UTE: Fisica – Economia sociale e solidale

Purtroppo in questo periodo dell’anno si accumulano molti impegni e non ho avuto sempre il tempo di aggiornare il diario delle lezioni
dell’UTE . Cerco di rimediare.

Fisica : Di che cosa siamo fatti? (prof Galoppo)

Siamo composti dagli elementi materiali di cui è composto il nostro pianeta. Conosciamo la materia: essa è composta di atomi, come aveva intuito già il filosofo greco Democrito, contraddetto poi da Aristotele le cui teorie furono accettate e seguite fino al 1600 (Boyle). Solo però all’inizio del XX secolo fu confermata l’esistenza degli atomi da Einstein, che definì anche lìenergia con la formula: E= m(c al quadrato).

Ma a questo punto ci si può chiedere: cosa è l’energia? La risposta è: non lo sappiamo. Sappiamo usare l’energia, ma non sappiamo cosa sia. La sua quantità nell’Universo è costante.

Siamo in definitiva fatti di materia ed energia; la maggior parte (95%) dell’universo è costituito da materia oscura ed energia oscura che noi non riusciamo a vedere.

Riflessione mia: ogni conquista della scienza spalanca nuovi e sempre più ampi orizzonti di ricerca.

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Economia sociale e solidale (prof.ssa Russo)

L’economia sociale e solidale mira al benessere comune e non individuale.

Attualmente il mondo economico si basa sulla ricerca di sempre maggiori guadagni, ma dopo la “Rerum Novarum” di Leone XIII, erano sorte delle banche di credito cooperativo basate su principi solidaristici, ma col tempo si sono dovute adeguare alle leggi del mercato o sono scomparse. Di recente è nata la BANCA ETICA che si fonda su questi principi: nessun investimento nelle armi o in attività che sfruttano i lavoratori o che inquinano. Presta soldi anche a chi non ha garanzie, ma presenta buoni progetti.

“Le industrie delle armi – diceva Eisenhower – hanno bisogno di guerre” e Papa Francesco ha rifiutato milione di euro offerti da “Leonardo (ex-Finmeccanica) che produce notoriamente armi.

Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative che mirano a invertire la rotta della speculazione economica a scapito dei diritti umani e dell’equilibrio ecologico: anche ognuno di noi può fare molto se tiene sempre presente che “ogni acquisto è un atto morale” , pertanto abbiamo il dovere di informarci da dove viene ciò che compriamo e come è stato prodotto.

Ute: insieme è meglio!!!

Ieri, noi dell’UTE di Erba siamo andati in un angolo del nostro territorio forse sconosciuto ai molti. Siamo infatti andati alla chiesetta dedicata a S. Adriano in Olgelasca. E’ situata ai margini del bosco, immersa nel verde e raggiungibile soltanto percorrendo un sentiero sterrato che solo gli abitanti del borgo possono conoscere.

E’ un oratorio le cui origini si perdono nel tempo e che è stato pertanto soggetto a molte ristrutturazioni; è accertato comunque che nei secoli XI e XII ha subito delle trasformazioni volute dalle monache benedettine che ne erano proprietarie in quel periodo. E’ ipotizzabile che in origine fosse un tempio pagano, dato che solitamente i luoghi di culto precristiani venivano costruiti lontano dai luoghi abitati.

Le sue mura sono state edificate utilizzando pietre e sassi; all’interno si trovano dei pregevoli affreschi, che, purtroppo , sono stati in parte “divorati” dall’umidità. Sono ancora in buono stato le pitture dell’abside che rappresentano alcuni episodi della vita di S. Adriano, ma non manca il ricordo di S. Rocco e S. Bernardino, santi questi ultimi molto venerati nella nostra zona..

Come accade in queste circostanze, a farci da guida erano due ragazze preparatissime dell’Istituto Romagnosi per il turismo, accompagnate da due docenti. Si sono uniti a noi, come accade già da alcuni anni, gli ospiti di Casa Prina affetti da Alzheimer.

E’ ormai nella tradizione dell’UTE l’attenzione alle esigenze del nostro territorio ed è con questo spirito che i soci UTE, unitamente agli anziani della RSA, possono trovare occasioni per conoscere meglio i tesori della nostra zona, offrendo nel contempo ai ragazzi del Romagnosi un’opportunità di misurarsi in un campo che potrebbe diventare il loro lavoro del futuro.

Un grazie sentito all’UTE e al suo gruppo dirigente.

UTE: Shakespeare: dalla vendetta alla sapienza del perdono – Riflessioni Pasquali

Per contestualizzare l’argomento della sua lezione, la nostra giovane docente Laura Molinari, ha ricostruito brevemente  il quadro storico del Regno Unito nel periodo tra il XV e il XVI secolo: con Enrico VII si conclude la guerra delle Due Rose e si ha pertanto un rafforzamento della monarchia,; si oserva un notevole impulso alle esplorazioni geografiche e si aprono nuove vie commerciali. Gli succede Enrico VIII che provoca lo scisma dalla Chiesa di Roma; dopo di lui Mary I, viene soprannominata “La Sanguinaria” per le sue feroci persecuzioni contro i protestanti; con Elisabetta I, protestante, si persegue una maggiore stabilità all’interno del regno mentre viene ripresa la persecuzione dei cattolici. Elisabetta I ordinerà anche la decapitazione della cugina Maria Stuarda, regina di Scozia, che si era fatta coinvolgere in complotti contro Elisabetta.

Sotto il suo regno, il Regno Unito ha un periodo di rinnovamento anche culturale: fiorisce un nuovo umanesimo che influisce soprattutto sulla letteratura e sul teatro, che poteva essere seguito sia dalle classi nobili che dal popolo, il quale spesso interagiva con gli attori sulla scena.

E’ in questo contesto che compare sulla scena londinese William Shakespeare, della cui biografia non si hanno molte notizie. Le sue opere teatrali invece sono conosciutissime e vengono ancora rappresentate in tutto il mondo, perché in esse le vicende dei personaggi offrono il pretesto per un’analisi talmente approfondita delle loro emozioni e dei loro sentimenti, che ogni spettatore di ogni epoca può rispecchiarvisi. Si possono individuare varie fasi nella produzione teatrale di Shakespeare: dalle commedie brillanti, alle tragedie, a un’ultima fase più romantica e serena.

A questa presentazione iniziale è seguita la proiezione di alcune sequenze dell’Amleto, la tragedia che ha per protagonista il principe danese che vuole farsi giustizia da sé, vuole vendicare l’assassinio del padre, ma la sua irresolutezza porterà alla morte di tutti i protagonisti. Da quest’opera, come dall’Otello o dal Macbeth, trasuda una visione estremamente pessimistica dell’umanità.

Nella prossima lezione si parlerà della saggezza del perdono.

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deposizione CaravaggioRIFLESSIONE PASQUALE – Come ogni anno, don Ivano è venuto a portarci i suoi auguri per la prossima Pasqua con una riflessione, che ha voluto incentrare sul significato del Sabato Santo (che secondo la concezione ebraica va dalla sera del venerdì alla sera del sabato).

E’ il tempo della sepoltura, che fa parte della Buona Novella (Vangelo) alla pari della Crocifissione e della Resurrezione, perchè è il punto d’incontro della vita umana e di quella ultraterrena di Gesù.

Nei racconti evangelici di questo momento, spicca la figura di Giuseppe di Arimatea, di cui si sa solo che era ricco e che faceva parte del Sinedrio, poi il suo nome non compare più.

Come è solito fare, don Ivano ci ha poi aiutato a “decodificare” alcune opere pittoriche famose che rappresentano la deposizione dalla Croce e, fra tutte, quella che più sa rendere il significato di una morte che però emana luce ed è fonte di speranza è certamente quella del Caravaggio.

UTE: Lezione di Felicità – Kafka: opere.

La prof.ssa Tatafiore oggi ha parlato di Epicuro leggendoci quanto il filosofo greco scriveva al figlio Meneceo.

Siamo nel IV/III secolo a. C. La polis, in cui i cittadini sentivano di aver una loro importanza, un loro ruolo nella vita della comunità, attraversa un periodo di forte crisi  e bisogna adeguare ai tempi nuovi il modo di intendere la vita. Epicuro scrive una lettera al figlio elencando una serie di precetti cui attenersi per cercare di raggiungere la felicità, che non è allegria o euforia.

La felicità è essere soddisfatti di sé, sentirsi realizzati attraverso l’esercizio della virtù e della razionalità.

Se per Platone la felicità consiste nella conoscenza del mondo delle idee e per Aristotele nella conoscenza della realtà, per Epicuro  la filosofia  è il mezzo per raggiungere la felicità perché essa è la medicina dell’anima e necessita di esercizio e di impegno.

Non c’è età per filosofare e quindi per  raggiungere la felicità. E’ importante avere un gruppo di amici coi quali riunirsi per filosofare.

Epicuro raccomanda al figlio il rispetto delle divinità, ma senza avere timore dei loro castighi, infatti le divinità sono esseri beati e immortali che non si curano di ciò che fanno gli umani. Non si deve nemmeno temere la morte perchè se c’è la morte noi non ci siamo e se ci siamo noi la morte non c’è, pertanto preoccupiamoci di vivere bene il nostro presente e di godere dei piaceri  che la vita ci può dare. E’ naturale perseguire il piacere e fuggire il dolore, ma solo la saggezza ci porta a riconoscere ciò che è bene e ciò che è male. Il piacere vero è quello che proviamo quando raggiungiamo l’equilibrio interiore

La filosofia porta alla prudenza e alla felicità.

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Continuando il suo discorso su Kafka, il prof. Porro puntualizza il condizionamento subito dal disprezzo del padre che voleva fare di lui un uomo d’affari e non tollerava il suo amore per la letteratura e l’arte. L’anno più prolifico nella sua pur breve vita fu il 1912 in cui scrisse le sue opere più importanti. Si era infatti invaghito di una ragazza tedesca con la quale intraprese una fitta corrispondenza epistolare: scrivere quelle lettere gli dava sollievo e sicurezza. Ma lui si sente inadatto al matrimonio e la storia finisce con un tragico incontro con la ragazza e il padre di lei. Proprio da quest’ultimo episodio parrebbe aver tratto ispirazione per il suo romanzo intitolato “Il Processo”.  La storia narrata in questa sua opera inizia con l’arresto immotivato del protagonista, a cui non viene mai notificato il capo d’accusa e questo da il via a situazioni assurde, così come è assurda la vita reale per lo scrittore .

Un altro pomeriggio piacevole…

 

 

 

 

Ute: Mark Rothko – Incontinenza urinaria

La prof. ssa Beretta, ha cominciato a insegnare all’UTE fin dalla nascita della nostra associazione e ogni sua lezione è sempre molto apprezzata.

Ieri, continuando il discorso sugli artisti americani contemporanei, ci ha parlato di un pittore di cui si sente poco parlare, ma che ha lasciato un segno importante nell’arte della pittura.

Mark Rothko (nato in Lettonia nel 1903 e morto a New York 1970), viene definito un espressionista astratto, ma la sua pittura è più poetica e meno appariscente di quella del suo contemporaneo Pollock.

Quando il padre muore poco dopo essere arrivato in America, Mark a 10 anni si mette a vendere i giornali per aiutare la famiglia, in seguito, grazie a una borsa di studio può iscriversi alla facoltà di filosofia, ma poi, per ragioni economiche deve abbandonare gli studi e finisce per dedicarsi alla pittura. Le sue prime opere rappresentano spazi urbani claustrofobici, che trasmettono disagio; poi, entrato nel “gruppo degli Irascibili” (Scuola di New York), sperimenta il surrealismo ispirandosi agli antichi miti e infine approda a una pittura non più figurativa, ma fatta di macchie di colore e  forme sfumate che si intersecano, in continuo divenire, fluttuanti nello spazio.  Rothko vuole rappresentare il respiro della vita, le sue macchie di colore richiamano i sentimenti. Egli è un grande ammiratore del Beato Angelico, che sapeva ben rappresentare l’idea di infinito (Annunciazione – l’Arcangelo è inserito in uno spazio non tangibile come quello in cui appare la Vergine).

Le macchie di colore di Rothko non sono casuali, ma offrono allo spettatore uno spazio in cui soffermarsi e respirare. Il pittore si immerge nelle sue opere di grande formato e invita lo spettatore a fare altrettanto: l’arte non va spiegata, ma l’osservatore deve trovare in essa la sua “rivelazione” e sentire il bisogno di fermarsi, di immergersi nel colore e nelle forme, in uno spazio spirituale. C’è un dialogo spirituale tra quadro e osservatore. Mentre per il Beato Angelico la pittura è rivelazione religiosa, per Rothko è rivelazione laica di sentimenti ed emozioni. Le sue opere sono al TATE di Londra.

La sua ultima realizzazione, una cappella a Houston nel Texas, è ora un centro interreligioso che contiene tutti i libri sacri di tutte le religioni del mondo.

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L’INCONTINENZA URINARIA: Il dr. Roberto Galdini ci ha introdotto nella conoscenza di un disturbo che affligge molte persone, soprattutto donne, non più giovani, ma non solo.

Eccoci dunque a parlare della vescica che è il serbatoio in cui si accumulano i liquidi prodotti dai reni. Essa è un controllata dal muscolo detrusore (involontario) e  da uno sfintere. Nella funzione compiuta dalla vescica sono coinvolti: il cervello che riconosce gli stimoli del riempimento vescicale; il midollo che trasmette le sensazioni, il pavimento pelvico che sostiene gli organi contenuti nel bacino. In situazioni di normalità tutti gli organi interessati si coordinano correttamente, ma in caso di stress o traumi di vario genere questo meccanismo perfetto si può inceppare, causando fastidi importanti che vengono indicati col termine “incontinenza urinaria”.

Si parla infatti di incontinenza da sforzo (tosse, sternuti, sforzo fisico…). da urgenza (cause varie – curabile con farmaci), mista (tra la prima forma e la seconda e richiede l’esplorazione delle cause scatenanti) e l’enuresi (incontinenza notturna, soprattutto nei bambini).

I fattori di rischio sono i seguenti: età, gravidanze, interventi chirurgici, traumi, danni al sistema nervoso centrale, obesità, infezioni alle vie urinarie.

L’incontinenza è più diffusa, come già detto, nelle donne; negli uomini è di solito conseguente a interventi chirurgici sulla prostata.

Il bello dell’UTE è anche nel fatto che si passa nello stesso pomeriggio da argomenti di alto livello intellettuale e spirituale ad argomenti, molto più concreti, ma molto importanti per la vita di ogni giorno. Ancora una volta : – Grazie UTE!!!-

 

 

UTE: Storia del Licinium e del monumento ai Caduti di Erba – La Didachè e il pastore di Erma

Ieri avremmo dovuto assistere a una lezione di antropologia, ma per sopravvenuti impegni del docente di turno, il nostro Presidente ha dovuto ricorrere a una rapidissima sostituzione e a chi poteva rivolgersi? Chi ha sempre sottomano materiale interessante e già predisposto per essere proposto al pubblico dell’UTE, che è particolarmente esigente?

La risposta è una sola: la prof. Alberta Chiesa, studiosa appassionata di storia locale,  che quest’anno ha già più volte tolto dagli impicci il gruppo organizzativo dell’UTE . Ieri infatti ci ha parlato di due attrazioni della nostra città, note in campo nazionale ed oltre.

IL MONUMENTO AI CADUTI. Progettato da Giuseppe Terragni, uno dei più importanti architetti della corrente razionalista, diffusa nel nostro territorio e anche in campo nazionale nel periodo tra le due guerre.

Chi era Terragni? Era nato a Meda nel 1904 e la famiglia si era poi trasferita a Como 5 anni dopo; lì, Giuseppe frequentò tutte le scuole fino al 1921, quando si iscrisse alla Scuola di Architettura di Milano (l’attuale Politecnico) dove si laurea nel 1926. Subito dopo si trasferisce in Germania per un breve periodo, poi apre uno studio a Como. Con alcuni colleghi pubblica una rivista che si occupa di architettura: il suo intendimento è quello di rinnovare il modo di costruire, privilegiando linee essenziali, funzionalità degli spazi e razionalità degli edifici (corrente razionalista – coincide col periodo fascista). Terragni era un lavoratore instancabile.

Nel 1939 fu richiamato nell’esercito; in seguito fu mandato in Russia. Si salvò da quel disastro sciagurato, ma ne fu talmente segnato che morì nel 1943. Nella sua purtroppo breve vita creò molte opere che testimoniano il suo genio. Tra queste spicca certamente il monumento  di Erba  dedicato ai caduti della prima guerra mondiale, inaugurato nel 1932. E’ costruito con ciottoli di fiume e pietra locale su una collinetta.  Una lunga e suggestiva scalinata porta al sacrario dove sono ricordati i nomi dei caduti; c’era un altorilievo di Lucio Fontana che fu poi fatto rimuovere dal podestà Airoldi nel 1936.

TEATRO LICINIUM – Fu costruito in legno nel 1923 per volere dei fratelli Airoldi, ma fu distrutto da un fortissimo temporale. Il suo nome vuole ricordare il console Licinio che comandava la colonia romana locale.

E’ uno dei più importanti teatri all’aperto d’Italia e, grazie alla sua collocazione, può usufruire di due palcoscenici: uno naturale e uno artificiale . Ebbe alternativamente periodi di grande splendore e periodi in cui fu abbandonato, ma vi furono rappresentate opere teatrali di prosa e opere liriche di alto livello artistico, tanto da ottenerne fama in campo nazionale e internazionale.

Attualmente è gestito dalla Compagnia Teatrale “Il Giardino delle Ore”.

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LA DIDACHE’ E IL PASTORE DI ERMA. – Don Ivano  ieri ha ripreso il discorso sui primi scritti cristiani non riconosciuti come testi di ispirazione divina . Prima ci ha parlato della Didachè: un insieme di norme comportamentali cui dovevano attenersi coloro che aderivano al cristianesimo. Risale alla fine del I secolo d. C. ed è perciò contemporanea ai Vangeli. Gerusalemme è stata da poco distrutta dai Romani e gli Ebrei sono malvisti, perciò i cristiani cercano di prendere le distanze dal mondo giudaico. Nella Didachè, in definitiva una prima forma di catechismo (Catechesi= ciò che si deve imparare ripetendo), viene riportato il “discorso della  montagna”, che vuole richiamare  (e allo stesso tempo distinguersene) la legge che Mosè ha ricevuto sul Sinai.

Il “Pastore di Erma” risale all’inizio del II secolo, quando molti battezzati, davanti al pericolo delle persecuzioni, rinnegavano la propria fede per poi chiedere di ritornare a far parte della comunità in tempi tranquilli. In questo scritto, Erma, che potrebbe essere il fratello di Papa PIO I, ribadisce che la scelta cristiana è una scelta faticosa, ma richiede coerenza, tuttavia esprime anche indulgenza verso i fratelli più fragili.

Ancora una volta l’UTE ha saputo ofrrirci un pomeriggio piacevole e interessante. Grazie, UTE! Grazie, Alberta! Grazie , Don Ivano!

 

UTE: Gli aromi – Sport e cuore.

La dr.ssa Sartori, dell’omonima e rinomata pasticceria cittadina, oggi ci ha guidato alla scoperta del mondo degli aromi, sostanze che contribuiscono a fare del nutrirsi un piacere.

Esistono aromi di sintesi (prodotti chimici industriali) ed aromi naturali. Purtroppo siamo tanto abituati ai prodotti di sintesi che a volte li preferiamo a quelli, ben più preziosi, che ci vengono dal mondo minerale, animale o vegetale. La nostra docente si è soffermata sugli aromi vegetali (le piante aromatiche sono il 3% di tutta la flora esistente in natura) e in particolare sull’aroma del limone. E dopo averci presentato questo frutto e le sue caratteristiche, come è ormai tradizione nelle sue lezioni, ha dato il via a una serie di assaggi legati all’aroma del limone e al suo olio essenziale, il limonene, che ha straordinarie proprietà disintossicanti e rilassanti.  Il primo assaggio è stato un candito di limone, il secondo un boccone di brioche al limone e caffè con panna, il terzo una pralina di cioccolato assaporata mentre nella sala veniva spruzzato il contenuto di diverse fiale contenenti il limonene. Alla fine non sembrava più di essere in Sala Isacchi, ma in un giardino di limoni.

Il primo assaggio ha costituito un’esperienza conoscitiva, il secondo un’esperienza emozionale (quella che può portare alla dipendenza) e il terzo un’esperienza introspettiva che induce alla riflessione e produce una sensazione di benessere globale: gustativo e psicologico (quest’ultima esperienza è alla base dell’aroma-terapia).

Sono seguite alcune domande dei presenti soprattutto sugli oli essenziali, che vengono ottenuti per distillazione da determinate piante o frutti.

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SPORT E CUORE – IL dr. Ferrari, il cardiologo che ormai è di casa in Sala Isacchi, oggi ci ha parlato di sport in relazione ai problemi cardiovascolari.

E’ scientificamente dimostrato che la sedentarietà è causa di malattie cardiovascolari, tumori e fratture ossee spontanee, mentre il moto riduce la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa e, in definitiva, migliora la funzionalità cardiaca, allunga le aspettative di vita e contrasta l’osteoporosi.

Lo sport può essere praticato ad ogni età anche se con modalità e intensità diverse; anche gli infartuati possono e devono fare movimento moderato seguendo i consigli dei medici.

Si possono praticare sport aerobici (marcia, corsa leggera, nuoto, bicicletta, …); soprattutto nelle ore del giorno che presentano condizioni climatiche più favorevoli.  Sarebbe bene dedicare alle attività di movimento dalle due alle cinque ore settimanali (se si pratica un’attività leggera), che possono ridursi fino a un’ora soltanto se si pratica un’attività di potenza (corsa veloce..)

E’ bene cogliere tutte le occasioni di movimento che la vita quotidiana ci offre; è bene ricordare che all’inizio del nostro “allenamento” è bene fare almeno 10 minuti di riscaldamento e che al termine è bene rallentare a poco a poco il ritmo e poi fare un po’ di stretching.

E’ bene scegliere un’attività fisica di nostro gradimento e praticarla con costanza.

UTE: Obesità – Pollock.

La diabetologa, Laura Molteni, responsabile del centro diabetologico dell’ospedale di Erba,  ieri ci ha parlato dell’obesità. Per obesità si intende un accumulo abnorme ed eccessivo di grasso corporeo. Il grasso è una riserva di energia da utilizzare in tempi difficili. Attualmente l’obesità sta aumentando in tutta Europa e anche nei bambini

Per capire se il nostro peso è nella norma bisogna fare un facile calcolo: bisogna dividere il proprio peso per la propria altezza elevata al quadrato. Il risultato deve essere compreso tra 18,50 e 25. Un altro indicatore da considerare è la misura del girovita che con dovrebbe superare i 102 cm per gli uomini e gli 88 cm per le donne. L’obesità a livello dell’addome è la più pericolosa.

Nasce da uno squilibrio tra alimentazione e consumo energetico, ma spesso non basta mangiare meno per dimagrire, perchè intervengono diverse variabili; chi è obeso è più stimolato a mangiare.

L’obesità va considerata alla stregua di tutte le malattie, condiziona negativamente il funzionamento di organi importanti del nostro corpo, perciò  aumenta il rischio di mortalità e diminuisce di conseguenza l’aspettativa di vita. Chi è obeso è più soggetto a malattie cardiovascolari, a diabete e a insorgenza di tumori; può essere affetto da apnee notturne, può incorrere in situazioni di insulino-resistenza e di depressione.

La terapia prevede una dieta priva di alimenti nocivi (contenenti grassi animali, dolci, bevande gassate) e ricca di fibre. Esistono farmaci da usare sotto stretta sorveglianza del medico. Nei casi più estremi si può ricorrere ad interventi di chirurgia bariatrica , che vanno personalizzati con cura.

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POLOCK (arte americana) – La dr.ssa Emanuela Beretta ci ha parlato della pittura americana del novecento, cominciando dal pittore originario della costa occidentale Jackson Pollock (nato a Cody nel 1912 e morto a Long Island nel 1956).

Alla grande crisi del 1929, Roosevelt rispose con il New-Deal, una serie di provvedimenti per innescare la ripresa economica e tra questi provvedimenti inserì anche una norma a tutela degli artisti, che potevano ottenere uno stipendio minimo in cambio di opere di abbellimento degli edifici pubblici. Fu così che si diffuse una pittura molto simile ai murales messicani, un’arte figurativa che rappresentava la vita dell’americano medio: contadino, modesto, dignitoso. Nello stesso tempo invece in Europa la pittura figurativa stava scomparendo, soppiantata da astrattismo, cubismo, ecc.

E’ del 1929 l’apertura del MOMA (museo di arte moderna) e questo fece sì che venissero esposte opere di pittori europei (Guernica di Picasso, opere di Kandinskij) e da quel momento i pittori americani si mettono in cerca di nuovi modi espressivi. Durante la seconda guerra mondiale poi molti pittori europei  si rifugiano in America e fondano una scuola a New York che innova la pittura americana.

POLOCK è uno dei primi a trovare nuovi linguaggi espressivi e, partendo da opere che risentono dell’influenza di pittori europei, arriva gradualmente a una pittura con un uso minimo del colore, non usa pennelli ma spatole,  non ci sono forme, ma un groviglio di linee; non usa cavalletti, ma dipinge  su grandi tele appoggiate a terra, usa materiali diversi: sassolini, pezzi di stoffa o di metallo. Nella sua vita ebbe grande importanza la protezione di Peggy Guggenheim, una donna ricchissima, che lo finanziò e gli donò una casa in cui poter lavorare .

Le su opere sono autoritratti interiori, in cui Pollock non illustra i suoi sentimenti, ma li esprime.

Sono state due lezioni diverse: la prima ci ha dato informazioni utili per la nostra salute; la seconda ci ha aiutato a cercare di capire un’arte che non è sempre così accessibile.