Ute: medicina – scienze fisiche moderne.

Il dr. Rigamonti oggi ci ha insegnato a riconoscere alcune patologie della pelle e a valutarne il grado di pericolosità.

neo-web-439x285I nei (o nevi) sono macchie molto frequenti, che in genere aumentano di numero e di dimensioni con l’avanzare dell’età, ma possono anche appiattirsi o scomparire.

I nei displastici (o displasici) sonodiversi per forma e colore e possono trasformarsi in melanomi, pertanto vanno tenuti sotto controllo.

Per imparare ad autovalutare i propri nei è bene tener presente l‘alfabeto dei nei:

A → ASIMMETRIA ( un neo normale è sempre simmetrico).

B → BORDI (un neo benigno ha bordi lineari e regolari).

C → COLORE (deve essere uniforme e costante nel tempo)

D → DIMENSIONI (se supera i 5 mm. va tenuto sotto controllo periodico).

E → EVOLUZIONE (se il neo si modifica rapidamente va controllato).

Un buon consiglio è quello di fotografare a più riprese il neo che desta qualche sospetto, in modo da poterne valutare le modificazioni.

melanoma
melanoma

Il melanoma è un grave tumore della pelle che ha origine quando i melanociti subiscono una mutazione dovuta a esposizione al sole o a lampade. Fondamentali sono l’osservazione e la diagnosi precoce la diagnosi precoce. La cura è essenzialmente chirurgica.

Il basalioma, è un tumore cutaneo diffuso tra la popolazione di pelle bianca. E’ maligno, ma, a differenza del melanoma, non produce metastasi.

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realta-e-illusionePer quanto riguarda l’odierna lezione del prof. Damiani, data la complessità dell’argomento, rimando chi ne avesse curiosità a questo link

Un dolce pomeriggio.

Oggi molti di noi , soci dell’UTE, si sono incontrati alla pasticceria Roda di Longone al Segrino. E’ stata un’occasione per  gustare un’ ottima cioccolata calda con una squisita torta dei nonni  wp_20170323_16_04_30_prochiacchierando piacevolmente.

La nostra Presidente ha colto l’occasione per illustrare a tutti le iniziative che si intendono realizzare da qui fino alla fine dell’Anno Accademico, iniziative iwp_20170323_16_04_19_pronteressanti finalizzate all’integrazione degli introiti dell’UTE, il cui wp_20170323_16_03_21_probilancio tende costantemente al rosso.

wp_20170323_16_02_47_proMentre gustavamo le squisitezze preparate per noi, alcuni attori della compagnia teatrale ci hanno divertito con barzellette e scenette gustose. Intanto fuori pioveva a dirotto , il che rendeva ancora più piacevole lo starsene  in buona compagnia nel confortevole salone che ci ospitava.

E’ stato, come dice la nostra Presidente, un “dolce pomeriggio”.

UTE: La regina bambina – Vittorio Sereni.

La prof. Alberta Chiesa ci ha ieri presentato una figura di donna che è difficile pensare sia potuta vivere nel 1600: la regina Cristina di Svezia, infatti, è stata una donna fuori dal comune. Figlia di un re molto amato dal suo popolo , questi decretò che anche le donne potessro ereditare la corona del regno, così a sei anni, rimasta orfana, Cristina fu nominata RE di Svezia. Naturalmente c’era un reggente a governare, ma crescendo Cristina lo allontanò. Non era certo bella, inoltre aveva poca salute e un pessimo carattere. Non volle mai sposarsi, ma ebbe molti amanti, sia  uomini che donne; pur essendo molto intelligente e molto istruita non fu una buona regina e non seppe curare gli interessi del suo popolo.  A 28 anni, nel 1654 abdicò in favore di un cugino col quale era cresciuta e al quale era stata legata affettivamente.

Dopo l’abdicazione venne in Italia e si convertì, lei luterana, al cattolicesimo.

Le vicende un po’ piccanti di questa regina hanno tenuto desta l’attenzione dei soci presenti, che hanno applaudito calorosamente alla fine della lezione.

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Il poeta Vittorio Sereni, nato nel 1913 sulle rive del Lago Maggiore, appartiene alla cosiddetta “Linea Lombarda” , appellativo con cui vengono designati i poeti nati appunto in Lombardia e caratterizzati da: adesione alla realtà e superamento dei temi metafisici; indagine razionale ed etica; linguiaggio antilirico, prosastico . Fanno parte della “Linea lombarda” : Parini, Manzoni, Sereni.

Questi segue inizialmente le istanze degli ermetici, ma presto se ne distacca. Avvertendo nel dopoguerra la crisi della poesia vuole difenderla adottando un linguaggio forse meno raffinato , ma più vicino alla sensibilità della gente. Ecco una delle sue composizioni.

Viaggio di andata e ritorno

da “Gli strumenti umani”

Andrò a ritroso della nostra corsa
di poco fa
che tanto bella mai ti sorprese la luna.
Mi resta una città prossima al sonno
di prima primavera.
O fuoco che ora tu sei
dileguante, o ceneri confuse
di campagna che annotta e si sfa,
o strido che sgretola l’aria
e insieme divide il mio cuore.

 

UTE: il male di vivere – nulla succede per caso.

Proseguendo il discorso sulla “melancolia”, il prof. Porro oggi ci ha prima di tutto guidato alla scoperta di pittori , come Friederich o Füssli, che, nell’800, hanno trattato questo tema nelle loro opere . Il Romanticismo infatti ha segnato una svolta nel modo di intendere la malinconia, che da consapevolezza della vanità e fugacità della vita diventa “il male di vivere”.

Tra i poeti  il più grande , Leopardi, è arrivato a dire “a me la vita è male” nel suo bellissimo “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” (ricordate?  – Che fai tu luna in ciel, dimmi che fai silenziosa luna?).In Francia Baudelaire dice: “vivre est un mal”.

de-chiricoTra la fine dell’800 e i primi del novecento  il male di vivere pervade l’opera di pittori come Van Gogh, Munch, Bocklin, De Chirico e di poeti come Rainer Maria Rilke o Montale.  Ed è proprio di Montale la poesia “Spesso il male di vivere”  che incollo qui di seguito…

 

 

 

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

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Il prof. Damiani, ritornato all’UTE dopo molto tempo, ci ha intrattenuto su un tema affascinante: Nulla succede per caso o invece tutto è un capriccio del caso?

Il mondo non è un capriccio del caso; il Cosmo è bello e ordinato e questo non accade per caso. Tutto funziona al meglio in modo che ne derivi il meglio per tutti. La moltitudine degli eventi obbedisce a precise leggi non casuali, ma di simmetria e diventa prevedibile.

La Meccanica quantistica è : discontinuità, indeterminatezza, ambiguità e interazione ( nulla esiste in sè, ma tutto è risultato di relazioni).

UTE: de mulieribus illustribus – dialetto, soggetto e strumento della memoria.

Docente: Alberta Chiesa.

elisabetta-iElisabetta I, detta la regina vergine, ebbe parecchi amanti, ma non volle mai sposarsi per non dipendere mai da un uomo che sarebbe diventato re.

Fu un’abilissima politica e portò il suo paese verso la prosperità che rese possibile la prima rivoluzione industriale inglese. Tale prosperità fu anche la conseguenza del sistematico saccheggiodelle navi spagnole che tornavano cariche di merci preziose dal Nuovo Mondo. Fu una donna molto vanitosa e lanciò la moda di imbiancarsi il viso (doveva coprire le cicatrici del vaiolo)e quella di rasarsi le sopracciglia e i capelli sulla fronte; poneva molta attenzione ai suoi vestiti e manteneva una corte molto costosa. Amava molto il teatro e fu durante il suo regno che Shakespeare rappresentò le sue opere.

Ebbe anche problemi di salute, che lei però mascherò sempre con ostinazione per dare sempre un’immagine di forza e di sicurezza.

E’ stata senz’altro una donna che ha lasciato un’impronta importante nella storia del suo paese. Per approfondire le notizie biografiche cliccare QUI

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docenti : Enrico, Ghioni, Franco Gottardi e Adrana Vasirani

La seconda lezione di oggi verteva sul dialetto e in particolare sulle antiche ricette, in prosa o in poesia, tramandate per via orale da madre a figlia, da suocera a nuora per secoli e ogni famiglia aveva la sua particolare ricetta: quell’ingrediente in più o in meno che la rendeva “diversa”. Sono stati ricordati i piatti della cucina povera che caratterizzava l’alimentazione della popolazione di queste zone fino a non molti decenni fa:  polenta, tucc, minestrone, zuppa di cipolle (sopa de scigulen), missoltit, buseca (trippa).

Interessante l’annotazione sul sempre vivo scambio tra dialetti e lingua italiana: anche Tullio De Mauro, recentemente scomparso, sosteneva che la morte dei dialetti può essere fatale anche per la lingua nazionale.

Anche oggi due belle lezioni e un pomeriggio piacevolissimo.

 

 

Ute: l’inchiostro della malinconia – Maria Malibran.

Victor Hugo diceva che “la malinconia è la gioia di essere tristi”.

raffaello_scuola_di_ateneIl termine malinconia deriva dal greco “melaine” (= nero) e ” Kolé ” (bile) – spero di aver scritto correttamente  dato che non conosco il greco- e fa quindi riferimento alla medicina antica dei Greci nella quale venivano individuati quattro umori  nel corpo umano: il sangue, il flegma, la bile gialla e la bile nera; dal loro equilibrio dipendevano  la salute e il benessere dell’individuo. Nel Medio Evo si parlava di melencolia, più tardi il termine si modificò e si parlò di malinconia.

Nella letteratura e nella filosofia greca è molto presente il tema della malinconia, intesa come fatica di vivere. Lo stesso dicasi per la cultura ebraica, infatti possiamo ricordare la storia di Giobbe o il “Vanitas Vanitatum” del Qoelet (o Ecclesiaste). Nel Medio Evo si riflette sul “tedium vitae” che colpisce anche i monaci sotto forma di accidia, intesa come voglia di non fare nulla, tema che verrà ripreso nell’ 800 da Baudelaire.

A questo punto il nostro valentissimo docente, il prof. Porro, ci ha mostrato una lunga sequenze di opere pitoriche di svariati autori che hanno voluto rappresentare nei loro quadri la consapevolezza della vanità delle cose  e dell’esistenza umana.

Una bella lezione, esposta con la solita piacevolezza: tutti i presenti hanno molto apprezzato.
NOTA: Il quadro è “La scuola di Atene ” di Raffaello. Vi sono rappresentati i più grandi filosofi greci: Platone , al centro col dito che indica il cielo (mondo delle idee) Aristotele al suo fianco che indica la terra, Eraclito in basso , isolato e assorto nei suoi pensieri: si dice fosse un malinconico.

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Maria Malibran, fin da piccolissima cominciò a studiare canto sotto la guida severissima , per non dire feroce, del padre, cantante lirico. Studiava musica, suonava pianoforte e arpa e sapeva parlare italiano, spagnolo, francese e inglese.

Esordì sul palcoscenico a 8 anni ed ebbe grande successo fin da giovanissima. In America conobbe il faccendiere Malibran che la sposò per rimediare ai suoi guai finanziari; quando questi fece bancarotta, Maria chiese il divorzio e tornò in Europa, dove riscosse grandi successi nonostante la riprovazione della società per la sua relazione con un noto violinista belga, che potè sposare solo dopo aver ottenuto il divorzio. Morì a Manchester a 28 anni per le conseguenze di una caduta da cavallo.

Si possono trovare altre notizie QUI.

Di lei è rimasta la fama di grande diva e il suo ricordo ha l’alone del mito come accade a tutti i grandi scomparsi prematuramente. Purtroppo nessuna traccia è rimasta della sua voce che si dice fosse un vero miracolo della natura per estensione ed espressività. Niente però ci vieta di riascoltare il brano che ha concluso questa bella lezione tenuta dal maestro Alessandra Zapparoli con la collaborazione, per il montaggio dei  filmati, del prof. Francesco Pintaldi.

UTE: Origine della fauna italiana

Il territorio italiano è molto giovane, infatti non esisteva fino a 30-40 milioni di anni fa.

Per stabilire l’origine della fauna esistente sul nostro territorio , molti studiosi si sono dedicati in primo luogo a censire le specie animali esistenti in Italia e e si è arrivati a catalogare 57.468 specie (censite al 2003). Il raggruppamento maggiore (phylum)   è quello degli artropodi con 45.888 varietà e tra queste sono i coleotteri i più numerosi. I vertebrati sono appena il 2%.

L’Italia ha in Europa il primato della biodiversità e ben 4.777 specie sono endemiche, sono cioè presenti solo in Italia.

Uno dei primi studiosi di biogeografia fu l’inglese A.R. Wallace, che , dopo aver studiato la fauna amazzonica e quellaindonesiana, constatò come nell’arcipelago malese esistesse una netta linea di demarcazione che separava la fauna di quella zona e ipotizzò che la causa fosse da ricercarsi nell’ origine geologica di quei territori, che avevano avuto un aspetto completamento diverso nell’epoca delle glaciazioni: molti territori non erano sommersi dalle acque, quindi gli animali potevano raggiungere con facilità territori ora lontanissimi tra di loro e separati dalle acque dell’oceano.

Ritornando all’Italia, si sa che il nostro territorio, oltre ad essere molto recente, è anche di origini molto diverse: le Alpi hanno avuto origine dalla zona Medio Europea, una fascia centrale ha avuo origine dalla Tirrenide (zona occidentale), l’Appennino è di origine africana e la Penisola Salentina è di origine orientale (dalla zona chiamata Egeide). Bisogna inoltre sapere che circa sei milioni di anni fa il Mediterraneo, che è un mare con intensa evaporazione, si era quasi del tutto prosciugato per la chiusura dello Stretto di Gibilterra sotto la pressione della zolla africana. In quel periodo la fauna ha potuo spostarsi con facilità dall’Africa al nord da occidente a oriente e viceversa.

proteus anguinus
Proteus anguinus : uno degli esseri viventi di più antica origine ancora esistenti sul territorio italiano

Queste conclusioni sono state possibili anche studiando la fauna più piccola, quella che non ha molte possibilità di spostamento col variare delle condizioni ambientali. Gli animali più antichi ancora esistenti sul nostro territorio sono le cavallette delle grotte e il Proteus.

La lezione è stata veramente interessante e ci  ha guidato a scoprire un modo nuovo di guardare al mondo che ci circonda. Grazie prof. Sassi!!!