UTE: Scienza arabo-musulmana – medicina (digestione)

La prof.ssa Tatafiore ci ha introdotto nell’argomento odierno scorrendo brevemente la biografia di Maometto, il fondatore dell’Islam, per passare poi a illustrare le tappe dell’espansione araba .

Alla morte di Maometto , gli succedono quattro califfi ( i suoi 4 generi . Il termine califfo significa “luogotenente”) e con essi comincia la conquista delle popolazioni arabe e della Spagna. Si ha in seguito l’impero Omayyade, il quale dà impulso alla cultura ed è in questo periodo che viene costruita una Biblioteca. Nel 750 d.C. con la dinastia Abbaside fioriscono le attività commerciali e si sviluppa una cultura molto raffinata, in un periodo in cui in Europa eravamo sprofondati nell’ombra del Medio Evo.

La decadenza comincia con le Crociate , che spostano i commerci verso il Mediterraneo e le Repubbliche Marinare italiane, e con le invasioni mongole di Gengis Khan e Tamerlano . Nel 1299 l’impero Ottomano impone le sue leggi su tutte le terre governate prima dagli arabi, ma non raggiungerà più lo splendore del passato, anche perchè si trova a competere ora con un’Europa molto fiorente e in grande fermento culturale, artistico e tecnologico.

La lingua araba preesisteva all’Islam , ma la necessità di trascrivere la rivelazione ha imposto la necessità di stabilire regole linguistiche precise, onde limitare gli errori di interpretazione del  Corano ( che significa “recitazione”)

Contrariamente al Cristianesimo, l’Islam non ha un clero e forse per questo la scienza fu sempre guardata con “occhio laico” e mai fu usato il Corano per confutare teorie scientifiche, mentre la scienza cristiana fu soggetta ai testi sacri. Tutta la scienza seguiva gli insegnamenti di Aristotele.

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Il dr. Lissoni oggi ci ha intrattenuto su un classico argomento di medicina: La digestione: come e perch.é.

Temo di incorrere in castronerie riportando i miei frettolosi appunti, pertanto invito chi volesse rivedere le sue nozioni al riguardo a cliccare QUI.  Non sarà come ascoltare il nostro ottimo docente, ma almeno potrete fidarvi di ciò che state leggendo.

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UTE: Storia (la donna nel novecento) e Filosofia (l’abécédaire di Gilles Deluze)

Nel momento in cui l’Austria il 28 luglio del 1914 dichiara guerra alla Serbia, si è in piena estate e le femministe  (suffragette si diceva allora) sono in vacanza, godendo di un momento in cui ritengono che la loro lotta per il voto stia dando i primi risultati, infatti è prevista la loro partecipazione al voto nelle elezioni comunali che si svolgeranno in Francia nel 1916.

Il 1914 che doveva essere l’anno delle donne diventa invece l’anno della guerra e tutti i discorsi di emancipazione vengono accantonati.

Dopo il fallimento delle operazioni di attacco dell’esercito tedesco che dovevano portare alla guerra-lampo, seguono 4 anni di estenuante guerra di posizione  e in questo periodo anche le donne danno il loro apporto nelle mense, come infermiere, ma anche nelle fabbriche per poter mantenere i propri figli in assenza dei mariti al fronte. In Germania, al momento dell’assunzione delle donne, si fa loro firmare in bianco anche la lettera di licenziamento: alla fine della guerra quei posti di lavoro verranno assegnati agli uomini. In Inghilterra le donne lavorano anche nelle fabbriche di armi , mentre in Serbia e in Russia vengono arruolate nell’esercito e vengono mandate anche in prima linea.

In Inghilterra, dove si è costituito un esercito ausiliario,  si arriva a squalificarle con studi pseudo-psicologici ben e si diffondono molti sospetti sulla moralità delle donne.

Tuttavia è in questo periodo che esse riescono ad accedere alle scuole (anche all’Università) tradizionalmente riservate agli uomini, sia come studentesse che come docenti.

Nel 1917 in Francia le donne entrano nel governo.

Anche la moda cambia radicalmente : scompare il busto e le gonne si accorciano per consentire una maggiore libertà di movimento.

Con la fine della guerra le donne vengono licenziate.

Durante la Seconda Guerra Mondiale , dopo l’occupazione della Francia Settentrionale, nel Sud viene proclamata la Repubblica di Vichy sotto il governo di Pétain, che vuole portare avanti un discorso di ricostruzione morale della Francia: vengono abolite molte libertà personali, si propaganda l’idea che la donna è per sua natura votata alla maternità e ha il dovere di amare il marito (che però non ha lo stesso dovere). Le donne che rifiutano la maternità sono corrotte o frivole. E’ qui che nasce la Festa della Mamma (in Europa).

Nella Resistenza le donne fanno da staffetta, ospitano i fuggiaschi, fanno spionaggio correndo enormi rischi, ma alla fine della guerra solo pochissime potranno entrare in politica, come invece faranno molti partigiani. (docente prof. Massimiliano Cossi)

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Il prof. Marco Creuso ci ha presentato la figura e il pensiero di uno dei più importanti filosofi del Novecento: Gilles Deluze.

Egli ritiene che la filosofia non sia un affare di pochi, ma apre la sua facoltà a tutti coloro che desiderano partecipare alle sue lezioni nell’Università di Vincennes. A un certo punto della sua vita raccoglie e sintetizza le sue opere e il suo pensiero nell'”Abécédaire” ( anche Voltaire aveva scritto il suo Dizionario Filosofico), esprimendo la volontà che venisse pubblicato solo dopo la sua morte, che avvenne nel 1988 per suicidio o incidente.

E’ il filosofo del ’68, l’anno della rivoluzione senza rivoluzione ; infatti egli sostiene (a ragione secondo me) che ogni rivoluzione finisce male . Afferma inoltre che non esiste un diritto umano naturale visto che il mondo ha assistito impassibile allo sterminio degli Armeni (e visto cosa è poi successo recentemente nella Penisola Balcanica): non ci sono strumenti giuridici che difendano questo diritto.

Alla voce GAUCHE del suo abecedario , Deluze afferma che la sinistra ha il compito di dare voce agli umili, ma che se è al potere non è più sinistra; dice che deve dare priorità alla soluzione dei problemi del Terzo Mondo, perchè solo così si possono risolvere i problemi che più ci interessano da vicino.

Il docente ha poi proseguito illustrando le voci  HISTOIRE  e ANIMAL facendo risaltare la grandezza del pensiero di questo filosofo, che forse molti di noi (me compresa) non avevano mai sentito nominare.

Sono state due lezioni molto interessanti e la sala  gremita ha mostrato il suo gradimento con sentiti applausi.

 

Ultimo dono.

Sul roseto  che già sente l’ autunno,

tra le foglie  ormai  rade

restano ancora boccioli di rosa:

sono piccoli e poco odorosi.

Ultimo dono prima del sonno invernale

UTE: Mare Nostrum.

Nel tema “Mare Nostrum” rientra l’analisi dell’ apporto di personaggi e popolazioni, vissute sulle sponde del Mediterraneo, abbiano contribuito a rendere questa parte di mondo così come è.

Don Ivano,  ricorda come nei tempi passati intercorresse una notevole rete di rapporti tra mondo arabo e mondo cristiano  e cita ad esempio il re Federico II di Svevia, che addirittura conosceva la lingua e la cultura araba con la quale aveva frequenti contatti. Gli Arabi non hanno mai impedito l’accesso ai luoghi santi, cosa che accadde invece con l’arrivo dei Turchi. Ai giorni nostri i monaci cistercensi, nel 1932, si sono insediati a Tibhirine, in Algeria, per focalizzare la loro ricerca e il loro studio sui punti di contatto fra Cristianesimo e Islam.

A questo punto il nostro validissimo docente ha aperto una parentesi per chiarire, e ce n’era bisogno, queste differenze:

Monaci sono coloro che vivono in solitudine la loro esperienza religiosa (eremiti, stiliti).

Cenobiti sono coloro che vivono prevalentemente in solitudine, ma hanno ogni giorno qualche momento di vita comune (pasti e preghiere).

Frati sono coloro che vivono in mezzo alla gente, ma tornano in convento (=luogo in cui convenire, riunirsi) ogni sera.

Ritornando ai monaci di Tibhirine , Don Ivano ci ha fatto conoscere il testamento di Frère Christian, priore della comunità, ucciso (nel 1996) dai terroristi algerini insieme ad altri sei confratelli. Penso che valga la pena di conoscerlo e pertanto lo copio qui di seguito.

Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese.

Che essi accettassero che l’unico Padrone di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale. Che pregassero per me: come potrei essere trovato degno di una tale offerta? Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato.

La mia vita non ha più valore di un’altra. Non ne ha neanche meno. In ogni caso non ha l’innocenza dell’infanzia. Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimé, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca.

Venuto il momento, vorrei avere quell’attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nel tempo stesso di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito.

Non potrei auspicare una tale morte. Mi sembra importante dichiararlo. Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che questo popolo che amo sia indistintamente accusato del mio assassinio.

Sarebbe un prezzo troppo caro, per quella che, forse, chiameranno «grazia del martirio», il doverla a un algerino, chiunque egli sia, soprattutto se dice di agire in fedeltà a ciò che crede essere l’Islam.

So il disprezzo con il quale si è arrivati a circondare gli algerini globalmente presi. So anche le caricature dell’Islam che un certo islamismo incoraggia. E’ troppo facile mettersi a posto la coscienza identificando questa via religiosa con gli integralismi dei suoi estremisti.

L’Algeria e l’Islam, per me, sono un’altra cosa: sono un corpo e un’anima. L’ho proclamato abbastanza, credo, in base a quanto ne ho concretamente ricevuto, ritrovandovi così spesso il filo conduttore del vangelo imparato sulle ginocchia di mia madre, la mia primissima chiesa, proprio in Algeria e, già allora, nel rispetto dei credenti musulmani.

Evidentemente, la mia morte sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo o da idealista: «Dica adesso quel che ne pensa!». Ma costoro devono sapere che sarà finalmente liberata la mia più lancinante curiosità.

Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’Islam come lui li vede, completamente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze.

Di questa vita perduta, totalmente mia, e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera per quella gioia, attraverso e nonostante tutto.

In questo grazie in cui tutto è detto, ormai, della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e voi, amici di qui, accanto a mia madre e a mio padre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, e ai loro, centuplo accordato come promesso!
E anche te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen!
Insc’Allah.

Algeri, 1º dicembre 1993
Tibhirine, 1º gennaio 1994

Forum Terzo Settore.

villa GalliaIeri pomeriggio in Villa Gallia a Como, sede della Provincia (ma esiste ancora?), ho partecipato a una conferenza organizzata dal Forum Terzo Settore sulla legge di riforma  di tutto quanto ruota appunto attorno al Terzo Settore.

Erano presenti : l’on. Donata Lenzi, relatrice del DDL alla Camera, Attilio Rosato , Presidente dei Centri Servizi al Volontariato e Valeria Negrini , Presidente di Federsolidarietà Lombardia. Tra i presenti ho riconosciuto Luca Gaffuri , capogruppo del PD in consiglio regionale.

La legge intende portare ordine e chiarezza in un settore che si è sviluppato velocemente e in un modo piuttosto caotico. Si intendono definire le caratteristiche delle varie iniziative, che devono comunque tutte essere senza fini di lucro, in base alle loro finalità: civiche, solidaristiche o di utilità sociale. E’ la prima volta che si tenta di unificare i vari provvedimenti legislativi preesistenti in un’unica legge e si è in attesa dei decreti governativi che dovranno tener conto del lavoro svolto fin qui dagli addetti ai lavori e che dovranno stabilire le regole per :

  • acquisizione della personalità giuridica;
  • fare un unico codice (qui non ho ben capito di che si tratti);
  • riforma impresa sociale;
  • riforma servizio civile.

Qualcuno dei presenti contestava che la materia dovesse avere carattere di priorità nell’agenda del governo, ma altri giustamente , a mio avviso, sostenevano che , data l’importanza che il terzo settore ha via via assunto e dato il numero di posti di lavoro interessati (senza parlare del numero di coloro che beneficiano dei servizi erogati) era doveroso fare chiarezza, anche per porre un chiaro confine a ciò che può essere ritenuto entro i limiti del Terzo Settore e ciò che non vi può rientrare, eliminando anche gli abusi ora esistenti.

Per me che non mi ero mai occupata di certe questioni, la conferenza è stata utile e interessante, anche se la moderatrice avrebbe dovuto porre un freno alla logorrea di certi interventi.  Merita certamente una nota la bellezza della seicentesca Villa Gallia , in cui si è svolto l’evento: si affaccia direttamente sul lago con i suoi splendidi giardini ; il salone in cui si è svolta la conferenza era completamente affrescato e io ho ammirato anche il soffitto ligneo a cassettoni e il gigantesco camino in marmo.

La libertà senza limiti ….trappola opprimente.

Molto interessante questo articolo che parla dell’eccesso di libertà, di perdita del senso del limite come di una trappola insidiosissima per l’uomo di oggi. Riporto qui la conclusione dell’articolo citato.

A ben guardare, nel mondo globale è sempre più faticoso accordare pacificamente le diverse identità e differenze culturali e tracciare una linea di demarcazione tra buono e cattivo, lecito e illecito. Siamo di fronte a un «politeismo di valori» secondo Bodei che porta allo scontro tra posizioni per principio incompatibili e tollerate solo per quieto vivere. Come regolarsi, dunque? Dove trovare i fondamenti di un’etica (anche laica) condivisa se non esistono più per nessuno limiti da rispettare? Bodei cita Dostoevskij e la Gaia Scienza di Nietzsche per dire che l’esclamazione «Dio è morto e noi lo abbiamo ucciso» non è un grido di giubilo ma un terribile fardello in capo agli uomini chiamati alla terribile responsabilità di vivere in un modo «privo di stabili punti di riferimento e tendenzialmente votato al nichilismo».Di fronte all’evanescenza del limite, tratto tipico del presente, anche la libertà, in definitiva, si risolve in una trappola dalle catene invisibili ma non meno opprimenti.

Poesia per …..

Sto pensando alle persone che hanno avuto la triste sorte di veder morire un proprio figlio o figlia.  Il loro è un dolore che continua a lacerare l’anima e che il tempo non riesce a mitigare. A tutte dedico la poesia di Carducci , che ebbe a soffrire per la morte del figlioletto Dante di appena tre anni.

PIANTO ANTICO.

L’albero a cui tendevi
La pargoletta mano,
Il verde melograno
Da’ bei vermigli fiori
Nel muto orto solingo
Rinverdì tutto or ora,
E giugno lo ristora
Di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l’inutil vita
Estremo unico fior,
Sei ne la terra fredda,
Sei ne la terra negra;
Né il sol piú ti rallegra
Né ti risveglia amor.

Commento all’articolo: Papa Francesco, una personalità a due facce

Leggendo l’articolo firmato EC su Notizie ho dedotto che :

  • Prima l’articolista analizza le critiche positive e negative che  vengono fatte su diversi fronti a Papa Francesco:

– c’è chi lo apprezza per il suo modo nuovo, semplice , francescano di interpretare e vivere il suo ruolo. Ad apprezzarlo sono per la maggior parte “gli umili” anche se non mancano persone istruite;

-c’è invece chi giudica negativamente questo suo atteggiamento “minimalista” perchè teme che vengano minati il prestigio e la solidità della Chiesa;

-ci sono poi quelli che ritengono che sia troppo poco innovativo, perchè in fondo a parte qualche tocco qua e là non sta rivoluzionando le istituzioni come vorrebbero loro.

  • Alla fine l’articolista poi esprime un suo giudizio personale positivo, perchè il Papa non vuole smantellare le strutture della Chiesa o le sue gerarchie, ma vuole solo togliere qualche incrostazione che si è venuta a formare nel tempo.