Quando il giardiniere lo piantò nella mia aiuola , probabilmente non aveva tenuto presente le possibilità di crescita di questa pianta.
Sinceramente all’inizio mi faceva un po’ di tristezza: così ripiegato su se stesso e così “gracile” … ma passarono alcuni anni e il cedro dispiegò i suoi rami flessuosi che formarono quasi una cupola che arrivava a sfiorare l’erba del prato.
Forse avrebbe dovuto capire che aveva ormai occupato tutto lo spazio a sua disposizione, invece ha continuato ad irrobustire i suoi rami e ad espandersi fino a invadere il vialetto di accesso alla casa e quindi mi sono vista costretta a farlo ridimensionare: un taglio deciso ai rami più vecchi e rinsecchiti, l’accorciamento di quelli che avevano occupato arbitrariamente spazi non di loro competenza, dopodiché siamo andati di buon accordo per alcuni anni.
Ora ha abbondantemente superato i quarant’anni e di nuovo sta debordando; per di più, ad ogni colpo di vento e ad ogni acquazzone lascia cadere quantità industriali di foglie (sono aghifoglie) che s’infilano in ogni fessura e in ogni “rugosità” del terreno e impediscono l’attecchimento di qualsiasi fiore o pianticella nel suo raggio d’azione. Per questo ogni giorno devo occuparmi del cedro e, armata di scopa, rastrello e paletta, raccogliere tutto quello che lascia cadere. Devo però riconoscere che la sua ombra mi è particolarmente gradita in questi giorni d’estate.