UTE: Pomeriggio a teatro.

loca-prina-due-dozzVenerdì 24 maggio, alle ore 15, in Sala Isacchi la compagnia teatrale dell’UTE andrà in scena con la più rappresentata tra le commedie italiane; DUE DOZZINE DI ROSE SCARLATTE di Aldo De Benedetti.

Scritta negli anni 30 del secolo scorso, racconta la serie divertente di equivoci che nascono per colpa di un mazzo di rose recapitato alla persona sbagliata.

Data la bravura dei nostri attori e l’elegante comicità del testo, si preannuncia un pomeriggio piacevolissimo. Vi aspettiamo numerosi, ben decisi a divertirvi!

Grande teatro all’UTE: Due dozzine di rose scarlatte.

Tra i miei primi ricordi televisivi, risalenti a fine anni 50, ci sono quelli legati agli spettacoli teatrali di compagnie famosissime: Gilberto Govi, Cesco Baseggio, Eduardo De Filippo, i fratelli Giuffrè, Paolo Stoppa e Rina Morelli, Gino Cervi e Andreina Pagnani, Franca Valeri e i Gobbi e altre che non ricordo….

Io, che abitavo in un paesino  e che conoscevo solo i rari spettacoli messi in scena all’oratorio, seguivo quelle trasmissioni con vivo piacere e, se mi era consentito, stavo alzata fino a tardi.

E’ in una di quelle sere che ho potuto assistere  alla rappresentazione di “Due dozzine di rose scarlatte” con la compagnia di Gianni Santuccio e Carla Del Poggio.

Si tratta della commedia brillante, scritta negli anni ’30 del secolo scorso, più rappresentata e più famosa. La vicenda raccontata inizia con un imbarazzante equivoco: un mazzo di rose, destinato da un marito a una bella signora da corteggiare in assenza della moglie, viene invece recapitato proprio a quest’ultima e questo inconveniente dà il via a una serie di situazioni divertenti, raccontate con gusto ed eleganza.

La compagnia teatrale “iNOX” dell’UTE metterà in scena proprio questa pièce venerdì prossimo in Sala Isacchi alle ore 15, per salutare i soci con un “arrivederci” divertente e sorridente. Sono certa che gli iNOX saranno all’altezza della situazione e garantiranno due ore piacevolissime agli spettatori. (l’ingresso è aperto anche ai non-soci )

UTE: La conquista dello spazio.

sbarco-sulla-lunaOggi sono arrivata in ritardo e ho potuto seguire solo l’ultima ora della lezione del prof. Damiani, che concludeva il ciclo  sul tema “La conquista dello spazio”.  Quando sono arrivata, il nostro scienziato-poeta stava parlando della sconfinata, inimmaginabile infinità dell’universo, in cui si trovano miliardi di stelle in ognuna delle sterminate galassie che lo compongono; il nostro sistema solare è come una goccia nell’immensità dell’oceano.

Secondo il prof. Damiani non ha molto senso impegnare tante risorse nella conquista dello spazio, soprattutto perchè non è che qui sul nostro pianeta tutto funzioni al meglio. I cambiamenti climatici, ad esempio, sono ormai un problema la cui soluzione non è più dilazionabile: se non ci sarà una svolta decisiva nelle politiche ambientali, entro il 2030 ne deriveranno conseguenze disastrose. E non ha senso pensare di abbandonare il pianeta senza sapere se è possibile trovarne un altro.

Le nostre conoscenze sull’universo sono al momento ampiamente insufficienti, approssimative, settoriali e  l’ ambiente  spaziale è ostile alla vita come noi la intendiamo.

E’ necessaria una conoscenza più profonda che consideri sempre che noi non siamo altro da ciò che osserviamo e sperimentiamo.

Un sentito grazie e un affettuoso arrivederci al prossimo anno al nostro appassionato docente.

 

UTE: Le invasioni barbariche: i Normanni ( sintesi di A. D’Albis) – Editoria Ricordi,

La professoressa Chiesa conclude il suo ciclo di lezioni sulle “Invasioni Barbariche” parlandoci dei Normanni.
I Normanni si chiamavano anche Vichinghi.
Infatti, erano un popolo vichingo proveniente dal Nord (Danimarca o Norvegia).
Nonostante fossero in prevalenza contadini, si dimostrarono grandi navigatori.
Infatti, senza bussole e Carte di navigazione, essi attraversarono l’Oceano Artico e raggiunsero la Groenlandia, L’Islanda, il Labrador (nell’attuale Canada), la Gran Bretagna e, risalendo il corso di fiumi che avevano la foce nel Mar Baltico, la futura Russia e l’Ucraina.
I Normanni, soprattutto quelli Svedesi, erano dediti al saccheggio per mare. Dotati di navi leggere senza ponte e senza remi, le Drakkar, cioè “dragoni”, batterono le coste della Francia, dell’Inghilterra fino alla penisola Iberica, all’Italia e alle isole del Mediterraneo occidentale.
I Normanni erano abili e audaci guerrieri; abili artigiani nella costruzione di armi; ingegneri navali; commercianti di pellicce.
Inizialmente pagani e dediti alle razzie, in seguito allo stanziamento in Francia si convertirono al Cristianesimo e si dedicarono anche all’ agricoltura. Continue reading “UTE: Le invasioni barbariche: i Normanni ( sintesi di A. D’Albis) – Editoria Ricordi,”

Ute: Invasioni barbariche: Ungari e Saraceni sintesi di A. D’Albis) – Storia di un arcivescovo e del suo amore per il bello.

Alle 15.00 la professoressa Chiesa continua il suo discorso sulle “Invasioni barbariche”, soffermandosi sulle invasioni nel Medioevo degli Ungari e dei Saraceni.

Gli Ungari erano un popolo originario della Russia centrale (Jugra). Il loro nome era anche “Magiari”.Verso il IX secolo emigrarono verso occidente nei territori che formavano la provincia della Pannonia che dal loro insediamento prese il nome di Ungheria.

Erano un popolo di cavalieri terribili e di arcieri senza pari: le loro frecce colpivano precise e micidiali; essi diventarono anche mercenari nell’esercito bizantino. Le incursioni ungare erano improvvise, rapide e devastanti. Sfruttando la velocità dei cavalli e evitando i luoghi fortificati, si gettavano su luoghi poco difesi, ma ricchi, come abbazie e conventi, oppure fattorie e villaggi privi di fortificazione.

La loro economia era basata sui saccheggi e rapine e il loro bottino preferito erano l’oro e gli schiavi che scambiavano con i mercanti del Mar Nero. Gli Ungari razziarono molte zone dell’Impero Carolingio, come la Moravia, la Lorena, la Germania e l’Italia.

Le invasioni ungare in Italia durarono 150 anni. Gli Ungari occuparono dapprima l’Italia settentrionale e arrivarono fino al mezzogiorno (Puglia).  Furono anni di scorrerie violentissime che lasciarono terra bruciata. Continue reading “Ute: Invasioni barbariche: Ungari e Saraceni sintesi di A. D’Albis) – Storia di un arcivescovo e del suo amore per il bello.”

UTE: Siria: fulcro delle tensioni internazionali. (sintesi di A. D’Albis)

Alle ore 15.00 il prof. Benedetti ci propone una lezione sulla Siria, molto interessante e molto gradita.

cartina_siria1Il professore sottolinea che la Siria si trova nel cuore del medio-oriente e che è uno dei paesi di quella zona nel quale ci sono state le più atroci tragedie umanitarie. Due terzi della sua popolazione si è dovuta spostare: un terzo non è più residente in Siria e l’altro terzo si è trasferito all’interno del paese.

La Siria, ci dice il professore, è uno dei pochi paesi del medio-oriente dove c’è convivenza pacifica di religioni ed etnie diverse. In un paese prevalentemente mussulmano, infatti, ci sono anche realtà cristiane e cattoliche che in altri paesi non ci sono. [74% della popolazione mussulmana (Sunniti); 11% cristiani (maroniti, ortodossi, cattolici); 10% Alawiti (Sciiti); 5% altre religioni].

La capitale della Siria è Damasco; altre città importanti: Aleppo (città commerciale molto avanzata fino a 10 anni fa), Palmira e Homs. In Siria il reddito pro- capite è bassissimo: 2.058 dollari all’anno contro una media mondiale di 10.600 dollari pro- capite e del reddito del Lussemburgo (la prima delle 3 nazioni più ricche del mondo) di 105.803 dollari pro-capite.

La lingua parlata in Siria è l’Arabo; tuttavia, essa è l’unica nazione dove alcuni ancora parlano l’antica lingua parlata da Gesù, l’”aramaico” (neo-aramaico). Parlando della storia di questa martoriata nazione, il professore ci dice che essa è appartenuta all’Impero Ottomano dal 1516 al 1918; dal 1919 al 1946 fa parte di un protettorato francese. Durante la Seconda Guerra Mondiale, nasce il partito Ba’th, fondato da un cristiano ortodosso. A guerra finita, la Siria ottiene l’indipendenza che viene riconosciuta il 1° Gennaio 1946.

In questo periodo, la politica siriana è molto instabile. Dopo la sconfitta nella Guerra dei sei giorni, nel 1970, prende la guida del paese il generale Hafiz al Assad, con il partito Ba’th. Da questo momento la storia della Siria si affianca a quella della famiglia Assad. Nel 1973 nasce la prima Costituzione siriana. Hafiz al Assad resta in carica fino al 2000, anno della sua morte. Gli succede il figlio secondogenito (il fratello maggiore era già scomparso), l’attuale presidente Bashar al Assad.

Bashar al Assad è medico e studia all’estero. Egli attua una politica di sviluppo e riforme sia in campo sociale sia in campo economico; approva una nuova costituzione in seguito a referendum popolare (febbraio 2012) che elimina il partito unico e pone seri limiti alla carica di presidente. Continue reading “UTE: Siria: fulcro delle tensioni internazionali. (sintesi di A. D’Albis)”

UTE: La lunga vita delle parole: virtus e confine – Ora zio Sala e Piero Collina: due poeti dialettali

Oggi la prof. Meggetto ci ha parlato della parola VIRTU’: è una parola oggi poco usata a causa del relativismo imperante e della conseguente caduta di valori assoluti. Nei secoli scorsi (‘700/800), al contrario molte opere letterarie erano proprio incentrate sulla difesa della virtù.  Oggi si parla solo di virtù delle erbe o di realtà virtuale.

Etimologia della parola VIRTUS: essa deriva da VIR (maschio); e pertanto stava a significare fortitudo, disprezzo del dolore e della morte; virtuoso era l’uomo coraggioso, eroico, virile. Nel gergo militare virtus significava valore in battaglia.

Per Machiavelli la virtù del politico è la capacità di saper prevedere le conseguenze delle proprie mosse neutralizzando anche i capricci della fortuna; è la qualità della volpe.

La virtù dei filosofi è equilibrio dell’anima, è identificabile con la ragione; il suo contrario è il vizio.

Per i Latini, le virtù erano: liberalitas (generosità nel fare del bene agli altri), giustizia, fortitudo, prudentia, temperantia ( queste ultime 4, con S. Ambrogio, sono poi diventate le virtù cardinali dei cristiani).

CONFINE: oggi a questa  parola viene attribuito il significato di barriera invalicabile.  Anticamente si usava il termine LIMES, che indicava la frontiera difesa militarmente; col termine LIMEN invece si indicava la soglia, la zona che separa uno spazio fisico o spirituale da un altro spazio che si trova dall’altra parte e al quale il limen consente di accedere. Il contrario di limes è CONTATTO, che implica contaminazione di cultura, scambio, confronto. Il rifiuto del confronto genera violenza.

CONFINE deriva da cum (con)+finis (la fine o il fine), pertanto il significato originario doveva essere quello di “finire insieme”. Un sinonimo di confine è la parola frontiera, che deriva da frons esta pertanto a indicare il luogo in cui ci si trova di fronte all’altro.

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Nella seconda ora di lezione i docenti Ghioni, Vasirani e Gottardi hanno concluso il loro piacevolissimo  ciclo di lezioni, leggendoci alcuni brani della traduzione in dialetto comasco dei Vangeli di Orazio Sala e alcuni brani dei “Promessi Sposi”, sempre traduzione dialettale, di Piero Collina: due autori accomunati dallo stesso amore per la lingua comasca. Per entrambi infatti la lingua di un popolo non è solo un modo di esprimersi, ma il forziere che contiene i suoi tesori culturali. Entrambi hanno saputo tradurre nelle loro opere una grande sensibilità d’animo, esprimendosi con la spontaneità, l’immediatezza e la genuinità propria della gente semplice (semplicità non è sinonimo di rozzezza, intendiamoci.

Come detto, con questa lezione si conclude il ciclo di lezioni sulla letteratura dialettale ed è con vero piacere che abbiamo salutato con gratitudine e con un cordialissimo arrivederci all’anno prossimo i nostri tre valentissimi docenti.

 

 

UTE: le invasioni barbariche: i Longobardi (di A. D’albis) – Il Pantheon dentro di noi: Zeus, Poseidone, Ade.

Alle ore 15.00 la nostra brava docente professoressa Chiesa ci introduce alla conoscenza dei Longobardi (“uomini dalla barba lunga “), i barbari che cambiarono l’Italia. 

In origine sono chiamati Winnili e abitano in Scania, l’attuale Scandinavia. Il progressivo aumento della popolazione, li obbliga ad emigrare per trovare nuove sedi. Dopo aver abbandonato la loro patria ed essersi scontrati con altri popoli, essi cambiano nome e si chiamano Longobardi per la loro abitudine di portare lunghe barbe incolte e si stabiliscono in Scoringa, l’attuale Germania settentrionale.

Poi risalgono il corso del fiume Elba, arrivano in Rugilandia, a ridosso del Danubio; raggiungono Fed e la Pannonia, l’odierna Ungheria; finalmente, nel 568, arrivano in Italia e occupano quasi tutta la penisola fino a giungere nelle zone meridionali. Le migrazioni del Longobardi durano circa 600 anni.

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