UTE: Quando si dice Nobel…

Quando si dice Nobel il pensiero va subito ad Alfred l’ inventore della dinamite e ai premi che portano il suo nome, ma la famiglia Nobel è stata una vera fucina di scienziati e di inventori.
Il capostipite Olai Nobelius (1655-1707) aveva sposato la figlia di un noto scienziato di quei tempi.
Il padre di Alfred era ingegnere, architetto e inventore; aveva una fabbrica in Svezia, ma in seguito a un dissesto finanziario emigrò in Russia dove si mise a fabbricare una mina subacquea molto innovativa ed ebbe grande successo. Dopo la guerra di Crimea, però, lo zar dovette ridurre molto le spese per gli armamenti e gli affari ne risentirono al punto che Nobel tornò in Svezia con due dei suoi 4 figli (gli altri due restarono in Russia) e fondò una fabbrica di esplosivi. Morì nel 1872.
Alfred nacque a Stoccolma nel 1833 e il padre lo fece istruire privatamente privilegiando la chimica e le lingue. Alfred però pareva più interessato alle materie umanistiche che alla chimica e allora il padre lo mandò in giro per il mondo per due anni, dal 1850 al 1852, anno in cui si stabilì in Russia, dove si dedica alla ricerca chimica.
Nel 1860 tornò in Svezia dove lavorò nel laboratorio del padre, ma nel 1864 uno scoppio nella fabbrica provocò la morte di suo fratello, di altri quattro operai e il padre dovette essere amputato di tutte e due le gambe. Il governo svedese proibì gli esperimenti, ma i Nobel li proseguirono clandestinamente su una chiatta al largo, lontano dalla costa.
Nel 1865 aprì una fabbrica ad Amburgo e qui dopo due anni, per un caso fortunato scoprì la dinamite(cioè la nitroglicerina sicura). Da questo momento continuò ad aprire nuove fabbriche in varie località, tanta era la richiesta dei governi per questo nuovo esplosivo che poteva essere manipolato in sicurezza e seguirono anche successivi perfezionamenti di questo prodotto. Quando la Francia si rifiutò di comprare i diritti per il suo ultimo ritrovato , la balistite, Alfred Nobel si rivolse al governo italiano ed aprì una fabbrica vicino a Torino.
Le sue attività però non si limitarono al campo degli esplosivi, infatti era azionista insieme ai fratelli della Branobel una società che si occupava del petrolio scoperto in Adzerbaijan. Si deve a suo fratello Ludwig l’ invenzione degli oleodotti e la progettazione delle prime petroliere. I tre fratelli erano diventati i più ricchi del mondo, ma si distinsero per la loro filantropia e generosità e realizzarono molte opere per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei loro dipendenti.

Nelle intenzioni di Alfred Nobel la sua dinamite avrebbe dovuto essere usata solo a scopi pacifici, ma ben presto si rese conto che non sarebbe stato così e cadde in una profonda crisi di coscienza. Si ritirò in solitudine a San Remo dove morì il 10 dicembre 1896.Fu poi sepolto a Stoccolma.
Non si era mai sposato e non aveva figli e nel suo testamento diede disposizione perché tutte le sue ricchezze fossero utilizzate per costituire un fondo i cui interessi dovevano servire a premiare ogni anno i migliori studiosi e ricercatori in vari campi della scienza e delle discipline umanistiche. Inoltre il Parlamento Norvegese avrebbe indicato colui al quale doveva essere attribuito il premio come “costruttore” di Pace nel mondo.

La lezione della prof. Alberta Chiesa è stata seguita con grande interesse da tutti i numerosi soci presenti.

(La seconda lezione è stata altrettanto interessante, avendo avuto come argomento gli studi sul cancro dall’ epoca egizia alla fine del 1800, ma ne parlerò in un altro momento)

UTE: Medicina e storia.

Ore 15 – Medicina : IL PAZIENTE FRAGILE.(dr. Alberto Rigamonti)
Chi sono i pazienti fragili?
* soggetti di età avanzata;
* soggetti affetti da patologie croniche multiple;
* soggetti con stato di salute instabile;
* soggetti colpiti da certe disabilità;
* soggetti nei quali la malattia e l’ invecchiamento si uniscono alle difficoltà socio-economiche.

Il medico dovrebbe essere tanto saggio ed esperto da curare la persona fragile e non solo le sue singole malattie; spesso un atteggiamento sbagliato porta a somministrare molte medicine, che a volte possono anche far peggiorare la qualità di vita dell’ anziano. Il bravo medico a volte deve anche saper individuare i casi in cui il farmaco è utile e quelli in cui può essere superfluo o dannoso.
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Ore 16: Storia: La stampa nel periodo della Belle Epoque.(dr. Cossi)

Prima di parlare della stampa dell’ epoca è bene porsi la domanda seguente: quanti lettori potenziali potevano accedere ai giornali?
* Poco prima della proclamazione del Regno d’Italia, la legge Casati del 1859 rese obbligatoria e gratuita la scuola per almeno due anni.
* Nel 1877 con la legge Coppino, la sinistra storica stabilì che la scuola elementare durasse cinque anni e che i primi tre fossero obbligatori; furono anche previste sanzioni per gli inadempienti.
*La legge Orlando del 1904 (governo Giolitti) estende l’ obbligo scolastico fino ai dodici anni di età.

Con una interessante tabella il docente ci ha documentato la situazione dell’ analfabetismo in Italia dall’ unità d’Italia al 1911; da essa risultava evidente che l’ analfabetismo femminile era molto più accentuato di quello maschile e che nelle regioni del sud il fenomeno era molto più diffuso (Non sarà perchè ai latifondisti conveniva tenere i figli dei contadini lontano dalle scuole per poter avere mano d’ opera più docile e più sottomessa?)

All’ inizio del ‘900 il giornale diventa un’ importante mezzo di informazione e di formazione dell’ opinione pubblica.La sua efficacia viene aumentata dal potenziamento delle comunicazioni telefoniche, che consentono di pubblicare articoli anche sugli avvenimenti delle principali capitali europee e dall’ adozione della stenografia che rende più veloce la stesura degli articoli.
Vi sono pagine di cronaca nera, bianca, cronaca sportiva, cultura, intrattenimento e compare anche la pubblicità.
Erano gli anni del Futurismo, che fece delle tecniche pubblicitarie il mezzo per propagandare le proprie idee.
A questo punto il dr. Cossi ci ha letto il MANIFESTO dei futuristi che ci ha lasciati veramente strabiliati per la sua provocatorietà e per il suo elogio della violenza; poi la lezione si è conclusa con l’ ascolto di una poesia del Marinetti letta con grande sapienza interpretativa dallo stesso autore.

UTE: Ozanam e Petrarca.

Ore 15: Ozanam (soc. di S. Vincenzo) don Ivano Colombo.

“*Bisogna quindi formare un’associazione di mutuo incoraggiamento per i giovani cattolici, dove si trovi amicizia, sostegno ed esempi, dove si possa trovare un simulacro della famiglia religiosa nella quale si sia stati nutriti. Il legame più forte è la carità: e la carità non può esistere nei cuori di più senza espandersi all’esterno. La fede e la virtù non hanno bisogno dell’associazione per conservarsi, ma solamente per svilupparsi. Occorre che ci siano contatti più frequenti, che ci diano una lodevole emulazione per il bene, e che ci rendano comunque la gioia dei successi di ciascuno. (A Leonce Curnier, 4 novembre 1834, p. 41).
*La carità non deve mai guardare dietro di sé, ma sempre avanti poiché il numero delle sue buone opere passate è sempre troppo piccolo e perché infinite sono le miserie presenti e future, che essa deve alleviare. (A Leonce Curnier, Parigi, 23 febbraio 1835, p. 48).”

Sono due citazioni tra le tante che si possono trovare su Wikipedia alla voce ” Frederic Ozanam – citazioni”.
Ozanam è il fondatore delle Società di S. Vincenzo ancora oggi molto diffuse. Era nato a Milano nel 1813, dove la sua famiglia era arrivata al seguito di Napoleone, ma tornò ben presto in Francia dove studiò legge e letteratura. Giovanissimo cominciò a interessarsi delle condizioni di vita degli abitanti delle periferie e cercò di organizzare gruppi di giovani che potessero dedicarsi a sollevare le sofferenze dei più poveri. Aveva capito che la Chiesa ufficiale continuava ad arroccarsi in difesa di privilegi ormai fuori dal tempo e non si accorgeva dei cambiamenti che si stavano verificando nelle società in seguito all’ industrializzazione . Ozanam si proponeva di fare da anello di collegamento tra la società del suo tempo e la Chiesa.
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Ore 16: “Il Canzoniere” di Petrarca. (Prof. Galli)

Unica opera del Petrarca in lingua volgare, il Canzoniere è frutto di un lavoro di revisione e di perfezionamento che durò tutta una vita, sempre alla ricerca della perfetta armonia delle parole e del loro ritmo. Al centro di quest’ opera non è Laura, ma il tormento interiore del poeta. Egli trae la sua fonte di ispirazione dall’ antica letteratura classica:infatti studiò a lungo Orazio, Tibullo, Catullo, ma anche la Bibbia e S. Agostino. Usa un linguaggio letterario ed elegante, che resterà per secoli il modello per i poeti italiani ed europei. Anche Leopardi che pure rivoluzionerà il linguaggio poetico risente della sua influenza, così anche Saba.

Ricopio qui uno dei sonetti più famosi del Petrarca , con relativa breve spiegazione.

SOLO E PENSOSO…

Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human la rena stampi

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve6 sappian7 di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so, ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co·llui.

In questo sonetto (il trentacinquesimo del Canzoniere) scritto da Petrarca prima del 1337, la solitudine è descritta come la situazione più congeniale al tormento amoroso del poeta: egli rifugge lo sguardo altrui, al quale il proprio sentimento risulterebbe manifesto, e, prediligendo l’immensità della natura, cerca invano un riparo alla propria passione

UTE: anni ’50 e psicanalisi.

STORIA:
Oggi all’ UTE abbiamo assistito a una singolare lezione di storia. Sotto la lente di ingrandimento c’ erano gli ANNI ’50, anni che per la maggior parte dei presenti rappresentano l’ infanzia o l’ adolescenza e pertanto particolarmente cari e vivi nella memoria.
Attraverso una serie di immagini abbiamo ripercorso il primo dopoguerra con le sue macerie, poi gli anni del boom economico in cui il nostro paese passa da un’ economia prevalentemente agricola a un’ economia industriale e con le industrie arriva anche la pubblicità.

Con i divi di Cinecittà, che portano nel mondo gli abiti italiani, nasce il made in Italy; le sorelle Fontana sono le prime a diffondere lo stile italiano nella moda.
Abbiamo rivisto l’ immagine di Compagnoni e Lacedelli alla conquista del K2, l’affondamento dell’ Andrea Doria, Montale col suo premio nobel per la letteratura, i fratelli De Filippo e i pittori Pizzinato, Vedova e Guttuso.

La proiezione delle varie immagini è stata inframmezzata da divertenti scenette tipiche del vecchio avanspettacolo (da cui sono nati tutti i nostri più grandi comici della seconda metà del ‘900 ) e dalla riproposizione delle canzoni più famose che hanno fatto da colonna sonora a quel mondo già così lontano. In molti abbiamo cantato insieme alla solista e per un’ ora siamo tornati indietro nel tempo.
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PSICANALISI:
In Francia, sotto Luigi XIV, la Salpetrière (un edificio originariamente adibito ad usi militari) fu trasformato in ospedale per i vagabondi e gli emarginati; due decenni più tardi vi furono rinchiuse anche le prostitute e tutte le donne abbandonate. Le condizioni di vita in quell’ ospizio erano le più disumane. Nel 1800 Philippe Pinel ebbe l’ incarico di dirigere la Salpetrière ed egli si pose l’ obiettivo di recuperare alla vita sociale le persone che popolavano quell’ inferno e impose metodi di trattamento più umani. Nel 1862 arriva un altro medico neurologo, Jean Martin Charcot , che istituì una scuola di neurologia e Freud fu suo allievo.
Charcot si dedica allo studio dell’ isteria e individua percorsi terapeutici del tutto innovativi.

Freud si stabilì poi a Vienna dove aprì uno studio privato, ed ebbe così pazienti ben diversi da quelli conosciuti a la Salpetrière: erano per lo più donne della media e alta borghesia.
Da qui ebbe inizio la storia della moderna psicanalisi.

Ute: medicina e filosofia.

Medicina (dr. Rigamonti):  E’ buona norma registrare le scadenze dei medicinali contenuti nella nostra farmacia domestica  ed è  opportuno scrivere  i nomi dei medicinali verso cui si siano verificati in famiglia casi di allergia. In ogni casa non dovrebbero mancare:

ANTIEMETICI – ANTIDIARROICI – ANTISPASTICI – ANTIACIDI – LASSATIVI – ANTINFIAMMATORI -ANTISTAMINICI – ANTIBIOTICI – ANTITUSSIGENI .

L’ argomento della lezione non mi pareva molto accattivante, ma il docente ha saputo renderlo interessante spiegando le caratteristiche dei vari medicinali e la loro efficacia .

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Durkheim

Sociologia:  Nella seconda ora di lezione ci è stata presentata la figura di Émile Durkheim, il fondatore della moderna sociologia. Nato nel 1958 in Francia da una famiglia ebrea, insegnante di filosofia, dopo la sconfitta durissima dei Francesi  nel 1870, fu indotto a riflettere su quegli eventi e individuò la causa della forza della Germania nell’ ideologia. Sostenne quindi l’ importanza dell’ istruzione pubblica e questo gli diede fama e lo portò alla Sorbona dove ebbe la cattedra di sociologia. Durkheim studia la società per poterla migliorare e sostiene che serve un principio morale per rendere coesa la società e per dare fondamento all’ autorità e su questa strada arriva ad affermare la necessità del nazionalismo. Si dedicò anche allo studio del fenomeno del suicidio.

La lezione è stata  molto interessante e l’ argomento meriterebbe ulteriori approfondimenti .

 

 

 

UTE: Montparnasse

Quando, all’ inizio del ‘900 , Montmartre diventa meta di turisti in cerca di mondanità, gli artisti che vi avevano vissuto fino a quel momento, si trasferiscono sulla riva sinistra della Senna e si stabiliscono a Montparnasse, il cui nome rievoca il monte Parnaso, su cui, secondo gli antichi Greci , abitavano le Muse.

Il luogo in cui si incontrano e dove lavorano gli artisti è La Ruche, una strana costruzione circolare, al centro della quale si trova una grande sala e tutt’ attorno vi sono dei minuscoli locali che vengono affittati a poco prezzo ai pittori. Vi è un gruppo di pittori ebrei, fuggiti dalle loro terre, perchè la pittura è proibita dalla religione ebraica.

Il più famoso tra di loro  è Marc Chagall. E’ un tipo molto riservato, solitario, di grande spiritualità e poesia. Non si lascia influenzare dalle correnti artistiche del suo tempo , anche se in un suo autoritratto è evidente il riferimento allo stile di Picasso. Caratteristica inconfondibile della sua pittura è l’ atmosfera di sogno:  i colori non sono  aderenti alla realtà; compaiono sempre simboli ebraici e personaggi che popolavano il mondo della sua prima giovinezza nelle campagne russe; in molte tele compaiono gli sposi che volano spinti dal loro amore. Accanto a ciò che ricorda il suo passato, sullo sfondo non manca mai qualche elemento che ricorda Parigi.

A Montparnasse vivono poi due grandi amici, molto diversi tra loro, ma stranamente in grande sintonia: Soutine e Modigliani.  Il primo, ebreo, trae da un’ infanzia molto difficile una personalità contorta : vive nella miseria più nera, nella sporcizia e la sua pittura  esprime una forza rabbiosa. Modigliani invece , pur essendo povero, è sempre molto curato ed elegante, e sta sempre vicino all’ amico Soutine che aiuta in moli modi. Entrambi resteranno sempre molto indipendenti e non aderiranno mai ad alcuna corrente artistica. Modigliani in un primo tempo si dedica alla scultura ispirandosi all’ rte primitiva dell’ Africa e dell’ Asia, poi però una malattia polmonare lo costringe ad abbandonare la scultura e si dedica alla pittura, nella quale però porta la stessa eleganza e la stessa stilizzazione delle sue sculture.

La grande svolta dell’ arte, il Dadaismo, a Montparnasse arriva dopo la Grande Guerra, con Duchamp e Man Ray : anche gli oggetti comuni, tolti al loro uso quotidiano e reinventati in contesti diversi diventano opere d’ arte. Si afferma l’ idea che non è l’ opera d’ arte ad avere valore, ma l’ idea che l’ ha creata. Man Ray si dedicherà poi alla fotografia.

 

Videoforum : “Morte a Venezia”

Gustav vov Aschenbach è un musicista non più giovane che sta attraversando un periodo difficile, sia  per alcuni insuccessi professionali che lo hanno costretto a ripensare il suo concetto di arte, sia per motivi di salute: il suo cuore ha bisogno di riposo.

E’ il 1911, alla fine della Belle Époque, e il musicista arriva al Lido di Venezia. L’ Hotel Des Bains nel quale trova alloggio, accoglie turisti appartenenti all’ élite della società del tempo e tra questi c’ è una famiglia polacca di cui fa parte un adolescente bellissimo, che sembra incarnare l’ idea di bellezza e di purezza che lui ha sempre inseguito con la sua arte. Ma il suo interesse diventa amore e lui prima rifugge da questo suo sentimento , poi vi si adagia e trova felicità nell’ osservare i giochi del ragazzo sulla spiaggia. Intanto la sua mente ripercorre momenti felici, momenti tragici (la morte della figlioletta), i fallimenti della sua vita artistica e le lunghe discussioni a sfondo filosofico con un suo amico e collaboratore. Venezia  lo ha accolto con le sue atmosfere morbide, con le sue luci velate e con la bellezza dei suoi palazzi , ma nasconde una terribile verità : le sue strade sono percorse da un’ epidemia di colera e le sue calli rivelano un aspetto diverso della città, fatto  di labirinti bui invasi dalla sporcizia.

Gustav, arrivato in città in cerca di salute, non solo fisica , ma anche spirituale, contrarrà invece la malattia e morirà in un’ amosfera di lento disfacimento sulla spiaggia, mentre il giovane polacco si allontana nel mare e gli addita un orizzonte lontano, avvolto da una luce magica e malinconica insieme.

Sono ammirevoli le ricostruzioni degli ambienti sia interni che esterni: abiti, arredi e ogni particolare è studiato per ricreare l’ atmosfera di un’ epoca straordinaria , che però comincia a perdere le sue illusioni. I dialoghi sono scarsissimi, ma parlano gli sguardi  e le inquadrature che indugiano a lungo sulle scene e sui personaggi, imponendo alla narrazione un senso di lento decadimento, quasi di sfinimento.

Mi ha colpito il  dialogo in cui si paragona il tempo della vita a quello segnato dalla clessidra: all’inizio il  ritmo sembra lento e non si è indotti a riflettere sull’ inesorabilità del suo scorrere, ma, quando si arriva alla fine, ecco che il tempo, come la sabbia, scivola via senza lasciarci alcuna possibilità di fermarlo.

Visconti ha condensato in questo film un po’ della sua storia personale e molto del suo modo di concepire l’ arte e la vita.

 

Come sono nati i grandi magazzini, croce e delizia del periodo natalizio?

Stiamo entrando nel periodo dei grandi acquisti e  grandi magazzini , supermercati, ipermercati et similia diventano la meta preferita delle donne e l’ incubo dei mariti. A Londra esistono grandi magazzini dalle dimensioni esagerate e uno di questi è senz’ altro Selfridges, del quale mi è arrivata la storia tramite un’ amicizia di Facebook.

Ma qual è stato il primo vero grande magazzino ? E’ stato il “Bon Marche’ ” a Parigi. L’ idea di un nuovo sistema di vendite venne a un certo Aristide Boucicaut, che veva fatto il semplice commesso , poi si era messo in proprio a vendere scialli, ma quando la moda decretò la fine di questo accessorio, pensò di rinnovare il suo negozio: non più il vecchio bancone dietro cui sta il venditore cui solo spetta il diritto di prendere la merce e offrirla in visione ai clienti, ma sono i clienti che possono accedere liberamente alla merce, toccarla ed esaminarla.

Siamo alla metà del 1800 e la novità ha un grande successo, così il negozio viene ampliato e arricchito con vetrine dove la merce viene esposta ai passanti. Boucicaut inventa anche il prezzo fisso, i saldi periodici e la fiera del bianco.

E’ il momento in cui l’ abito non viene più confezionato solo su misura da artigiani più o meno abili, ma da industrie che inventano la standardizzazione delle taglie; allora il nostro eroe (Boucicaut, intendo) allestisce presso i suoi grandi magazzini delle sale d’ attesa o addirittura degli alberghi, in cui le clienti che richiedono degli adattamenti o delle riparazioni , possono tranquillamente aspettare che il vestito sia pronto . Ma non è finita: il nostro, ben coadiuvato dalla moglie, si inventa anche la vendita a domicilio e la vendita per corrispondenza tramite catalogo; inoltre consegna gli acquisti in buste che recano il nome dei magazzini per farsi pubblicità  e sapendo quale grande potere abbiano i bambini sulle madri, li attira con i suoi gadget appositamente studiati.

Un vero genio questo Boucicaut: più di 150 anni fa ha inventato un nuovo rapporto venditore/cliente e da allora tutto funziona ancora come lui l’ ha pensato. (Notizie tratte da una lezione della dr.ssa Cinzia Granata all’ UTE)