Oggi, alle 15.00, il dottor Rigamonti non tratta l’argomento da lui programmato (l’immunoterapia), ma ci parla delle “vaccinazioni”. Ha cambiato argomento sia per il periodo vaccinale che stiamo vivendo, sia per il riaccendersi del dibattito sulle vaccinazioni, che è di grande attualità.
Che cos’è il vaccino? E’ un preparato che viene somministrato per via parentale (tramite iniezione) o orale e garantisce un’immunità da una determinata malattia per un certo periodo. Questa sostanza, una volta introdotta nel sangue, determina una risposta immunitaria con la produzione di anticorpi. Questi ultimi hanno l’obiettivo di combattere la patologia per la quale si è vaccinati.
Il preparato può essere composto dal batterio o virus o da sue frazioni proteiche che vanno a provocare una reazione difensiva nella persona.
Esistono varie tipologie di vaccino:
vaccini vivi attenuati;
vaccini inattivati;
vaccini con antigeni sintetici (prodotti in laboratorio).
Una “lezione magistrale” quella di oggi, alle 15.00, tenuta dal nostro docente professor Mario Porro, affiancato dal dottor Christian Poggioni (drammaturgo, attore e regista di fama), su Primo Levi poeta.
Introduce la lezione il dottor Poggioni che legge la poesia “Shemà”. Questa poesia che apre il romanzo di Levi “Se questo è un uomo”, rievoca la sua esperienza del lager. Levi la scrive nel gennaio del ’46, un anno dopo il suo ritorno a casa. Egli viene liberato nel ’45 e fa un lungo viaggio da Auschwitz a Torino che racconta nel suo secondo libro: “La tregua”.La parola Shemà, ci spiega il professore, è una parola ebraica che significa “Ascolta”. Nella sua poesia, Levi trasforma il significato della preghiera biblica “Ascolta Israele”. Infatti, la preghiera biblica ricorda agli Ebrei l’amore per Dio e raccomanda la trasmissione della fede ai figli; la poesia di Levi evidenzia la necessità di ricordare tutto il male vissuto e di raccontarlo ai figli affinché non succeda più.
Il dott. Poggioni ci legge magistralmente un’altra poesia:” Annunciazione”. Anche in queste rime, l’annunciazione dell’angelo del Vangelo viene ribaltata; è una “anti-annunciazione” perché è l’annuncio dell’angelo alla madre di Hitler.
Tra il gennaio e il febbraio 1946, Primo Levi scrive ben 11 poesie. Tra queste ce n’è una che descrive la situazione dei deportati che lavorano alla “Buna”.Il professor Porro ci spiega che la parola “Buna” è una parola tedesca che significa “gomma sintetica”. La poesia si intitola “Buna lager”. Levi e altri deportati, lavorano, infatti, in una fabbrica (”La Buna”) che si trova all’interno del lager, in condizioni terribili e invano, perché la fabbrica non entra mai in attività.
Continuando la lettura delle poesie di Levi, il dottor Poggioni legge: ”L’approdo” e “Atlante” . La prima fa parte della raccolta “L’osteria di Brema” e parla di un uomo che ha visto e vissuto così tanti orrori che il solo sedersi in una taverna, bevendo qualcosa senza aver paure e pensieri, senza timori, orrori e disperazioni, trova la pace del cuore.
“Atlante”, invece, spiega il bisogno di Levi di giocare con le parole (come i bambini piccoli che imparano a parlare); in questa poesia Levi si abbandona al gioco delle assonanze e delle libere associazioni nelle quali rivive quella libertà che solo i bambini hanno.
Poi, il dottor Poggioni ci legge 3 poesie tratte dalla raccolta” Ad ora incerta”, pubblicata da Primo Levi nel 1984. Il titolo è tratto da un verso del poeta inglese Coleridge: “Since then, at an uncertain hour, / That agony returns… (da “La ballata del Vecchio marinaio”).
Le poesie fanno parlare, ci spiega il professor Porro, alcuni personaggi reali o mitologici. Le tre poesie lette e commentate sono:” L’ elefante”, “Pio” e “Agape”.
Infine, i due docenti ci leggono e commentano un altro nucleo di poesie che rimandano a personaggi che parlano in prima persona. Le poesie sono: “Plinio”, “Autobiografia” e “ Sidereus Nuncius”.
In “Plinio” (23 maggio 1978) prende la parola il grande naturalista dell’antichità, Plinio il Vecchio, sconfitto dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., e in “Autobiografia” (12 novembre 1980) parla Empedocle.
In “Sidereus nuncius” (11 aprile 1984) parla Galileo Galilei. La poesia ci mostra un Galilei sconfitto. Levi lo paragona a Prometeo.
L’ultima poesia presentata è: “Il Decatleta”. In questa poesia, Levi trasfigura il decatleta in un eroe mitologico, un guerriero capace di imprese sovrumane, al quale non si può chiedere più di ciò che ha dato. Esso rappresenta la condizione dell’uomo. (sintesi di Angela D’Albis)
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Oggi il sig. Croci, dirigente della TECHNE (parola greca che significa “arte del saper fare), che ha sede in Erba, è venuto ad illustrarci l’attività della sua azienda, che opera nel campo “Oil&Gas”.
La Techne produce valvole (alcune di esse raggiungono l’altezza di 12 metri e sopportano pressioni elevatissime) utilizzate nell’estrazione del petrolio e di idrocarburi dal sottosuolo. All’interno dell’azienda vengono impiegati macchinari molto complessi, tra cui anche le moderne stampanti in 3D. Il personale si forma all’interno dell’azienda ed è particolarmente preparato nella soluzione di problemi (campo nel quale gli Italiani primeggiano a livello globale)
Una svolta nella produzione della ditta erbese si è avuta dopo il collasso della piattaforma petrolifera della British Petroleum nel Golfo del Messico nel 2010; in quell’occasione anche la Techne contribuì con un suo macchinario alla soluzione del problema che si era creato per cattiva gestione delle varie fasi produttive. Da quel momento si è capito che ci si doveva impegnare soprattutto nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie che tenessero in considerazione le esigenze di sicurezza e di rispetto per l’ambiente. Recentemente ha ottenuto un riconoscimento ufficiale del suo operare in modo etico.
I prodotti della Techne vengono sottoposti a tests severissimi e sono richiesti in tutto il mondo. Questa piccola azienda (che ha però prospettive notevoli di sviluppo) ha partecipato a EXPO 2015.
Contrariamente a quanto comunemente si ritiene, oggi tutte le società petrolifere e i proprietari dei pozzi hanno ben presente l’obbligo di non inquinare e di non provocare disastri ambientali ….. speriamo sia davvero così. (Diana)
Il nostro giovane docente Fausto Turato, ci ha parlato oggi di un tema che suscita molto interesse tra i soci UTE, perchè riguarda la ricerca del nostro benessere psicofisico.
Uno dei modi per raggiungere tale benessere può senz’altro essere quello di praticare attività di movimento tali da mantenere in piena efficienza il nostro corpo, senza i danni che possono derivare dal perseguire performances non più adeguate alla nostra età. Il suggerimento che ci viene proposto oggi dal nostro docente è quello della “ginnastica in acqua”: con questo tipo di attività si sfruttano la resistenza dell’acqua e la diminuita forza di gravità. I movimenti in acqua risultano perciò più lenti e più ampi senza gravare troppo sulle articolazioni; essi sono mirati alla distensione di tutto il rachide e ad allenare tutto il corpo senza stressarlo. L’azione massaggiante dell’acqua inoltre è di grande beneficio per l’apparato cardio-circolatorio e per la respirazione.
In piscina si possono anche svolgere, con grande beneficio, attività di riabilitazione (esercizi mirati al recupero della funzionalità di parti del corpo colpiti da traumi) e di rieducazione (ripristino di abilità perdute col passare degli anni).
Sono tanti i metodi seguiti nelle lezioni di ginnastica in acqua, l’importante è che siano tenute da personale abilitato dal CONI, che il livello dell’acqua non sia inferiore ai 100/130 cm. Ogni lezione può durare dai 45 ai 50 minuti e deve iniziare con momenti di riscaldamento che mobilitino le articolazioni nel loro complesso, cioè compresi muscoli, tendini e legamenti. Nel corso delle lezioni vengono spesso utilizzati galleggianti e tavolette allo scopo di migliorare l’equilibrio e il controllo del proprio corpo.
Questo tipo di attività ha in genere benefiche ricadute sia sul benessere fisico che psicologico.
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Il professor Cossi riprende la sua lezione su Federico Chabod, indugiando ancora sulla sua biografia, argomento oggetto della lezione precedente, prima di parlarci del suo impegno scientifico e professionale.
Nasce ad Aosta nel 1901 e muore a Roma nel 1960. Negli anni giovanili, si dimostra “velatamente” antifascista. A differenza di altri intellettuali dell’epoca, che coerentemente con le loro idee antifasciste, subiscono il carcere e l’esilio, Chabod fa qualche compromesso con il regime. Tuttavia durante la Resistenza, diventa anche partigiano nella Resistenza valdostana. Chabod, ribadisce il professore, è un grande storico, ma anche un alpinista e un politico.
Dopo la laurea collabora con alcune riviste di prestigio, ma quando il fascismo prende le redini del paese nel gennaio del 1925, le abbandona per collaborare con la dittatura.
Egli vive serenamente il regime e, secondo il professore, lo fa per quieto vivere, per poter lavorare tranquillo.
Poi, il docente ci dà alcune notizie storiche riguardo alla nascita del Fascismo che diventa regime totalitario solo nel gennaio del 1925, con il famoso discorso del 3 gennaio di Mussolini. Dal ’22 al ’25, il partito fa parte di una coalizione: è un partito di maggioranza che governa insieme ad altri partiti.
L’adesione al regime da parte di Chabod non offusca la sua grandezza. Egli è un grande storico perché ha la capacità di penetrare le fonti (“bucare le fonti”, dice il professore) e ricostruire la psicologia dei personaggi che studia in modo eccezionale.
Chabod si laurea nel 1923 con Pietro Egidi con una tesi su Nicolò Macchiavelli e, dopo la laurea, si specializza a Firenze dove incontra Gaetano Salvemini.
Salvemini è un intellettuale e un uomo politico con grandi principi, coerente con le sue idee di democrazia e libertà; non accetta situazioni di compromesso con il fascismo e per questo affronta il carcere, il processo e, dopo l’amnistia, l’esilio, prima in Francia, poi in Gran Bretagna, infine negli Stati Uniti dove insegna all’Università di Harvard.
Salvemini, maestro di Chabod, è importante per quest’ultimo, più che per il suo insegnamento, per il suo valore morale.
Tra loro nasce un’amicizia duratura che porta Chabod, che è un alpinista, ad aiutare Salvemini a passare in Francia attraverso il Piccolo San Bernardo.
Salvemini e Chabod rimangono in contatto per tutta la durata dell’esilio.
Con Salvemini lontano, Chabod si avvicina ancora di più al Fascismo, collabora con storici fascisti di grande livello e con le istituzioni del regime.
Nel 1926 va a Berlino per studiare, dove non c’è ancora il Nazismo che si affermerà nel ’33.
A Berlino fa anche il corrispondente per la Stampa, giornale fascistizzato, e si limita a descrivere la situazione che c’è in Germania e che lo preoccupa.
Il professore si ferma qui e ci dà l’appuntamento alla prossima lezione.
Un giovane, nel suo letto di ospedale, non riesce a dormire: è tanta la sua sofferenza, pari forse alla sua angoscia. Non ci sono speranze per lui, la sua breve vita sta per giungere al termine; perchè doveva capitare proprio a lui? Perchè Dio (se esiste) lo sta punendo così duramente? E tutti i suoi progetti, i suoi sogni così lungamente accarezzati, sono stati inutili? Perchè non c’è nessuno che sappia stargli vicino e rendergli meno insopportabili i giorni che gli restano?
Nella penombra della cameretta, arriva l’infermiera del turno di notte per il solito controllo, vede che il giovane è sveglio e ne intuisce lo stato d’animo. La donna gli si avvicina e gli chiede gentilmente:- Perchè non dormi? – Il giovane sente in lei un’attenzione affettuosa che lo induce a parlare del suo tormento fisico e spirituale. Le parole gli escono spontanee, da troppo tempo sono rimaste chiuse nei suoi pensieri e ora che trovano orecchie accoglienti riescono a esprimersi. L’ infermiera ascolta tenendogli la mano; ogni tanto una parola di conforto, un invito ad aver fiducia: non tutto finisce con la morte, ma comincerà un’altra vita dove non ci sarà spazio per il dolore, dove ritrovare i propri cari, dove troveremo la risposta a tante domande che ora ci angosciano…
Solitamente le notti nel reparto ospedaliero sono scandite da un continuo squillo di campanelli che chiedono aiuto o conforto….questa notte invece un lungo profondo silenzio accompagna quel dialogo fra anime
Alle ore 15.00 il signor Alberto Croci ci ha regalato una lezione molto interessante su “La storia delle aziende erbesi del secolo scorso”.
Il signor Croci fa parte dei maestri del lavoro dal 1991, insigniti dal Presidente Cossiga; ha cominciato a lavorare a 14 anni, nel 1958, prima in una vetreria, poi in una ditta metalmeccanica, in seguito in una fabbrica di Trieste. Nel 2000 ha rilevato una piccola società, una ditta artigianale di 8 persone che oggi ha 50 dipendenti e che produce valvole speciali.
Il signor Croci ci parla della storia di Erba perché è bella e ricca. Ci dice che a Erba l’industria si è evoluta progressivamente. La città, infatti, offriva molto nella bellezza dei suoi luoghi, ma poco nell’economia. E’ sempre stata povera. Però, ad un certo punto si è sentita “industriale”.
Ma come è nata a Erba l’industria meccanica? Il signor Croci ci spiega che, già all’inizio del 1700, c’era a Erba un certo Luigi Fugini che aveva una bottega che faceva coltelli e oggetti per l’agricoltura e la montagna. Fugini era di Brescia e non sappiamo come mai sia arrivato a Erba.
Un’altra azienda che ha fatto scuola è stata la Coricama, anch’essa produttrice di coltelli. Questi sono stati i primi artigiani che hanno cominciato a produrre non solo coltelli, ma anche utensili per l’agricoltura e oggetti militari.
Poi, come alberi, la produzione di questi artigiani si è “ramificata” fino a far sorgere, piano piano, le vere e proprie industrie. A Erba, quindi, nel secolo scorso nascono le seguenti fabbriche:
1907: metallurgica Meroni (acciaieria);
1921: Terraneo (fabbrica di campanelli), in via Trieste;
1922: Rusconi (produzione di campanelli); Ratti: prima stamperia;
1923: stamperia Alessandro Ciceri e figli;
1927: ditta Suardi di Pomerio (produce i sedili delle automobili);
1935: da Milano sfolla la Durium (casa discografica);
1937: Enrico Testori stampa per la prima volta le viti a testa cilindrica con cava esagonale;
1947: nasce la Gasfire, produttrice di fornelli;
1949: nasce l’OME (officina meccanica erbese).
Negli anni ’50, con gli aiuti del piano Marshall, le industrie crescono.
Erba è anche stata una protagonista della rinascita nazionale. Infatti, nel ’95 un gruppo erbese è diventato socio dell’ILVA di Taranto.
Il signor Croci ci dice anche di aver trovato in un rifugio del Trentino un esemplare della “Stufa Brianzola”, ideata da Filippo Pozzoli.
Ultima curiosità: la via Trieste, sede di tante fabbriche erbesi, era, in passato, la via di comunicazione, “la strada maestra”, che collegava Erba a Milano. (sintesi di Angela D’Albis)
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Ore 16 – Il M° Alessandra Zapparoli ci ha introdotto con questa lezione alla comprensione della musica cinese, che si avvale di strumenti del tutto diversi da quelli tipici della nostra tradizione musicale.
la cetra cinese, strumento anch’esso caratterizzato da suoni dolci ed eleganti;
il gong dalle vibrazioni penetranti e, se sfregato con una bacchetta particolare, pare riprodurre suoni “cosmici”.
In una sequenza del filmato già citato, abbiamo visto un’orchestra composta da questi strumenti tradizionali cinesi e tra questi uno strano strumento a due corde era incredibilmente capace di produrre sonorità di una dolcezza estrema. Oltre a queste sfumature espressive di grande delicatezza, la musica cinese è anche in grado di esprimere grande energia, ritmo e vitalità come si è potuto vedere nell’esibizione di un’orchestra di percussioni al femminile: uno spettacolo fatto non solo di musica, ma anche di coreografie mirabilmente eseguite.
L’ Europa ha conosciuto la musica cinese a partire dall’Esposizione di Torino del 1898: ha scoperto una tradizione millenaria che si fondava non su sette note, ma su cinque e per questo viene definita pentatonica. Tra la fine dell’800 e i primi decenni del novecento molti musicisti vollero inserire nelle loro opere le sonorità e i “modi” della musica orientale e tra questi il più famoso è certamente Puccini, come si può desumere ascoltando “Madama Butterfly” e “Turandot”. Da quest’ultima, abbiamo riascoltato la “scena degli enigmi” e l’immancabile “Nessun dorma” dalla voce ineguagliabile di Pavarotti.
Dopo questa lezione, quelli che oggi erano presenti in Sala Isacchi sapranno meglio gustare e apprezzare la musica di Puccini e dei suoi contemporanei. Grazie, M° Zapparoli! Grazie, prof. Pintaldi! (sintesi di Diana)
Proprio in questi giorni di un ottobre di 25 anni fa, all’UTE si tenevano le prime lezioni e oggi abbiamo festeggiato questo anniversario con un delizioso pranzo all’hotel Leonardo da Vinci.
Dalle foto si può comprendere quanto sia stato piacevole celebrare insieme , docenti e soci, questi 25 anni di attività, pieni di difficoltà, è vero, ma resi bellissimi dalla soddisfazione di sentire il calore, l’apprezzamento e la gratitudine di tanti. Cento di questi giorni, UTE!!!
Alle 15.00 il professor Spagnuolo ci introduce in un argomento molto interessante e attuale: I Rapporti Civili e i Diritti di Libertà.
Il professore parte dall’art. !3 della Costituzione, dove viene enunciato che la libertà personale è inviolabile. Il professore ci spiega che i Rapporti civili e i diritti di libertà nascono dal pensiero liberale che li ha voluti nella prima parte della Costituzione.
La prima parte della Costituzione comincia, infatti, con l’art. 13 e termina con l’art. 54.Nella parte iniziale ci sono I Principi Fondamentali, che hanno valore universale.Analizzeremo, quindi, alcuni di questi articoli inseriti nella Costituzione per volere del Partito Liberale di allora, partendo dall’articolo 13, che parla della libertà personale. Poi si passerà agli altri articoli (art.14: libertà di domicilio; l’art. 15: libertà di segretezza nelle comunicazioni (privacy); art. 16: libertà di circolazione; art. 17: libertà di riunione; art. 18: libertà di associazione; art. 19-20: libertà di culto; art. 21: libertà di manifestazione e di pensiero).