Signore: è tempo . Grande era l'arsura . Deponi l'ombra sulle meridiane, libera il vento sopra la pianura. Fa' che sia colmo ancora il frutto estremo; concedi ancora un giorno' di tepore, che il frutto giunga a maturare, e spremi nel grave vino l'ultimo sapore. Chi non ha casa adesso, non l'avrà. Chi è solo a lungo solo dovrà stare, leggere nelle veglie, e lunghi fogli scrivere, e incerto sulle vie tornare dove nell'aria fluttuano le foglie.
La poesia inizia con una preghiera per chiedere a Dio che si ripeta la magia dell’autunno, che ferma il tempo sulle meridiane e fa maturare gli ultimi frutti; prosegue poi con un pensiero dolente per chi è solo (forse il poeta stesso): le notti sempre più lunghe lo vedranno vegliare sui libri e scrivere pagine e pagine per riempire la sua solitudine. Avrà qualche volta anche il desiderio di camminare per le strade buie, accompagnato solo dal cadere delle foglie.
Quanto assomigliano,alle mie, le notti autunnali di Rilke!