E se l’UTE dovesse chiudere i battenti?

Ho saputo che esiste poco lontano da qui  un’amministrazione comunale che apprezza talmente il servizio offerto ai suoi cittadini dalla locale Università della Terza Età, da assicurare a docenti e iscritti tutto ciò che è necessario per il proseguimento delle attività anche nell’attuale situazione.

Dispiace dire che invece a Erba l’UTE è pressochè dimenticata: è vero, un anno fa le è stato assegnato l’Eufemino d’oro,  ma oltre all’onorificenza nessun aiuto viene offerto da molti anni.

Nella situazione attuale si potrebbe forse sperare in un sostegno almeno  per individuare soluzioni logistiche adeguate, viste la difficoltà derivanti dalle disposizioni sul distanziamento sociale, invece il silenzio regna sovrano…

Forse solo se l’UTE  soccomberà, ci si accorgerà di quanto fosse preziosa e di quale patrimonio di cultura e di umanità fosse la solerte custode.

P.S. Copio e incollo qui il commento di un assiduo lettore di queste pagine al quale va il mio più sentito “grazie!”

Cara Diana,

ho letto, ma solo in parte perché non so come rintracciare il resto, i tuoi pensieri sull’UTE-ERBA. La felicità degli altri non deve indurre alla malinconia, perché ogni medaglia ha il suo rovescio. La facilità nel proporre un’attività e il “dovuto” sostegno a qualcosa che serve alla comunità, può generare qualche problema nel momento in cui nascono le difficoltà. Penso che il momento della prova possa essere importante per crescere e valutare a fondo quali sono le finalità che guidano il nostro agire e se, necessario, modificare o meglio ritrovare lo slancio iniziale, che ha sorretto in questi 25° anni i fondatori e tutti i Soci che frequentarono, frequentano o desiderano frequentare l’Università della Terza Età di Erba.

È un servizio per la città e per il territorio circostante che dà la possibilità alle persone di trovare un momento in cui pensare insieme ad altri al nostro presente e la proiezione nel “nostro” futuro, i figli e i nipoti. Tutto il nostro agire ha un’influenza su quello che ci circonda. L’ottimismo deve comunque sospingere e soffiare nelle vele della nostra “barca”.

Come ci disse il prof Damiani:

Nessuno è mai solo

Mai visto il nevicare di un fiocco solo,
per quanto di cattivo carattere. 
Mai visto il piovere di una goccia sola,
per quanto idrofoba.
Mai vista fluire la sabbia di un granello solo,
per quanto scontroso.
Mai visto il respiro d’aria di un atomo solo
per quanto tutto d’un pezzo.
Mai visto di qualcosa o qualcuno l’essere solo
perché è il turbinare della vita come la tua
che sola può mostrarti chi sei, da dove vieni
e dove andrai

Grazie per avermi “costretto a riflettere” e ripensare il perché mi sto impegnando per l’Università della Terza Età di Erba.

Sparaelastici… che divertimento!

Lo sparaelastici….non ricordavo più che cosa fosse, ma ieri mattina …

Papà Paolo era andato al supermercato e aveva visto tra i vari articoli, un sacchetto pieno di elastici, che gli ha riportato alla mente i giorni ormai lontani della sua infanzia e lo ha acquistato.

sparaelasticiA casa si è procurato due pezzi di legno nella legnaia; con chiodi e martello, due mollette da bucato e un po’ di nastro adesivo ha preparato due perfette armi per sparare gli elastici; questi però devono essere scelti della lunghezza adatta alle dimensioni del “fucile” per non essere troppo lenti nè troppo tesi.

Il funzionamento è semplice: si deve  innescare l’elastico tra il chiodo sulla punta dell’arma e la molletta posta all’altra estremità poi basta premere per far aprire la molletta e l’elastico parte proprio come un vero proiettile.

Giovanni e Gioele, erano entusiasti di questa invenzione del loro papà e, dopo aver imparato a farla funzionare, ci hanno giocato molto a lungo con grande divertimento.

Credo che per Giovanni e Gioele sia stato un momento non solo divertente, ma anche educativo: potrebbero aver capito che non servono giocattoli costosi e sofisticati per divertirsi, a volte basta un po’ di fantasia.

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Un amico, che onora questa pagina con frequenti visite, ha inviato questo commento che mi piace inserire qui di seguito:

Era il gioco della nostra età e della piazza Mercato. Ogni stagione aveva il suo gioco, ma questo era valido in ogni tempo.
In primavera il Giro d’Italia disegnato sul “cementone della piazza e si “correva” con i tappi delle bibite, appesantiti con lo stucco o altro materiale idoneo per renderlo più stabile e più veloce nei lunghi rettilinei. Seguiva naturalmente il Tour de France.
In estate si giocava con il “piramidino” (trottola) fatto dal papà artigiano di uno degli amici o venduti da mia madre (interesse di famiglia) che veniva colpito con una frusta. Le biglie, le figurine. Sempre e rigorosamente in piazza.
In estate per i più grandi c’era il “carrello”: un pianale in legno di 50×90 cm., attrezzato con un manubrio fornito di una ruota (cuscinetto a sfera) rialzato per un 15 cm. circa, e dietro con le ruote a livello inferiore come sopra.
Loro potevano, oltre che correre in piazza spinti dagli amici, andare a fare la discesa (già asfaltata) sopra al cimitero.
Il traffico non era così caotico come oggi. C’era anche il gioco degli archi, fatti con le bacchette degli ombrelli rotti, e le frecce in legno con la punta arrotondata.
Non mancava il gioco del pallone (palla un po’ più grossa di quella del tennis) che ci vedeva “concorrere” con la furbizia dei “Vigili”, che arrivavano all’improvviso, sequestravano la palla o ce la bucavano. Allora appostavamo una vedetta che ci avvertiva dell’arrivo e, dopo aver fatto sparire “il corpo del reato” in un cortile, continuavamo a giocare con
un piccolo sasso: purtroppo più pericoloso della palla per le vetrine che si affacciavano sulla piazza.
Poi altri giochi dove potevano giocare piccoli e grandi, maschi e femmine. Era una piazza “all’avanguardia”.

 

 

Auguri, Samuele!

auguri 13Auguri , Samuele!!!!!

Nella notte dell’8 settembre di 13 anni fa, ti abbiamo accolto con gioia e la stessa gioia si rinnova ad ogni nostro incontro!

Ti vogliamo bene e tu continua ad essere così come sei.

Dedicato a Sr Giovanna.

Sessant’anni fa, mia sorella Vanna è entrata nel convento delle Clarisse Cappuccine di Carpi. Era una bellissima ragazza di 17 anni.

Ora è in Thailandia e sta attraversando un momento di difficoltà: la ricordiamo nella preghiera e con un video che ho preparato per augurarle ancora tantissimi anni di vita serena tra le sue consorelle che la curano con grande affetto e devozione.

Purtroppo il video non può essere inserito in questo post, ma glielo invierò via mail. Qui riporto due foto della sua prima vestizione. Auguri, Vanna! Ti siamo tutti vicini!Prima vestizione

Film: Un profilo per due.

Ieri sera ho visto un film francese:”Un profilo per due” che può offrire qualche spunto di riflessione.

La storia è presto riassumibile: Pierre è un vecchio, che vive nel ricordo della moglie defunta, crogiolandosi nella sua solitudine e nella sua malinconia. Si è isolato dal resto del mondo e si sta lasciando andare sempre più.

La figlia, che lo va a trovare spesso e che gli fa le pulizie di casa, un giorno gli regala un vecchio computer e manda da lui il compagno di sua figlia, un trentenne di nome Alex , per insegnargli ad usarlo.

Pierre ben presto impara a navigare su internet e, spacciandosi per Alex, trova su un sito di incontri una fisioterapista trentenne di nome Flora. Pierre sa scrivere pensieri pieni di sensibilità e la ragazza ne rimane affascinata, tanto che chiede di poterlo incontrare nella sua città, Bruxelles.

un profilo per duePierre capisce benissimo che la sua età (ottant’anni circa) non gli consentirà di continuare quel gioco amoroso che pure è così vitale per lui, infatti  gli sta ridando la voglia di vivere, perciò convince Alex, dietro compenso, ad accompagnarlo a Bruxelles e a sostituirlo nell’incontro con Flora. Alex, da parte sua è molto restio: lui  è fidanzato con la nipote di Pierre, anche se quel rapporto non è proprio perfetto.

Flora e Alex scoprono di avere un fortissimo feeling e una fortissima attrazione fisica; Alex però vuole troncare comunque quella relazione fondata sull’equivoco e sulla menzogna, ma Pierre fissa  un altro appuntamento con Flora, nel quale si farà passare per il nonno di Alex, sperando segretamente di poter svelare tutta la verità alla giovane.

Naturalmente il castello di carte messo in piedi da Pierre non può non crollare e alla fine Flora e Alex si sposeranno, mentre Pierre trova un’altra compagna più adatta a lui.

Il film fa riflettere su alcuni temi:

-l’uomo, che resta vedovo, si adatta con più fatica alla solitudine, forse perchè da sempre abituato ad avere accanto qualcuno che lo accudisce (prima la mamma poi la moglie) e spesso cade in depressione;

-molte persone di una certa età si rifiutano di accostarsi alle nuove tecnologie, ne diffidano, si sentono inadeguati e questo non fa che farle sentire emarginati, tagliati fuori da una realtà in continua evoluzione;

-l’uso di un computer consente a Pierre di venire a contatto con tutto un mondo di informazioni e di possibili relazioni che accendono di nuovo in lui l’interesse per la vita;

– non ci si può illudere di poter far tornare indietro le lancette  del tempo, di ritrovare sensazioni e situazioni vissute in gioventù, ma si può ugualmente provare, anche nella terza età,  a dare un senso alla propria esistenza in tanti modi: Pierre lo trova in una nuova compagna, ma altri possono trovarlo in nuovi interessi, in nuovi campi di impegno culturale o nel volontariato.

Questo film,  anche se non sublime, mi ha regalato due ore molto piacevoli.

Partenze.

E’ ormai finito un bellissimo mese di Agosto, vissuto in compagnia dei miei nipoti Davide e Samuele, che hanno potuto anche incontrare i cuginetti più piccoli.

E’ stato un mese movimentato, che ha visto questa casa ritrovare le risate,  le grida scherzose di altri tempi.

DSC05957E’ incredibile come questi quattro bambini/ragazzi che si vedono un paio di volte l’anno siano capaci di mettersi in sintonia in pochi minuti e organizzare giochi che li vedono tutti coinvolti allo stesso modo, piccoli e meno piccoli. Il capro espiatorio di questi giochi sono sempre i cuscini del divano che vengono ammonticchiati in vari modi, mentre i cuccioli d’uomo vi  si aggrovigliano l’uno sull’altro: Gioele il più piccolo è sempre quello che occupa il posto più in alto, riuscendo ad arrampicarsi fino alla sommità della piramide. Tutto questo naturalmente avviene tra grida e risate a non finire.

Un altro gioco che ha riscosso molto successo è stato quello delle pistole ad acqua: grazie al gran caldo di certi giorni ho consentito loro di inzupparsi reciprocamente e vi si sono dedicati con entusiastico zelo  fino alla doccia finale.

La cosa più bella è vederli insieme e trarre reciproco vantaggio dalla loro vicinanza. Peccato che possano incontrarsi solo così di rado, ma io spero che il ricordo dei momenti passati insieme resti sempre nei loro cuori e sentano sempre di poter  contare l’uno sull’altro.

a Linate Foto da Diana Catellani (1)Qui la foto del momento dei saluti all’aeroporto.

In attesa del vaccino….

E’ difficile di questi tempi trovare buone notizie, perciò è bene dare risalto alle pochissime che troviamo sulle pagine dei giornali.

Questa , che “Avvenire” mette in evidenza, viene dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): in Africa è stata debellata la poliomielite, la terribile malattia che ha reso invalidi tanti bambini anche nel nostro paese, prima che fosse introdotto il vaccino.

Mi ricordo quando tutti noi ragazzi del paese fummo convocati nei locali della scuola e ci somministrarono un zolletta di zucchero intrisa di alcune gocce dl vaccino Sabin.  Non ce ne rendevamo conto, ma quel vaccino ci avrebbe preservato dalla minaccia di una vita di sofferenze. Credo che anche i NO-VAX più accaniti debbano riconoscere l’effetto benefico di questa scoperta.

Oggi è in atto un’affannosa corsa a un altro vaccino, quello contro COVID-19. I ricercatori e le case farmaceutiche tengano presente l’esempio di Albert Bruce Sabin che non volle brevettare la sua scoperta, affermando :«Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo».

Speriamo che il vaccino anti-COVID arrivi presto e che nessuno voglia farne una speculazione a scapito dei più poveri e bisognosi, ma che anzi sia il regalo della scienza al mondo intero.

 

Trovare un senso.

E’ un’epidemia parallela a quella del COVID-19 quella di cui si parla in questo articolo, un’epidemia che ruba tante vite, spesso giovani, nel silenzio e nell’indifferenza.

L’articolista la definisce “epidemia per mancanza di senso”, intendendo senso della  vita.  Colpisce quelli che non riescono a trovare  un motivo per cui valga la pena impegnarsi, soffrire, lottare e non sanno rispondere alla domanda che l’uomo si pone da quando ha preso coscienza di sé: perché vivo? E non riuscendo a darsi una risposta e non sopportando l’assurdità di vivere senza scopo si uccidono lentamente con droga o alcol, o decidono di farla finita in modo più rapido.

Se  si è tra i fortunati che hanno avuto il dono della fede si  sa sempre trovare risposte alle proprie angosce o almeno si può sempre trovare motivi di speranza, ma  tanti,  che non sono tra questi,  trovano il senso della vita ponendosi come scopo quello di contribuire al bene comune e ci sono molti modi per farlo: dedicandosi all’aiuto di chi è in difficoltà, dedicandosi allo studio, all’arte, al lavoro, alla cura dell’ambiente…

Resta da chiedersi come mai così tante persone nei paesi “più avanzati”  non riescano a trovare un modo per sentirsi utili: è mancato qualche cosa nel loro processo educativo? Non hanno saputo superare delusioni e ostacoli?  Non hanno trovato chi li aiutasse a inserirsi nell’ingranaggio complesso della società odierna?

Domande che interpellano tutti: educatori, famiglie, politici e operatori sociali.