Partenza…..primaverile.

Domani partirò per Londra : Samuele ha bisogno della nonna per qualche giorno…. chissà se anche là troverò la primavera che oggi è scoppiata qui da noi. Sarà meglio essere prudenti  …. Ciao!

Celiachia o quasi….

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=141914&sez=HOME_SCIENZA

La celiachia è una di quelle malattie che un tempo non venivano diagnosticate: la gente stava male, ma non poteva dare un nome al suo disagio, che a volte sfociava anche in stati di gravissimo  deperimento.  Ora un ricercatore italiano (che naturalmente lavora in America) ha scoperto che esiste anche una falsa celiachia, cioè un’ intolleranza al glutine che, pur provocando disturbi simili a quelli della celiachia vera e propria, non porta però alla distruzione dei villi intestinali. La cura comunque è la stessa: eliminare il glutine dalla propria dieta.

Nell’ orto.

Oggi ho deciso di cimentarmi per la prima volta nell’ arte dell’ orticoltura. Mi son messa a zappare  la terra friabile e scura, togliendo erbacce e radici che la infestano. Ho messo a dimora qualche bulbo di gladiolo e ho seminato il prezzemolo. Un passante mi ha chiesto se è questo il momento buono per zappare e seminare, scambiandomi per una esperta del ramo, ma ho dovuto confessargli che stavo zappando solo perchè è una bella giornata e non fa freddo…. credo di averlo deluso parecchio.

L’ orto è piccolissimo, ciononostante non l’ ho zappato tutto : meglio non esagerare; tantopiù che sulle bustine che ho comprato c’ è scritto che è meglio aspettare la luna calante per la semina dell’ insalata.  Appena mi sono allontanata dall’ orticello , puntuale vi si è fiondato “merlino”, il merlo che lo frequenta abitualmente da anni, e si è messo a beccare felice tra le zolle smosse: speriamo che non faccia piazza pulita dei miei semi di prezzemolo.

Dato che è previsto un vorticoso rincaro degli alimenti, è meglio cominciare a riscoprire le antiche strategie di sopravvivenza.

Festa di Carnevale a Rolo.

Domenica c’ era finalmente il sole ed è stata annunciata anche in chiesa (dopo numerosi rinvii per il maltempo) la tradizioale sfilata dei carri, dedicata ai bambini che frequentano gli asili del paese e le scuole elementari.

Davide doveva indossare il costume da diavoletto, ma la parola diavoletto non gli andava molto a genio e allora lo ha ribattezzato “costume da pipistrello” per via di una stoffa nera sui fianchi che richiamava vagamente la forma delle ali di quel mammifero volante. Così vestito faceva le prove di volo tuffandosi sul divano di casa, con grande spasso di tutti.

“C’ è il sole, ma l’ aria è molto fredda” ha detto mamma Giovanna . ” il tuo vestito , Elisa , è molto leggero e quindi ti devi coprire bene sotto”.

Per ripararsi dal freddo, ha pensato il papà di Elisa, non c’ è niente di meglio del suo giubbotto imbottito…. e così dopo poco ecco arrivare in soggiorno la mia deliziosa nipotina che pareva impersonare la figlia bulimica dell’ uomo michelin : l’ abito da principessa era troppo stretto per coprire il giubbotto e la sua bella testolina pareva enormemente sproporzionata rispetto al busto esageratamente gonfio e lei desolata si lamentava:”Ma così sono troppo cicciona!!!” Per completare il disastro anche la cerniera  sulla schiena si è spaccata al primo tentativo di chiudere il vestitino. Mancavano pochi minuti all’ inizio della festa e così , dopo aver sostituito il giubbotto con una maglietta pesante, ho ricucito in fretta l’ apertura del vestitino con alcuni punti, mentre Elisa pazientemente attendeva di essere resa presentabile. Alla fine è riuscita a salire sul carro della scuola proprio mentre si stava mettendo in moto.

Quest’ anno in quel piccolo paese (4mila anime), i papà si sono dati da fare e hanno realizzato quattro bellissimi carri: il villaggio degli indiani, la nave pirata, il castello di cenerentola e il carro di Sponge Bob che sparava bolle di sapone e coriandoli.  Tutti i carri erano curatissimi nei particolari e testimoniavano l’ amore di quei giovani papà per i loro bambini e per la loro comunità. Tra le testoline che si affacciavano a lanciare schiuma e stelle filanti dai carri, spiccavano parecchie faccette dalla pelle olivastra: erano i bambini pakistani che partecipavano con gran divertimento alla festa, salutati dai parenti accorsi a fare ala al corteo.

A Somasca.

Ieri ho visto, grazie a una mia cara amica, un angolo di Brianza che non conoscevo e che mi ha colpito per la sua bellezza e per la sua spiritualità. Siamo infatti andate a Somasca, un borgo appena sopra Lecco, dove ha svolto la sua attività negli ultimi anni di vita S. Girolamo Miani ( o Emiliani).

Si accede al santuario percorrendo una lunga scala le cui tappe sono segnate da cappelle con le rappresentazioni degli episodi più importanti della vita del santo. 

Man mano che si sale si allarga sempre più l’ occhio sul panorama sottostante: il lago di Garlate splende liscio sotto il sole pallido e lo sguardo può distendersi lungo il percorso dell’ Adda che proprio lì ricomincia il suo percorso verso il mare, dopo aver sostato nelle acque tranquille del lago.  Sulle rive si affollano borghi silenziosi, dalle viuzze strette che sfociano qua e là in piazzette minuscole, ma arricchite da chiese e monumenti di pregio. La gente che percorre quelle strade è particolarmente gioviale, non pare di essere in Brianza…!!

 Lungo la salita ti ritrovi sulla destra la montagna aspra , che mostra rocce grigiastre nude e ripide, ma rallegrate, ove la vita può attecchire, da ciuffi di viole e addirittura ulivi.

Arrivate al santuario ,( che sorge proprio come su un balcone che dà sul lago e sui luoghi manzoniani) il vento che pur spirava piacevolmente non bastava a spazzare via la foschia che velava il paesaggio.

 Lì abbiamo incontrato un personaggio che pareva sbucato fuori dalle pieghe del tempo: assomigliava più a un elfo o a un folletto benigno: era il sacerdote che gestisce il santuario.

La faccia abbronzata e dai lineamenti asciutti era sovrastata  da un grosso berrettaccio di lana, gli abiti erano poco curati, come quelli di uno che non ha nè mezzi nè modo di curarsi del suo look.  Su nostra richiesta ci ha raccontato questa storia: http://www.ilpuntostampa.info/2011/02/san-girolamo-emiliani-miani.html

Il suo eloquio sciolto, arguto  e quasi forbito contrastava incredibilmente con l’ impressione che ne avevo avuto in un primo momento.

Alla fine del racconto siamo ridiscese lentamente verso il paese. Ringrazio M. E. per avermi regalato un bellissimo pomeriggio.

Kalabria, la tartaruga marina.

C’ era una volta…. anzi, no….  c’ è proprio oggi un posto speciale in questa nostra Italia, dove ogni anno si verifica un vero miracolo della natura.

 E’ una spiaggia battuta dal sole caldo di Calabria e lambita dal mare Ionio. Lì la gente va  a prendere il sole, va a giocare a beach volley, ma ci vanno anche le tartarughe (della specie Caretta caretta) , di notte quando non c’ è nessuno, a deporre le loro uova nel nido che esse scavano nella sabbia.

Il sole cova quelle uova che alla fine si schiudono e ne nascono tante piccolissime tartarughe ansiose di raggiungere il mare più in fretta che possono e da lì cominciare la loro vita nelle acque piene di insidie. Ritorneranno su quella spiaggia che le ha viste nascere per deporre le uova, guidate da un misterioso istinto .

 Molta gente non sa quale cosa meravigliosa accada su quella spiaggia, ma ci sono dei giovani ricercatori che sorvegliano la schiusa delle uova, proteggono le tartarughine mentre raggiungono  il mare e ne hanno salvate tante. Ora poi hanno imparato anche a mettere addosso alle tartarughe adulte un piccolo apparecchio che manda un segnale radio e così possono seguire i loro spostamenti . Una di queste tartarughe adulte  è stata chiamata Kalabria e i ricercatori la seguono giorno e notte : ora Kalabria è sulle coste della Tunisia, dove le acque d’ inverno sono più calde, ma tornerà alla spiaggia che l’ ha vista nascere  e deporrà tante uova che si schiuderanno ancora una volta per rinnovare il miracolo della vita.

(Questo post mi è stato suggerito da alcune splendide foto inviatemi da Lirì, una cara amica elettronica, che segue personalmente il lavoro dei ricercatori calabresi; grazie Lirì)

Preghiera di Papa Giovanni Paolo II

“Padre misericordioso, Signore della vita e della morte. Il nostro destino è nelle tue mani. Guardaci con bontà e guida la nostra esistenza con la Tua Provvidenza, piena di sapienza e di amore. Ravviva in noi, o Signore, la luce della fede affinché accettiamo il mistero di questo intenso dolore, e crediamo che il tuo amore è più forte della morte. Guarda, o Signore, con bontà l’afflizione di coloro che piangono la morte di persone care. ….Sentano essi la presenza di Cristo che consolò la vedova di Naim e le sorelle di Lazzaro, perché Egli è la risurrezione e la vita. Trovino il conforto dello Spirito, la ricchezza del tuo amore, la speranza della tua provvidenza che apre sentieri di rinnovamento spirituale e assicura a quelli che lo amano un futuro migliore. Aiutaci a imparare da questo mistero di dolore che siamo pellegrini sulla terra.

….Ti ringraziamo, Padre, perché nella fede il dolore ci avvicina di più a Te, e in esso cresce la fratellanza e la solidarietà di tutti coloro che aprono il cuore al prossimo bisognoso….. ascolta la nostra preghiera: «Dà loro, o Signore, il riposo eterno e risplenda per essi la luce perpetua. Riposino in pace. E a noi che continuiamo a vivere, pellegrini in questa valle di lacrime, dà la speranza di riunirci a te, nella tua casa paterna….. Amen.”

Giovanni Paolo II

Ora e sempre: UNITA’.

Nel mio sussidiario di quinta elementare c’ erano pagine dedicate alle biografie dei  personaggi più illustri della storia e della scienza, fra questi ricordo che allora ammiravo molto Giuseppe Mazzini : vedevo in lui il rivoluzionario irriducibile che aveva infiammato i cuori di tanti giovani proponendo loro i suoi ideali.

Alle medie invece mi appassionò maggiormente la figura di Garibaldi:  lui, l’ eroe dei due mondi, era sempre alla testa dei suoi uomini, ne condivideva i pericoli e i disagi , mentre Mazzini mi appariva come colui che dice”armiamoci e partite!!”

Quando poi fui alle superiori, imparai ad apprezzare soprattutto il conte di Cavour e le sue capacità di statista e di “tessitore” di relazioni diplomatiche, che gli permisero di portare il piccolo Regno di Sardegna al tavolo dei “grandi” d’ Europa.  Fu allora che sentii per la prima volta accennare anche ai problemi dei decenni successivi all’ unità d’ Italia : quello che era stato definito sbrigativamente brigantaggio e che era stato stroncato con violenza ottusa era la comprensibile reazione a una politca coloniale messa in atto da politici miopi.

In seguito ho avuto l’ occasione di leggere, molti anni fa, un libro di uno storico inglese che poneva l’ accento sul sorgere e sull’ evoluzione del problema meridionale in Italia e mi ha fatto capire come lo stato italiano , dopo l’ unificazione , non ha mai avuto tra i suoi obiettivi la valorizzazione del Sud, che a poco a poco si è sempre più impoverito anche grazie a una classe dirigente meridionale che mirava a tenere in soggezione dei sudditi, piuttosto che a promuovere dei cittadini.

Solo ultimamente si è cominciato a parlare degli orrori che hanno accompagnato l’ unificazione: massacri di interi villaggi, campi di concentramento, vere e proprie azioni di guerra per reprimere ogni richiesta di maggiore giustizia.

Con tutto questo ,  a mio avviso l’ unità di questo nostro paese è pur sempre cosa buona, perchè solo unito può sperare di far sentire la sua voce in Europa e quindi nel mondo. Vogliamo darci una struttura federalista? Va bene; questa può essere l’ occasione per costringere tutti a una maggiore responsabilità nei confronti della “cosa pubblica”, ma se qualcuno mirasse a dividere noi Italiani in tante “tribù” contrapposte, farebbe la rovina  sia del nord che del sud.

Prima seduta del Parlamento italiano: 18 febbraio 1861.