Ute: Cixi: da concubina a imperatrice – La fisica del tempo

La prof Alberta Chiesa ci ha raccontato la storia sorprendente dell’ultima imperatrice della Cina.

Cixi era una donna molto ambiziosa e  colta, che riuscì a indirizzare la politica della Cina  nell’ultimo periodo dell’impero (dinastia mancese Qing).

La Compagnia inglese delle Indie aveva instaurato forti rapporti commerciali con la Cina, da cui acquistava tè, tabacco, spezie, mentre inondava il mercato cinese di oppio. Il consumo di tale sostanza si era diffuso in maniera preoccupante e il governo cinese ne aveva inutilmente proibito l’uso, in momenti diversi ne aveva poi bruciato grandi quantitativi e tassato fortemente l’uso, provocando gravi perdite alla compagnia inglese.

Scoppiò così la Prima Guerra dell’Oppio (1840) che vide la Cina rinunciare a Hong Kong, che divenne colonia inglese.

E’ in questo contesto che nel 1835 nacque Cixi, da un’ umile famiglia contadina; alla morte della madre, il padre la vendette e la piccola ebbe la fortuna di essere adottata  da un ufficiale che la fece studiare. Nel 1851 fu selezionata per entrare nella città proibita; due anni dopo diede alla luce un figlio maschio e Cixi capì che era necessario farsi amica l’imperatrice madre.

L’affondamento di una nave britannica carica di oppio fornì il pretesto per lo scoppio della Seconda Guerra dell’Oppio (1860) nella quale Francia, Russia e Stati Uniti combatterono al fianco del Regno Unito. La Cina venne sconfitta e Pechino fu saccheggiata tra violenze inaudite.

Poco dopo, alla morte dell’imperatore, Cixi , in nome del figlio erede al trono e ancora bambino, assunse il governo dell’impero accanto  all’imperatrice madre . Questa reggenza durò 12 anni. La Cina era un paese molto arretrato e per tentare di modernizzarlo Cixi impose una tassazione molto pesante che impoverì la popolazione; per reazione sorse la setta dei Taiping, che predicava teorie di tipo comunista ivi compresa la distribuzione delle terre.. Scoppiò una rivoluzione contadina che fu repressa da Cixi con  il terribile costo di 20milioni di morti.

I tentativi per modernizzare il paese trovavano l’opposizione di mandarini e dei notabili cinesi che presero di mira, coi loro attacchi,  obiettivi occidentali.

Dal 1875 al 1889 si ebbe la la seconda reggenza di Cixi (dopo un biennio di governo del figlio). La fine del XIX secolo vide numerosi attacchi alla Cina da parte di paesi europei e del Giappone e il malcontento sfociò nella rivoluzione dei Boxer  e nella guerra delle “Otto nazioni” da cui la Cina uscì sconfitta e ulteriormente indebolita.

Cixi morì nel 1908 e tre anni dopo l’ultimo imperatore Pu Yi abdicò e fu proclamata la repubblica.

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LA FISICA DEL TEMPO-  Il prof. Galoppo ci ha intrattenuto su un argomento molto affascinante su cui si sono cimentati molti pensatori in ogni epoca:

– Cos’è il tempo?. Solitamente intendiamo il tempo come il modo in cui lo viviamo: possiamo misurarlo,  ma nessuno ha mai potuto definire cosa sia il tempo in sé.

I Babilonesi sono stati i primi a misurare il tempo dividendo l’anno in 12 mesi (corrispondenti alle fasi lunari) e i giorni in 12 ore diurne e 12 notturne; divisero le ore secondo il sistema di numerazione sessagesimale, perché avevano dato il nome solo ai numeri fino al 60.

Per Eraclito il tempo è un fiume che scorre : non possiamo mai bagnarci nella stessa acqua; per Aristotele il tempo è ciò che intercorre tra il prima e il poi (cambiamento); per S. Agostino invece il tempo  di per sé non esiste, esiste solo come percezione dell’uomo.

Per Newton  il tempo è assoluto, infatti scorre indipendentemente dalla realtà; questo concetto però viene totalmente ribaltato da Einstein che afferma che il tempo è legato alla velocità, allo spazio (spazio e tempo sono strettamente collegati tra loro) e alla forza di gravità. Questa teoria (teoria della relatività) definisce il tempo come spazio-tempo : Einstein dimostra che salendo  il tempo scorre più velocemente e afferma che la gravità è un meccanismo che attira gli oggetti là dove il tempo scorre più lentamente.

Se volete rinfrescare la vostra memoria sul famoso “paradosso dei gemelli”, cliccate QUI

Per riprendere una bella consuetudine introdotta dal compianto e amatissimo prof. Damiani, anche il nostro docente ha voluto concludere la lezione con una poesia:

Non chiedere, non è concesso saperlo, Leuconoe, il destino che a me e a te hanno dato gli dei; non consultare i calcoli dei Caldei: quant’è meglio accettare ciò che sarà, sia che Giove ci abbia assegnato molti inverni, 5 o per ultimo questo che logora il mare Tirreno contro gli scogli; sii saggia, filtra il vino e tronca nel breve spazio le troppo lunghe speranze; mentre parliamo, sarà già fuggito il tempo invidioso: cogli l’attimo e affidati meno che puoi al domani. (Orazio – ODI 1-11)

 

 

 

UTE: S. Ignazio di Antiochia e le sette lettere – La Resistenza: l’insurrezione.

Don Ivano premette che la storia dei primi secoli del Cristianesimo si deduce da testi esclusivamente scritti in greco, la lingua franca di quei tempi. Fino al 70 d.C. si hanno solo le lettere degli Apostoli e la Parola di Dio viene trasmessa solo oralmente.

I numerosi Vangeli, che sono giunti fino a noi, sono tutti posteriori a quella data e tra questi solo i Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni sono stati riconosciuti di ispirazione divina da tutte le comunità cristiane e quindi accettati come Parola di Dio. Le Sacre Scritture si concludono con l’Apocalisse di S. Giovanni, pertanto le sette lettere di S. Ignazio non sono riconosciute come testi di ispirazione divina.

S. Ignazio di Antiochia è vissuto nel II secolo dopo Cristo. Di lui si sa soltanto  ciò che si può dedurre dalle sue lettere che sono state scritte durante il viaggio che lo portava a Roma per essere sottoposto al martirio. Per questo  esse trasmettono  una forte carica emotiva. Le lettere sono indirizzate a diverse comunità di credenti e in quella scritta per i Romani, Ignazio li ammonisce di non darsi da fare per evitargli il martirio, che lui vuole affrontare, inoltre manifesta la sua preoccupazione per il futuro della Chiesa poiché ormai sono morti tutti gli Apostoli e le comunità soffrono per le persecuzioni.

S. Ignazio era stato vescovo di Antiochia, la terza città per importanza dell’impero romano. È morto nel 107 d.C., a Roma, sbranato dalle belve feroci.

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RESISTENZA: LE INSURREZIONI – Il prof. Cossi, riallacciandosi a quanto detto nelle lezioni precedenti, ricorda che nel 1944 nasce il Corpo del Volontari della Libertà (CVL) che raggruppa tutte le bande partigiane e dà loro un minimo di organizzazione: uniformi, stampa clandestina.

Durante l’estate la vita dei partigiani sulle montagne è più facile e le loro azioni sono più efficaci tanto che contribuiscono al ritiro delle truppe tedesche verso il nord. E’ di questo periodo il gran numero di stragi di civili (si calcolano all’incirca 15.000 morti) perpetrate dai soldati tedeschi in ritirata.

Al sud intanto si alternano due governi Badoglio a cui segue il governo Bonomi. Sia gli alleati anglo-americani che il governo del sud guardano con un certo fastidio alle bande partigiane, ma quando queste riescono a liberare Firenze prima dell’arrivo dell’esercito di liberazione tutti capiscono che possono dare un contributo notevole alla risoluzione del conflitto.

Mentre la Resistenza in pianura è difficoltosa, in montagna, nelle zone controllate dai partigiani, vengono proclamate delle repubbliche libere, che però, durante l’inverno spariscono sotto la pressione dei nazi-fascisti. Risale al novembre 1944 il proclama Alexander che viene interpretato come un invito ai partigiani a desistere dalla guerriglia. Il mese seguente, Mussolini pronuncia il suo ultimo discorso in cui annuncia che gli alleati tedeschi dispongono di nuove potentissime armi. Nello stesso mese una delegazione del CVL incontra i rappresentanti del governo del sud e degli americani e si arrivano a concordare dei finanziamenti per la resistenza e la promessa di sottomissione del CVL alle direttive degli alleati a fine guerra.

Nel gennaio 1945 si intensificano le azioni di sabotaggio e si pensa all’insurrezione popolare; infatti nell’aprile seguente si arriva all’insurrezione di Milano guidata da Pertini, Valiani, Longo.

Due lezioni interessanti ed esposte con chiarezza hanno reso bello il nostro pomeriggio all’UTE.

UTE: I Longobardi in Italia (2^ parte) – La scienza in tribunale.

Proseguendo il discorso sui Longobardi, il prof. Galli oggi ha ripercorso le fasi della costruzione del loro regno in Italia, ribadendo innanzitutto come sia stata abbastanza rapida la loro fusione etnica con la popolazione “romana”, fatto, questo, favorito dalla loro conversione al cristianesimo unita al ripudio dell’arianesimo. Tale fusione viene testimoniata dalla frequente commistione di nomi latino-longobardi che compaiono nelle iscrizioni e nei documenti.

Come già accennato la volta precedente, grande importanza ebbe la regina Teodolinda, che, alla morte di Autari, sposò Agilulfo il quale rafforzò il suo controllo sull’aristocrazia che ne minava l’autorità, restituì alla chiesa e ai monasteri i beni saccheggiati al momento dell'”invasione” e ridiede dignità e potere ai vescovi.

Nella loro marcia verso il sud (581-589), i Longobardi distrussero il monastero di Montecassino poi nel 593 Agilulfo arrivò ad assediare Roma e Papa Gregorio Magno (quello della riforma del calendario) lo convinse a ritirarsi. E’ di quegli anni la costruzione della Basilica di Monza, dedicata a San Giovanni Battista, voluta dalla regina Teodolinda.

A questo  punto si inserisce la storia di Romilda, duchessa del Friuli: suo marito Gisulfo morì combattendo contro gli Àvari e Romilda si rifugiò nella città fortificata di Cividale del Friuli. Innamoratasi del re nemico, gli propose la resa della città in cambio della promessa di sposarla, ma il re conquistata la città uccise tutti gli uomini, fece schiavi bambini e donne e a  Romilda riservò una morte  veramente atroce.

Uno dei re più importanti tra quelli che si sono succeduti sul trono longobardo è certamente Rotari (regnò dal 636 al 652). Nel 643 promulgò l’Editto che da lui prese il nome: era il primo codice di leggi scritte ed era redatto nella lingua latina che si parlava in quel momento storico. In esso veniva dichiarata fuori legge la faida, che fu sostituita dal guidrigildo (pena pecuniaria ); vi era anche una norma chiamata “mundio” che imponeva alle donne di essere sempre sottomesse a un uomo (il solo modo per sfuggire a questa norma era entrare in convento).

Nell’VIII secolo si ebbe un grande sviluppo economico e si delineò una nuova gerarchia sociale (possessores , commercianti , pauperes o populus),  ma intanto era scomparsa la scuola pubblica diffusa sotto l’impero romano e solo gli ecclesiastici sapevano leggere e scrivere, mentre i figli dei più ricchi venivano educati all’arte della guerra.  In alcuni documenti di questo periodo vengono citati i “magistri commacini”.

Il re Desiderio sancì un’alleanza con i Franchi dando in sposa la figlia a Carlo Magno, che però la ripudiò e , sceso in Italia, sconfisse Desiderio. Finì così il dominio longobardo sull’Italia.

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LA SCIENZA IN TRIBUNALE- L’avv. Carpani, amico dell’UTE,  oggi ci ha mostrato come la scienza si affianchi spesso alla giustizia per ricercare la verità dei fatti analizzati con l’obiettività propria del metodo scientifico.

A tal fine ci ha letto alcuni brani dei verbali  di un processo in cui l’avvocato Carpani sosteneva la difesa di una dottoressa accusata di omicidio colposo. Dalla deposizione di un noto medico si poté acclarare con certezza che l’imputata non aveva nessuna responsabilità riguardo ai fatti che le venivano contestati, in quanto il decesso  di cui si discuteva dipendeva da un’anomalia congenita e non da errori nella terapia somministrata.

Due belle lezioni che hanno reso piacevole questo pomeriggio.

 

Ute: I Longobardi in Italia ( 1^ parte) – Giornata della memoria: Tanto tu ritorni sempre.

Il prof. Emilio Galli oggi ha voluto sfatare il luogo comune secondo il quale il periodo della dominazione longobarda è stato una disgraziata parentesi nella storia d’ Italia.

A tal fine ci ha riferito su quanto  Paolo Diacono (VIII secolo), un frate di origini longobarde vissuto alla corte di Carlo Magno,  scrisse circa la storia del suo popolo nel libro “Historia Langobardorum”.

I Longobardi (il loro nome può significare “lunga barba”, ma ci sono anche altre ipotesi al riguardo) hanno origine dal popolo dei Winnili (abitanti della Scandinavia). I Winnili spostandosi verso sud, incontrano prima i Germani, poi si spostano verso Austria e Ungheria e qui incontrano i Sarmati da cui imparano a combattere a cavallo.

Nel 551 combattono contro i Goti in appoggio ai Bizantini e nel 1569 invadono l’Italia conquistando la città di Cividale nel Friuli; da lì dilagano poi verso la pianura e verso il sud.

Sono organizzati in “fare” (clan familiari) e solo in caso di guerra eleggono un Duca, un capo militare cui affidano il comando. Nel museo di Erba è conservata una rara spada longobarda dall’impugnatura in argento.

Paolo Diacono riporta le molte leggende legate al suo popolo, ivi compresa quella secondo la quale il re Alboino costrinse la moglie Rosmunda a bere dalla coppa ricavata dal cranio del padre sconfitto e trucidato. Rosmunda in seguito avrebbe fatto assassinare Alboino; a lui successe Clefi e poco dopo Autari che sposò Teodolinda.  Questa, alla morte del marito, sposò Agilulfo, duca di Torino.

A questo punto Pavia diventa la capitale del regno longobardo che si dà un’organizzazione idonea a controllare i territori occupati. Per i contadini nulla cambia se non il padrone della terra, ma i Longobardi pretendono una tassazione meno gravosa di quella imposta dai Bizantini.

I Longobardi scesi in Italia erano un numero piuttosto esiguo e dopo poco tempo si fusero con la popolazione indigena e adottarono anche la lingua latina.

Tra le varie leggende che il prof. Galli ci ha letto, c’è anche quella della “Colomba di Alboino”

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“TANTO TU RITORNI SEMPRE” . – E’ il libro che racconta la storia di Ines Figini, arrestata il 6 marzo 1944 e deportata in diversi campi di concentramento.

La sua è una storia abbastanza singolare. Nata nel 1922 (a Como)  si era mostrata una ragazzina vivace e spesso rincasava in ritardo; avendo notato che la mamma non si preoccupava dei suoi ritardi gliene chiese il motivo e la mamma rispose : “Tanto tu trovi sempre la strada di casa; tu ritorni sempre” .

Finita la scuola dell’obbligo (quinta elementare), andò a lavorare nella Tintoria Comense (poi Ticosa) e in occasione di uno sciopero si schierò a difesa degli organizzatori della protesta e questo bastò perchè lei, non ebrea nè partigiana, venisse arrestata e deportata prima nel  lager di Mauthausen, poi ad  Auschwitz-Birkenau e Ravensbrück. Fu liberata nel maggio del 1945, ma solo nell’ottobre riuscì a rientrare nella sua città natale, perché dovette essere a lungo ricoverata in ospedale. Durante questa sua degenza scrisse 16 lettere a sua madre, che non furono mai spedite.  Tre di queste lettere ci sono state lette da Sabrina Rigamonti e la commozione dei presenti era palpabile.

Numerosi presenti in Sala Isacchi hanno acquistato il libro che ci è stato presentato oggi  e gli autori,  Giovanna Caldara e Mauro Colombo,  gentilmente  hanno acconsentito ad apporre  una dedica su ogni copia venduta.

 

Ute: Wu Zhao, da concubina a imperatore.

Dopo aver brevemente richiamato la storia cinese, ricordando le varie dinastie che si sono succedute al potere, la nostra stimatissima docente, Alberta Chiesa, ci ha illustrato la storia di una donna che , al tempo della dinastia Tang, riuscì a imporsi tanto da conquistare il trono.

 Era un periodo di grande espansione politica, culturale ed economica, durante il quale i Cinesi vennero a contatto con l’Islam.

È in questo contesto che compare sulla scena Wu Zetian (624-705 d. C.). Era nata da una famiglia modesta, ma il padre, intuendo le sue doti, le assicurò una buona istruzione, così che, divenuta concubina dell’imperatore, questi la nominò sua assistente e da quella posizione poté conoscere a fondo le leggi della politica e gli intrighi di corte.

Alla morte dell’imperatore fu allontanata da corte, ma dopo poco tempo fu richiamata dal nuovo sovrano che la sposò e Wu divenne imperatrice e saggio consigliera del marito.

A corte si svolgevano lotte crudeli per raggiungere o conservare il potere e Wu non ebbe nessuno scrupolo a disfarsi di tutti coloro che potevano costituire un ostacolo né a servirsi dell’appoggio dei Buddisti che non osteggiavano la possibilità che una donna potesse governare il paese.

Fece diffondere la voce secondo la quale lei era la reincarnazione di Buddha e fu nominata Imperatore (690d. C.). Nei primi anni fece grandi innovazioni a favore della popolazione, ma poi seguì la decadenza perciò richiamò a corte il figlio che aveva esiliato e morì poco dopo.

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Purtroppo non ho potuto seguire la lezione del prof. Creuso sulla filosofia/saggezza cinese e non posso riferirne.

UTE: Affrontare malattia e morte (Todaro)

La dr.ssa Todaro inizia la sua lezione  aiutandoci a ricordare quanto aveva detto la volta scorsa, ribadendo che occorre capire, riflettere e comprendere per prepararsi ad affrontare la malattia continuando a godere dei momenti positivi che la vita continua ad offrire.

Importante è il contesto in cui si vive la malattia: se si è circondati dall’affetto e dalle premure delle persone vicine, tutto può essere più sopportabile. Bisogna tener presente che il malato è prima di tutto una persona che merita rispetto e che ha delle esigenze che vanno rispettate con delicatezza ed equilibrio.

Come reagiamo a una diagnosi di malattia di una persona a noi vicina?

Certamente ognuno di noi è un caso a sé, ma in genere a una prima fase di choc, ne segue una di negazione della malattia (non ci credo, si saranno sbagliati…) e poi arriva l’iper-coinvolgimento (ossessionati dall’idea di aiutare il malato si è portati a strafare), la rabbia , il senso di colpa (perchè non me ne sono accorta/o prima che qualcosa non andava?), la paura (cosa succederà?), la tristezza e la solitudine (ci si concentra sulla cura e si tagliano i ponti col mondo). A tutto questo, auspicabilmente segue l’accettazione che non è rassegnazione passiva, ma il raggiungimento di un nuovo equilibrio nella propria vita quotidiana.

Come stare accanto al malato?

Ci sono frasi che possono aiutare il malato e altre che lo possono deprimere. quelle da ricordare sono:-Se vuoi sfogarti, io ci sono // Cosa vorresti fare ora? // Siamo qui tutti per te (per vincere il senso di solitudine del malato).

Quelle da dimenticare? Eccole: -Posso capire come ti senti (solo chi ha effettivamente vissuto la stessa sofferenza può permettersi di dire queste parole)// Oggi ti vedo proprio bene (meglio dire:  oggi hai un bel colorito….) // Sii forte …(chi sta vicino al malato deve essere forte).

Come affrontare la morte?

La vita è una sequenza temporale destinata a finire, pertanto non vale la pena di sciupare il nostro tempo (poco o tanto che sia) pensando alla morte. Dice una vignetta di Snoopy: Non c’é momento migliore di questo per essere felici-Ci dovremmo allenare chiedendo spesso alla nostra mente di dirci un motivo per essere felice nella situazione che stiamo vivendo; se questo esercizio creerà in noi un’abitudine, anche davanti alla morte possiamo avere la speranza di vivere al meglio il tempo che ci rimane da vivere.

Dobbiamo assumere la consapevolezza che la morte fa parte di noi e che proprio per questo la vita va vissuta da protagonisti. Non posso determinare il “quando” la morte mi coglierà, ma posso determinare il “come” andarle incontro. Bisogna pensare alla morte con il coraggio che ci serve per vivere intensamente il presente, altrimenti ci toglie il gusto di vivere.

AL TRAMONTO DELLA VITA, CIO’ CHE CONTA È AVER AMATO                        (S. Giovanni Della Croce)

La sala oggi era al completo e tutti alla fine hanno applaudito calorosamente la nostra docente.

 

 

UTE: Franz Kafka – I profeti: Michea

Il prof. Porro inizia la lezione leggendo il famoso incipit del romanzo: “La metamorfosi”

Kafka  (1883 – 1924) è uno dei maggiori scrittori europei del ‘900 e quello di cui si è scritto di più ; molte delle  sue tematiche  sono state in seguito riprese dalla filosofia. Le sue opere traggono spunto dalla sua vita familiare che non fu certo facile.

Nacque a Praga, città della magia e dell’astrologia. Suo padre era un commerciante ebreo di umili origini, che era riuscito ad avere un certo successo economico grazie anche alla sua intraprendenza e al suo carattere duro. Impose a Franz di frequentare scuole tedesche, anche se lui era boemo, e di iscriversi alla facoltà di giurisprudenza. Una volta laureato lavorò prima presso un tribunale e poi nel ramo delle assicurazioni.

Nel 1912 pubblicò alcune opere tra cui “La metamorfosi” in cui racconta di un uomo che si risveglia col corpo di un insetto. La famiglia è preoccupata soltanto perchè non potrà più andare al lavoro e contribuire al benessere della famiglia. Anche nei racconti successivi (La condanna , Il fuochista e altri) il tema del rapporto conflittuale col padre e con la famiglia è sempre presente, così come è presente il desiderio di aiutare chi si trova in difficoltà.

Nel 1917 gli fu diagnosticata la tubercolosi polmonare e morì nel 1924. ___________________________________________

MICHEA – Mons. Angelo Pirovano ha ripreso oggi il discorso già iniziato gli scorsi anni sui Profeti dell’Antico Testamento e ci ha parlato di Michea, la cui “predicazione” può essere datata tra il 730 e il 700 a. C. quando regnava il re Ezechia. Suo contemporaneo fu Isaia, profeta più conosciuto di lui. In quel periodo il popolo ebraico si era lasciato andare all’idolatria e alla corruzione (facevano addirittura sacrifici umani).

Michea annuncia il giudizio di Dio, ma anche la promessa del perdono. I suoi scritti sono stati raccolti dai suoi discepoli dopo la sua morte in un unico libro comprendente sette capitoli , che possono essere raggruppati in tre sezioni in cui prima denuncia i peccati del popolo, poi annuncia la venuta del Messia e la distruzione di Samaria e di Gerusalemme.

Michea dev’essere stato un uomo di grande coraggio perché non ha esitato a denunciare il degrado della società del suo tempo  e i peccati di governanti e classe dirigente.

Ecco cosa scriveva Michea 700 anni prima della nascita di Gesù:

 E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità,
dai giorni più remoti     (Michea 5,1-4)

UTE: Affrontare malattia e morte (Todaro)

Oggi la dr.ssa Todaro ci ha guidato a riflettere su due temi, che normalmente cerchiamo di sfuggire: la malattia e la morte. Dobbiamo invece rifletterci, per non essere colti impreparati quando la vita ci imporrà di affrontarli in prima persona o per chi ci sta accanto.

Certamente non è il caso di essere ossessionati dal pensiero della malattia e della morte, ma è necessario riflettere .

E quando ci capita una malattia, cosa è meglio fare?

  • Accettare la diagnosi, pur cercando le opportune conferme; continuare a cercare pareri diversi può aumentare lo stress.
  • Reagire: cercare tutto ciò che si può fare per curarsi; la rassegnazione non aiuta.
  • Parlare chiaro col medico è un diritto: conoscere il piano terapeutico aiuta il malato a sentirsene partecipe e ad avere un atteggiamento collaborativo.

Ci sono poi frasi che possiamo ripeterci (o rivolgere a chi ci confida la sua malattia):

  • La fortuna aiuta gli audaci (a volte la diagnosi consente cure tempestive).
  • Tutto è possibile (anche esiti positivi)
  • Mi prendo la responsabilità: farò tutto quello che è possibile per rendere le cure più efficaci (evitare situazioni di rischio, assumere regolarmente le medicine).
  • Per tutto c’è una soluzione (godendo delle cose che ci son consentite e dei momenti piacevoli presenti anche quando si è malati).
  • Esprimere apertamente le proprie emozioni: ognuno vive la malattia in modo diverso, ma è indispensabile consentirsi momenti di sfogo con persone vicine, altrimenti lo stress può aggravare lo stato di salute.
  • Fare attività fisica, ricordando che: il momento giusto per rilassarsi è quando non hai il tempo per farlo.
  • Trovare attività rilassanti come: scrivere, meditare (ammirare qualcosa di bello: un libro, un documentario, un panorama), leggere, dedicarsi a un hobby, imparare a respirare correttamente e profondamente.

E’ poi importante stabilire nuove priorità e obiettivi di vita e concedersi una nuova percezione del tempo (ad es. accettando la propria lentezza). Inoltre è certo che chi non sa prendersi cura di sé non saprà prendersi cura di chi gli sta accanto.

Come aveva detto la dr.ssa Todaro a inizio lezione, i temi trattati oggi non sono tra quelli che ci fanno felici, ma possono però aiutarci ad affrontare i momenti bui.