Il ministro Salvini non compare tra i miei contatti e quindi non posso inviargli questo link.
Credo che gli sarebbe utile conoscere la storia dell’imposizione delle tasse. Non esistono documenti che attestino il periodo in cui si è cominciato a pensare che tutti i membri di una comunità erano tenuti a contribuire ad esempio alla difesa del territorio o alla manutenzione delle fortificazioni. Immagino fossero contributi in mano d’opera, perchè ancora non si era pensato a introdurre il denaro come elemento di scambio. Certamente però appena si sono costituite le prime comunità, i primi villaggi, le prime città si è sentita l’esigenza di mettere in comune parte delle proprie risorse per sopperire alle necessità della collettività.
E’ quindi un segno di civiltà pagare le tasse, anche se nella storia (come si evince dall’articolo linkato) spesso i potenti hanno abusato di questo strumento e ne hanno fatto un’occasione di oppressione.
Sarebbe forse redditizia, di questi tempi ( in cui la barba è ritornata di gran moda), l’ introduzione della tassa sulla barba come avveniva in Russia ai tempi di Pietro il Grande; più complicato sarebbe ai giorni nostri l’applicazione della tassa sulla pipì, come ai Tempi dell’imperatore Vespasiano (tassa che gravava solo sui poveri che dovevano servirsi delle latrine pubbliche)…
La nostra Costituzione, fortunatamente, prevede una tassazione progressiva basata sui redditi e sulle proprietà individuali, in modo che tutti contribuiscano in base alle proprie possibilità. Ma c’è chi non può evadere le tasse, perchè il prelievo viene effettuato sullo stipendio e c’è chi invece può decidere di pagare o meno le tasse o di pagarne solo una parte, danneggiando tutta la comunità e in particolare i più poveri.
Fare un condono come quello proposto dal ministro Salvini è come sputare in faccia a chi le tasse le paga sempre e fino all’ultimo euro; non credo che la sua proposta andrà in porto, ma intanto il ministro sta già facendo campagna elettorale e si pone come paladino di tutti quelli che vogliono continuare a fare i furbi. Questo è populismo bello e buono.