In questi giorni passeggio in cortile attorno all’aiuola condominiale e, mentre mi sento un po’ come un criceto che corre dentro la ruota, ho anche il tempo di osservare e di pensare.
Appesa ai rami del noce, ormai completamente spoglio, c’è un’altalena sempre ferma: da quanto tempo
nessun bambino vi sale per lasciarsi cullare …. e ripenso con un po’ di malinconia a quando questo cortile risuonava di grida festose, di richiami, di risate e bastava affacciarsi alla finestra per respirare un po’ di allegria.
Lì accanto c’è un alloro ormai diventato altissimo, che conserva tutte le sue foglie e con esse affronterà i rigori della stagione fredda che sta per arrivare.
La vista dell’alloro mi richiama alla mente una poesia che ho imparato a scuola e che ora trascrivo qui:
L’alloro e la vite (Giacomo Zanella)
Odio l’allor, che quando alla foresta
le nuovissime fronde invola il verno,
ravviluppato nell’intatta vesta
verdeggia eterno,
pompa de’ colli; ma la sua verzura
gioia non reca all’augellin digiuno;
che’ la splendida bacca invan matura
non coglie alcuno.
Te, poverella vite, amo, che quando
fiedon le nevi i prossimi arboscelli,
tenera l’altrui duol commiserando
sciogli i capelli.
Tu piangi, derelitta, a capo chino
sulla ventosa balza. In chiuso loco
gaio frattanto il vecchierel vicino
si asside al foco.
Tien colmo un nappo: il tuo licor gli cade
nel’ondeggiar del cubito sul mento;
poscia floridi paschi ed auree biade
sogna contento.
Devo dire che io non odio l’alloro del cortile, che non ha colpa alcuna se le sue foglie coriacee possono consentirgli di affrontare l’inverno senza spogliarsene e se le sue bacche non sono commestibili: probabilmente a lui è stato affidato il compito di ornare la terra, di renderla più bella e di rendere il paesaggio invernale meno triste. Così la vite, che per il poeta è così generosa, non ha nessun merito se la natura l’ha resa capace di donare frutti squisiti e vini gustosi: ogni creatura ha i suoi talenti e i suoi compiti.
E’ così anche per noi umani : ognuno di noi è prezioso e unico e nella diversità di ciascuno sta la ricchezza dell’umanità.