Ieri sera a Como ho visto in compagnia di una cara amica e di suo marito il film “Segantini , il ritorno alla natura”.
Più che di un film vero e proprio si tratta di un documentario sulla vita del pittore trentino, sui luoghi in cui ha vissuto e sulle sue opere; il tutto ha come filo conduttore la testimonianza della nipote di Segantini e di una studiosa di Segantini. Il racconto viene inframmezzato da sequenze cinematografiche relative all’ultimo periodo della sua vita vissuto in solitudine in una baita sulle Alpi.
Gli inizi furono difficilissimi (a 12 anni era un ragazzo di strada e fu messo in riformatorio) ma ebbe la fortuna di incontrare Bugatti e la figlia di lui, che diventò la sua compagna. Il successo arrivò quando era ancora giovanissimo fino a diventare il pittore più pagato del suo tempo. Tutta la sua breve vita fu dedicata alla sua arte e alla ricerca di un ambiente in cui vivere sempre più vicino alla natura incontaminata, da cui traeva ispirazione. Si trasferì per questo prima in Brianza (e alcune memorabili tele sono state realizzate proprio qui nei dintorni), poi in Engadina.
Il docu-film (forse si potrebbe definire così) ha il suo maggiore pregio nella bellezza delle immagini, sia quelle relative alle opere di Segantini, sia quelle che ritraggono i paesaggi e gli ambienti