Nevica; l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca; neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera;
passano bimbi: un balbettio di pianto;
passa una madre: passa una preghiera.
Pascoli non si smentisce: sempre, dietro i versi apparentemente facili e da leggere quasi cantando, c’è un’emozione profonda ..
Gli ultimi due versi, che seguono quelli iniziali quasi solamente descrittivi, con un’immagine toccante, evocano la paura e il disagio di un bimbo che soffre nella bufera di neve e accanto a lui c’è la madre che mormora una preghiera per chiedere di riuscire a consolare quel pianto che le fa male al cuore.
Credo che tutte le madri preghino, anche quelle che non credono, anche quelle che si credono atee….perchè ogni madre non può non trepidare per le sofferenze dei suoi figli, per le loro preoccupazioni, per le loro scelte…..E così il suo pensiero diventa augurio, diventa speranza, diventa preghiera.
Il poeta identifica preghiera e madre: accanto all’una c’è sempre l’altra….