ultimi molto venerati nella nostra zona..

Come accade in queste circostanze, a farci da guida erano due ragazze preparatissime dell’Istituto Romagnosi per il turismo, accompagnate da due docenti. Si sono uniti a noi, come accade già da alcuni anni, gli ospiti di Casa Prina affetti da Alzheimer.

E’ ormai nella tradizione dell’UTE l’attenzione alle esigenze del nostro territorio ed è con questo spirito che i soci UTE, unitamente agli anziani della RSA, possono trovare occasioni per conoscere meglio i tesori della nostra zona, offrendo nel contempo ai ragazzi del Romagnosi un’opportunità di misurarsi in un campo che potrebbe diventare il loro lavoro del futuro.

Un grazie sentito all’UTE e al suo gruppo dirigente.