Era il fratello maggiore….

Oggi sarebbe il tuo compleanno e per ricordarti voglio riportare qui uno dei  ricordi che più frequentemente rievocavi….

americani in SiciliaEra il 1943 e gli Alleati avevano occupato la Sicilia procedendo lentissimamente per rischiare il minor numero di soldati, ma senza curarsi delle sofferenze della popolazione che doveva sopportare i disastri che i bombardamenti infiniti producevano su cose, animali e persone. Suo padre era andato in guerra come volontario lasciando a casa una moglie e 4 figli di cui lui, Giuseppe, era il maggiore. Soldi in casa non ce n’erano e c’era anche poco da mangiare; quando si poteva arrangiare qualcosa erano sempre patate : bollite, arrostite, fritte, in umido….ma sempre patate…. Giuseppe allora si ingegnò a vendere vino ai soldati americani. Una signora di sua conoscenza glielo forniva e lui lo portava a un militare con cui aveva stabilito dei contatti. Il ricavato era per comprare la farina, qualche uovo , un po’ di olio. Un giorno però qualcosa andò storto: forse la donna che procurava il vino era rimasta a corto di rifornimenti e probabilmente lo aveva annacquato….così quando Giuseppe tornò dal soldato, si vide accogliere con un’arma puntata e con  parole minacciose, che nemmeno riusciva a capire…. Lui ebbe molta paura e scappò a gambe levate col cuore che gli scoppiava in petto.

Tra i ricordi di guerra, quali i crampi di stomaco provocati dalla fame, i bombardamenti provenienti dalle navi militari e dai carri armati , le mine antiuomo, questo era quello che raccontava con una certa soddisfazione pensando forse che aveva fatto quello che era nelle sue possibilità come fratello maggiore….

Auguri, Ilva!

Ilva e l'abbtaccio

 

 

A  Ilva che oggi festeggia il suo compleanno giungano i miei più affettuosi auguri e il mio grazie per le sue attenzioni : siamo lontane, ma io ti sento sempre vicina e spero che sia lo stesso per te. Ti abbraccio!

Festa in famiglia!

Domani celebreremo il Battesimo di Gioele, l’ultimo arrivato nel nostro clan. E’ un’occasione che ci troverà tutti insieme a festeggiare e questo è motivo di grande gioia per me.  ma poichè la gioia più viene condivisa più è grande, invito chiunque si trovi a leggere  questa pagina a immaginare di vedere scritto il proprio nome  su questo bigliettino di invito e a fare festa insieme a noi.

biglietto per il battesimo

Le donne e il voto del ’46.

Copio e incollo da questo sito questo brano di un’intervista a una delle poche superstiti tra le donne che hanno votato per la prima volta nel 1946:

 

…. La battaglia delle donne italiane per il diritto di voto era cominciata già nel secolo precedente. Nel 1912 c’era stato un appello al parlamento firmato anche da Maria Montessori che chiedeva il voto per le donne. L’appello non ricevette una risposta. Sempre in quell’anno un gruppo di donne di Montemarciano in provincia di Ancona provarono a iscriversi nelle liste elettorali e la loro richiesta, inizialmente accolta, fu poi cancellata da una sentenza della cassazione. …Poi dalla fine del 1944, dopo la liberazione di Roma, si costituì un comitato formato dai movimenti femminili dei partiti del comitato di liberazione nazionale – quindi comuniste, socialiste, democristiane, liberali, democratiche del lavoro, più delle donne repubblicane insieme a due associazioni, la Fildis, federazione italiana diplomate degli istituti superiori, e all’alleanza per il suffragio. Dopo aver raccolto le firme in una petizione, il comitato si rivolse al comitato di liberazione nazionale per chiedere che venisse stabilita la possibilità per le donne di votare già nel 1946. Dopo varie discussioni alla fine il governo invitò le donne con una circolare a iscriversi alle liste elettorali, erano vent’anni che non votava nessuno, e così le donne poterono votare alle amministrative nella primavera del ’46 e poi al referendum di giugno sulla monarchia e per l’elezione dell’assemblea costituente.

Mi sembra utile rivedere queste notizie, perchè a quanto pare c’è  un po’ di confusione anche tra chi si propone come leader di formazioni politiche. Posso aggiungere al ricordo e alla testimonianza di Marisa Rodano , che anche mia madre era tra quelle donne che nel ’46 entrarono in cabina elettorale per il referendum  istituzionale e con lei c’ero anch’io che stavo per nascere.

Mia madre ricordava che c’era un po’ di eccitazione tra le donne per quell’avvenimento: tutte si rendevano conto che si trattava di un momento storico: per la prima volta veniva riconosciuta alle donne la dignità di cittadine a pieno titolo!!! Nel suo racconto non mancava però una nota ironica: si diceva in paese (ma forse era solo una leggenda nata dalla contrapposizione piuttosto accesa tra i partiti in stile Don Camillo e Peppone) che una donna , uscita dal seggio elettorale andasse manifestando a gran voce la sua soddisfazione per aver cancellato con una croce il simbolo del partito avversario….!!!!

Artisti in erba.

IMG-20161108-WA0001In questi giorni i miei nipotini hanno dimostrato di attraversare un felice momento creativo; ecco qui di seguito due opere  eseguite: la prima da Giovanni da Giovanni (2 anni e 9 mesi) e la seconda da  Davide (10 anni).

Giovanni ha fatto il suo primo ritratto della sua mamma e lo schema corporeo  mi sembra incredibilmente completo  per un bambino della sua età.

Davide ha fatto un rapido schizzo che rappresenta un faraone: è un faraone felice, con le parti del corpo ben proporzionate e con molti particolari che arricchiscono l’abito e e il “look” . Bravissimi i miei futuri artisti!!!

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Grazie, Vanna!

Sono passati 56 anni da quando sei uscita di casa per sempre. Avevi solo 17 anni ed entravi in un mondo che a noi tutti incuteva un po’ di paura: un monastero di clausura!!!

Ricordo quanto la mamma avesse sofferto per questa tua scelta e come però si era arresa, come tutti gli altri , davanti alla tua determinazione. Ricordo anche quanto sei mancata a me.

Ora nella tua terra di adozione, la Tailandia, cui hai donato tante energie spirituali e fisiche , continui a essere una luce che sostiene le nostre speranze e che lenisce le nostre paure: ogni volta che siamo in angustie è a te che ricorriamo per avere il conforto delle tue parole rasserenanti  e il sostegno della tua preghiera.  Sei sempre così lontana, ma anche sempre così vicina a tutti noi. Grazie, Vanna!

Storia di Chico (terza ed ultima parte).

Erano rimasti a casa solo mio marito e  Chico. La cosa non era abituale. Telefonando a casa venni a sapere che il cagnolino stava male: non voleva mangiare, non voleva uscire e restava sdraiato immobile tutto il giorno. Eravamo preoccupati e mio marito si decise a portarlo dal veterinario. Questi lo visitò per bene poi quando volle guardargli in bocca, Chico veloce come un fulmine gli morse a sangue un dito. Il dottore arrabbiatissimo esclamò:- Se lo porti via! Questo cane sta meglio di me! sta facendo solo teatro! – E non volle nemmeno che gli venisse pagata la visita.

-Teatro? cosa ne sa un cagnolino di fare scene?-  Ci chiedevamo ….sembrava impossibile….. Eppure bastò che alla spicciolata rientrassimo tutti alla base perchè Chico cominciasse a scodinzolare felice e a saltare per la casa come al solito. L’assenza dei ragazzi e mia lo aveva immalinconito.

Passarono gli anni e mio marito dovette subire una pesantissima operazione. Dopo il ricovero venne dimesso con tanto di drenaggi e sacchetti pendenti. Faceva fatica a rilassarsi  e restava sulla poltrona fino a tardissimo ogni notte. Io rimanevo con lui, ma dopo alcuni giorni, quando la situazione sembrò abbastanza tranquilla , una sera dissi a mio marito che dovevo per forza coricarmi: ero troppo stanca. Salii in camera e stavo già per sdraiarmi, quando sentii arrivare Chico : era una piccola furia ! Girava su se stesso vorticosamente, andava sotto il letto e ne usciva , abbaiava (cosa che non faceva mai di sera) e non si diede pace finchè non scesi di nuovo. Aveva capito che il capobranco era in difficoltà e non voleva che lo lasciassi solo!

Negli ultimi anni era diventato pigro e se ci preparavamo  per andare a passeggio correva subito vicino a noi chiedendo che gli mettessimo il collare, ma se capiva che si usciva per fare la spesa (forse dal diverso tipo di scarpe che indossavamo o dai preparativi diversi) alzava appena la testa dalla sua cuccia come per dire “ciao!” e riprendeva a dormire.

Solo chi ha avuto un cane in casa sa che quanto ho raccontato non è frutto di fantasia; i cani partecipano davvero alla vita della famiglia e a volte aiutano anche al miglioramento delle relazioni familiari.

…. Storia di Chico (parte seconda).

I primi tempi furono piuttosto difficili. Chico non aveva capito che certe cose non si possono fare dove capita e per insegnargli a stare al mondo lo portavamo fuori a intervalli regolari, ma era troppo piccolo e non c’erano guinzagli su misura , perciò quando lo portavamo nel prato vicino il problema era che si rischiava di perderlo perchè spariva in mezzo all’erba. I vicini dicevano:- Dovete mettere un cartello con la scritta “attenti al cane: non calpestatelo!!”

Ma crebbe in fretta e allora lo portavamo su un prato in riva al  lago. La sua felicità nel vedersi libero in uno spazio così grande era commovente: cominciava a correre velocissimo con quelle sue gambette corte e quando era proprio al culmine del godimento nel sentirsi vivo e libero spiccava certi balzi impressionanti perchè per qualche istante pareva rimanere sospeso in aria . E come gli piaceva rotolarsi nell’erba fresca!!! Metteva gioia vederlo così felice.

Ho già detto come non tollerasse intrusioni nel suo territorio da parte di qualunque altro essere vivente non umano  e quando stava ancora imparando questo suo “mestiere” , spesso capitava che, abbaiando e correndo all’impazzata per impaurire il malcapitato intruso, non azionasse in tempo il suo sistema frenante e così andava a finire in un canaletto di drenaggio alla fine del giardino. In quei casi, forse per ingannare eventuali nemici,  non abbaiava, ma emetteva dei piccoli versi più simili a un cinguettio che al guaito di un cane impaurito. E quando finalmente riuscivamo a trovarlo e a ripescarlo, tremava come una foglia.

A un certo punto mia figlia, la maggiore, che Chico considerava un po’ come sua mamma, se ne andò in Inghilterra. Quando tornava e andavamo a prenderla all’aeroporto non sapeva contenere la sua gioia , ma quando poi lei si apprestava a fare la valigia per ripartire, lui capiva subito cosa stava per  accadere: andava a nascondersi sotto il lettone e non c’era verso di farlo uscire. Soffriva terribilmente.

A cinque anni a un certo punto smise di correre e di giocare: era diventato cieco! La sua razza è stata  selezionata  in Inghilterra  perchè i cagnolini cacciassero i topi nelle miniere e perciò hanno nella vista il loro punto debole. Fu operato di cataratta alla clinica universitaria della facoltà di veterinaria di Milano . Dovevo mettergli ogni giorno delle gocce negli occhi e lui, che aveva capito tutto, appena prendevo in mano il flaconcino del medicinale si metteva seduto sulle zampe posteriori e aspettava fermo, immobile che completassi l’operazione.