Operazione nostalgia.

Per un gioco tra blog ci siamo inventati……l’ operazione nostalgia : ricordare cose legate ai cinque sensi di cui si ha un piacevole ricordo.

LE CINQUE COSE DI CUI HO NOSTALGIA:

VISTA : ogni sera rimpiango il momento in cui anni fa entravo nelle camerette dei miei figli addormentati serenamente nei loro lettini; li accarezzavo, sistemavo le loro coperte e stavo lì un momento a guardarli: com’ erano belli e “giusti”! Non potevo che ringraziare Dio per averli lì vicino a me , al sicuro.

UDITO : ho nostalgia della voce di mia madre che, quando è rimasta sola, mi chiamava al telefono tanto per parlare un po’ (vivevamo lontane) e cominciava sempre così :- A son me, son la mama…Dopo la sua morte, per molto tempo, quando squillava il telefono, per un attimo pensavo :- Sarà mia madre…- poi subito capivo che non sarebbe stato così…

GUSTO : ho nostalgia dei “marustican” (alcuni li chiamavano anche mirabelle) una specie di prugnette piccole che si mangiavano prima che fossero mature all’ inizio dell’ estate.La polpa era croccante e sprigionava un succo acidulo che ti faceva venire l’ acquolina in bocca come se mangiassi una fetta di limone. Io andavo a mangiarli a casa della mia amica più cara, che ne aveva una pianta nel suo appezzamento di terra. Da troppo tempo ho perso di vista quella mia amica e da allora non ho più trovato i “marustican”

OLFATTO : ho nostalgia dell’ odore dell’ inchiostro che usavo da piccola per scrivere con cannuccia e pennino sui quaderni con copertina nera e bordo rosso.

TATTO : ho nostalgia di una sensazione particolare. quando veniva la primavera, andavamo in gruppetti a raccogliere le prima viole da portare alla maestra. La terra arata nell’ autunno aveva una crosta superficiale molto friabile, perciò ti entrava nelle scarpe e dovevi toglierla per rimuoverla. Allora sentivi prima un solletico tiepido, poi i piedi affondavano nello strato sottostante, più umido, perciò più nero e più freddo, perchè il gelo era finito da poco.

LE CINQUE COSE DA DIMENTICARE

I TRENI A VAPORE : avevano un odore sgradevole, erano scomodissimi per salirci e quando ti affacciavi ai finestrini durante il viaggio ti beccavi sempre qualche briciola di carbone negli occhi.

LE SARTE DI UNA VOLTA  ricordo che non mi piaceva affatto andare dalla sarta; non sapevo mai come doveva essere fatto sto vestito, quindi non sapevo dare indicazioni precise e così la sarta faceva a gusto suo e ;alla fine non ero mai soddisfatta.

LE PENNE STILOGRAFICHE: costavano molto e se ti cadevano dovevi buttarle.

LA “CORTINA DI FERRO” : ricordate il mondo diviso in due blocchi?

IL MURO DI BERLINO : quante tragedie, quanta gente ha perso la vita per superarlo…

Quando i compiti diventano un incubo….

Nei servizi pubblici italiani si può trovare il meglio o il peggio, in qualunque campo: non c’ è un minimo garantito, ma tutto dipende dalla fortuna di trovarsi là dove il senso di responsabilità  è stato assunto a regola di comportamento.

Anche nella scuola ci si trova di fronte a situazioni del tutto opposte: c’è chi per lassismo o incapacità lascia che il tempo dell’ obbligo scolastico passi senza che venga opportunamente sfruttata la possibilità dei ragazzi di questa età di apprendere tutto con facilità e chi per eccesso di zelo rende questo periodo della vita un incubo per il carico di compiti e lezioni interminabili. E’ sempre stato così e nulla è cambiato in questi ultimi anni.

Lo sto constatando ancora una volta e mi chiedo se non sia possibile trovare una giusta via di mezzo, dettata dal buon senso, tra chi obbliga le famiglie a rinunciare a qualsiasi gita o attività di divertimento perchè ci sono troppi compiti  e chi invece non fa fare nulla a casa e non abitua il ragazzo a un minimo di impegno autonomo .

Che senso ha assegnare per compito 50 -60 operazioni  dello stesso tipo? Non sarebbero sufficienti 10 o 15 a fissare l’ acquisizione di una tecnica specifica?

Ricordo che una volta mia figlia doveva scrivere delle frasi utilizzando certi vocaboli : ce n’ erano 60!!!! Dopo una giornata trascorsa a scuola e una moltitudine di altri compiti, alle undici di sera ho dovuto io mettermi accanto a lei per dettarle velocemente quelle frasi che lei avrebbe dovuto inventare: doveva pur andare a dormire sta bambina….Quale utilità ha un compito del genere?

Forse una volta saliti in cattedra molti dimenticano di essere stati a loro volta scolari …. e questo è un limite .

 

 

5 Dicembre 2015.

Oggi è il compleanno di uno dei miei più affezionati lettori che sta attraversando un momento delicato , un momento in cui si devono sperimentare nuovi modi di organizzare le proprie giornate e la propria vita.

Voglio  per questo fargli un augurio più affettuoso e più  caloroso che mai, dicendogli tutta la mia ammirazione e tutto l’ affetto che tutti noi, fratelli e sorelle, sentiamo per lui.

Siamo lontani, ma ti sono vicinissima sempre .

TANTI AUGURI, VINCENZO!!!

UTE: Automedicazione – Aiuti internazionali allo sviluppo.

Oggi all’ Ute il dr. Rigamonti, influenzatissimo, ci ha parlato di auto medicazione: quando , come e fino a che punto è giusto fare da sè per curare i piccoli malanni, cui tutti prima o poi siamo soggetti.

Il buon senso deve sempre guidarci in questi casi e se dopo qualche giorno i nostri rimedi non risultano efficaci, è bene ricorrere al medico. Un suggerimento che mi è parso molto utile è quello di tenere sempre in casa un antibiotico che sappiamo di poter ben tollerare nel caso classico di un malanno nel giorno di Natale, o Pasqua o Ferragosto, quando cioè è difficile reperire sia un medico che una farmacia aperta.

Nella seconda ora la prof.sa Mariella Russo ci ha spiegato quali sono i lati oscuri degli interventi umanitari nei paesi in via di sviluppo. Spesso essi si rivelano non solo poco efficaci, ma addirittura controproducenti perchè rischiano di snaturare e sovvertire le deboli economie che dovrebbero sostenere.

Questo accade spesso perchè tali interventi vengono decisi a tavolino da chi non conosce affatto la realtà in cui si vuole intervenire.  In un caso invece, quello messo in atto dalla Caritas olandese, si è voluti partire dalle esigenze dei potenziali destinatari degli aiuti e questi non hanno chiesto aiuti in denaro o in alimenti, non hanno voluto elemosine,, ma una diversa commercializzazione dei loro prodotti ed è così che poi è nato il Commercio Equo e Solidale, che sottrae i produttori al ricatto delle multinazionali e della grande distribuzione.

E’ stato un pomeriggio molto interessante e il linguaggio dei due docenti sempre semplice ed efficace ha permesso a tutti di seguire con soddisfazione le loro relazioni.

 

 

Quando Elisa aspettava il fratellino…..

Quando Elisa era ancora una figlia unica (cioè fino ai quattro anni), aveva una gran voglia di un fratellino e lo diceva spesso ….
Poi ha saputo che il suo desiderio si sarebbe avverato ed è cominciata la sua lunga attesa …..
Un giorno era al parco con la mamma e si sono avvicinate due sorelline.
Elisa a un certo punto , mentre giocava con la più grandicella,  ha esclamato :
– Lo sai che anch’ io ho un fratellino? Solo che sta sempre nel pancione della mamma … io non so perchè ..!!

Un’ altra volta lei e la mamma stavano passeggiando con un’ amica di famiglia e le sue figliolette, che si davano la mano; Elisa allora ha appoggiato la mano sul pancione della mamma e ha camminato a lungo così, dando idealmente la mano al suo fratellino non ancora nato…

Ora Elisa ha sperimentato sulla sua pelle le gioie e i dolori dell’ essere sorella maggiore e, pur volendo un gran bene al fratellino Davide, che asseconda sempre fin troppo, se le chiedete :
– Non vorresti una sorellina o un altro fratellino? –
Vi sentirete rispondere :- No, grazie! Stiamo  bene così…-

(scritto nel 2009)

Pane sacro.

Se mi cadeva un pezzo di pane, venivo subito invitata a raccoglierlo e, se non poteva essere mangiato perché sporco, dovevo metterlo tra le cose da dare al maiale o alle galline.

– Il pane non va mai sprecato – diceva mia madre e aggiungeva: -Si dice che Gesù sia sceso dall’ asino che cavalcava per raccoglierne una briciola.-

Questo era l’ atteggiamento che si insegnava, quando ero piccola io,  nei riguardi del cibo e del pane in particolare, sia per rispetto al cibo stesso, sia per rispetto ai tanti che avevano lavorato per produrlo.

Forse è lo stesso insegnamento che questo calciatore  turco  ha ricevuto in casa sua e gli ha fatto raccogliere quel pane che , per disprezzo gli hanno lanciato dagli spalti.

Ora molti bimbi non mangiano la crosta del pane , che quindi va buttata in pattumiera e , non avendo mai conosciuto la fame, sprecano il cibo senza pensarci e senza che i genitori pensino a correggerli.

E’ così che siamo arrivati alla cultura dello spreco, cultura che non possiamo più consentirci di incentivare: troppe persone nel mondo muoiono ancora di fame e buttare il cibo è come disprezzare le loro sofferenze.

 

 

Ben arrivato , don Vianney!

La chiesa era piena di ragazzi, come sempre la domenica mattina, ma erano tutti più attenti più silenziosi.

Erano incuriositi dall’ arrivo del nuovo parroco, che si è insediato ieri sera con una breve cerimonia alla quale ha presenziato anche il vescovo.

Da molto tempo si sentiva il bisogno di qualcuno che desse una mano al vecchio parroco, la cui fatica si faceva sempre più palese, ma non ci sono molti sacerdoti di questi tempi.  Ma alla fine è arrivato: viene dal Congo : ha una bella voce chiara e parla un italiano perfetto, dev’ essere in Italia da molto tempo e si dice abbia numerose lauree conseguite nel nostro paese.

Quando il vecchio parroco ha invitato i presenti a dare un segno di benvenuto a don Jean Marie Vianney, è scoppiato un lungo e sentito applauso che ha riempito la volta della chiesa; il sacerdote ha ringraziato e ha chiesto alla comunità di aiutarlo a conoscere questa realtà nuova per lui, per poter camminare insieme seguendo Gesù e la Chiesa.

Tanti auguri a don Vianney e ai Rolesi! Sono certa che questa nomina li aiuterà ad avere sempre una più larga prospettiva sul mondo, anche da questo nascosto angolo della Bassa.

 

Un pensiero per Luca.

L’ avevo visto giovanissimo recitare in TV al fianco del padre, quando ancora la RAI si permetteva di trasmettere spettacoli di qualità. Quando nel programma del Piccolo Teatro (quattro spettacoli 66 euro – prezzo ridotto per anziani) ho visto comparire anche uno spettacolo della compagnia di Luca De Filippo, mi son detta: – Questo non lo voglio perdere!- e ho convinto l’ amica che mi fa compagnia in queste occasioni a prenotare per la domenica 15 novembre.

Al momento dell’ acquisto del biglietto però ci hanno informato: un’ indisposizione costringe Luca de Filippo a farsi sostituire. Sembrava che tutto rientrasse nelle normali vicissitudini di inizio della  stagione fredda, da come la notizia veniva diffusa.

Purtroppo invece ieri è giunta notizia che Luca De Filippo è morto dopo una breve malattia.

Credo sia un grave lutto per il teatro italiano e a me rimane il rimpianto di non aver potuto vedere sul palcoscenico almeno uno degli ultimi discendenti di quella  famiglia di cui Eduardo resta il simbolo,  conosciuto sia in Italia che nel mondo.

Riposi in pace, signor Luca ! La conforti il pensiero che chi la sta sostituendo sulle scene lo fa in modo egregio.