Il film inizia in un villaggio del Senegal dove due cugini, Seydou e Moussa, di nascosto dalle rispettive famiglie, stanno raccogliendo soldi per fare “il viaggio” verso l’Europa per poter migliorare le condizioni di vita della propria famiglia. Il villaggio è molto povero, la gente riesce appena a soddisfare i bisogni essenziali, ma non perde mai l’occasione per fare festa insieme. La madre di Seydou viene a sapere del progetto del figlio e ne rimane molto addolorata, ma il ragazzo una notte parte col cugino.
Da quel momento comincia un’autentica “via crucis ” infestata da pericoli d’ogni genere e soprattutto da trafficanti disumani che non esitano a derubare i migranti e ad infliggere pene inaudite a quelli che non possono pagare. In tutto questo orrore, Seydou ha la fortuna di incontrare un uomo che rivede in lui il figlio della stessa età: insieme riusciranno a riguadagnarsi la libertà e il ragazzo raggiungerà le coste della Libia dove, non avendo il denaro per pagare il viaggio per sé e per il cugino, accetterà, lui che non ha mai visto una barca, di guidare il peschereccio che lo porterà insieme a tanti altri disperati verso le coste italiane.
Questo film è molto coinvolgente, emozionante e a tratti sconvolgente; è stato scritto basandosi sulle vicende reali di diversi migranti. I protagonisti, pur vivendo le atrocità più impensabili, non perdono la loro umanità, a differenza dei trafficanti che per il danaro non esitano a compiere le bassezze peggiori.
Tutti dovrebbero vedere questo film-documento, soprattutto quelli che pensano che i migranti siano solo gente che viene qui per spirito di avventura o per ingrossare le fila della malavita.