Al telegiornale si comincia a parlare di siccità e di incendi…… da troppo tempo le piogge sono molto scarse anche in questa zona della Brianza un tempo nota per la sua piovosità….speriamo di non dover arrivare alla situazione descritta qui di seguito da Carlo Sgorlon.
Tre operai di un cantiere si pigliarono l’insolazione lavorando tutto il giorno su un tetto, e passarono una settimana nel letto, l’occhio spento come quello del pesce pescato da dieci giorni.
Entrare in camera la sera faceva lo stesso effetto che ficcare la testa in un forno scaldato.
Anche il letto veniva subito a noia perché non si riusciva a dormire, e si passavano le ore a rigirarsi nell’umido del proprio sudore.
Appena giorno tutti correvano a spalancare le finestre per vedere se vi fosse qualche segno di pioggia vicina.
Macché. Il cielo era pulito come un vetro lucidato, e fin dal mattino tutto sbiadiva nella caligine della calura stagnante.
Poi la maledizione della mancanza d’aria cessò, e cominciò quella di un vento secco che spazzava via le speranze della pioggia.
La gente provò qualche refrigerio, ma per la campagna fu una novità micidiale.
Il grano-turco ingiallì completamente e la pannocchia appena creata si striminzì da stringere il cuore. La terra arsa si screpolò come il fondo di un lago prosciugato.
Tutti giravano per casa con gli occhi spiritati, la bocca spalancata, come giganteschi ranocchi che bramavano la pioggia nel pantano di uno stagno disseccato.
Le bestie sudavano e smagrivano nelle stalle.
Respiravano asmatiche, sdraiate sulle lettiere, e riacquistavano un filo di vitalità soltanto quando un famiglio le portava a bere alla fontana, sotto sera.
L’acqua del pozzo si abbassò di parecchi metri e fu necessario allungare la corda.
Non pioveva ormai da cinque o sei mesi.
Già due tagli d’erba erano andati perduti e il foraggio scarseggiava e costava carissimo.
I contadini più facili a scoraggiarsi cominciarono a far macellare gli animali, temendo di non sapere presto che cosa buttargli nella greppia.
Così le macellerie straboccavano di carne a basso prezzo, ma era un’abbondanza più triste di un funerale.
L’allarme, lo scoraggiamento dilagavano.
Ogni giorno si sentiva parlare di boschi incendiati, e di notte si vedevano le linee del fuoco avanzare e divorare i fianchi delle montagne.