Guardando la diretta da Lesbo….

il Papa a LesboL’ Europa , che per secoli ha succhiato ricchezze da tutto il mondo conosciuto, ora mostra tutta la sua pochezza, non riuscendo a trovare una soluzione dignitosa per le migliaia di migranti bloccati, ai suoi confini, da muri ridicoli.

“Come può uno scoglio arginare il mare?” diceva Battisti…..e come può un muro (o dieci muri ) fermare la marea di disperati che ci chiede una possibilità di vivere dignitosamente? Il mondo sta cambiando e dobbiamo prenderne atto.

I Greci, il popolo più povero d’ Europa , sta dimostrando , a detta di chi ha potuto vedere di persona ciò che accade sulle isole greche, una grande generosità e una profonda solidarietà; anche l’Italia , che non se la passa proprio bene sta facendo del proprio meglio, ma altrove prevale una meschina  indifferenza .

Grazie a papa Francesco per aver costretto il mondo a guardare in faccia la disperazione e le lacrime dei migranti. Sto seguendo in TV la diretta da Lesbo e le scene che si vedono sono indimenticabili.

 

UTE: La colonna infame.

Il saggio “La colonna infame”fu pubblicato in appendice nell’edizione de “I Promessi Sposi” del 1840. Il Manzoni aveva tratto le sue informazioni principalmente dagli scritti del Ripamonti, che si era occupato della peste del 1630 e degli untori, dai documenti della difesa del Padilla, da una copia del processo ad opera di pietro Verri e, anche se in minima parte, dall’archivio di S. Fedele . Il frontespizio del saggio riporta un disegno di Francesco Gonin, che illustrò tutto il romanzo “I promessi Sposi”, dopo che Manzoni aveva rifiutato i bozzetti di Hayez, interpellato in precedenza.

storia-colonna-infameCosa induce la gente a fantasticare sull’ipotesi che il contagio sia diffuso a bella posta da dei diabolici untori? E’ facile a dirsi: l’impossibilità per quei tempi di risalire alle cause della malattia e della sua diffusione.

“La colonna infame” ricostruisce un brutto episodio verificatosi durante la peste di manzoniana memoria , che vado a riassumere brevemente. Una mattina di pioggia , una certa Caterina Rosa, vede un tale (identificato poi come tale Piazza) che, coperto di mantello striscia lungo i muri. Subito racconta a tutti di aver visto l’untore e il Piazza viene arrestato e torturato orribilmente, tanto che alla fine coinvolge un ignaro barbiere, tale Mora,il quale viene a sua volta arrestato e torturato. Per porre fine ai propri tormenti i due fanno i nomi di fantomatici complici : Padilla e Baruello.

Il processo comincia il 23 Luglio; il Piazza e il Mora vengono condannati a morte nonostante l’inconsistenza dell’accusa e la mancanza di prove  e il 1° Agosto viene eseguita la sentenza in Piazza Vetra.

La casa del Mora viene abbattuta e sul posto viene eretta una colonna; sul muro della casa vicina viene posta una lapide in cui si riportano le torture inflitte ai condannati.

Il Manzoni afferma che la “colonna infame” rimase a testimonianza non della malvagità degli untori, ma l’infamia dei giudici che avevano condannato due innocenti pur in presenza di molti fatti che dovevano scagionarli. La colonna infame fu abbattuta alla fine del 1700.

Con questa lezione, tenuta in sostituzione di quella sulla poesia dialettale per indisponibilità dei docenti, la prof. Alberta Chiesa conclude per questo Anno Accademico il ciclo delle sue lezioni all’ UTE, lezioni che come sempre ci hanno fatto apprezzare la sua passione, la sua competenza, la sua capacità di farsi capire da tutti noi . Grazie, Alberta!!!

UTE: Amoris laetitia – Esistono le razze umane?

L’indisposizione di un docente ha reso necessaria un’ ulteriore modifica delle lezioni odierne e , come accade spesso (meglio dire sempre?) in questi casi, è toccato a Don Ivano Colombo sobbarcarsi l’ onere di una lezione “improvvisata” e il nostro docente con mossa sapiente ha oggi parlato dell’esortazione di Papa Francesco uscita da pochi giorni : la Amoris Laetitia.

Prima di tutto bisogna precisare che questa esortazione  non riflette il pensiero personale del Papa, come accade invece per le encicliche, ma è il frutto delle discussioni verificatesi nei “Sinodi” sulla famiglia.

Entrando nel merito dell’esortazione , don Ivano ha puntualizzato che Dio non ha creato la famiglia, ma ha creato la coppia .

Non esiste nelle Scritture, ha proseguito don Ivano,  la descrizione di come debba essere una famiglia e non può essere certo una formalità a ratificare la famiglia perfetta.  Come esiste il Battesimo di desiderio o la Comunione spirituale o la Confessione di desiderio, si può anche dire che può esistere il Matrimonio di desiderio, cioè il matrimonio tra due persone che, pur non potendo ottemperare a tutte le formalità richieste dal rito religioso, vivono tuttavia la loro vita di coppia in spirito di dedizione e reciproco rispetto come, e a volte meglio, di coppie che hanno tutti i canoni della “regolarità”. Bisogna mettersi nell’ ottica di Dio, che legge nei cuori e che non è certo legato a prassi burocratiche consolidatesi nel corso dei secoli.

Deve sempre essere affermato il primato della coscienza ed è in questa ottica che deve essere visto il tema della Comunione  ai divorziati, unico tema evidenziato dalla stampa nazionale e internazionale e che invece nel documento compare solo in una breve nota a margine del testo.


 

Nella lezione della seconda ora, la dr.ssa Cantaluppi,  ci ha proposto una lezione interessantissima,  partendo dalla definizione e dalla spiegazione di cosa sia il DNA : una molecola presente in ogni cellula che trasmette informazioni ad ogni cellula. Esso è formato da due catene antiparallele (che nel loro andamento a spirale vanno sempre in direzioni opposte tra loro). Per genoma si intende il patrimonio genetico di una specie.

Uomo e scimpanzè hanno DNA uguale al 98%.

Solo centomila anni fa i nostri antenati hanno lasciato l’ Africa per cominciare a popolare i vari continenti e centomila anni sono un periodo troppo breve perché si possano evidenziare differenziazioni sostanziali all’interno di una specie. Si sono modificati solo caratteri secondari come il colore della pelle , degli occhi o dei capelli per adattamento a condizioni ambientali diverse.

Pertanto non esistono razze diverse all’interno della popolazione mondiale: esiste una sola razza umana

Letture: La prima pioggia di settembre….

Sto leggendo “Il primo uomo” l’ultimo romanzo, pubblicato postumo di Camus e, per invogliare qualcuno a leggerlo, riporto questo brano uno dei tanti veramente indimenticabili di questo straordinario scrittore.

Il libro è ambientato ad Algeri, dove l’estate opprime la città per lunghi mesi in cui la vita della gente è pesantemente condizionata dal tentativo di difendersi dal caldo soffocante , fino a che….

…..”Poi all’improvviso il cielo contratto su se stesso sino alla tensione estrema si apriva. La prima pioggia di settembre, violenta, copiosa, inondava la città. Tutte le strade del quartiere cominciavano a brillare, insieme con le foglie lucenti dei ficus, i fili elettrici e i binari del tram. Sulle colline che dominavano la città un odore di terra bagnata proveniente dai campi lontani portava ai prigionieri dell’estate* un messaggio di spazio e di libertà.

bambini felici sotto la pioggiaAllora i ragazzi si precipitavano in strada, correvano sotto la pioggia nei loro vestiti leggeri, sguazzavano felici nei gonfi rigagnoli schiumanti, e si mettevano in cerchio nelle larghe pozzanghere, si tenevano per le spalle, con volti pieni di grida e di risate, rovesciando indietro il capo per accogliere la pioggia incessante…..”

*prigionieri dell’estate sono i cittadini di Algeri oppressi da una lunga , torrida, estenuante estate.

Paolo e la musica.

30 anni fa.

Io : – Cosa ne diresti, Paolo, di iscriverti alla scuola media nella sezione musicale? Hai sempre avuto una certa propensione e sensibilità  per la musica ……-

Risposta: – Assolutamente no, mamma, c’è troppo da studiare . Ho visto quanto ha dovuto sgobbare mia sorella Giovanna .-

8 anni dopo …..

Coi primi soldi guadagnati in estate, Paolo si è comprato la prima chitarra, cui ne sono seguite altre , e poi ha preso lezioni di musica private per imparare a suonare il basso….

La storia di mio figlio Paolo con la musica ha poi avuto una svolta ulteriore tre anni fa, quando si svegliò di notte con in testa una canzone che aveva appena sognato e si mise a scriverla …..a quella ne seguirono altre che ha registrato con l’aiuto di amici e con mezzi di fortuna. Ora tenta campagna di crowdfundinguna campagna di crowdfunding, per tentare di far conoscere meglio i frutti del lavoro suo e dei suoi amici. Il proverbio dice: tentar non nuoce…..

Se una morale si può trarre da questa storia è che in tutte le scuole dell’obbligo si dovrebbe inserire lo studio della musica, come disciplina integrante dell’educazione , perché quando si è piccoli si rischia di fare scelte distorte per i motivi più futili.

 

 

Variazioni del programma.

Per l’ insorgere di difficoltà organizzative, il calendario delle lezioni UTE della prossima settimana subirà alcune modifiche.
Lunedì 11.
ore 15/16.30 – Seconda lezione del dr.  A. Lissoni su : I RISCHI DELLO STARE TROPPO SEDUTI
Martedì 12

ore 15–  LETTERATURA DIALETTALE – AMBIENTE, NATURA E PAESAGGIO NELLA LETTERATURA DIALETTALE MILANESE E LOMBARDA: DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI – docenti:  Enrico Ghioni – Franco Gottardi – Adriana Vasirani.

ore 16– la dott.ssa   E. Cantaluppi ci intratterrà  su un tema di BIOLOGIA: ESISTONO LE RAZZE UMANE? LA DEFINIZIONE DI RAZZA, PROVE GENETICHE-BIOLOGICHE DELLA INESISTENZA DELLE RAZZE UMANE

 Venerdì 15
ore 15 –  LETTERATURA DIALETTALE – AMBIENTE, NATURA E PAESAGGIO NELLA LETTERATURA DIALETTALE MILANESE E LOMBARDA: DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI docenti:  Enrico Ghioni – Franco Gottardi – Adriana Vasirani.
 
ore 16 – Assemblea annuale dei soci per il rinnovo del Consiglio Direttivo.

Era d’estate….tanto tempo fa…

Riporto da Eldas (la piattaforma “il cannocchiale” è sempre meno accessibile , perciò tento di recuperare i post cui tengo di più).
Avevamo finito di pranzare. Io avevo aiutato a sparecchiare, ad asciugare le posate e a pulire i fornelli . Mia madre continuava a riordinare la cucina, mio padre era sulla poltrona pronto per schiacciare un pisolino; gli altri erano già usciti per andare al lavoro. Io andai al piano di sopra , feci scendere la scaletta retrattile e salii in soffitta: mi piaceva andare a frugare tra vecchi libri e oggetti non più in uso. Lassù faceva un gran caldo, allora aprii la finestrella di un abbaino, che dava sul tetto, nella speranza di far entrare un filo d’ aria, ma non era così, anzi le tegole infuocate rendevano l’ aria irrespirabile.
Quel giorno mi azzardai a uscire dall’ abbaino e a sedermi sul suo piccolo davanzale: il sole a picco infuocava la pianura e cancellava le ombre, le strade deserte erano inondate da una luce violenta , i prati attorno (c’era lì vicino il campo da calcio) erano rinsecchiti e sugli alberi non si muoveva una foglia. Si sentiva solo il frinire incessante e monotono delle cicale, tutti gli altri animali cercavano scampo al gran caldo dormendo. Da quell’ insolito punto di osservazione il paese, nella sua immobilità, sembrava una cartolina tridimensionale , ma io conoscevo chi abitava dietro quei muri, sotto quei tetti….e di tanto in tanto arrivava una voce che io riconoscevo bene. In quella solitudine lasciai briglie sciolte alla mia fantasia di bambina (avevo circa 11 0 12 anni) e immaginai storie fantastiche in cui io diventavo una lucertola, che si crogiolava al sole. Ho ripetuto quel gioco altre volte, ma nessuno lo ha mai saputo, altrimenti chissà quali strepiti avrei sentito.
Quando il caldo diventava insopportabile, scendevo dalla soffitta e mi ritrovavo nella penombra della zona notte, in cui le finestre rimanevano accuratamente chiuse per tutto il giorno e venivano aperte solo dopo il tramonto. Al piano terra la temperatura era più sopportabile, ma in assenza di condizionatori e ventilatori (ricordo che da piccola si vedevano i ventilatori solo quando si andava a recitare il rosario nelle veglie funebri, accanto al cadavere del poveretto che aveva avuto la sventura di morire in quei giorni soffocanti), si sudava anche stando fermi e si era tentati di stare a braccia sollevate, proprio come facevano le galline che tenevano le ali e il becco aperti.
Nella mia infanzia abitavo in una casa senza acqua corrente e allora c’ era sempre a disposizione un secchio d’ acqua, attinta dal pozzo, con il mestolo a portata di mano a disposizione di tutti per alleviare l’ arsura. Non avevamo allora il frigorifero e tutto il cibo andava consumato in giornata. Ricordo le cene a base di pane e cocomero, lasciato per ore al fresco nel pozzo dentro al secchio o nel lavandino pieno d’ acqua. Al mattino le donne del cortile riempivano con acqua dei mastelli che lasciavano al sole tutto il giorno, così, la sera, quando gli uomini tornavano dal lavoro potevano trovare acqua tiepida per le loro abluzioni all’ aria aperta. In quei momenti c’ era chi chiamava in aiuto i figli per cacciare le zanzare sempre in agguato dopo il tramonto. Ogni tanto allora sentivi lo schiocco di una sberla e una voce infantile esultante che gridava :- Presa!!!
Già, le zanzare!!!! Erano un vero tormento e la sera non potevi accendere la luce se le finestre erano aperte…. A questo proposito ricordo un episodio del tutto particolare. Quell’ estate (io ero sposata da anni e vivevo in Brianza) ci eravamo trasferiti dai miei nella bassa reggiana, perché mio marito, siciliano, aveva avuto l’ assegnazione provvisoria di un ufficio in quella zona. Mio marito ha avuto via via vari hobby e in quel momento si dilettava di pittura ad olio. Così una sera, si ritirò nella stanzetta al piano superiore in cui aveva sistemato le sue attrezzature e , poiché faceva molto caldo, pensò bene di spalancare la porta finestra. Io ero al piano terra con tutti gli altri a guardare la tivù con le finestre rigorosamente chiuse. A un certo punto alzando per caso gli occhi vidi che il soffitto della stanza non era più bianco, ma grigio, anzi quasi nero e subito non capii, poi mi bastarono pochi secondi per realizzare quanto stava accadendo e mi precipitai al piano di sopra. Lì vidi mio marito intento a dipingere , incurante della fitta nube di zanzare che lo avvolgeva e che aveva riempito quella stanza e la casa intera. Non si era nemmeno accorto che molte zanzare erano rimaste impastate sulla tela insieme ai colori.
Lascio immaginare la litania di imprecazioni contro quel maldestro genero, che tra l’ altro aveva anche  il torto di essere forestiero.

Piccoli in fuga.

bambini-migranti-generiche-496716.610x431Questo articolo , che ho trovato su “Avvenire”, fa venire un gran “magone”: bambini costretti a scappare dalla loro terra per non cadere nelle mani di una criminalità spietata, che li costringe a scegliere tra una vita da assassino e una da clandestino .

Questi bambini non avrebbero il diritto di essere considerati dei “rifugiati” e quindi di entrare in un paese in cui poter vivere serenamente la loro età? O perchè si tollera che in certi paesi la gente si trovi in balia della violenza più disumana?

L’articolo parla di bambini sud-americani, ma chissà quanti sono nelle stesse condizioni (anche se forse non sempre per gli stessi motivi) nei nostri centri di accoglienza o davanti ai muri di filo spinato sorti a protezione dei nostri privilegi…..

Uno dei bambini intervistati racconta che la madre stessa lo ha spinto a fuggire, accompagnandolo all’autobus dopo avergli dato tutto il denaro che ha potuto raccogliere, e lo ha salutato senza una lacrima, sapendo che forse non lo potrà più rivedere…..Credo che dopo la partenza dell’autobus quegli occhi abbiano continuato a piangere a lungo….