La letterina di eri e quella di oggi.

Una volta acquistavamo in cartoleria una letterina tutta luccicante che riportava scene e simboli natalizi e la portavamo a scuola nel giorno indicato dalla maestra, che ci aiutava a scriverla.

Non era un modo per chiedere regali, ma per ringraziare i genitori di tutto quello che avevano fatto per noi: per i sacrifici sostenuti per farci crescere, per il loro sostentamento, per l’amore di cui ci circondavano. Il giorno di Natale, la mettevamo sotto il piatto del papà, che regolarmente si fingeva molto sorpreso nel trovarla, poi dovevamo leggerla a voce alta quando tutti erano a tavola.

Tutti gli anni le parole si ripetevano un po’ e forse erano suggerite, poco spontanee, ma stavano a sancire un rapporto di gratitudine con gli adulti.

Ora i bambini scrivono la letterina a Babbo Natale solo per chiedere regali, meglio se costosi, e si abituano a pensare che tutto sia loro dovuto, che il mondo che li circonda debba ruotare intorno a loro e alle loro esigenze e, spesso, conservano questo atteggiamento anche quando non scrivono più la letterina da molti anni.

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