La non-vacanza.

Sono tornata oggi da una vacanza al contrario: di solito tutti fuggono dalla canicola estiva  tipica della bassa Pianura Padana,  io invece sono andata proprio là e mi sono beccata la settimana più calda dell’ anno;  in vacanza si va per riposare, io invece sono andata a fare la nonna. Stare con Elisa e Davide è sempre un piacere e si può anche sorvolare sull’ afa, il solleone e il sudore che inzuppa gli abiti.

La Modenese.

Un’ estate di quasi mezzo secolo fa, andai a fare l’ educatrice in una colonia marina nei dintorni di Riccione, chiamata “La Modenese” .  Costruite nel ventennio fascista per ospitare i figli dei contadini e degli operai, le colonie apparivano come enormi casermoni costruiti sulla spiaggia, in grado di ospitare molte centinaia di bambini  contemporaneamente.

A ogni educatrice veniva  affidata una squadra di 30 bambini dai sei ai 12 anni e ogni camerata ospitava ben due squadre, perciò in ogni stanzone ci si dormiva in sessantadue (comprese le due educatrici). Tutto funzionava secondo schemi e ritmi militari : ricordo le adunate sulla spiaggia per la ginnastica o per vari giochi sotto la guida del capo-colonia (lo chiamo così perchè non ricordo bene la sua qualifica ); ricordo il momento del bagno in mare : in un tratto  ben delimitato si tuffava questa massa enorme di bambini che sguazzavano, mentre noi educatrici li sorvegliavamo e poi tutti sotto l’ ombra delle pensiline a giocare con la sabbia, in attesa del rientro in camerata per prepararsi per il pranzo.

L’ organizzazione era perfetta : c’ erano i turni per il pranzo, i turni per i riposi settimanali, i turni per le docce … tutto come  in una enorme catena di montaggio. Ero partita in compagnia di una mia cara amica, che però non resse  a lungo la fatica e tornò a casa dopo pochi giorni. Io rimasi per tutto il mese come previsto al momento dell’ ingaggio, ma fu un’ esperienza che non desiderai più ripetere e  poco tempo dopo anche le colonie marine furono abbandonate.

Non scorderò mai l’ insalata semovente nel piatto: sotto la lattuga era rimasta intrappolata una grossa lumaca …. ed è inutile dire l’ effetto che mi fece vederla aggirarsi lentamente tra una foglia e l’ altra !!!

Non scorderò mai nemmeno il momento della partenza alla fine della vacanza: tutti  i bambini divisi per squadre e allineati sul marciapiede formavano un serpentone lunghissimo, che procedeva ordinatamente verso la stazione ferroviaria ; ad un fischio del capo tutti  ci fermammo  e ci voltammo verso la sede stradale completamente libera perchè il traffico era stato bloccato ; dopo pochi secondi un altro fischio diede il segnale : si doveva attraversare la strada e in un attimo quel lungo serpente si spostò di corsa sul marciapiede opposto e arrivò così al treno che ci avrebbe ricondotti tutti  a casa .

Fra i trenta bambini  che mi erano stati  affidati , ricordo solo Carla, la più piccola del gruppo. Aveva due occhioni grandissimi , di cui uno leggermente strabico, e portava lenti molto spesse; magrolina e bruna di pelle, aveva sempre  bisogno di essere aiutata,  mi si aggrappava per essere presa in braccio e mi ringraziava con i suoi bacetti umidicci.

Per chi volesse saperne di più sulle colonie può seguire questo link : http://www.imss.fi.it/espo/ssunder18/colonie_apuano.pdf

2 Agosto.

Sono l’ ultima di cinque figli e, quando sono nata io, certo mia madre non ha mai avuto molte possibilità di coccolarmi, per questo forse i miei più remoti ricordi sono legati a mio padre, che rientrato dal lavoro, spesso mi intratteneva a farmi giocare con le carte : mi insegnava a fare il solitario , a giocare a rubamazzetto o a “cheva in pataja”; altre volte ci mettevamo a costruire le case sempre con le carte ed era un bell’ esercizio di controllo della propria manualità , qualche volta invece incastravamo le carte stesse tra di loro formando così dei rozzi piatti.

Ricordo in particolare una sera d’ inverno. Mia madre era impegnatissima a preparare la cena e a rimestare la polenta che bolliva borbottando nel paiolo di rame sulla stufa a legna. Io in braccio a mio padre, gli scarmigliavo i capelli e giocavo afferrandogli  il naso e a un certo punto gli ho detto: – Quando sarò grande io sposerò te….-  Oggi se mio padre fosse ancora vivo compirebbe 105 anni.

Auguri , papà!

Lettera aperta al Sindaco di Erba.

Egr. Dott.ssa Tili,

                                da trent’ anni e più abito in questa nostra città, ma non ho  avuto occasione di percorrerla con calma nei suoi angoli meno conosciuti fino a qualche tempo fa. Durante le passeggiate che ora posso concedermi, ho avuto occasione di riflettere sulla scarsità di spazi riservati all’ incontro all’ aperto per bambini, anziani, mamme ecc. 

 Una volta in ogni cortile c’ erano molti bambini, che avevano modo di giocare insieme ad ogni ora del giorno sotto lo sguardo di genitori, parenti, vicini di casa. Ora i bambini di Arcellasco, Bindella, Incasate  per ritrovarsi a giocare insieme devono andare nel parco cittadino, certo bellissimo, ma pur sempre lontano per chi abita nelle frazioni periferiche.

Per gli anziani poi è anche più difficile avere occasion per stare in compagnia , dato che camminare a lungo non per tutti è possibile e nemmeno è tanto facile trovare chi ti dia un passaggio per raggiungere l”oasi” cittadina. Nonostante la corsa a costruire che caratterizza il nostro tempo, in questa zona esistono ancora spazi liberi : perchè non acquisirne una piccola parte e attrezzarla con qualche semplice gioco per i bambini e qualche panchina ?  Capisco che in tempi come quelli che stiamo vivendo, non è facile reperire fondi  per investire in “benessere”, ma io mi permetto ugualmente di suggerirle quest’ idea , che andrebbe a migliorare la qualità della vita di molti suoi concittadini.  La ringrazio fin da ora  per l’ attenzione che vorrà riservare a questa mia lettera e le porgo i miei più distinti saluti. Diana Catellani

P.S. Lettera inviata in data odierna via e.mail.

In rete.

In rete scrivi, commenti,vai da un blog all’ altro discutendo delle cose più varie: politica, ricordi, cronaca,  bambini e dapprima ti riesce difficile immaginare chi ci sia dietro quelle pagine virtuali,
ma basta una parola  sfuggita tra le tante che scorrono e intravedi un’ umanità imprevista:

un amore finito e dolente, un lavoro precario che rende precaria anche l’ esistenza,                                      
una donna che trepida nell’attesa di una nuova vita,
una malattia  angosciante che rende incerto il futuro,
l’ amarezza di troppe delusioni  che  tolgono la speranza,
vicende dolorose. che lacerano l’ anima..
Tante tensioni prendono forma…
e si delineano lentamente
degli occhi, dei visi, delle mani
che tremano,  sperano o pregano….
e ti senti avvolgere da una calda umanità

Comple-blog

Giusto tre anni fa , cominciavo a scrivere sul mio primo blog “ELDAS” dedicato a ELisa, DAvide e Samuele i miei tre stupendi nipotini.  Ricordo come mi sentivo piena di stupore di fronte a questa possibilità di comunicare per me del tutto nuova . Per prendere un po’ di coraggio e anche per vedere come funzionava il marchingegno,  avevo scritto il primo post chiedendo in prestito  a S. Quasimodo le sue parole, rare e preziose come perle.

Ognuno sta solo sul cuore della terra

Trafitto da un raggio di sole.

Ed è subito sera.

Quanto amore per la vita , sempre troppo breve, e quanta compassione per la solitudine, che accompagna ogni esistenza, sono racchiusi in quelle parole! Mi commuovono sempre!

Quasimodo mi perdonerà se l’ ho usato come cavia e come apripista.

Da allora  sono seguiti molti post  su Eldas e qui su questo blog : chissà quante cialtronerie ho scritto, ma questi  spazi mi hanno regalato momenti piacevoli e mi hanno dato modo di “conoscere e incontrare” , anche se solo virtualmente, tante persone delle quali ho imparato ad apprezzare l’ intelligenza, la sensibilità, l’ arguzia e la passione civile.

Grazie a voi tutti  che  avete avuto la pazienza di leggere e la bontà di lasciare i vostri commenti.

Si muore di più sul lavoro che in guerra…

http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=155020&utm_source=Rainews24+via+twitterfeed&utm_medium=twitter&utm_campaign=news

Oggi: un ragazzo di 28 anni abruzzese, muore in un cantiere in Val d’ Aosta : è caduto, nessuno sa come, su un cumulo di tubi ed è morto. Era lontano da casa per guadagnarsi da vivere.

http://www.lettera43.it/cronaca/22036/l-ultimo-saluto-al-militare-tobini.htm   Ieri: a Roma è stato celebrato il funerale di un ragazzo di 28 anni, morto in Afghanistan. Anche lui era lontano da casa per guadagnarsi da vivere. E’ la quarantunesima vittima in dieci anni di guerra.

So già che la notizia di oggi non riempirà i giornali e non avrà l’ attenzione delle maggiori autorità , d’ altra parte come potrebbe essere diversamente? Dall’ inizio dell’ anno sono già 365 le vittime per incidenti sul lavoro ….. come si può leggere sul sito dell’ “Osservatorio indipendente morti sul lavoro”  http://cadutisullavoro.blogspot.com/

Eppure sono certa che il dolore della mamma dell’ operaio sarà straziante come quello della mamma del parà, solo che non sarà abbracciata da Napolitano e non avrà nessun basco da mettere in testa durante il funerale…. Quando si farà qualcosa perchè i luoghi di lavoro siano sicuri almeno come i teatri di guerra per i ragazzi italiani?