Che tristezza!

Se penso a quante risate mi ha fatto fare Montesano con le sue gag e i suoi personaggi, mi viene una gran malinconia nel constatare come si sia ridotto in questi ultimi anni….

Non avendo più probabilmente occasioni per occupare le prime pagine con le sue performances da comico, cerca di attirare l’attenzione su di sé con atteggiamenti provocatori: l’avevamo già visto tra i no-vax e tra i complottisti più “penosi” in un passato recente e ora si è fatto espellere dalla trasmissione televisiva “Ballando con le stelle” per aver indossato una maglietta inneggiante al fascismo.

Certamente per un attore che ha conosciuto il successo invecchiare non è facile, ma lo si può fare senza perdere la dignità.

TV: La sposa.

In questi giorni di forzato ritiro, mi fa molta compagnia RaiPlay e ieri ho visto una miniserie, “La sposa” che non avevo seguito a suo tempo.  Racconta di una ragazza calabrese, Maria, che per salvare la famiglia dai debiti accetta di sposarsi per procura; mediatore del ” contratto” è lo zio dello sposo. Viene così a ritrovarsi in una famiglia contadina del basso Veneto in cui il suo sposo è in piena crisi per la scomparsa della prima moglie. e non la accetta.

Maria però è determinata e si mette al lavoro senza farsi scoraggiare dalla fatica e dalla mancanza di accoglienza. La sua costanza e il suo coraggio riusciranno nel miracolo di far tornare serenità e prosperità in quella famiglia, ma quando tutto sembra andare per il meglio ecco comparire dal passato di Maria un suo compaesano nel frattempo diventato malavitoso e i guai allora sono inevitabili.

Ho letto che la proiezione della miniserie ha suscitato le proteste di alcuni politici veneti perchè lo sceneggiato, ambientato nei primi anni 60, ritrarrebbe la loro regione in condizioni di arretratezza.

Io ricordo bene tuttavia che anche al mio paese (non molto distante dalle zone in cui la storia è ambientata ) le case dei contadini in quegli anni, erano ancora prive di ogni comfort, spesso separate dalla stalla solo da un androne e col letamaio poco distante. Le ragazze del paese perciò non si adattavano a vivere in quelle condizioni e i giovani contadini faticavano a trovare moglie. Così arrivati a una certa età si affidavano a dei mediatori che combinavano i matrimoni con ragazze del centro o sud Italia.

Non so come si trovassero quelle donne catapultate in un ambiente di cui forse non capivano nemmeno il dialetto e ricordo che quando se ne parlava uscivano queste espressioni: Sì, è quello che ha sposato “una di giù” e sai com’è… – oppure-   Lei è una della bassa , però è una brava donna..

Tornando alla serie televisiva a me pare che ne sia uscito un bel ritratto di donna che, anzichè piangersi addosso per le sue  sventure, ha saputo prendere in mano la sua vita e diventare il perno attorno al quale si è ricostruita  una famiglia, prima allo sbando, basata sulla fiducia reciproca e su obiettivi condivisi.

 

 

 

Che significa?

Se cliccate qui trovate il testo della canzone di Achille Lauro: mi pare la fiera dell’ insipienza.

Forse è per il vuoto di significato della sua canzone che ‘sto ragazzo  deve confondere le idee del pubblico con le sue pseudo-trasgressioni e con il suo look particolarmente sgradevole….

Concerti di Capodanno.

Si è appena concluso il concerto tradizionale trasmesso dalla RAI dal teatro “La Fenice” di Venezia.

E’ stato bellissimo, emozionante, travolgente per la bravura dei musicisti, dei coristi, del corpo di ballo e dei due cantanti lirici menzionati nell’articolo linkato sopra.

Ma chi mi ha emozionato di più è stata la bravissima soprano sudafricana: ha eseguito pezzi di grande difficoltà con una apparente semplicità e una bravura degna delle più grandi cantanti liriche.
Nel brano “Una voce poco fa” tratto dal “Barbiere di Siviglia” ha veramente dato prova di grande valentia e ha sfoggiato grande tecnica e grandi capacità interpretative. Qui sotto copio il link a un video in cui lo stesso brano è interpretato magistralmente dall’indimenticabile Callas, che ha forse una voce più drammatica e morbida, ma la Yende ha dalla sua una freschezza e una gioiosità contagiose.

Appena terminato il concerto da Venezia la RAI ha trasmesso l’altrettanto tradiionale (direi storico)concerto da Vienna e quello che un tempo ritenevo un imperdibile evento beneaugurante per la vivacità delle musiche, oggi, al confronto con il concerto daa Venezia, mi è sembratp monotono, ripetitivo, manierato. Infatti i valzer, le marcette, le polke  viennesi sono musiche nate per far danzare una corte in cerca di distrazioni per cacciare la noia, la musica  lirica del repertorio veneziano è invece nata per raccontare storie e per commovere e ci riesce ancora benissimo.

The voice senior – e i coach.

Non seguo quasi mai i vari programmi che portano alla ribalta nuovi personaggi e nuovi cantanti, però seguo volentieri “The Voice senior”.

Porta sullo schermo televisivo persone ultrasessantenni e offre loro un’occasione per esibirsi: pochi di loro sono personaggi bizzarri che vogliono solo un momento di visibilità, altri invece sono persone che hanno sempre amato cantare, ma non hanno avuto le occasioni giuste per realizzare i propri sogni, altri ancora sono persone che sono sempre vissute nel mondo della musica, ma con ruoli di secondo piano.

Si possono così gustare a volte  esibizioni molto apprezzabili ed è bello vedere persone non più giovani che continuano a coltivare una passione.

Ma le cose più interessanti della trasmissione sono per me gli intermezzi (che sembrano improvvisati) in cui i giudici/coach (Orietta Berti, Loredana Bertè, Clementino e Gigi D’Alessio) si esibiscono in pezzi di bravura, creando atmosfere ed emozioni intense. Ieri sera ad esempio mi è piaciuto tantissimo il duetto tra Gigi D’Alessio e Loredana Bertè nella bellissima canzone di Gragnaniello “Comme se fa” lanciata a suo tempo da Roberto Murolo e Mia Martini.

In questi momenti si esaltano le qualità canore e musicali di coloro che si esibiscono e si comprende anche il motivo del loro successo che continua nel tempo.

Non ho mai apprezzato molto Gigi D’Alessio e le sue canzoni, ma apprezzo molto ora in lui il musicista di talento e la sua capacità di sensibile interprete delle canzoni napoletane e dei cantautori.

 

Film: L’insulto.

“L’insulto” è un film ambientato in Libano, una terra martoriata da lunghe , terribili guerre tra le etnie che la popolano.

La vicenda, molto verosimile, prende l’avvio da un tubo non a norma che spunta fuori da un balcone.  Yasser, un capocantiere palestinese, dopo essersi presa sulla testa l’acqua caduta da quel tubo, chiede a Tony, un libanese cristiano maronita, di poter provvedere alla regolarizzazione dello scarico, ma ne ottiene un netto sprezzante  rifiuto. Yasser risponde con un insulto. Dalle mancate scuse del palestinese, inizia una spirale di ripicche, con conseguenze pesanti per entrambi i contendenti, che sfociano in un processo. Le varie fazioni politiche naturalmente soffiano sul fuoco e scoppiano anche tumulti di piazza tra Libanesi e Palestinesi (rifugiati in Libano dopo essere stati cacciati dai territori occupati da Israele). I due contendenti, che non volevano accadesse tutto questo, cominciano a ridimensionare i rispettivi risentimenti e a guardarsi non più come nemici, ma come persone.

La situazione si risolve in una seduta di quello spinoso processo: l’avvocato che accusa Yasser, proietta in aula un filmato che ricorda ai presenti i fatti tragici avvenuti 40 anni prima, nei quali la famiglia di Tony (allora bambino) era stata coinvolta tragicamente. E allora si capisce che la protervia di Tony veniva da una rabbia inconscia e lungamente sepolta.

Le parole più toccanti vengono pronunciate dall’avvocato:- Qui nessuno può vantare l’esclusiva della sofferenza!- Il pubblico presente in aula, prima diviso nelle due opposte fazioni, comprende che in fondo non ci sono vittime e carnefici, ma tutti sono stati e continuano ad essere vittime di giochi politici al di fuori del loro controllo. Gli animi si placano e il processo finisce con l’assoluzione di Yasser.

E’ un film da vedere perchè  fa capire quanto sia difficile vivere in quei paesi del Medioriente in cui la tensione fra i vari gruppi etnici è tale che ogni minimo screzio  può essere preso a  pretesto per far scoppiare una guerra civile. Il regista, comunque, mostra come le donne siano sempre più propense a smussare i contrasti, a cercare di calmare gli animi facendo capire ai rispettivi mariti quanto sia più importante la buona convivenza rispetto alla soddisfazione di veder appagato il proprio orgoglio.

(Visto su Raiplay)

Pensieri di un mattino di maggio.

Avevo pensato, già ieri, di scrivere su un fatto che forse nessuno ha messo in evidenza: al Festival Europeo della Canzone, l’unico paese partecipante a riportare zero voti, dopo le due votazioni previste, è stata la Gran Bretagna. E’ come se le varie giurie nazionali e i televotanti avessero voluto far capire agli Inglesi che, se non si sentono europei, non ha proprio senso voler partecipare a manifestazioni europee e li hanno ignorati, credo giustamente.

Stamattina, però, mi sento veramente male al pensiero di quel bambino di 5 anni, unico sopravvissuto alla tragedia della funicolare di Mottarone precipitata in un dirupo. Non ci sono parole adatte a esprimere l’angoscia per chi cercava un momento di sereno svago e ha trovato la morte e per quel bambino ora in un letto di ospedale. Chi potrà spiegargli ciò che è accaduto? Come, se sopravviverà, potrà superare il dolore della perdita del padre, della madre, del fratellino? Leggo che i parenti sono accorsi al suo capezzale; prego Dio che dia loro la forza e la capacità di stare accanto a quel bambino tanto provato dalla sventura e possano aiutarlo a curare le ferite del corpo e ancor più quelle dell’anima.

 

Un uomo di parola.

Stasera RAI1, dopo la via Crucis da Piazza San Pietro, ha mandato in onda il docu-film di Wim Wenders: “Papa Francesco: un uomo di parola”. E’ un collage di filmati che si riferiscono a momenti salienti del Papato di Francesco, a momenti della sua vita precedente alla sua elezione a pontefice, in Argentina, e a spezzoni di una lunga intervista in cui Francesco racconta il suo modo di portare avanti la sua missione.

Ne viene fuori un’immagine commovente di un papa che vuole parlare al mondo intero, senza pregiudizi, senza presunzione, senza la pretesa di giudicare, ma sempre con l’atteggiamento del fratello che vuole incontrare i suoi fratelli.

Ho sentito parole molto dure rivolte ai componenti della curia romana, a chi si rende responsabile di abusi sui bambini, a chi cerca di accaparrarsi sempre maggiori ricchezze saccheggiando le risorse del pianeta e condannando gran parte dell’umanità a una povertà che toglie la dignità.

Ho sentito anche parole di grande tenerezza e ho visto gesti amorevoli per i bambini, per i poveri, per i carcerati, per le donne e per l’umanità intera.

Dio non ha etichette: non è cattolico o musulmano o ebreo, Dio è Dio e basta, ha detto Francesco,  e giudicherà gli uomini in base a un solo criterio: sull’amore che avranno saputo donare.