UTE: Autostima (L. Todaro)

Una Sala Isacchi al completo ha atteso con entusiasmo l’arrivo della dr.ssa Todaro, le cui lezioni sono sempre molto apprezzate. L’argomento di oggi era particolarmente accattivante: l’autostima.

Essa non dipende dal successo personale nelle relazioni o sul lavoro (o a scuola se si è ragazzi), infatti anche a chi ha vissuto una vita ricca di esperienze gratificanti può accadere di non sentirsi “bravo” e non si tratta di essere umili o meno, perché l’umiltà ben intesa è saper concretamente riconoscere i propri meriti e i propri limiti.

L’autostima ha in ogni età sfumature diverse e cambia continuamente nell’arco della vita. Per autostima infatti si intende il giudizio che ognuno dà del proprio valore e tale giudizio dipende sia da fattori interni a noi stessi che a fattori esterni.

Dovremmo continuamente misurare la nostra autostima ponendoci spesso queste domande: QUANTO SONO CONTENTO DI ME? QUANTO CREDO IN ME? QUANTO AMOR PROPRIO HO?

Si possono distinguere due tipi di autostima: globale e specifica.

L’AUTOSTIMA GLOBALE è quella per cui abbiamo la sensazione di contare, di meritare attenzione, stima, considerazione (la acquisiamo nell’infanzia).

L’AUTOSTIMA SPECIFICA riguarda vari settori: fisico (e salute); intellettuale (e cultura); morale (e coerenza); famigliare e ruolo professionale o scolastico (e riscontro); sociale (e immagine)

L’AUTOSTIMA NELLE RELAZIONI INTERPERSONALI – Le relazioni sono la maggior fonte di felicità o infelicità e per poter vivere in armonia con sé stessi e con gli altri è necessario saper autovalutare il proprio valore e nello stesso tempo saper individuare e rispettare il valore altrui. Bisogna cioè poter instaurare una relazione assertiva: io dico ciò che penso, rispettando te e le tue idee.

Se ho una bassa autostima, tenderò a stare sempre in difesa e a chiudermi in me stesso; se ho un’alta autostima tenderò a stare sempre in attacco. In entrambi i casi mi condannerò alla solitudine perché o non mi sentirò all’altezza degli altri e me ne allontanerò o starò lontano (o sarò allontanato) da quelli che ritengo non alla mia altezza. Potrò sentirmi goffo, aver paura di amare, non riuscire ad avere intimità, vivere in simbiosi e dipendenza.

E’ perciò importante cercare di mantenere il nostro equilibrio di autostima facendoci spesso, come già detto, le domande con cui è cominciata questa lezione.

Per concludere, la dr.ssa Todaro ci ha proposto un pensiero rivolto ai giovani (ma vale per ogni età) di Steve Jobs che è stato certamente un uomo di successo.

“Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario.” (Steve Jobs)

Seguendo questo link potrete leggere per intero anche una bella poesia di Kim McMillen , di cui riporto solo la parte finale:

“….Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, mi sono rifiutato di continuare a vivere nel passato o di preoccuparmi del futuro. Oggi ho imparato a vivere nel momento presente, l’unico istante che davvero conta.

Oggi so che questo si chiama benessere.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, mi sono reso conto che il mio Pensiero può rendermi miserabile e malato. Ma quando ho imparato a farlo dialogare con il mio cuore, l’intelletto è diventato il mio migliore alleato.

Oggi so che questa si chiama saggezza.

Non dobbiamo temere i contrasti, i conflitti e i problemi che abbiamo con noi stessi e con gli altri perché perfino le stelle, a volte, si scontrano fra loro dando origine a nuovi mondi. Oggi so che questa si chiama vita.”

UTE: Biodiversità – Il rapimento di Cristina Mazzotti

Oggi abbiamo avuto il piacere di conoscere un nuovo docente, il dottor Pierluigi Gatti, che ha saputo intrattenerci in modo piacevole su un argomento di cui si sente spesso parlare: la biodiversità. Ma per parlare di questo tema è indispensabile comprenderne i concetti generali.

Che cos’è la biodiversità? Per biodiversità si intende la varietà degli esseri viventi presenti sulla Terra. Tale termine è stato usato per la prima volta nel 1988 dall’etologo americano Edward Wilson. La biodiversità si misura con il numero di specie viventi presenti in determinato ecosistema; Maggiore è tale numero, maggiore è la ricchezza di vita.

Per ecosistema si intende l’insieme di elementi viventi e non viventi presenti in un ambiente; dall’equilibrio di queste due componenti dipende l’armonia dell’ambiente stesso.

In un ecosistema equilibrato convivono con reciproco beneficio diverse specie di organismi:

Produttori : sono i vegetali che producono da se stessi i loro nutrimenti, sintetizzando elementi inorganici per produrre materia organica; sono le piante (i vegetali in genere) che sono alla base della catena alimentare e della vita sulla terra. Sono anche detti autotrofi

Consumatori: si dividono in macroconsumatori che mangiano ciò che non sono in grado di produrre; e microconsumatori, che si nutrono di sostanza organica morta (funghi, batteri, iene, coprofagi…); tutti i consumatori sono definiti anche eterotrofi.

Ogni specie svolge un ruolo preciso nell’ecosistema e la scomparsa di una di esse può sconvolgere l’equilibrio dell’ambiente.

Nella lunga storia del nostro pianeta sono state registrate molte estinzioni di specie in diverse epoche, per diverse cause, ma oggi questo fenomeno sta diventando preoccupante perché l’azione dell’uomo, i cambiamenti climatici, le catastrofi naturali rischiano di far scomparire un quarto delle specie viventi nei prossimi 50 anni.

In agricoltura e zootecnia l’uomo privilegia e seleziona le specie che più sono utili a fini economici e questo porta alla scomparsa di molte specie; a volte poi vengono introdotte nell’ambiente delle specie alloctone, che mettono in pericolo quelle autoctone; anche caccia e pesca se non ben regolate possono essere causa di estinzione di specie.

Per preservare la biodiversità si possono creare aree protette, si deve contrastare la deforestazione, si deve combattere l’inquinamento, bisogna diffondere pratiche agricole sostenibili ed è necessario gestire in modo sostenibile le risorse ambientali.

Questa lezione ci ha fatto ricordare concetti già noti, ma che è bene rispolverare ogni tanto.

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IL RAPIMENTO DI CRISTINA MAZZOTTI – Oggi, per il ciclo “INCONTRI CON L’AUTORE”, il noto giornalista Emilio Magni, ci ha parlato del suo ultimo libro, nel quale ricorda un avvenimento accaduto quasi 50 anni fa, ma che nell’erbese tutti i più anziani ricordano ancora con sgomento ed angoscia: il rapimento di Cristina Mazzotti.

Era una ragazza di 19 anni cresciuta tra Eupilio ed Erba, dove abitavano i nonni. Magni la ricorda quando giocava con sua figlia e quando frequentava i luoghi in cui si radunavano i ragazzi della sua età. Aveva il torto di essere giovane, belle e soprattutto di appartenere a una famiglia benestante. Una banda di balordi (calabresi e lombardi) la prese di mira, la sequestrò e la tenne prigioniera in una specie di tomba sotto terra, somministrandole dosi spropositate di tranquillanti. Anche dopo che la famiglia ebbe pagato l’altissimo riscatto, non se ne ebbero notizie per molti, troppi giorni. Poi uno sbandato svizzero fu arrestato perché stava depositando troppi soldi , di cui non riusciva a giustificare la provenienza e, interrogato, confessò il suo legame con la banda dei rapitori di Cristina, che però era già morta.

I colpevoli furono individuati e arrestati, ma la maggior parte del riscatto non è mai stata rintracciata.

Il rapimento di Cristina è stato uno dei primi di una lunga serie che ha segnato tristemente un periodo della nostra storia del secolo scorso.

30 anni di lotta alla solitudine

Ieri sera su Rai3, la trasmissione “Presa Diretta” ha parlato della solitudine, il male silenzioso che s’insinua soprattutto nelle città più popolate. Ad esempio a Tokio, che con le zone circostanti arriva a contare più di 30 milioni di abitanti, molti anziani commettono reati, cercando di farsi cogliere sul fatto, per poter andare in carcere: la reclusione è meglio della solitudine disperata di casa propria.

In Italia, è Milano la città in cui più del 50% delle famiglie sono composte da una sola persona e sono tanti i casi di gente che ha avuto una vita normale (perciò non senzatetto) che giace negli obitori per mesi senza che nessuno ne reclami la salma per darle una sepoltura dignitosa.

In Inghilterra, il problema ha attirato l’attenzione delle autorità e in alcune città si stanno mettendo in atto iniziative per combattere il fenomeno dell’isolamento che coinvolge soprattutto gli anziani.

Qui a Erba abbiamo la fortuna di avere molte associazioni di volontariato in cui gli anziani possono impegnarsi per essere d’aiuto agli altri e a sé stessi e tra queste associazioni, certamente occupa un posto d’onore l’UNIVERSITA’ della TERZA ETA’, che il 25 ottobre prossimo festeggerà i suoi primi 30 anni di attività.

Sono stati trent’anni all’insegna dell’aggiornamento culturale, della solidarietà e soprattutto dell’accoglienza: ognuno in Sala Isacchi può sentirsi a casa, trovare un sorriso di benvenuto e ascoltare parole amichevoli o essere ascoltato con empatia e rispetto.

I festeggiamenti si apriranno alle 12:30 con il pranzo all’hotel Leonardo da Vinci a cui parteciperanno soci, docenti e persone amiche dell’UTE e si concluderanno la sera nella sala polivalente di Via Alserio (ex-tribunale), dove valenti cantanti e musicisti si esibiranno in splendide arie tratte dalle opere di Puccini. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti.

E’ facile capire che sarà una bellissima serata a cui io non vorrò mancare; e voi?

Ute: Turner e il sublime – Evoluzione geologica e biologica dell’Africa.

William Turner (1775-1851) è uno dei pittori inglesi più rappresentativi e innovatori di inizio ‘800. E’ stato quello un periodo di grandi sconvolgimenti politici, sociali ed economici (rivoluzione industriale inglese) e la cultura, come sempre, ha rispecchiato tali eventi. Neo classicismo e Romanticismo interpretavano in modi diversi le sensibilità del tempo: il Neoclassicismo inseguiva il bello-ideale, frutto dell’ingegno umano (ad es. Canova tra gli scultori); il Romanticismo prediligeva in pittura gli ambienti naturali, variegati. Turner, tra i pittori romantici rappresenta la corrente del “Sublime” che si ispira a situazioni di terrore: calamità naturali, precipizi, incendi …. la natura non è governabile, né controllabile.

Turner fece la sua prima mostra all’età di 14 anni e fin da giovanissimo fu accolto nella Royal Academy. I suoi primi quadri traggono ispirazione dal pittore di paesaggi Claude Lorrain, ma ben presto trova un suo modo originale di esprimersi : a poco a poco scompare l’impostazione classica e le sue tele tendono non a descrivere il reale, ma a suscitare emozioni.

Il Naufragio – 1805

Con il passare degli anni la sua pittura si avvicina sempre più all’astrattismo (di cui è considerato un precursore): le forme sono sempre più sfumate e gli elementi naturali in movimento formano vortici potenti.

Nelle sue opere è anche presente il contrasto tra il passato glorioso e il presente dominato dalla tecnica come si vede nel quadro “La Temeraire trainata al suo ultimo ancoraggio” :

La Temeraire trainata verso l’ultimo ancoraggio.

la bella gloriosa nave che ha combattuto le battaglie contro Napoleone viene trainata da un battello a vapore verso il cantiere dove verrà smantellata.

Sono stati ritrovati molti suoi studi fatti ad acquerello che oggi possono essere considerati vere opere compiute e che richiamano la pittura astratta.

La prof. Beretta sa sempre intrattenere i suoi uditori in modo piacevole e coinvolgente: grazie!

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EVOLUZIONE GEOLOGICA E BIOLOGICA DELL’AFRICA – Quella di oggi del dr. Sassi è stata una lezione di BIOGEOGRAFIA che studia la distribuzione di animali e piante nelle diverse zone del nostro pianeta.

Per capire perchè in Africa non ci sono canguri e in Australia non ci sono elefanti, bisogna ricorrere alla geologia e tornare all’origine dei continenti. Come è risaputo un tempo (260 milioni di anni fa – periodo Permiano)) tutte le terre emerse erano unite tra loro a formare la PANGEA . Poi nel Triassico si cominciarono a delineare delle “spaccature” che si andarono via via accentuando nel Giurassico fino a essere più definiti nel Cretacico. Da questo momento le specie subirono evoluzioni diversificate nei vari continenti ormai separati tra loro

Già nel Triassico i mammiferi (la lezione del dr. Sassi ha dovuto necessariamente delimitare la sua analisi a queste specie) si erano diffusi in tutte le terre emerse, ma è nel Cretacico che compaiono i mammiferi veramente africani, pur continuando le migrazioni di animali dall’Eurasia all’Africa. Tra i veri africani troviamo: l’oritteropo, l’elefante, il lamantino, il dugongo, la talpa dorata, le varie specie di tenrec e altri.

E i leoni, le iene, le giraffe? Sono arrivati in Africa dal nord e i gorilla come le altre scimmie sono originari dell’Asia.

Molto piacevole anche questa lezione: il dr. Sassi non delude mai….

Ute: Terapia del dolore – La Spagna nella visione di Edmondo De Amicis.

Il dr. D’Amico oggi ha tenuto un’interessante lezione sul tema: “Terapia del dolore”.

Prima di parlare di terapia, tuttavia, bisogna definire cosa si intende per “dolore” e la risposta viene dall’Associazione Internazionale sugli Studi del Dolore (acronimo inglese IASP), secondo la quale “ il dolore è un’esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata ad un effettivo o potenziale danno tissutale e comunque descritta in rapporto a tale danno”.

A questa definizione sono state aggiunte nel corso degli anni alcune note: * il dolore è uno stimolo elettrico inviato al cervello;* ognuno ha una percezione personale del dolore;* il concetto di dolore viene dalle esperienze personali; ognuno racconta il dolore a suo modo e questo merita rispetto;*il dolore (soprattutto se cronico) influisce sulle condizioni di vita. La percezione del dolore è influenzata da diversi fattori biologici, psicologici e sociali.

Il dolore acuto parte da una lesione, le cellule lesionate emanano sostanze che stimolano le terminazioni vicine, che trasmettono lo stimolo al midollo spinale e da qui lo stimolo stesso viene inviato al cervello profondo (talamo) e infine arriva alla corteccia cerebrale: a questo punto ne prendiamo coscienza.

Il dolore cronico (durata da 3 a 6 mesi) crea modificazioni nelle cellule nervose cerebrali e per questo può accadere che si percepisca il dolore anche quando la sua causa è stata rimossa (es.: gamba amputata).

Per curare il dolore è necessario prima di tutto fare una scrupolosa anamnesi interrogando il paziente e visitandolo; in questa sede il medico può rendersi conto di che tipo di dolore affligga il paziente e prescrivere la terapia più adatta.

Il dr. D’Amico a questo punto ha descritto bene come diagnosticare il tipo di dolore da curare e le diverse terapie in casi pratici come il dolore da artrosi al ginocchio e la sciatalgia, quest’ultima spesso derivante da un’ernia discale.

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LA SPAGNA NELLA VISIONE DI E. DE AMICIS – La prof. Daniela Piccolo ( per la prima volta all’UTE) ci ha parlato di un libro poco conosciuto ai nostri giorni, ma che negli anni 70 del 1800 fu un vero best seller a livello europeo.

De Amicis, dopo aver fatto l’Accademia militare a Modena, abbandonò ben presto la carriera militare per dedicarsi al giornalismo e il quotidiano di Firenze “La Nazione” lo assunse e lo inviò in Spagna, dove nel 1871, era salito al trono il giovane principe italiano Amedeo di Savoia, figlio di Vittorio Emanuele II. I lettori del giornale erano interessati a capire come gli Spagnoli accettassero questo re straniero e De Amicis intraprese un lungo viaggio che lo portò a percorrere la Spagna in lungo e in largo, documentando le sue vicende di viaggio con 41 articoli che comparivano a cadenza settimanale sul quotidiano di Firenze. Dalla rielaborazione di quegli articoli nacque il libro “Spagna” che, come detto, ebbe un enorme successo.

Prima di analizzare il libro nei particolari, la nostra docente ha inteso far notare cosa si intenda per libro di viaggio: esso deve essere autobiografico, cronologico, deve contenere la descrizione di spostamenti, di aneddoti vissuti, di persone incontrate e deve riportare i sentimenti e le emozioni dell’autore.

Bisogna anche tener presente che viaggiare a quei tempi non era così facile: i viaggiatori andavano incontro a pericoli e a disagi di ogni genere. Se nel ‘700 il paese verso cui guardavano i più ricchi, come meta “educativa” per i propri figli, era l’Italia, nell’800 era invece di moda la Spagna.

E’ sull’onda di questo interesse (e per i motivi giornalistici sopra ricordati) che De Amicis intraprende il suo viaggio da cui scaturì il suo libro. La prof Piccolo ci ha poi letto alcuni brani tratti da “Spagna” e da essi si percepiva molto bene l’entusiasmo del giovane De Amicis per gli aspetti più affascinanti di quel paese.

Sono state due lezioni molto interessanti, condotte in modo impeccabile dai due docenti, che ritroveremo presto con vero piacere.

UTE: La rivoluzione del filo di paglia- l’età degli imperi (storia dell’Africa)

Il prof. Creuso, che ha sostituito all’ultimo momento la prof. Beretta, ci ha parlato, come spesso accade, di un argomento insolito.

Oggi ha parlato di un filosofo-botanico giapponese: Masanobu Fukuoka (1913/2008).

Cominciò a lavorare in un ufficio della dogana e, nel tempo libero, frequentava un laboratorio di chimica. Dopo una malattia, ebbe una crisi depressiva che lo portò a licenziarsi e a vagabondare senza meta, poi tornò a casa del padre che gli affidò un podere. Masanobu lo lasciò andare in malora. Per evitare l’arruolamento durante la guerra, si mise a lavorare come biologo e cominciò a pensare a un tipo di agricoltura diversa, basata sul “non-fare”. Secondo Fukuoka non è necessario arare la terra: radici e lombrichi bastano a rendere soffice il terreno; non si devono usare pesticidi, ma esseri viventi antagonisti dei parassiti (carpe e oche nelle risaie). Non servono fertilizzanti: la natura provvede da sè a rifornire di nutrimenti le piante, se si lasciano sul terreno foglie e paglia per il tempo sufficiente (questo ridurrà anche il fabbisogno di acqua). Semina il riso quando ancora non è stato mietuto, inserendo i semi in piccole capsule di argilla aiutandosi con un bastoncino. Con queste sue tecniche, sono necessarie poche ore di lavoro con la conseguente diminuzione dei costi di produzione del cibo a vantaggio delle classi meno fortunate; i prodotti forse non sono così belli da vedere, ma sono ottimi per sapore e salubrità. Così come in agricoltura Fukuoka sosteneva un’agricoltura rispettosa della natura e del pianeta Terra, così er contrario agli allevamenti intensivi, che nulla hanno di naturale.

E’ facile capire che le sue teorie non siano state accolte con grande favore dalle grandi multinazionali che producono fertilizzanti e pesticidi.

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Storia dell’Africa: LA FASE DEI GRANDI IMPERI – Don Ivano ha ribadito il concetto che non si è avuto per molto tempo uno studio della storia africana, perchè eventi e notizie erano sempre stati tramandati per via orale di generazione in generazione. L’Africa era comunque un continente di cui era nota l’esistenza fin dai tempi più antichi (nelle carte dei Romani apparivano le coste settentrionali del continente e più a sud compariva solo la scritta “hic sunt leones”).

Per molto tempo si è fatta cominciare la storia dell’Africa con le conquiste coloniali, ma, anche se non esistono documenti scritti, non vuol dire che non si possano ricostruire gli eventi più salienti, col limite però che è difficile parlare di “storia africana” visto il numero notevole di stati diversi tra loro che la compongono. Storici africani recentemente hanno messo in luce la ricchezza delle soluzioni politiche messe in atto in diverse zone dell’Africa in epoche precoloniali; è una storia poco conosciuta anche dagli stessi africani, ma che potrebbe essere fonte di ispirazione anche per i nostri legislatori, visto che è intrisa di valori umanistici e spirito di convivenza fra diverse culture e religioni.

Ute: la malattia da virus ebola – Applicazioni dell’ A.I.

Il dr. Lissoni ha iniziato la sua bella lezione spiegandoci la differenza tra:

*batteri – organismi viventi di circa 1/1000 di mm.

*virus – 100 volte più piccoli dei batteri, vivono solo all’interno di altri organismi sfruttandone le risorse energetiche.

I virus sono generalmente di forma tondeggiante (anche se non mancano eccezioni) e presentano delle sporgenze che consentono loro di penetrare nelle cellule dell’essere vivente che li ospita e, generalmente, “dormono” al loro interno senza dare fastidi. In altri casi invece danneggiano la cellula ospite fino a farla morire o la costringono a riprodursi in maniera anomala. I virus “parassitano” animali, vegetali, funghi o batteri.

Ebola è un virus filiforme, che prende il nome da un fiume del Congo, nel cui territorio è stato individuato per la prima volta nel 1976. Esso ha provocato diverse epidemie (contagi a diffusione regionale – pandemie : contagi a diffusione mondiale) nell’Africa sub-tropicale con mortalità del 50% dei contagiati. La malattia da ebola è favorita da condizioni ambientali sfavorevoli: povertà, carenze igieniche, negazione del problema, ostilità verso i sanitari.

Si sono verificate diverse epidemie dal 1976 ad oggi, ma dal 2019 disponiamo di un vaccino che si è rivelato molto efficace, grazie a due ricercatori canadesi. Dopo diversi studi si è giunti a scoprire che il virus ebola si trova nei pipistrelli, che lo ospitano senza averne danni.

La malattia si manifesta dapprima come una semplice influenza, poi arriva la febbre alta e, dopo una settimana cominciano le emorragie, perché il virus danneggia le piastrine e il rivestimento dei capillari e, come già detto, il 50% dei malati muore entro 10 / 20 giorni; i sopravvissuti restano contagiosi fino a 52 giorni dopo la guarigione..

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Applicazioni dell’A.I. – Il prof. Rizzi ci ha stupito e anche un po’ “spaventato” dimostrandoci quali e quante applicazioni può avere l’intelligenza artificiale in vari campi: dall’industria, alla musica, alla produzione di video, all’elaborazione di articoli di giornale, all’analisi di documenti, alla traduzione istantanea di una conversazione o di un discorso.

Come può imparare un computer? Impara dalla quantità enorme di dati che gli vengono forniti. La chatGPT ha connessioni simili a quelle di un cervello umano.

Esiste pertanto l’Intelligenza Artificiale (IA per noi – AI in lingua inglese) Generativa, che può in pochi istanti progettare case, mobili, video, comporre testo e musica di canzoni rispondendo ad una richiesta scritta o vocale in cui vengono forniti i requisiti che il prodotto generato dovrà avere.

C’è poi un IA Discriminativa che viene utilizzata dalle industrie, in campo sanitario, per prevenire incidenti e in mille altre applicazioni.

Se è facile capire le grandi opportunità che l’Intelligenza artificiale può offrire facendo risparmiare tempo e costi di produzione, è altrettanto facile capire che impatto potrà avere sull’occupazione e a quali pericoli saremo esposti se questa tecnologia verrà sfruttata da malintenzionati. E’ urgente regolamentarne l’uso in modo chiaro e preciso perchè non diventi un’arma devastante e un’occasione di discriminazione tra chi potrà disporne e chi ne resterà escluso.

Solidarietà per l’Emilia Romagna.

Ricevo dal Presidente dell’UTE questo appello che sottoscrivo e pubblico, sperando che venga accolto da molti:

Carissimi Soci,

la recente alluvione in Emilia Romagna e Marche ha fatto nascere, in ciascuno di noi, sentimenti di solidarietà per quelle famiglie così profondamente colpite, prima ancora che nei beni materiali, nella speranza di poter ricostruire il loro futuro. La settimana scorsa ho avuto modo di parlare con la Presidente del Lions Club di Bagnacavallo che mi ha descritto la situazione drammatica di Traversara, di cui in questi giorni vediamo immagini in televisione. Molte famiglie hanno perso letteralmente tutto, la casa non esiste più, spazzata via dalla furia delle acque.

Di fronte a tale immane calamità l’UTE non può rimanere indifferente e come in altre situazioni vuole dimostrare la propria solidarietà; per questo vi propongo di sottoscrivere un contributo a favore degli alluvionati di Traversara utilizzando l’IBAN IT89 B030 6909 6061 0000 0126 560 intestato Università della Terza Età con la causale: Alluvionati di Traversara. I contributi raccolti entro venerdì 25 ottobre saranno Trasferiti al Lions club di Bagnacavallo che insieme all’Associazione di Traversara provvederà per i bisogni più urgenti.

Certo del gesto di generosità che ciascuno di noi vorrà compiere saluto cordialmente.

Umberto Filippi