Trascorrere un’intera giornata con un bambino di nove anni diventa impegnativo, se non lo si vuole lasciare sempre appiccicato ad Ipad o televisore, ma per fortuna il parco è qui vicino e, se ci andiamo con un pallone, il pomeriggio è risolto.
Capita infatti che, appena arrivati, Samu si metta a palleggiare da solo o cerchi di coinvolgermi tirandomi il pallone tra i piedi….ma poi non passano molti minuti senza che si avvicini qualche altro ragazzino desideroso di dare quattro calci.
L’erba è stranamente giallognola (forse è piovuto poco anche qui), ma ai due che hanno solo voglia di giocare non importa e, dopo essersi scambiati poche battute ecco che cominciano a ballare attorno alla palla che rimbalza attraverso l’immensità del parco.
Io resto su una panchina, cercando di ripararmi alla meglio dall’aria gelida che ogni tanto si trasforma in vento; guardo la gente che passa: tante mamme giovanissime con bambini al seguito, turisti e intere scolaresche che si dirigono all’osservatorio astronomico, che si intravvede sullo sfondo.
I due calciatori si producono in tutto il loro repertorio di tiri in porta, dribbling, rovesciate, palleggi e non si accorgono che il tempo passa, ma io ho le orecchie gelate e sarà meglio tornare a casa.