Non posso accettare di essere diventata complice di questi orrori: i trafficanti di uomini vengono pagati con i soldi anche miei !! Non possiamo fare finta di non sapere quello che accade.
La schiavitù moderna (che esiste anche in Italia e non solo in Libia) è uno scandalo peggiore di quella praticata anticamente: è la negazione di tutto ciò che proclamiamo nelle nostre leggi, nelle nostre Costituzioni, scritte dopo la Rivoluzione Francese, è la negazione delle tante Dichiarazioni dei diritti dell’uomo e del cittadino fiorite negli ultimi secoli ….parole dettate da nobili ideali, ma che ora appaiono solo espressione di una grande, terribile ipocrisia.
Anche ieri i giornali hanno riportato la notizia di altri due femminicidi: è una vera strage! Ho sentito alla radio La canzone “Respect” cantata da Aretha Franklin, come dedica alle donne per questo 8 marzo e faccio mia questa idea: le donne devono pretendere rispetto, che, si direbbe oggi, è il minimo sindacale in un rapporto di coppia.
Ecco qui di seguito il testo. Aretha chiede solo un po’ di rispetto al suo uomo quando rientra a casa, solo un po’ di rispetto o lei se ne andrà. Rispetto, dice ancora la canzone, è PRENDERSI CURA.
oo) What you want
(oo) Baby, I got
(oo) What you need
(oo) Do you know I got it?
(oo) All I’m askin’
(oo) Is for a little respect when you come home (just a little bit)
Hey baby (just a little bit) when you get home
(just a little bit) mister (just a little bit)
I ain’t gonna do you wrong while you’re gone
Ain’t gonna do you wrong (oo) ‘cause I don’t wanna (oo)
All I’m askin’ (oo)
Is for a little respect when you come home (just a little bit)
Baby (just a little bit) when you get home (just a little bit)
Yeah (just a little bit)
I’m about to give you all of my money
And all I’m askin’ in return, honey
Is to give me my profits
When you get home (just a, just a, just a, just a)
Yeah baby (just a, just a, just a, just a)
When you get home (just a little bit)
Yeah (just a little bit)
Ooo, your kisses (oo)
Sweeter than honey (oo)
And guess what? (oo)
So is my money (oo)
All I want you to do (oo) for me
Is give it to me when you get home (re, re, re ,re)
Yeah baby (re, re, re ,re)
Whip it to me (respect, just a little bit)
When you get home, now (just a little bit)
Ho appena ascoltato questa canzone e mi è piaciuta molto. La cantava divinamente il grande Frank Sinatra.
Fly me to the moon – Fammi volare fino alla Luna Let me play among the stars – Fammi giocare tra le Stelle Let me see what spring is like – Fammi vedere se è come saltare On a-Jupiter and Mars – Su Giove o Marte In other words, hold my hand – In altre parole, prendi la mia mano In other words, baby, kiss me – In altre parole, baciami
Fill my heart with song – Riempi il mio cuore con una canzone And let me sing for ever more – E fammi cantare per sempre You are all I long for – Sei tutto ciò che ho sempre atteso All I worship and adore – Tutto ciò che venero e adoro In other words, please be true – In altre parole, per favore fa che sia vero In other words, I love you – In altre parole, Ti Amo
Fill my heart with song – Riempi il mio cuore con una canzone And let me sing for ever more – E fammi cantare per sempre You are all I long for – Sei tutto ciò che ho sempre atteso All I worship and adore – Tutto ciò che venero e adoro In other words, please be true – In altre parole, per favore fa che sia vero In other words, in other words – In altre parole, in altre parole I love you – Io Ti Amo
Quanta gente c’era a Milano ieri pomeriggio! Certo per fare gli acquisti di Natale e per vedere la città illuminata dalle mille luci degli addobbi natalizi. E’ stata un’impresa raggiungere a piedi il Teatro San Babila: bisognava fare un’incessante gimkana tra la gente che riempiva strade e portici.
Eravamo un buon gruppo dell’UTE e avevamo i biglietti per assistere alla rappresentazione dell’operetta: La Duchessa del Bal Tabarin (musiche di Carlo Lombardo e libretto di Franci). E’ un’operetta nata nel 1917, in piena Grande Guerra, ma ambientata nel mondo luccicante e frivolo della Belle Époque, che si era conclusa da poco.
Racconta la storia di Frou Frou, una chanteuse del Bal Tabarin che ha sposato un alto funzionario, al quale però non è propriamente fedele e il marito, avendo scoperto un suo tradimento, promette di prdonarla solo se supererà sei mesi di prova di morigeratezza e onestà coniugale. Lo spettacolo comincia dal giorno della scadenza del sesto mese e Frou Frou aspetta con ansia la mezzanotte: allo scoccare dei dodici rintocchi potrà incontrare un suo giovane possibile amante, ma alla fine anche lei rinsavirà e si arriverà all’immancabile lieto epilogo.
Gli interpreti hanno voci splendide, i costumi sono molto belli e curati e la musica è eseguita dal vivo da una orchestrina guidata da una giovanissima direttrice. E’ stato uno spettacolo piacevolissimo e rilassante ed è stato bello risentire l’aria più nota di questa operetta che vi ripropongo nel video qui sotto.
Qualche giorno fa ho rivisto per l’ennesiam volta un vecchio film “La magnifica preda” con una splendida Marylin Monroe che mi ha incantato, come sempre. nell’interpretazione di alcune canzoni: una voce piuttosto esile, ma ben intonata e garbata, che sa trasmettere una dolcezza e una malinconia infinita. Qui sotto riporto il video e il testo della canzone che la sfortunatissima attrice cantava alla fine del film.
If you listen you can hear it call.(Wailaree). Se si ascolta si può sentire chiamare. (Wailaree). There is a river called the river of no return, C’è un fiume chiamato il fiume di non ritorno, sometimes it’s peaceful and sometimes wild and free. a volte è tranquillo e, a volte selvaggia e libera. Love is a traveller on the river of no return, L’amore è un viaggiatore sul fiume di non ritorno, swept on forever to be lost in the stormy sea.(Wailaree). spazzato per sempre a perdersi nel mare in tempesta. (Wailaree). I can hear the river call (no return, no return). Posso sentire la chiamata fiume (non ritorno, non ritorno). I can hear my lover call ,”come to me”. Posso sentire la mia chiamata amante, “Venite a me”. I lost my love on the river, Ho perso il mio amore sul fiume, and forever my heart will yearn. e per sempre il mio cuore sarà anelare. Gone, gone forever, Andato, andato per sempre, down the river of no return. lungo il fiume di non ritorno. Wailaree,wailaree.. Wailaree, wailaree .. You never return to me. Non si può mai tornare a me.
Quando riascolto questa canzone, ritorno con la mente a un’estate lontana….. C’è la fiera in paese, ci sono le giostre, le bancarelle piene di dolciumi e bigiotteria. C’è un gran caldo, ma la gente affolla imperterrita la piazza mentre dagli altoparlanti viene diffusa a tutto volume la canzone del momento, il tormentone dell’estate, che canticchio anch’io sottovoce insieme alla mia amica mentre attendiamo di salire sull’autoscontro….
Avevo quindici anni e la fiera d’agosto era un evento atteso da tutti ….. ora è stata eliminata, perchè ad agosto il paese si spopola: la gente cerca di sfuggire alla canicola andando a godersi il fresco al mare o in montagna.
Quando ero ragazzina, si cantava spesso questa canzone….allora eravamo soliti condannare la segregazione razziale degli USA o l’apartheid del Sud Africa. Ci indignavamo al pensiero delle ingiustizie che si perpetravano contro chi aveva solo il torto di avere la pelle di un colore diverso…..
Allora non eravamo razzisti….solo perchè il problema era lontano da casa nostra.
Ora il mondo è cambiato e non so chi oggi farebbe ancora cantare ai suoi figli questa bella canzone
Ignazio Silone: uno scrittore emarginato dalla critica letteraria di casa nostra, per la sua denuncia dei metodi antidemocratici dello stalinismo e per la conseguente sua epurazione dal Partito Comunista Italiano di cui era stato uno dei fondatori.
Silone conobbe il successo come scrittore, pubblicando in lingua tedesca il suo capolavoro ” FONTAMARA” nel quale raccontava lo stretto rapporto tra la terra e i contadini, rapporto che accomuna tutti i contadini del mondo.
Tra le sue opere bisogna ricordare:
“La scuola dei dittatori”, “Uscita di sicurezza” “L’avventura di un povero cristiano”.
Silone è stato definito un comunista senza partito e un cristiano senza chiesa, per la sua ansia di giustizia sociale e per l’ impostazione cristiana del suo pensiero, che però non gli consente di accettare l’apparato della Chiesa così come si è venuto a formare nei secoli.
Don Ivano anche oggi, parlandoci di Silone, ha mostrato ancora una volta quanto sia vasta ed eclettica la sua cultura.
Nella seconda ora di lezione, il maestro Alessandra Zapparoli, coadiuvata mirabilmente dal dr. Francesco Pintaldi, ci ha fatto ringiovanire facendoci ripercorrere la musica degli anni sessanta. Attraverso filmati d’epoca abbiamo rivisto i volti dei musicisti e dei cantanti che hanno accompagnato la nostra giovinezza, abbiamo potuto risentire e cantare insieme le più belle canzoni dei cantanti italiani e stranieri: da Elvis Presley, a Celentano, da Santana agli Abba, ai Led Zeppelin, a Mina, ai Rolling Stones ai Beatles. Erano anni carichi di tensioni per la guerra in Vietnam e per la segregazione razziale negli USA e la rabbia dei giovani trovava sfogo nella musica. La musica di quegli anni affonda le sue radici, nel jazz, negli spirituals, nei gospel della musica afroamericana e si caratterizza per l’uso spesso “violento” degli strumenti e della voce, anche se molti movimenti giovanili si ispirano alle dottrine orientali e ai pacifisti.
Tra gli ultimi brani abbiamo ascoltato: ” I have a dream” degli Abba, il cui testo si rifà al famoso discorso di Martin Luther King.