E’ un libro che si legge in pochissimo tempo, scritto da K. Hosseini (quello de “il paese degli aquiloni”) con la prefazione di Roberto Saviano. E’ una lettera che un padre scrive al proprio figlio. Ne ricopio qui qualche stralcio…
…La mattina ci svegliavamo al fruscio dei rami d’olivo mossi dal vento, ai belati delle capre della nonna, al rumore delle pentole in cucina. L’aria era fresca e il sole disegnava a oriente una pallida striscia color albicocca.
Sembra impossibile che si stia parlando dell’Afghanistan, che oggi non ha più nulla di idilliaco nelle immagini che i media ci fanno pervenire. E’ l’Afghanista di prima della guerra interminabile che lo sta straziando. Copio ancora…
Nella città vecchia sempre piena di trambusto, c’era una moschea per noi musulmani, una chiesa per i nostri vicini cristiani e un grande suk dove contrattare su tutto: ciondoli d’oro, prodotti freschi, abiti da sposa…
Questi sono i ricordi del padre. Ricordi di un paese in pace, tollerante, fiorente….. Il bimbo ora vede solo guerra, bombe, funerali ….e la gente scappa, scappa finchè giunge in riva al mare…. dove si trova con tanti altri disperati a guardare con speranza e terrore la vastità e la profondità delle acque… e allora il padre dà la mano al proprio figlio per rassicurarlo per trasmettergli una speranza che forse lui non riesce ad avere e prega il mare a cui affida la cosa più preziosa che ha.
La commozione suscitata dalle parole viene accentuata da disegni ad acquerello molto suggestivi ed efficaci….