Questo film è stato trasmesso su IRIS più volte in questi giorni seppur in orari diversi e credo che questo abbia consentito a molti (e anche a me) di rivederlo e apprezzarlo.
E’ ambientato nel Kurdistan iracheno caduto sotto la tirannia fanatica dell’ISIS; qui combattono anche molte donne del posto insieme ad altre venute da diversi paesi per sostenere la guerra di liberazione che le curde stanno combattendo con estremo coraggio e valore. Tra queste si arruola anche Zara, una ragazza rapita dai soldati dell’ISIS e venduta come schiava a un occidentale “convertito” all’Islam, ma sarebbe meglio dire che quest’uomo depravato usa la religione per giustificare tutte le sue crudeltà (anche quella di stuprare una schiava), affermando che tutto accade per volontà di Dio.
Zara, che in battaglia assume il nome di Red Snake, ha un obiettivo: riportare a casa da sua madre il fratellino, anche lui preso prigioniero dagli uomini dell’ISIS e sottoposto a un indottrinamento martellante per farne un bambino-soldato.
E’ un film fatto da una regista donna, che vuole rendere omaggio alle donne yazide (curde non musulmane) che per molto tempo hanno combattuto al fianco dei loro uomini per sconfiggere il fanatismo degli appartenenti all’ISIS. La cosa che più rimane impressa di questo film è la contraddizione altamente ipocrita tra le regole severissime di vita continuamente proclamate tramite altoparlanti per le vie dei centri abitati e il comportamento dei capi che dicono di seguire quelle regole: veramente tra il dire e il fare c’è un abisso, infatti la strumentalizzazione della religione per assecondare le proprie libidini e la propria voglia di sopraffazione è cosa comunemente accettata e praticata.
Ora si sente parlare poco dell’ISIS che ha subito gravi sconfitte militari, ma si può dire altrettanto del fanatismo religioso? Temo di no.
Consiglio la visione di questo film, ben diretto e ben interpretato.