A S. Martino, Borghetto e Parco Sigurtà.

Oggi, con l’UTE, siamo andati a visitare la torre dedicata a Vittorio Emanuele II a San Martino, dove si è svolta la sanguinosa battaglia che ha deciso le sorti della Seconda guerra di Indipendenza.

Napoleone III e Vittorio Emanuele II entrano vittoriosi a Milano

E’ un monumento voluto per ricordare quegli eventi storici di quasi due secoli fa: all’ingresso si trova un maestoso monumento al re Vittorio Emanuele e un museo ricco di cimeli e di armi dell’epoca. La guida mi ha anche sciolto un enigma: come mai, mi sono chiesta molte volte, i soldati di quei tempi indossavano divise tanto sgargianti, mentre ora, è risaputo , i militari cercano di mimetizzarsi il più possibile nell’ambiente? La risposta è semplice e logica: le armi di quei tempi, e soprattutto i cannoni, producevano molto fumo ad ogni colpo e i colori delle divise servivano ai generali che seguivano la battaglia da lontano a distinguere i propri soldati dai nemici e a decidere così i movimenti delle proprie truppe.

Distribuiti sui sette piani della torre, si possono ammirare gli affreschi che rappresentano le tappe dell’unità d’Italia. Dalla I Guerra di Indipendenza alla Breccia di Porta Pia.

Poco distante da questo monumento è possibile visitare una chiesetta che contiene le ossa dei soldati caduti in quella terribile battaglia. Essi erano stati sepolti in fosse comuni, che, dopo dieci anni, furono riaperte e le ossa recuperate trovarono una collocazione dignitosa nell’ossario che occupa la parete dell’abside. Uscendo dal paese di S. Martino, tutti ci chiedevamo come sia possibile ancora oggi, dopo tanti lutti e distruzioni, poter anche solo ipotizzare l’eventualità di una guerra … eppure ne abbiamo due propio alle porte di casa nostra…che tragica follia!!!

Il pranzo nel delizioso paese di Borghetto ci ha un po’ risollevato il morale e ci ha consentito di affrontare con il giusto spirito di curiosità e di ammirazione la visita al parco Sigurtà a bordo di piccole vetture che ci hanno consentito di percorrere in lungo e in largo il parco, ammirando la grande varietà dei fiori e delle piante, la vastità di prati che paiono fatti di velluto e i tanti animali che vi sono ospitati.

E’ stata una giornata da ricordare per le cose belle e interessanti che abbiamo potuto ammirare e per la compagnia piacevole degli amici dell’UTE.

E se volete saperne di più sul fondatore del Parco Sigurtà, cliccate QUI

A Lezzeno.

Oggi, con i bambini che si preparano alla 1^ Comunione, siamo andati a Lezzeno al Santuario della Madonna delle Lacrime.

Il pullman ci ha portato fino alla stazione di Bellano, sulla sponda sinistra del Lario (ramo di Lecco) e poi, percorrendo una ripida mulattiera, siamo arrivati in tre tappe alla nostra meta. Il santuario sorge nel luogo in cui un contadino, nel 1688, avrebbe visto lacrimare una piccola immagine della Madonna. La chiesa ha le pareti tappezzate di “Per grazia ricevuta” a testimoniare la fede e la religiosità che da quasi quattro secoli ha attirato tanti fedeli in questo luogo.

Dal sagrato della chiesa si può ammirare una vista bellissima: il lago tranquillo solcato dalle bianche vele di alcune imbarcazioni, di fronte i monti del Triangolo Lariano e in lontananza, verso nord, le cime imbiancate delle Alpi.

Attorno c’è un piccolo parco-giardino e sul retro un grande prato attrezzato con giochi per i bambini.

Ragazzi e genitori hanno seguito con viva partecipazione le preghiere e le riflessioni proposte da don Claudio, poi si sono scatenati nei giochi. La giornata era nuvolosa al mattino, poi via via il cielo si è un po’ schiarito, allontanando definitivamente il temuto pericolo di pioggia, che ci aveva tenuto col fiato sospeso nei giorni precedenti.

Vale senz’altro la pena di vedere questo piccolo e forse poco conosciuto angolo di Lombardia, ma consiglio la mulattiera a chi è giovane e ben allenato a camminare, per tutti gli altri è preferibile arrivarci in auto: ci sono alcuni tornanti piuttosto impegnativi, ma la strada è ben asfaltata e le auto procedono con prudenza.

1° Maggio.

Festa triste per troppe madri che hanno visto i loro figli uscire di casa per andare al lavoro e non sono più tornati .

Li hanno rivisti dentro una bara, immolati sull’altare del profitto, che non tiene conto delle vite di chi cerca solo dignità e rispetto.

Un pianoforte e …una voce.

Su YouTube ho trovato un video che mi ha colpito: i versi sono quelli di una bellissima poesia in dialetto napoletano di Salvatore Di Giacomo e la voce è quella di Fausto Cigliano, un bravissimo cantante-musicista che molti anni fa compariva spesso in TV.

La sua voce è calda morbida e ben si adatta alle parole evocative e dolcemente malinconiche della poesia.

Nu pianefforte ‘e notte
sona luntanamente,
e ‘a museca se sente
pe ll’aria suspirà.

È ll’una: dorme ‘o vico
ncopp’a sta nonna nonna
‘e nu mutivo antico
‘e tanto tiempo fa.

Dio, quanta stelle ‘n cielo!
Che luna! E c’aria doce!
Quanto na bella voce
vurria sentì cantà!

Ma sulitario e lento
more ‘o mutivo antico;
se fa cchiù cupo ‘o vico
dint’a ll’oscurità.

Ll’anema mia surtanto
rummane a sta fenesta.
Aspetta ancora. E resta,
ncantannese, a pensà. (S. Di Giacomo)

Ancora un triste 25 Aprile

Devo ringraziare dal profondo del cuore il nostro Presidente Mattarella per il bellissimo discorso che ha pronunciato in diretta TV in occasione della festa della LIBERAZIONE. E’ stato un discorso chiaro, che ha ribadito con fermezza e senza ambiguità i valori che questa festa vuole celebrare e questo mi ha fatto bene, dopo aver assistito, qui a Erba, a una tristissima celebrazione.

Alla messa in Prepositura erano presenti forse una trentina di persone se si escludono le autorità civili e militari e il celebrante ha impostato la sua omelia sul valore della libertà, senza esprimere valutazioni di sorta sulla festa in sé. Si è poi formato uno sparuto corteo fino al monumento alla Resistenza (a 100 m. dalla chiesa), dove il Sindaco Caprani (eccezionalmente presente!! – di solito delegava qualche membro del Consiglio Comunale) ha pronunciato poche parole di circostanza. Non si è nemmeno suonato l’Inno di Mameli!!!

Poi il piccolo assembramento che si era creato, si è dissolto mestamente. Spero che i cittadini erbesi abbiano disertato la locale festa della Liberazione per recarsi a Como o a Milano dove erano preannunciate grandi manifestazioni celebrative, …

Una nota bella: alla celebrazione ho incontrato la mia amica Luigia (94 anni portati magnificamente) elegantissima come sempre, che è venuta per onorare la memoria del suo defunto marito che aveva sempre visto nel 25 aprile il giorno in cui aveva potuto gustare nuovamente il sapore della libertà.

Fortunatamente al mio ritorno a casa ho acceso la TV e ho ascoltato Mattarella: mi si è aperto il cuore. Grazie di esistere, Presidente!

UTE: Un fungo alla fine del mondo – Assemblea.

Il prof. Creuso ogni volta sa sorprendere il suo uditorio. Leggendo il titolo della sua lezione, tutti avevamo pensato che intendesse parlarci della fine disastrosa dell’umanità provocata dal fungo che segue le esplosioni atomiche…. Invece nulla di tutto questo: ci ha parlato del fungo giapponese matsutake.

In Giappone, attorno al 1600, fu incentivata la piantumazione del pino rosso, all’ombra del quale cresce il fungo matsutake: un fungo raro, dalle proprietà benefiche per la salute, che veniva offerto in dono agli aristocratici del tempo. Nel ‘900 l’urbanizzazione e l’abbandono dei boschi contribuirono alla scomparsa di questo fungo prezioso, così ricercato dai Giapponesi e così poco apprezzato dagli occidentali per il suo odore nauseante.

Si dice che la prima forma di esseri viventi comparsa dopo il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki sia stata proprio il fungo matsutake, che ora però cresce nelle foreste dell’Oregon, una volta abitate dai cercatori d’oro e poi sfruttate per la produzione di legname da costruzione.

Sono gli immigrati di origine orientale che ora vanno in cerca dei funghi tanto apprezzati, li portano nei centri dove vengono quotati e indirizzati all’esportazione verso mercati di lusso.

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Il pomeriggio si è concluso con l’annuale assemblea dei soci, che ha convalidato i buoni risultati conseguiti dall’UTE nell’ultimo anno.

Rimpianto.

In questi giorni ho saputo di una conoscente, ormai molto anziana, rimasta sola. Naturalmente le ho telefonato per farle le mie condoglianze e l’ho sentita molto angosciata per non aver voluto figli, perchè spaventata dai sacrifici che comportava l’averne.

Ai suoi tempi la sua scelta era certamente minoritaria: in genere le coppie non si ponevano nemmeno il problema di non avere figli, anche se cominciavano a porsi quello di non averne troppi.

Ora mi chiedo quante (e sono tante) delle coppie che oggi decidono di fare un figlio solo o di non farne affatto, un giorno rimpiangeranno questa scelta? Certamente questo accadrà quando, diventati vecchi e non più autosufficienti, soffriranno per il fatto di non avere nessun familiare accanto al proprio capezzale …ma sarà troppo tardi e i sacrifici così ostinatamente evitati nel passato verranno pagati con una triste solitudine…

UTE: Aggiornamenti di geologia – Manzoni (back stage)

Sempre interessanti le proposte del prof. Sassi, che, anche quando propone argomenti che paiono noti, sa sempre sorprendere l’uditorio con le nuove acquisizioni della scienza.

E’ stato così anche ieri, quando ci ha riproposto la teoria della deriva dei continenti, premettendo un immancabile preambolo che sfata l’idea delle rocce e delle montagne come simbolo di stabilità e immutabilità, infatti anche le montagne nascono, si modificano e muoiono, come anche gli oceani. Il fatto che noi non percepiamo questa realtà è dovuto ai tempi in cui tali trasformazioni avvengono, tempi misurabili in milioni di anni…

Se guardiamo l’interno della Terra (di cui abbiamo esplorato solo una minima parte della crosta esterna- 6/7 km in profondità) vediamo che è composta di tre strati, di cui quello più interno è costituito da metallo allo stato fluido ed è questa parte che genera la forza di attrazione del nostro pianeta. I mezzi tecnologici a nostra disposizione attualmente non ci consentono di penetrare più a fondo all’interno della Terra, ma possiamo dedurre informazioni sulla sua composizione dallo studio dei meteoriti e in occasione dei terremoti. Il calore interno della Terra aumenta coll’aumentare della profondità, ma l’accelerazione maggiore viene registrata negli strati più superficiali, poi l’aumento delle temperature assume un andamento più graduale. Sulla crosta terrestre ci sono zone in cui si percepisce più intensamente il calore interno della Terra (zone periferiche dei continenti) e zone più fredde (zone interne dei continenti). La Terra è come una grande calamita, il cui campo magnetico è misurabile e variabile; molte volte nella storia del nostro pianeta si è avuta l’inversione di polo nord e polo sud con effetti che non sono ancora conosciuti . Anche attualmente si sta verificando questa progressiva, lenta inversione…

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Per difficoltà sopraggiunte improvvisamente, la lezione di Fisica è stata sostituita da una inconsueta lezione sul Manzoni. tenuta dal dr. Giorgio Mauri, ben noto ai soci UTE per la pluriennale collaborazione con la nostra associazione.

Manzoni era un uomo con tante fragilità, derivategli da un’infanzia molto difficile. E’ infatti provato che era figlio non di Pietro Manzoni, marito della madre Giulia Beccaria, ma di Giovanni Verri, noto libertino della Milano bene di quei tempi.

Il padre anagrafico pertanto non lo degnava nè di affetto nè di attenzione; e lo stesso faceva anche la madre. I due avevano contratto un matrimonio combinato che presto andò in frantumi. Alessandro pertanto fu cresciuto dalla balia brianzola per 5 anni, poi crebbe vagando da un collegio all’altro, senza affetti e senza il calore di una famiglia. La sua lingua nativa è il dialetto brianzolo, poi ingentilito da quello milanese. Non aveva nè fratelli né cugini; in estate trascorreva le vacanze nella Villa del Caleotto a Lecco dove si intratteneva con i servitori e con loro andava a raccogliere erbe commestibili nei prati: da lì è nata la sua passione per la botanica, di cui divenne vero esperto, tanto che scoprì a Canzo un nuovo tipo di lichene che da lui prese il nome di “Manzonia Canziana”.

I suoi antenati della famiglia Manzoni erano, al tempo della dominazione Spagnola dei signorotti corrotti e prepotenti che certamente lo ispirarono per tratteggiare la figura di don Rodrigo., mentre da una zia (ex-monaca) che gli aveva insegnato musica e danza, trasse ispirazione per il personaggio storico della monaca di Monza.

Da giovane, Manzoni era stato uno scapestrato dedito al gioco d’azzardo e dalla vita sessuale molto sregolata, poi col matrimonio riversò tutte le sue attenzioni sulla moglie che gli diede 10 figli, prima di morire a 41 anni. Solo due figli sopravvissero al padre Alessandro, gli altri (come anche la moglie Enrichetta) morirono giovani di tubercolosi, malattia allora molto diffusa soprattutto tra le classi nobili e altoborghesi.

Manzoni soffriva di aerofobia e non riusciva a passeggiare se non accompagnato da qualcuno; era anche balbuziente ed aveva un forte senso dell’umorismo: il dr. Mauri ci ha citato molti episodi divertenti. Vestiva con semplicità e con eleganza, sempre curato e profumato; aveva modi semplici e garbati. Sapeva ascoltare.

Due lezioni, quelle di ieri, che ci hanno arricchito con conoscenze nuove e interessanti.