Non è mai troppo tardi?

Alberto Manzi si commuove

Qualche giorno fa, un’ amica ha pubblicato su facebook il video linkato sopra. Vi si vede il maestro Manzi in una delle sue lezioni per adulti analfabeti che andavano sotto il titolo “Non è mai troppo tardi”. Nel video il maestro mostra i progressi nella lettura conseguiti da alcuni anziani alunni e si commuove.

La visione di questo vecchio documento mi ha suscitato diverse riflessioni: prima di tutto l’ ammirazione per il bravissimo maestro che con pazienza e con grande chiarezza e semplicità di linguaggio riusciva a farsi capire anche da chi ancora non conosceva bene nemmeno l’ italiano; altro aspetto da non trascurare è come in quel momento la TV abbia veramente svolto un servizio di pubblica utilità ; e poi una nota di costume: le donne che compaiono nel video sembrano vecchissime e il modo di vestire e di acconciarsi pare voler accentuare la loro condizione di anziane; se le confronto con le ottantenni e oltre che frequentano la nostra UTE , quelle del video sembrano le loro madri!!!

C’ è poi un risvolto autobiografico in questa vicenda. Avevo una zia, scomparsa da pochi anni; era la sorella minore di mia madre. Era nata appena finita la Grande Guerra e suo padre trentatreenne era da poco morto di spagnola, quando aspettava il congedo dal servizio militare.

Possiamo ben immaginare la situazione di mia nonna che a 31 anni si ritrovava vedova e con 5 figli da mantenere. La figlia più piccola ebbe così a risentire pesantemente della difficoltà in cui si dibatteva la famiglia e non fu mai mandata a scuola, a differenza dei fratelli più grandi. Crebbe analfabeta e ricordo che quando si seppe della trasmissione di Manzi, mia madre spesso le aveva ripetuto di approfittare di quell’ occasione e si sarebbe sentita più sicura in tante situazioni che da analfabeta la vedevano in difficoltà. La zia però era troppo poco convinta delle sue capacità e non ci provò: per lei era invece troppo tardi ormai….

A volte ripenso a lei che  spesso veniva a casa nostra usando i mezzi pubblici e mi chiedo come riuscisse a districarsi in stazione con gli orari dei treni , con gli avvisi, con l’ acquiso dei biglietti e sento che deve comunque essere stata una donna coraggiosa.

 

Sulla scia dei ricordi…

E’ una foto di circa 35 anni fa. Ricorda una festa in parrocchia in occasione di una visita di mia sorella suora di ritorno dalla Thailandia e rivedo tanti visi amici che hanno accompagnato la mia giovinezza .

Ci sono i miei genitori, mio marito, i miei figli ancora piccoli, mio fratello maggiore, mia sorella Ilva, i nipoti e tanti amici… era stata una bella festa.

Foto di famiglia di un secolo fa.

foto dei nonni paterni e famigliaEcco una foto che risale a più di cento anni fa. Vi compaiono i miei nonni paterni: il nonno Vincenzo coi suoi bei baffoni, l’ aria piuttosto imponente e austera, la catenella dell’ orologio che esce dal taschino e la nonna Carolina con l’ aria un po’ provata  (e ne aveva ben donde visto  che aveva da poco avuto il piccolo che tiene sulle ginocchia , ultimo di una schiera nutrita)

Ci sono poi lo zio Ettore accanto al nonno, mio padre in piedi accanto alla nonna , la zia Bruna , unica femminuccia, in piedi sulla sedia e lo zio Bruno sulle ginocchia della sua mamma.

E’ interessante notare come il fotografo abbia disposto le persone : è un’ impostazione  pittorica direi ( potrei dire a piramide?) perchè la si ritrova in molti quadri ; nel tempo in cui la pittura risentiva dell’ influenza della fotografia, la fotografia mimava la pittura.

Mio padre raccontava che suo padre aveva fatto il carabiniere e che una volta gli aveva salvato la vita: lui correndo per casa era caduto nella pentola che stava sul focolare e suo padre, rapidamente gli aveva strappato di dosso tutti i vestiti, limitando il danno delle ustioni, di cui portava alcune cicatrici mai scomparse del tutto.

Il nonno morì di poòmonite sul finire della Grande Guerra e la nonna rimase da sola coi quattro figli già nati e col quinto in arrivo.  Si può ben immaginare che la sua non sia stata una vita facile.

 

 

Anno 1957.

Anno 1957 - classe quinta

Anno 1957. Classe quinta.
Fino ad allora le classi miste erano state una eccezione e forse, se non ricordo male, ci finivano spesso i pluriripetenti.
Da quell’ anno invece le classi miste divennero la norma e la nostra sezione, rigorosamente femminile per tutti gli altri quattro anni precedenti fu unita alla classe maschile parallela.
Da notare l’ abbondanza di fiocchi: bianco nei capelli delle bambine, azzurro per allacciare il colletto bianco dei maschietti e fiocco rosa al colletto delle femmine. Bianche dovevano essere anche le calze delle bambine.
Di rigore erano il grembiule o la blusa nera.
La nostra maestra era all’ avanguardia per quei tempi. Ricordo che ci aveva fatto imparare una canzone che aveva come testo una poesia di Pascoli …
“Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca. Senti una zana dondola pian piano, ecc. ecc.”
Fiorello con la sua “La nebbia agli irti colli..” non aveva inventato proprio niente.

Ricordo quasi tutti i nomi di quei miei compagni di scuola, ma qualcuno è stato inghiottito dalla nebbia del tempo .

Ricordi di scuola.

In questi giorni ho ritrovato i contatti con due ex-compagne di scuola superiore. Entrambe ricordavano una mia partecipazione a uno spettacolino di fine anno organizzato da una brava insegnante di musica. Eravamo provenienti da diverse classi dell’ Istituto magistrale C. Sigonio ; c’ era chi suonava il panoforte , chi suonava la chitarra e chi le percussioni e poi c’ erano alcuni che cantavano le canzoni in voga in quel momento. Non ricordo però i nomi dei ragazzi che hanno partecipato con me a quell’ evento, che non si è più ripetuto negli anni successivi. Ricordo che la palestra era gremita quel giorno e che avevo una gran paura; lo spettacolo è stato poi replicato in una parrocchia di Modena, ma quell’ esperienza non dev’ essere stata troppo esaltante se quella è stata l’ unica volta che sono salita su un palco.
Pubblico la foto dei partecipanti allo spettacolo scolastico. Io sono quella vicino alla prof. Benzi (non sono sicurissima, ma credo che quello fosse il suo cognome) in ultima fila in alto. Chissà se qualcuno riconosce gli altri ragazzi e ragazze che compaiono nella foto…..

Classe seconda G.

Ieri si è compiuta una di quelle magie che solo le moderne tecnologie consentono : una mia compagna delle scuole superiori è riuscita a rintracciarmi e dopo quasi 50 anni abbiamo ripreso il dialogo con la gioia di ritrovarsi a parlare degli avvenimenti e delle persone che hanno reso belli quegli anni. Ringrazio molto la mia amica Giliola per avermi cercata e per farle cosa gradita provo a pubblicare qui la foto della nostra classe: eravamo in seconda magistrale.

Io sono la seconda da destra in prima fila in basso e la mia amica Giliola è quella al centro nella fila più in alto.
Allora andavano di moda i capelli cotonati e lo si capisce bene dai nostri ciuffi così abbondanti….
(Non so ancora modificare bene le foto e il risultato è sempre scadente, ma mi riprometto di migliorare….)

Epifania del ’56.

Era l’ Epifania di 58 anni fa….quanto tempo è passato! Eppure ricordo di quel giorno il corteo con i magi e i pastori che partiva dall’ oratorio femminile e si dirigeva alla Chiesa dove erano ad attendere i personaggi principali del presepe vivente e tanti angeli vestiti di bianco, con ali rese luccicanti da ornamenti dorati.

Uno dei personaggi più importanti di quel presepio vivente era impersonato da una delle mie prime lettrici, mia sorella che mi segue dalla Thailandia. Chissà se riuscirà a riconoscersi in questa foto che la mia imperizia ha reso sbiadita e poco leggibile. Lei impersonava S. Giuseppe, forse perchè era una delle più alte ragazzine dell’ oratorio e la sua migliore amica impersonava la Madonna.Gesù Bambino era interpretato da un improbabile biondissimo bambino, paffutello e roseo ….
Di quel giorno io ricordo anche la chiesa strapiena, le ali luccicanti degli angioletti sistemati sulla balaustra dell’ altare maggiore e l’ incenso che rendeva l’ atmosfera un po’ irreale, come se facesse parte di un sogno, ma soprattutto ricordo come mi sentivo importante : c’ era mia sorella al centro di quella rappresentazione e tutti la stavano guardando…

S. Lucia.

S. Lucia

Santa Lucia , la notte più lunga che ci sia…recita un proverbio un po’ bugiardo. Questo detto è forse legato al fatto che in quella notte molti bambini aspettano i doni e si sa che l’ ansia dell’ attesa fa sembrare le ore interminabili.
Quand’ ero piccola, la sera del 12 dicembre era sempre molto particolare: nella notte, S. Lucia sarebbe venuta col suo asinello a portare i doni ai bambini e tutti dovevamo dormire presto. Allora non scrivevamo la letterina a S. Lucia, perchè sapevamo che bisognava accontentarsi di quello che ci sarebbe toccato. Certo non ci sarebbero mancate le idee per fare le nostre richieste, ma non ci era concesso il diritto di esprimerle.

Quella sera io andavo a letto con una certa smania addosso: chissà cosa avrei trovato la mattina seguente ai piedi del letto…..non era mai capitato di trovare doni eccezionali, ma il mistero che avvolgeva quella notte mi faceva venire le formiche nello stomaco. Alcune mie amiche dicevano di mettere sul davanzale della finestra un po’ di acqua e un po’ di paglia per l’ asinello, ma io credo di aver fatto mai nulla del genere.
Al mattino seguente i miei genitori mi svegliavano di buon’ora e io con gli occhi ancora assonnati vedevo il luccichio delle carte delle caramelle e dei cioccolatini (una manciata appena)in fondo al letto e mi pareva una cosa straordinaria. Tra i dolcetti c’ era sempre un gioco o un libro e poi due o tre mandarini, qualche fico secco o qualche dattero e un pupazzetto di zucchero.

Allora quella era l’ unica occasione in cui si ricevevano regali e anche se erano molto modesti, venivano accolti con grande festa.
Ora i bambini hanno troppo di tutto e S. Lucia e Babbo Natale sono spesso in difficoltà nella scelta dei doni da portare….
Ho cercato di capire come mai in terra di Emilia la tradizione abbia affidato a una santa siciliana il compito di portare doni ai bambini, ma non ho trovato niente altro che la sua storia; se volete potete leggerla anche voiQUI