UTE: Le guerre coloniali italiane – La fase dei grandi imperi africani.

E’ nella seconda metà dell’800 che ha inizio il colonialismo europeo in Africa: gli Stati europei hanno bisogno di materie prime e hanno capitali da investire, inoltre c’è anche l’alibi culturale: bisogna portare la “civiltà” nel continente nero. In realtà il colonialismo ha destrutturato le antiche civiltà africane.

Con l’apertura del Canale di Suez nel 1877, i territori che si affacciano su questa importante via di comunicazione assumono una nuova importanza. Nella Conferenza di Berlino del 1884, gli Stati europei si spartiscono i territori africani disegnando a tavolino dei confini senza tener conto di fattori ambientali e culturali. Ad esempio vengono unite Tripolitania e Cirenaica nello stato della Libia, ma le due regioni sono profondamente diverse tra loro e anche oggi, dopo la fine del regime di Gheddafi, sono in continua lotta tra di loro.

I primi italiani a entrare in Africa sono i missionari, poi li seguirono i mercanti e infine arrivarono i militari. Spesso i missionari assumono anche funzioni di collegamento con gli stati di origine dando alla loro missione una valenza anche di tipo “coloniale”; per questo nel 1919 Papa Benedetto XV emanò un’enciclica, la “Maximum illud” nella quale criticava il colonialismo europeo e incoraggiava invece la formazione di missionari africani.

Cominciò poi, alla fine degli anni 70 dell’800, la fase delle esplorazioni delle zone interne dell’Africa ancora sconosciute e molti esploratori vengono uccisi nel corso delle loro spedizioni.

Nel 1879 la baia di Assab, acquistata dall’armatore Rubattino 9 anni prima, diventa colonia italiana; nel 1885, sotto il governo Depretis, l’Italia conquista Massaua e da lì parte per conquistare l’interno dell’Etiopia, che era un impero di tipo feudale di antichissime origini. I soldati Italiani conquistano la città di Saati, ma il ras Aulula reagisce e massacra le truppe italiane.

A Depretis succede Crispi, che vuole modernizzare e industrializzare il paese basandosi su una politica autoritaria. Egli fa leva sulle divisioni interne all’impero etiopico e appoggia il ras Menelik, che diventa così il nuovo Negus e firma il trattato di Uccialli, nel quale però è contenuta una contraddizione: nella versione scritta in aramaico si afferma l’alleanza fra Italia ed Etiopia, nella versione italiana si parla invece di “protettorato”. E’ in forza di questo trattato che l’esercito italiano entra nella città di Axum, la città santa dei cristiani copti etiopici, scatenando la reazione di Menelik, che allestisce un esercito di 150mila uomini ben addestrati. I 30mila soldati italiani, circondati ad Amba Alagi vengono massacrati. Le sconfitte si susseguono ed è in una di queste battaglie che muore il figlio di Bocconi, il fondatore dell’università milanese.

Intanto in Italia si verificano frequenti moti popolari per protestare contro la povertà e le tasse . Nel 1900 viene ucciso il re Umberto I; gli succede Vittorio Emanuele III, che punta su una maggiore democratizzazione e sull’industrializzazione del paese, mentre in Africa viene creata la Somalia Italiana con l’unificazione di alcuni territori. E’ l’epoca dei governi capeggiati da Giolitti, della propaganda che invoca “un posto al sole”, della pretesa di cristianizzare l’Africa e Giolitti, appoggiandosi ora ai partiti di destra ora a quelli di sinistra , decide di far guerra alla Turchia (Impero Ottomano) per conquistare la Libia. L’esercito italiano, nel 1911, conquista facilmente le zone costiere, ma trova una forte opposizione nelle popolazioni berbere che abitano nelle zone interne. Gli Italiani occupano le isole del Dodecaneso e nel 1912 si arriva al trattato di Losanna col quale la Libia passa ufficialmente sotto l’amministrazione militare e civile dell’Italia.

Interessante e ben esposta questa lezione del prof. Emilio Galli.

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I GRANDI IMPERI PRECOLONIALI: Don Ivano confida molto nella buona volontà e nell’amore per lo studio di noi soci, perciò ci fornisce il materiale per poterci informare e poi nelle sue relazioni ama divagare in forza della sua grande cultura eclettica. Pertanto non è facile riassumere queste lezioni, dovrei avere il tempo di studiarmi i suoi opuscoli.

Tuttavia posso qui registrare alcune informazioni. Gli Imperi coloniali precoloniali erano costituiti da numerose tribù di etnie diverse governate da un unico imperatore. I tre imperi presi in considerazione nella lezione odierna occupano la parte centrale del continente africano e sono: il Mali, il Congo e l’Etiopia. L’impero del Mali (1235 – 1645) comprendeva fu un impero dell’Africa Occidentale, fondato dal popolo di etnia mandingo che viveva nella regione fra il Mali meridionale, la Guinea orientale, la Costa d’Avorio settentrionale, il Senegal meridionale, la Guinea-Bissau e il Gambia. Poteva controllare le importantissime vie commerciali trans-sahariane.

L’impero del Congo (fine 1300 – inizi 1900) controllava una vastissima zona dell’Africa centrale. Formalmente indipendente, dalla fine del XVI secolo fu sempre più influenzato culturalmente (con la conversione del sovrano al cattolicesimo) ed economicamente dal Portogallo che, nel corso dei secoli, ne minacciò l’integrità territoriale per espandere le proprie colonie. Nel 1914 fu formalmente soppresso dai portoghesi e annesso al loro impero coloniale, anche se parte del suo territorio era già stato smembrato tra Belgio e Francia.

Anticamente il nome Etiopia veniva usato per indicare tutto il continente africano. L’impero dell’Etiopia presentava un territorio prevalentemente montuoso, abitato da popolazioni di diversa etnia: ogni valle era (e forse è ancora) un’entità a sé. L’imperatore faceva risalire le proprie origini alla regina di Saba e a Salomone. L’impero ebbe inizio nel XII secolo e, esclusa la parentesi coloniale, terminò nel 1974.

UTE: Flora del Triangolo Lariano

Il dr, Sassi, notoriamente innamorato della natura in ogni sua espressione, ieri ci ha mostrato una serie di bellissime diapositive illustranti la flora del nostro territorio. Per le particolari condizioni climatico-ambientali verificatesi nel Triangolo Lariano nel periodo delle glaciazioni, la flora presente nel territorio presenta numerose specie endemiche assai rare o, quantomeno, diffuse in ristrette zone del nord Italia. E’ pertanto proibito raccoglierle per evitarne l’estinzione.

Un esempio? La Centaurea Rhaetica che si distingue da specie simili per il calice ricoperto da una fitta peluria. Essa non è propriamente definibile “fiore”, infatti è un’infiorescenza: ognuno dei petali colorati è un piccolo fiore. Molte altre sono le specie endemiche, che costituiscono un vero patrimonio da preservare con cura (cliccando QUI potrete visualizzarne le immagini).

Un discorso a parte meritano le numerosissime specie di orchidee che non sono specie endemiche, ma sono ugualmente a rischio di estinzione. Sono fiori che hanno subito un’evoluzione evidente nei “tepali” che costituiscono la parte più appariscente del fiore. Una menzione merita la Ophrys apifera, che, per il suo aspetto che la fa assomigliare a una vespa, richiama gli insetti impollinatori.

Ma le sorprese non sono finite: tra le specie presenti nel Triangolo Lariano troviamo anche specie velenose, come l’elleboro, il colchico, l’aconito, il veratrum o la dafne.

N.B.: dall’alto in basso: colchico, varie specie di orchidee, centaurea rhaetica.

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Nella seconda ora di lezione, il prof. Cossi ci ha ricordato gli anni giovanili di don Lorenzo Milani, un prete controcorrente, ma obbediente alle gerarchie ecclesiastiche.

E’ nato a Firenze il 27 gennaio 2023, da una ricca famiglia borghese. Tra i suoi antenati troviamo rinomati professori universitari, il padre era un apprezzato chimico. Lorenzo vive un’infanzia felice; è bello, intelligente, ma ha salute fragile e negli anni (dal 1930 al 1943), che la famiglia trascorre a Milano, le sue condizioni fisiche si aggravano e, contemporaneamente, la situazione economica della famiglia diventa meno florida. Bisogna ricordare che in Italia si era da tempo affermato il regime fascista e che , nel 1933, in Germania era andato al potere Hitler. La madre di Lorenzo era ebrea non praticante, ma , vista l’atmosfera politica, si converte al cattolicesimo e si sposa con rito cattolico.

Finito il liceo, con risultati non eccellenti, Lorenzo manifesta la sua volontà di non accedere agli studi universitari, ma di dedicarsi alla pittura. La famiglia rispetta la sua scelta e il giovane trova in Hans Staude un maestro di pittura che lo incita a ricercare l’essenziale ed è in questa ricerca che Lorenzo trova la sua strada: nel novembre del 1943, entra in seminario: ancora una volta, la famiglia, pur contraria, rispetta la scelta di Lorenzo.

UTE: Amicizia e Amore (L. Todaro)

La linea della vita non è una parabola, né una linea retta, ma una linea che cambia spesso direzione. Nel corso della nostra vita l’amicizia e l’amore prendono forme diverse nelle diverse età, ma ad ogni età danno gusto alla vita.

Per amicizia intendiamo una relazione interpersonale accompagnata da sentimenti di fedeltà, tra due o più persone; essa è basata sul rispetto, sulla sincerità, sulla fiducia, sulla stima e sulla disponibilità reciproca.

Può succedere che restiamo delusi e allora si può scegliere di non credere più nell’amicizia o (preferibilmente) stabilire relazioni con diverse persone nelle quali possiamo trovare qualcuna delle caratteristiche dell’amicizia sopra riportate. E’ però bene accettare i diversi modi di vivere l’amicizia da parte delle persone, tenendo anche presente che amicizia e amore non possono essere imposti e non li si può pretendere.

Tutti abbiamo bisogno di amicizia: essa arricchisce la nostra vita. Dobbiamo ricercarla, magari cercando di conoscere meglio le persone che ci vivono accanto: in ambito familiare, nell’ambiente di lavoro o nel vicinato.

Un amico sa condividere gioie e dolori; è uno che ci conosce bene e, nonostante questo continua a frequentarci. Bisogna mettere in conto anche la possibilità di perdonare errori e momenti di incomprensione.

Nell’infanzia l’amico è un compagno di giochi; nell’adolescenza non aver amici può portare a gravi sofferenze; in età adulta le amicizie sono prevalentemente in ambito lavorativo o familiare; in vecchiaia l’amicizia è più che mai preziosa per affrontare i cambiamenti inevitabili (malanni fisici, pensionamento, lutti) e per sconfiggere la solitudine.

E’ importante chiedersi se stiamo dando all’amicizia l’importanza che riveste e il posto che merita nella nostra vita e, se necessario, creiamo occasioni per stringere nuove relazioni di amicizia.

Nelle relazioni di amicizia si possono individuare tre fasi: conoscenza, riconoscenza ( percepire delle affinità), evoluzione del rapporto in un vero legame di amicizia reciproca. Tali relazioni sono spesso un antidoto contro alcuni tipi di malattia e contro la depressione.

In età avanzata è ancora possibile l’amore? La nostra psicopedagogista preferita dice di sì, anche se può essere fatto soprattutto di tenerezza, di coccole, di piacere di stare insieme; un consiglio? Frequentate chi vi fa stare bene!!!

A questo punto la dottoressa Todaro ci ha proposto alcune poesie e tra queste riporto qui quella di Alda Merini:

Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti.

Di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori, detti pensieri,
di rose, dette presenze,
di sogni, che abitino gli alberi,
di canzoni che faccian danzar le statue,
di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti…

Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia le pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

Al termine della lezione Sala Isacchi è esplosa in un lungo applauso: grazie Lucia Todaro.

UTE: Autostima (L. Todaro)

Una Sala Isacchi al completo ha atteso con entusiasmo l’arrivo della dr.ssa Todaro, le cui lezioni sono sempre molto apprezzate. L’argomento di oggi era particolarmente accattivante: l’autostima.

Essa non dipende dal successo personale nelle relazioni o sul lavoro (o a scuola se si è ragazzi), infatti anche a chi ha vissuto una vita ricca di esperienze gratificanti può accadere di non sentirsi “bravo” e non si tratta di essere umili o meno, perché l’umiltà ben intesa è saper concretamente riconoscere i propri meriti e i propri limiti.

L’autostima ha in ogni età sfumature diverse e cambia continuamente nell’arco della vita. Per autostima infatti si intende il giudizio che ognuno dà del proprio valore e tale giudizio dipende sia da fattori interni a noi stessi che a fattori esterni.

Dovremmo continuamente misurare la nostra autostima ponendoci spesso queste domande: QUANTO SONO CONTENTO DI ME? QUANTO CREDO IN ME? QUANTO AMOR PROPRIO HO?

Si possono distinguere due tipi di autostima: globale e specifica.

L’AUTOSTIMA GLOBALE è quella per cui abbiamo la sensazione di contare, di meritare attenzione, stima, considerazione (la acquisiamo nell’infanzia).

L’AUTOSTIMA SPECIFICA riguarda vari settori: fisico (e salute); intellettuale (e cultura); morale (e coerenza); famigliare e ruolo professionale o scolastico (e riscontro); sociale (e immagine)

L’AUTOSTIMA NELLE RELAZIONI INTERPERSONALI – Le relazioni sono la maggior fonte di felicità o infelicità e per poter vivere in armonia con sé stessi e con gli altri è necessario saper autovalutare il proprio valore e nello stesso tempo saper individuare e rispettare il valore altrui. Bisogna cioè poter instaurare una relazione assertiva: io dico ciò che penso, rispettando te e le tue idee.

Se ho una bassa autostima, tenderò a stare sempre in difesa e a chiudermi in me stesso; se ho un’alta autostima tenderò a stare sempre in attacco. In entrambi i casi mi condannerò alla solitudine perché o non mi sentirò all’altezza degli altri e me ne allontanerò o starò lontano (o sarò allontanato) da quelli che ritengo non alla mia altezza. Potrò sentirmi goffo, aver paura di amare, non riuscire ad avere intimità, vivere in simbiosi e dipendenza.

E’ perciò importante cercare di mantenere il nostro equilibrio di autostima facendoci spesso, come già detto, le domande con cui è cominciata questa lezione.

Per concludere, la dr.ssa Todaro ci ha proposto un pensiero rivolto ai giovani (ma vale per ogni età) di Steve Jobs che è stato certamente un uomo di successo.

“Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario.” (Steve Jobs)

Seguendo questo link potrete leggere per intero anche una bella poesia di Kim McMillen , di cui riporto solo la parte finale:

“….Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, mi sono rifiutato di continuare a vivere nel passato o di preoccuparmi del futuro. Oggi ho imparato a vivere nel momento presente, l’unico istante che davvero conta.

Oggi so che questo si chiama benessere.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, mi sono reso conto che il mio Pensiero può rendermi miserabile e malato. Ma quando ho imparato a farlo dialogare con il mio cuore, l’intelletto è diventato il mio migliore alleato.

Oggi so che questa si chiama saggezza.

Non dobbiamo temere i contrasti, i conflitti e i problemi che abbiamo con noi stessi e con gli altri perché perfino le stelle, a volte, si scontrano fra loro dando origine a nuovi mondi. Oggi so che questa si chiama vita.”

UTE: Biodiversità – Il rapimento di Cristina Mazzotti

Oggi abbiamo avuto il piacere di conoscere un nuovo docente, il dottor Pierluigi Gatti, che ha saputo intrattenerci in modo piacevole su un argomento di cui si sente spesso parlare: la biodiversità. Ma per parlare di questo tema è indispensabile comprenderne i concetti generali.

Che cos’è la biodiversità? Per biodiversità si intende la varietà degli esseri viventi presenti sulla Terra. Tale termine è stato usato per la prima volta nel 1988 dall’etologo americano Edward Wilson. La biodiversità si misura con il numero di specie viventi presenti in determinato ecosistema; Maggiore è tale numero, maggiore è la ricchezza di vita.

Per ecosistema si intende l’insieme di elementi viventi e non viventi presenti in un ambiente; dall’equilibrio di queste due componenti dipende l’armonia dell’ambiente stesso.

In un ecosistema equilibrato convivono con reciproco beneficio diverse specie di organismi:

Produttori : sono i vegetali che producono da se stessi i loro nutrimenti, sintetizzando elementi inorganici per produrre materia organica; sono le piante (i vegetali in genere) che sono alla base della catena alimentare e della vita sulla terra. Sono anche detti autotrofi

Consumatori: si dividono in macroconsumatori che mangiano ciò che non sono in grado di produrre; e microconsumatori, che si nutrono di sostanza organica morta (funghi, batteri, iene, coprofagi…); tutti i consumatori sono definiti anche eterotrofi.

Ogni specie svolge un ruolo preciso nell’ecosistema e la scomparsa di una di esse può sconvolgere l’equilibrio dell’ambiente.

Nella lunga storia del nostro pianeta sono state registrate molte estinzioni di specie in diverse epoche, per diverse cause, ma oggi questo fenomeno sta diventando preoccupante perché l’azione dell’uomo, i cambiamenti climatici, le catastrofi naturali rischiano di far scomparire un quarto delle specie viventi nei prossimi 50 anni.

In agricoltura e zootecnia l’uomo privilegia e seleziona le specie che più sono utili a fini economici e questo porta alla scomparsa di molte specie; a volte poi vengono introdotte nell’ambiente delle specie alloctone, che mettono in pericolo quelle autoctone; anche caccia e pesca se non ben regolate possono essere causa di estinzione di specie.

Per preservare la biodiversità si possono creare aree protette, si deve contrastare la deforestazione, si deve combattere l’inquinamento, bisogna diffondere pratiche agricole sostenibili ed è necessario gestire in modo sostenibile le risorse ambientali.

Questa lezione ci ha fatto ricordare concetti già noti, ma che è bene rispolverare ogni tanto.

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IL RAPIMENTO DI CRISTINA MAZZOTTI – Oggi, per il ciclo “INCONTRI CON L’AUTORE”, il noto giornalista Emilio Magni, ci ha parlato del suo ultimo libro, nel quale ricorda un avvenimento accaduto quasi 50 anni fa, ma che nell’erbese tutti i più anziani ricordano ancora con sgomento ed angoscia: il rapimento di Cristina Mazzotti.

Era una ragazza di 19 anni cresciuta tra Eupilio ed Erba, dove abitavano i nonni. Magni la ricorda quando giocava con sua figlia e quando frequentava i luoghi in cui si radunavano i ragazzi della sua età. Aveva il torto di essere giovane, belle e soprattutto di appartenere a una famiglia benestante. Una banda di balordi (calabresi e lombardi) la prese di mira, la sequestrò e la tenne prigioniera in una specie di tomba sotto terra, somministrandole dosi spropositate di tranquillanti. Anche dopo che la famiglia ebbe pagato l’altissimo riscatto, non se ne ebbero notizie per molti, troppi giorni. Poi uno sbandato svizzero fu arrestato perché stava depositando troppi soldi , di cui non riusciva a giustificare la provenienza e, interrogato, confessò il suo legame con la banda dei rapitori di Cristina, che però era già morta.

I colpevoli furono individuati e arrestati, ma la maggior parte del riscatto non è mai stata rintracciata.

Il rapimento di Cristina è stato uno dei primi di una lunga serie che ha segnato tristemente un periodo della nostra storia del secolo scorso.

30 anni di lotta alla solitudine

Ieri sera su Rai3, la trasmissione “Presa Diretta” ha parlato della solitudine, il male silenzioso che s’insinua soprattutto nelle città più popolate. Ad esempio a Tokio, che con le zone circostanti arriva a contare più di 30 milioni di abitanti, molti anziani commettono reati, cercando di farsi cogliere sul fatto, per poter andare in carcere: la reclusione è meglio della solitudine disperata di casa propria.

In Italia, è Milano la città in cui più del 50% delle famiglie sono composte da una sola persona e sono tanti i casi di gente che ha avuto una vita normale (perciò non senzatetto) che giace negli obitori per mesi senza che nessuno ne reclami la salma per darle una sepoltura dignitosa.

In Inghilterra, il problema ha attirato l’attenzione delle autorità e in alcune città si stanno mettendo in atto iniziative per combattere il fenomeno dell’isolamento che coinvolge soprattutto gli anziani.

Qui a Erba abbiamo la fortuna di avere molte associazioni di volontariato in cui gli anziani possono impegnarsi per essere d’aiuto agli altri e a sé stessi e tra queste associazioni, certamente occupa un posto d’onore l’UNIVERSITA’ della TERZA ETA’, che il 25 ottobre prossimo festeggerà i suoi primi 30 anni di attività.

Sono stati trent’anni all’insegna dell’aggiornamento culturale, della solidarietà e soprattutto dell’accoglienza: ognuno in Sala Isacchi può sentirsi a casa, trovare un sorriso di benvenuto e ascoltare parole amichevoli o essere ascoltato con empatia e rispetto.

I festeggiamenti si apriranno alle 12:30 con il pranzo all’hotel Leonardo da Vinci a cui parteciperanno soci, docenti e persone amiche dell’UTE e si concluderanno la sera nella sala polivalente di Via Alserio (ex-tribunale), dove valenti cantanti e musicisti si esibiranno in splendide arie tratte dalle opere di Puccini. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti.

E’ facile capire che sarà una bellissima serata a cui io non vorrò mancare; e voi?

Ute: Turner e il sublime – Evoluzione geologica e biologica dell’Africa.

William Turner (1775-1851) è uno dei pittori inglesi più rappresentativi e innovatori di inizio ‘800. E’ stato quello un periodo di grandi sconvolgimenti politici, sociali ed economici (rivoluzione industriale inglese) e la cultura, come sempre, ha rispecchiato tali eventi. Neo classicismo e Romanticismo interpretavano in modi diversi le sensibilità del tempo: il Neoclassicismo inseguiva il bello-ideale, frutto dell’ingegno umano (ad es. Canova tra gli scultori); il Romanticismo prediligeva in pittura gli ambienti naturali, variegati. Turner, tra i pittori romantici rappresenta la corrente del “Sublime” che si ispira a situazioni di terrore: calamità naturali, precipizi, incendi …. la natura non è governabile, né controllabile.

Turner fece la sua prima mostra all’età di 14 anni e fin da giovanissimo fu accolto nella Royal Academy. I suoi primi quadri traggono ispirazione dal pittore di paesaggi Claude Lorrain, ma ben presto trova un suo modo originale di esprimersi : a poco a poco scompare l’impostazione classica e le sue tele tendono non a descrivere il reale, ma a suscitare emozioni.

Il Naufragio – 1805

Con il passare degli anni la sua pittura si avvicina sempre più all’astrattismo (di cui è considerato un precursore): le forme sono sempre più sfumate e gli elementi naturali in movimento formano vortici potenti.

Nelle sue opere è anche presente il contrasto tra il passato glorioso e il presente dominato dalla tecnica come si vede nel quadro “La Temeraire trainata al suo ultimo ancoraggio” :

La Temeraire trainata verso l’ultimo ancoraggio.

la bella gloriosa nave che ha combattuto le battaglie contro Napoleone viene trainata da un battello a vapore verso il cantiere dove verrà smantellata.

Sono stati ritrovati molti suoi studi fatti ad acquerello che oggi possono essere considerati vere opere compiute e che richiamano la pittura astratta.

La prof. Beretta sa sempre intrattenere i suoi uditori in modo piacevole e coinvolgente: grazie!

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EVOLUZIONE GEOLOGICA E BIOLOGICA DELL’AFRICA – Quella di oggi del dr. Sassi è stata una lezione di BIOGEOGRAFIA che studia la distribuzione di animali e piante nelle diverse zone del nostro pianeta.

Per capire perchè in Africa non ci sono canguri e in Australia non ci sono elefanti, bisogna ricorrere alla geologia e tornare all’origine dei continenti. Come è risaputo un tempo (260 milioni di anni fa – periodo Permiano)) tutte le terre emerse erano unite tra loro a formare la PANGEA . Poi nel Triassico si cominciarono a delineare delle “spaccature” che si andarono via via accentuando nel Giurassico fino a essere più definiti nel Cretacico. Da questo momento le specie subirono evoluzioni diversificate nei vari continenti ormai separati tra loro

Già nel Triassico i mammiferi (la lezione del dr. Sassi ha dovuto necessariamente delimitare la sua analisi a queste specie) si erano diffusi in tutte le terre emerse, ma è nel Cretacico che compaiono i mammiferi veramente africani, pur continuando le migrazioni di animali dall’Eurasia all’Africa. Tra i veri africani troviamo: l’oritteropo, l’elefante, il lamantino, il dugongo, la talpa dorata, le varie specie di tenrec e altri.

E i leoni, le iene, le giraffe? Sono arrivati in Africa dal nord e i gorilla come le altre scimmie sono originari dell’Asia.

Molto piacevole anche questa lezione: il dr. Sassi non delude mai….

Ute: Terapia del dolore – La Spagna nella visione di Edmondo De Amicis.

Il dr. D’Amico oggi ha tenuto un’interessante lezione sul tema: “Terapia del dolore”.

Prima di parlare di terapia, tuttavia, bisogna definire cosa si intende per “dolore” e la risposta viene dall’Associazione Internazionale sugli Studi del Dolore (acronimo inglese IASP), secondo la quale “ il dolore è un’esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata ad un effettivo o potenziale danno tissutale e comunque descritta in rapporto a tale danno”.

A questa definizione sono state aggiunte nel corso degli anni alcune note: * il dolore è uno stimolo elettrico inviato al cervello;* ognuno ha una percezione personale del dolore;* il concetto di dolore viene dalle esperienze personali; ognuno racconta il dolore a suo modo e questo merita rispetto;*il dolore (soprattutto se cronico) influisce sulle condizioni di vita. La percezione del dolore è influenzata da diversi fattori biologici, psicologici e sociali.

Il dolore acuto parte da una lesione, le cellule lesionate emanano sostanze che stimolano le terminazioni vicine, che trasmettono lo stimolo al midollo spinale e da qui lo stimolo stesso viene inviato al cervello profondo (talamo) e infine arriva alla corteccia cerebrale: a questo punto ne prendiamo coscienza.

Il dolore cronico (durata da 3 a 6 mesi) crea modificazioni nelle cellule nervose cerebrali e per questo può accadere che si percepisca il dolore anche quando la sua causa è stata rimossa (es.: gamba amputata).

Per curare il dolore è necessario prima di tutto fare una scrupolosa anamnesi interrogando il paziente e visitandolo; in questa sede il medico può rendersi conto di che tipo di dolore affligga il paziente e prescrivere la terapia più adatta.

Il dr. D’Amico a questo punto ha descritto bene come diagnosticare il tipo di dolore da curare e le diverse terapie in casi pratici come il dolore da artrosi al ginocchio e la sciatalgia, quest’ultima spesso derivante da un’ernia discale.

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LA SPAGNA NELLA VISIONE DI E. DE AMICIS – La prof. Daniela Piccolo ( per la prima volta all’UTE) ci ha parlato di un libro poco conosciuto ai nostri giorni, ma che negli anni 70 del 1800 fu un vero best seller a livello europeo.

De Amicis, dopo aver fatto l’Accademia militare a Modena, abbandonò ben presto la carriera militare per dedicarsi al giornalismo e il quotidiano di Firenze “La Nazione” lo assunse e lo inviò in Spagna, dove nel 1871, era salito al trono il giovane principe italiano Amedeo di Savoia, figlio di Vittorio Emanuele II. I lettori del giornale erano interessati a capire come gli Spagnoli accettassero questo re straniero e De Amicis intraprese un lungo viaggio che lo portò a percorrere la Spagna in lungo e in largo, documentando le sue vicende di viaggio con 41 articoli che comparivano a cadenza settimanale sul quotidiano di Firenze. Dalla rielaborazione di quegli articoli nacque il libro “Spagna” che, come detto, ebbe un enorme successo.

Prima di analizzare il libro nei particolari, la nostra docente ha inteso far notare cosa si intenda per libro di viaggio: esso deve essere autobiografico, cronologico, deve contenere la descrizione di spostamenti, di aneddoti vissuti, di persone incontrate e deve riportare i sentimenti e le emozioni dell’autore.

Bisogna anche tener presente che viaggiare a quei tempi non era così facile: i viaggiatori andavano incontro a pericoli e a disagi di ogni genere. Se nel ‘700 il paese verso cui guardavano i più ricchi, come meta “educativa” per i propri figli, era l’Italia, nell’800 era invece di moda la Spagna.

E’ sull’onda di questo interesse (e per i motivi giornalistici sopra ricordati) che De Amicis intraprende il suo viaggio da cui scaturì il suo libro. La prof Piccolo ci ha poi letto alcuni brani tratti da “Spagna” e da essi si percepiva molto bene l’entusiasmo del giovane De Amicis per gli aspetti più affascinanti di quel paese.

Sono state due lezioni molto interessanti, condotte in modo impeccabile dai due docenti, che ritroveremo presto con vero piacere.