I due di Emmaus. (S. Koder)

E’ molto simile al nostro stato d0’animo di questi giorni, quello che provano i due viandanti sulla strada per Emmaus. Sono delusi, frastornati, non riescono a capire il significato degli avvenimenti cui hanno assistito a Gerusalemme. Forse erano partiti dal loro villaggio con entusiasmo: avrebbero incontrato Gesù che loro avevano già conosciuto come straordinario profeta  che sapeva sanare corpi ed anime e ora hanno assistito alla sua sconfitta ignominiosa: è morto in croce come l’ultimo dei malfattori. Poi arriva lo sconosciuto che ridà coraggio: era così che doveva accadere, non ricordano i due di Emmaus le Scritture? Le sue parole sono come balsamo che sana le ferite e i due lo trattengono a cena con loro: lui sa illuminare le tenebre della notte e le tenebre dei loro cuori.

Nel quadro di Koder viene ritratto il momento in cui Gesù si dilegua , ma la sua luce resta; sul tavolo i rotoli delle scritture, sullo sfondo gli avventori della taverna, che forse non comprendono ciò che sta accadendo vicino a loro.sieger-oder i due di Emmaus (1)

Sieger Koder e l’Ultima Cena.

Sieger Köder  nasce nel 1925 a Wasseralfingen in Germania. Durante la seconda guerra mondiale, viene fatto prigioniero in Francia; al ritorno si dedica agli studi di arte e all’insegnamento, ma poi intraprende gli studi teologici e all’età di 46 anni viene ordinato sacerdote. Da quel momento esercita il suo ministero in una parrocchia. Contemporaneamente vive il suo periodo di maggiore creatività artistica. Muore a 90 anni nel 2015.

Nelle sue opere rappresenta episodi biblici, parabole e momenti della vita di Gesù. Le figure sono tratteggiate in modo apparentemente rozzo, quasi naif, ma hanno una forza espressiva formidabile dovuta all’ uso dei colori, al tratto marcato che dà tragicità alle scene, all’ uso sapiente di simboli e alle inquadrature originalissime.

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Nell’Ultima Cena,come spesso accade nei quadri di questo artista, la figura di Gesù, che è il protagonista della scena, non compare direttamente. Qui si vedono solo le sue mani, che hanno appena spezzato il pane e ora stanno benedice il vino.  Si vede solo il riflesso del suo viso nel calice .  Gesù non  viene ritratto, ma questo anzichè sminuirne la figura, la ingigantisce, la circonda di mistero e di sacralità.

Sullo sfondo, appena tratteggiata, una figura nell’ ombra striscia contro i muri e cerca di andarsene senza dare nell’ occhio, ma qualcuno se ne accorge e pare presentire la tragedia imminente. Gli altri apostoli sono tutti intenti ad ascoltare  Gesù. Infatti tutti gli occhi sono rivolti a  Lui che   pronuncia parole di difficile comprensione, ma piene di amore e con il sapore delle cose dette perché restino scolpite nelle menti e nei cuori,  come un testamento.

Dai visi stupiti e  smarriti degli Apostoli traspare la consapevolezza di essere testimoni di un fatto straordinario e unico: un uomo che ha camminato insieme a loro  compie gesti mai compiuti e pronuncia parole mai dette prima…

 

 

 

Domenica delle Palme.


Icona-della-domenica-delle-palme-184x300 S’ era sparsa la voce: – Sta arrivando Gesù, il nazareno!-

E la gente accorreva per le strade chiedendo: -Ma è proprio lui, quello che ha resuscitato Lazzaro qualche giorno fa?- Qualcuno meglio informato rispondeva: – Sì,  ho visto  coi miei occhi Lazzaro uscire dalla tomba! Nessuno ha mai fatto miracoli come questo Gesù; dev’ essere davvero il liberatore che aspettavamo…-

Le strade brulicavano di gente , che aspettava con ansia agitando rami di palma in segno di gioia. Poi tra la folla si fece avanti un giovane uomo a cavalcioni di un’asina; rispondeva agli “osanna” con un sorriso pieno di tristezza: tra poco gli “osanna” sarebbero diventati dei “crucifige” ….l’ ora era ormai vicina e tra quei visi inneggianti già riconosceva quelli di coloro che lo avrebbero condannato e proprio su di loro indugiava il suo sguardo pieno di misericordia.

Una foto, una carezza….

Nella cupa tristezza di questi giorni in cui arrivano solo notizie dolorose, stamattina sono stata svegliata da un raggio di sole: un ricordo lontano mi è stato riportato alla mente da una vecchia foto, inviatami da una cara vecchia compagna di scuola.

1958 in montagna con Franca e LucianaEravamo alla fine degli anni 50 del secolo scorso (1957 o 1958?).  In parrocchia ogni anno si faceva l’esame di catechismo, alla presenza di un sacerdote della diocesi.  Una volta venne don Tassi: alto, magro, pallido, ma dal sorriso dolcissimo; sapeva parlare al cuore e vedere nelle anime. Non so se fu proprio in quell’anno  che il nostro parroco, don Marri, decise di premiare chi si era mostrato più preparato con un contributo per poter partecipare a una vacanza a Ponte di Legno,  promossa dall’Azione Cattolica diocesana. Partimmo in due: Luciana ed io.

Alloggiammo in un albergo (si chiamava forse “Albergo delle Alpi) e  in camera con noi due c’era anche Franca,  ed è lei che mi ha mandato questa foto, scattata probabilmente durante un’escursione (forse al Passo del Tonale ?)

Che tenerezza! Non si usavano ancora le giacche a vento e per ripararci usavamo mettere in testa un foulard .  Portavamo tutte i capelli corti, forse perchè era più facile tenerli in ordine. Io non avevo nemmeno dei pantaloni: certamente i miei non avevano potuto dotarmi di un abbigliamento da montagna, era già un lusso straordinario poter avere questa vacanza che certamente è stata un momento importante nella mia  adolescenza.

Ringrazio vivamente Franca per avermi mandato questa foto, che io non avevo mai visto e che mi ha fatto tornare indietro nel tempo: richiamare certi ricordi  è come farsi una carezza, come vedersi da lontano con dolcezza rinnovando l’affetto per chi ha condiviso con noi un tratto della nostra vita.

Grazie, Franca!

 

Berlusconi: è’ proprio un bel gesto?

I social sono pieni di post inneggianti al “bel gesto” di Berlusconi che si dice abbia donato 10 milioni di euro alla Regione Lombardia.

Sarei d’accordo anche io , se però ne avesse donato altri 358 di milioni, proprio quelli che ha sottratto al fisco italiano e per i quali è stato condannato alcuni anni fa.

Se avesse pagato il giusto, forse ora la regione avrebbe più ospedali, più medici, più posti in rianimazione.

Ecco perchè quello di Berlusconi non può essere definito un “bel gesto”, visto che resta un buco enorme tra quello che ha donato e quello che ha sottratto alla collettività.

Parole che lasciano il segno.

Io sono

 

 

 

 

 

Nel Vangelo di oggi una frase mi impressiona particolarmente:

“PRIMA CHE ABRAMO FOSSE, IO SONO”

Credo che a nessun uomo sarebbe mai venuta in mente questa espressione …e ricordiamo che “IO SONO” è il nome con cui Dio si presenta a Mosè.

Cenci secondo Artusi

Quando mi sono sposata, non avevo mai cucinato prima e quindi mi ero comprata un libro di ricette dell’Artusi e ho cominciato a fare i primi esperimenti.

Poi quel libro, consumato dall’uso, è finito tra i rifiuti, ma ho conservato alcune pagine con le ricette che avevo apprezzato maggiormente e, tra queste, la più preziosa è quella delle chiacchiere di Carnevale, che l’Artusi chiama “cenci”.

Ogni anno almeno una volta nel periodo di carnevale ho sempre fatto un po’ chiecchiere, tranne l’anno scorso, quando avevo da poco tolto il gesso alla gamba e non riuscivo a stare in piedi troppo a lungo.

cenciFoto da Diana CatellaniOggi, anche se cenciFoto da Diana Catellaniè un sabato grasso sottotono per via del coronavirus, ho ripescato quella vecchia pagina ingiallita con la ricetta e, visto che è ormai quasi illeggibile, la riporto qui. Eccola:

Farina grammi 240 – burro grammi 20 – zucchero in polvere grammi 20 – uova 2 – acquavite (io avevo solo cognac) una cucchiaiata –  sale un pizzico.

Dopo aver impastato il tutto, ho tirato la sfoglia, aiutandomi anche con la macchinetta ; ho tagliato le chiacchiere incidendo alcuni tagli al centro e le ho fritte velocissimamente in olio di arachide.

Sono una delizia!

Il coraggio del dissenso.

Josef Mayr Nusser con la moglie e i l figlioletto.
Josef Mayr Nusser con la moglie e il figlioletto.

Non conoscevo la sua storia e non conoscevo nemmeno il suo nome: Josef Mayr Nusser  era nato nel 1910, come mia madre.  Ma è morto all’età di 35 anni per essersi rifiutato di prestare il giuramento richiesto a chi veniva arruolato nelle SS.

ERa di Bolzano. Era stato costretto ad arruolarsi e, in un tempo in cui tutti preferivano mettere la sordina alla voce della coscienza e adottare l’alibi del dovere di obbedire agli ordini superiori, di avere obblighi verso la propria famiglia, lui ha avuto il coraggio di dire “No!!” pur nella piena consapevolezza che questo comportava la condanna a morte.

Tante volte mi sono chiesta se sarebbe stato possibile a quei tempi sfuggire alla propaganda incalzante dei regimi totalitari, se sarebbe stato possibile conservare una propria capacità di giudizio, una capacità critica tale da consentire il discernimento del bene dal male e, constatando lo svolgersi degli eventi, a volte mi sono detta che forse tutti sono rimasti vittime di una follia collettiva che obnubilava le coscienze.

Josef May però e alcuni altri dimostrano che sarebbe stato possibile scrivere un’altra storia se in tanti avessero avuto il coraggio di far prevalere il senso di umanità e di rispetto per se stessi e per gli altri.