Ute: insieme è meglio!!!

Ieri, noi dell’UTE di Erba siamo andati in un angolo del nostro territorio forse sconosciuto ai molti. Siamo infatti andati alla chiesetta dedicata a S. Adriano in Olgelasca. E’ situata ai margini del bosco, immersa nel verde e raggiungibile soltanto percorrendo un sentiero sterrato che solo gli abitanti del borgo possono conoscere.

E’ un oratorio le cui origini si perdono nel tempo e che è stato pertanto soggetto a molte ristrutturazioni; è accertato comunque che nei secoli XI e XII ha subito delle trasformazioni volute dalle monache benedettine che ne erano proprietarie in quel periodo. E’ ipotizzabile che in origine fosse un tempio pagano, dato che solitamente i luoghi di culto precristiani venivano costruiti lontano dai luoghi abitati.

Le sue mura sono state edificate utilizzando pietre e sassi; all’interno si trovano dei pregevoli affreschi, che, purtroppo , sono stati in parte “divorati” dall’umidità. Sono ancora in buono stato le pitture dell’abside che rappresentano alcuni episodi della vita di S. Adriano, ma non manca il ricordo di S. Rocco e S. Bernardino, santi questi ultimi molto venerati nella nostra zona..

Come accade in queste circostanze, a farci da guida erano due ragazze preparatissime dell’Istituto Romagnosi per il turismo, accompagnate da due docenti. Si sono uniti a noi, come accade già da alcuni anni, gli ospiti di Casa Prina affetti da Alzheimer.

E’ ormai nella tradizione dell’UTE l’attenzione alle esigenze del nostro territorio ed è con questo spirito che i soci UTE, unitamente agli anziani della RSA, possono trovare occasioni per conoscere meglio i tesori della nostra zona, offrendo nel contempo ai ragazzi del Romagnosi un’opportunità di misurarsi in un campo che potrebbe diventare il loro lavoro del futuro.

Un grazie sentito all’UTE e al suo gruppo dirigente.

A S. Martino, Borghetto e Parco Sigurtà.

Oggi, con l’UTE, siamo andati a visitare la torre dedicata a Vittorio Emanuele II a San Martino, dove si è svolta la sanguinosa battaglia che ha deciso le sorti della Seconda guerra di Indipendenza.

Napoleone III e Vittorio Emanuele II entrano vittoriosi a Milano

E’ un monumento voluto per ricordare quegli eventi storici di quasi due secoli fa: all’ingresso si trova un maestoso monumento al re Vittorio Emanuele e un museo ricco di cimeli e di armi dell’epoca. La guida mi ha anche sciolto un enigma: come mai, mi sono chiesta molte volte, i soldati di quei tempi indossavano divise tanto sgargianti, mentre ora, è risaputo , i militari cercano di mimetizzarsi il più possibile nell’ambiente? La risposta è semplice e logica: le armi di quei tempi, e soprattutto i cannoni, producevano molto fumo ad ogni colpo e i colori delle divise servivano ai generali che seguivano la battaglia da lontano a distinguere i propri soldati dai nemici e a decidere così i movimenti delle proprie truppe.

Distribuiti sui sette piani della torre, si possono ammirare gli affreschi che rappresentano le tappe dell’unità d’Italia. Dalla I Guerra di Indipendenza alla Breccia di Porta Pia.

Poco distante da questo monumento è possibile visitare una chiesetta che contiene le ossa dei soldati caduti in quella terribile battaglia. Essi erano stati sepolti in fosse comuni, che, dopo dieci anni, furono riaperte e le ossa recuperate trovarono una collocazione dignitosa nell’ossario che occupa la parete dell’abside. Uscendo dal paese di S. Martino, tutti ci chiedevamo come sia possibile ancora oggi, dopo tanti lutti e distruzioni, poter anche solo ipotizzare l’eventualità di una guerra … eppure ne abbiamo due propio alle porte di casa nostra…che tragica follia!!!

Il pranzo nel delizioso paese di Borghetto ci ha un po’ risollevato il morale e ci ha consentito di affrontare con il giusto spirito di curiosità e di ammirazione la visita al parco Sigurtà a bordo di piccole vetture che ci hanno consentito di percorrere in lungo e in largo il parco, ammirando la grande varietà dei fiori e delle piante, la vastità di prati che paiono fatti di velluto e i tanti animali che vi sono ospitati.

E’ stata una giornata da ricordare per le cose belle e interessanti che abbiamo potuto ammirare e per la compagnia piacevole degli amici dell’UTE.

E se volete saperne di più sul fondatore del Parco Sigurtà, cliccate QUI

A Lezzeno.

Oggi, con i bambini che si preparano alla 1^ Comunione, siamo andati a Lezzeno al Santuario della Madonna delle Lacrime.

Il pullman ci ha portato fino alla stazione di Bellano, sulla sponda sinistra del Lario (ramo di Lecco) e poi, percorrendo una ripida mulattiera, siamo arrivati in tre tappe alla nostra meta. Il santuario sorge nel luogo in cui un contadino, nel 1688, avrebbe visto lacrimare una piccola immagine della Madonna. La chiesa ha le pareti tappezzate di “Per grazia ricevuta” a testimoniare la fede e la religiosità che da quasi quattro secoli ha attirato tanti fedeli in questo luogo.

Dal sagrato della chiesa si può ammirare una vista bellissima: il lago tranquillo solcato dalle bianche vele di alcune imbarcazioni, di fronte i monti del Triangolo Lariano e in lontananza, verso nord, le cime imbiancate delle Alpi.

Attorno c’è un piccolo parco-giardino e sul retro un grande prato attrezzato con giochi per i bambini.

Ragazzi e genitori hanno seguito con viva partecipazione le preghiere e le riflessioni proposte da don Claudio, poi si sono scatenati nei giochi. La giornata era nuvolosa al mattino, poi via via il cielo si è un po’ schiarito, allontanando definitivamente il temuto pericolo di pioggia, che ci aveva tenuto col fiato sospeso nei giorni precedenti.

Vale senz’altro la pena di vedere questo piccolo e forse poco conosciuto angolo di Lombardia, ma consiglio la mulattiera a chi è giovane e ben allenato a camminare, per tutti gli altri è preferibile arrivarci in auto: ci sono alcuni tornanti piuttosto impegnativi, ma la strada è ben asfaltata e le auto procedono con prudenza.

Film: Bread and roses (K. Loach)

Ieri, 1° maggio, su La7 ho visto il film “Bread and roses” di Ken Loach. Credo che sia stato un modo giusto di celebrare la festa dei lavoratori, ricordando quelli che ancora oggi (il film è di 24 anni fa) vengono sfruttati senza pietà perché sono i più indifesi. La protagonista è una giovane donna messicana, Maya, che raggiunge la sorella Rose a Los Angeles dopo essere entrata clandestinamente e in modo molto pericoloso negli Stati Uniti, sfuggendo anche alle grinfie di uno dei tanti trafficanti di esseri umani.

Grazie alla sorella, ottiene un posto in un’ impresa di pulizie e lì conosce un sindacalista, che vuole organizzare delle manifestazioni per rivendicare migliori condizioni di lavoro e di vita (non solo “pane”, ma anche le “rose”, cioè paghe decenti e assistenza sanitaria).

Maya partecipa attivamente all’organizzazione delle manifestazioni, che vedono invece la maggior parte dei suoi compagni molto restia ad aderire alla lotta per paura di perdere anche quel misero posto di lavoro che pure consente loro di sopravvivere.

Anche Rose è contraria a queste rivendicazioni: ha un marito malato e non può permettersi di perdere il lavoro, anzi in cambio di una piccola promozione tradisce i suoi compagni e fa arrestare il sindacalista e chi lo ha assecondato, ivi compresa Maya: lo scontro fra le due sorelle è inevitabile ed è così che Maya viene a conoscenza delle violenze e delle sofferenze a cui si è sottoposta Rose, anche quando era ancora una ragazzina, per aiutare lei e il resto della famiglia

Le manifestazioni raggiungono il loro scopo e i lavoratori ottengono i miglioramenti richiesti, ma Maya, senza documenti e colpevole di alcuni furti (compiuti per aiutare un amico a pagare la tassa universitaria) viene espulsa, ma alla partenza viene salutata da tutti i compagni di lavoro e anche dalla sorella, che non ha mai smesso di volerle bene.

E’ un film che dipinge una realtà cruda senza concedere nulla ai sentimentalismi e allo spettacolo e in cui le persone vengono rappresentate in tutta la loro umanità e autenticità.

1° Maggio.

Festa triste per troppe madri che hanno visto i loro figli uscire di casa per andare al lavoro e non sono più tornati .

Li hanno rivisti dentro una bara, immolati sull’altare del profitto, che non tiene conto delle vite di chi cerca solo dignità e rispetto.

Un pianoforte e …una voce.

Su YouTube ho trovato un video che mi ha colpito: i versi sono quelli di una bellissima poesia in dialetto napoletano di Salvatore Di Giacomo e la voce è quella di Fausto Cigliano, un bravissimo cantante-musicista che molti anni fa compariva spesso in TV.

La sua voce è calda morbida e ben si adatta alle parole evocative e dolcemente malinconiche della poesia.

Nu pianefforte ‘e notte
sona luntanamente,
e ‘a museca se sente
pe ll’aria suspirà.

È ll’una: dorme ‘o vico
ncopp’a sta nonna nonna
‘e nu mutivo antico
‘e tanto tiempo fa.

Dio, quanta stelle ‘n cielo!
Che luna! E c’aria doce!
Quanto na bella voce
vurria sentì cantà!

Ma sulitario e lento
more ‘o mutivo antico;
se fa cchiù cupo ‘o vico
dint’a ll’oscurità.

Ll’anema mia surtanto
rummane a sta fenesta.
Aspetta ancora. E resta,
ncantannese, a pensà. (S. Di Giacomo)

Ancora un triste 25 Aprile

Devo ringraziare dal profondo del cuore il nostro Presidente Mattarella per il bellissimo discorso che ha pronunciato in diretta TV in occasione della festa della LIBERAZIONE. E’ stato un discorso chiaro, che ha ribadito con fermezza e senza ambiguità i valori che questa festa vuole celebrare e questo mi ha fatto bene, dopo aver assistito, qui a Erba, a una tristissima celebrazione.

Alla messa in Prepositura erano presenti forse una trentina di persone se si escludono le autorità civili e militari e il celebrante ha impostato la sua omelia sul valore della libertà, senza esprimere valutazioni di sorta sulla festa in sé. Si è poi formato uno sparuto corteo fino al monumento alla Resistenza (a 100 m. dalla chiesa), dove il Sindaco Caprani (eccezionalmente presente!! – di solito delegava qualche membro del Consiglio Comunale) ha pronunciato poche parole di circostanza. Non si è nemmeno suonato l’Inno di Mameli!!!

Poi il piccolo assembramento che si era creato, si è dissolto mestamente. Spero che i cittadini erbesi abbiano disertato la locale festa della Liberazione per recarsi a Como o a Milano dove erano preannunciate grandi manifestazioni celebrative, …

Una nota bella: alla celebrazione ho incontrato la mia amica Luigia (94 anni portati magnificamente) elegantissima come sempre, che è venuta per onorare la memoria del suo defunto marito che aveva sempre visto nel 25 aprile il giorno in cui aveva potuto gustare nuovamente il sapore della libertà.

Fortunatamente al mio ritorno a casa ho acceso la TV e ho ascoltato Mattarella: mi si è aperto il cuore. Grazie di esistere, Presidente!

UTE: Un fungo alla fine del mondo – Assemblea.

Il prof. Creuso ogni volta sa sorprendere il suo uditorio. Leggendo il titolo della sua lezione, tutti avevamo pensato che intendesse parlarci della fine disastrosa dell’umanità provocata dal fungo che segue le esplosioni atomiche…. Invece nulla di tutto questo: ci ha parlato del fungo giapponese matsutake.

In Giappone, attorno al 1600, fu incentivata la piantumazione del pino rosso, all’ombra del quale cresce il fungo matsutake: un fungo raro, dalle proprietà benefiche per la salute, che veniva offerto in dono agli aristocratici del tempo. Nel ‘900 l’urbanizzazione e l’abbandono dei boschi contribuirono alla scomparsa di questo fungo prezioso, così ricercato dai Giapponesi e così poco apprezzato dagli occidentali per il suo odore nauseante.

Si dice che la prima forma di esseri viventi comparsa dopo il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki sia stata proprio il fungo matsutake, che ora però cresce nelle foreste dell’Oregon, una volta abitate dai cercatori d’oro e poi sfruttate per la produzione di legname da costruzione.

Sono gli immigrati di origine orientale che ora vanno in cerca dei funghi tanto apprezzati, li portano nei centri dove vengono quotati e indirizzati all’esportazione verso mercati di lusso.

______________________________________________________________________

Il pomeriggio si è concluso con l’annuale assemblea dei soci, che ha convalidato i buoni risultati conseguiti dall’UTE nell’ultimo anno.