Daniel e Stefan e la solitudine..

…E allora a preoccupare non è solo una cattedrale mezza vuota, ma il cuore di un Paese mezzo vuoto. Ma, in fondo, erano solo due bimbi rumeni.

Queste sono le righe conclusive dell’articolo di “Avvenire” dedicato ai funerali dei due fratellini di Manfredonia, morti annegati.

La chiesa era quasi vuota, solo poche persone della città si sono unite al dolore immenso dei familiari e questo tradisce una indifferenza che fa paura. Se non ci sentiamo coinvolti, se non ci lasciamo straziare dal dolore per la morte di due bambini innocenti, a che punto di stravolgimento di valori e di coscienze siamo arrivati? Abbiamo davvero il cuore vuoto?

Altri casi in cui dei bambini sono rimasti vittime di atti di violenza o di tragedie diverse si sono verificati anche recentemente, suscitando scalpore e partecipazione da parte della gente, ma in questo caso nulla di questo genere è accaduto: i due bambini erano rumeni e questa loro condizione  ha condannato loro e la loro famiglia alla solitudine.

Forse le persone di retta coscienza piangono per Daniel e Stefan, ma forse si deve piangere ancora di più per il degrado morale di questo nostro paese.

Nel giardino dell’Eden.

Che il racconto della Genesi sul momento della ribellione di Adamo ed Eva sia un bellissimo mito ricco di simboli che ne favorivano la comprensione alle persone semplici, è un fatto assodato e spesso mi è capitato di tornare su questo argomento, mai però sono stata soddisfatta delle mie argomentazioni.

Ora, leggendo “Charles De Foucauld – La spiritualità di Nazaret” di José Luis Vasquez Borau,  ho trovato questo brano, poche righe, che mi hanno conquistato.  Le riporto qui di seguito:

“Con questo racconto simbolico-immaginario, costruito con elementi drammatizzati, antropomorfici, folcloristici e perfino mitici, l’autore vuole trasmettere il seguente messaggio: all’inizio sussisteva una situazione di armonia con Dio, che non era altro che la coscienza retta, simbolizzata poeticamente dal giardino dell’Eden e dal suo ambiente meraviglioso; la rottura di questa pace , fu la conseguenza di una scelta contraria ai dettami della coscienza, simbolizzata dal serpente e dall’albero della conoscenza della felicità e dell’infelicità, che portò poi alla ribellione”

Mi piace molto la metafora che identifica la meraviglia del paradiso terrestre con la coscienza retta, l’armonia della natura con l’armonia della pace interiore, che credo sia il bene più prezioso da perseguire nella nostra esistenza.

E’ finita l’invasione!!!

Ci avete fatto caso?

I servizi sugli sbarchi di immigrati clandestini si sono rarefatti e non sentiamo più le invettive di Salvini contro la presunta invasione che stiamo subendo.  Non si parla nemmeno più di blocco dei porti … Vi pare strano? Il motivo c’è, eccolo: il decreto che trovate a questo link stabilisce che nel triennio 2023/2025 potranno entrare legalmente in Italia più di 450.000 immigrati !!!

E questo numero è di gran lunga inferiore a quello stimato come necessario dagli imprenditori italiani … Il punto di forza della Lega era la lotta contro gli invasori, ma forse questo non è più un tema su cui puntare visto che il governo attuale di cui la Lega  fa parte ha riconosciuto che non si tratta di invasione, nè di minaccia alla nostra identità culturale, ma di necessità economica.
Le polemiche passate di Salvini erano solo mosse elettorali.

Poesia: Il vento (A. Bertolucci)

  • Vento

Come un lupo è il vento
che cala dai monti al piano
corica nei campi il grano
ovunque passa è sgomento.
Fischia nei mattini chiari
illuminando case e orizzonti
sconvolge l’acqua nelle fonti
caccia gli uomini ai ripari.
Poi, stanco s’addormenta e uno stupore
prende le cose, come dopo l’amore.

Per caso mi sono imbattuta in questa bella poesia di Attilio Bertolucci, che parla del vento e di come porta scompiglio al suo passaggio, lasciando poi un senso di grande stupore in ogni cosa.

Poesia: Sensazione (A. Rimbaud)

Che bella questa poesia di Rimbaud! Pare di essere con lui in questa esplorazione notturna della natura che diventa contemplazione amorosa.

Le sere blu d’estate, andrò per i sentieri
graffiato dagli steli, sfiorando l’erba nuova:
ne sentirò freschezza, assorto nel mistero.
Farò che sulla testa scoperta il vento piova.
Io non avrò pensieri, tacendo nel profondo:
ma l’infinito amore l’anima mia avrà colmato,
e me ne andrò lontano, lontano e vagabondo,
guardando la Natura, come un innamorato.

“Rapito” un film che fa discutere.

Peccato! Non ho avuto notizia di questo incontro avvenuto a Lecco con il regista Bellocchio: avrei fatto in modo da non perderlo…

Si parlava dell’ultimo film del regista intitolato “Rapito”, nel quale si ricorda la nota vicenda di Edgardo Mortara, bambino ebreo di Bologna, strappato alla sua famiglia a 7 anni dai soldati di Papa PIO IX.

Quale il motivo di questo “rapimento”? Nel suo primo anno di vita, Edgardo fu colpito da una malattia tanto grave che la domestica, cattolica, credendolo in fin di vita, lo battezzò all’insaputa dei genitori (è risaputo che in casi di emergenza qualunque cristiano può impartire il battesimo).

Dopo alcuni anni, la domestica confidò questo segreto a un sacerdote che , secondo le leggi dello Stato Pontificio (di cui allora Bologna faceva parte), fece in modo di ottenere la decadenza della patria potestà dei genitori perché il bambino, divenuto cattolico, doveva essere educato secondo la religione cattolica.  Edgardo venne portato a Roma e crebbe in un collegio sotto la protezione diretta di Papa Pio IX . Diventato adulto, Edgardo si fece sacerdote e rifiutò di rientrare nella sua famiglia, che non aveva mai smesso di tentare ogni via per riaverlo.

Il caso fece molto scalpore all’epoca (siamo nel 1858) e  oggi non riusciamo a comprendere come ciò sia potuto avvenire: oggi la Chiesa parla di dialogo tra le varie fedi religiose, parla di accoglienza, di rispetto e di fratellanza … Papa Francesco ribadisce ad ogni occasione questi concetti e spesso punta il dito contro il proselitismo: la fede va testimoniata con una vita coerente con gli insegnamenti di Gesù Cristo.

Oggi siamo consapevoli che ci sono molti modi per arrivare a Dio e che solo LUI sa scrutare nei cuori e giudicare con giustizia.

Insidie telefoniche.

Driin!!

Corro al telefono fisso: da questo apparecchio ricevo solo poche chiamate di amiche di vecchia data che molti anni fa  hanno memorizzato il numero di casa, quindi penso che sia una di loro a chiamarmi.

Prendo il ricevitore e al mio ” Pronto!” risponde la giovane voce sconosciuta di un ragazzo: – Buongiorno,  signora! la chiamo da parte di …(non ricordo) e vorrei chiederle se ha problemi di insonnia … – Alla mia risposta negativa , lui insiste:- E quando si alza la mattina non ha dolori? – Io rispondo : “Alla mia età, sarebbe strano se non ne avessi”.

Dopo poche altre battute il ragazzo ringrazia e saluta.

Il giorno seguente un altro squillo dal telefono fisso (da dove mai avranno preso questo numero?). Questa volta dall’altra parte del filo c’è una donna che mi ringrazia per aver risposto all’intervista telefonica, dando così, a suo dire, un notevole contributo alla loro ricerca (!!!)  e per questo ho meritato un omaggio che mi verrà consegnato a domicilio. Io ribatto che non mi interessa il suo omaggio, che non credo a questa beneficenza immotivata, ma lei insiste e mi dice che il giorno seguente passerà un certo sig. Luciani verso le 18:30 per la consegna. Alla fine esausta dico che va bene, ma intanto medito una strategia difensiva…

Appena incontro la vicina, le racconto quello che mi è successo e le propongo di chiamarla appena l’intruso si farà vivo, in modo da cercare di smascherare i suoi loschi fini. Naturalmente lei accetta di buon grado.

All’ora fissata per la visita a domicilio, non si presenta nessuno: forse dalle mie risposte era evidente che subodoravo la truffa e prudentemente i malintenzionati si sono diretti verso altri lidi.

Le lezioni tenute dai vigili all’UTE sono state utili: mi hanno messo in guardia dalle insidie che possono venire anche dal telefono.

Il cedro pendulo.

Quando il giardiniere lo piantò nella mia aiuola , probabilmente non aveva tenuto presente le possibilità di crescita di questa pianta.

Sinceramente all’inizio mi faceva un po’ di tristezza: così ripiegato su se stesso e così “gracile” … ma passarono alcuni anni e il cedro dispiegò i suoi rami flessuosi che formarono quasi una cupola che arrivava a sfiorare l’erba del prato.

Forse avrebbe dovuto capire che aveva ormai occupato tutto lo spazio a sua disposizione, invece  ha continuato ad irrobustire i suoi rami e ad espandersi fino a invadere il vialetto di accesso alla casa e quindi mi sono vista costretta a farlo ridimensionare: un taglio deciso ai rami più vecchi e rinsecchiti, l’accorciamento di quelli che  avevano occupato arbitrariamente spazi non di loro competenza, dopodiché siamo andati di buon accordo per alcuni anni.

Ora ha abbondantemente superato i quarant’anni e di nuovo sta debordando; per di più, ad ogni colpo di vento e ad ogni acquazzone lascia cadere quantità industriali di foglie (sono aghifoglie) che s’infilano in ogni fessura e in ogni “rugosità” del terreno e impediscono l’attecchimento di qualsiasi fiore o pianticella nel suo raggio d’azione. Per questo ogni giorno devo occuparmi del cedro e, armata di scopa, rastrello e paletta, raccogliere tutto quello che lascia cadere. Devo però riconoscere che la sua ombra mi è particolarmente gradita in questi giorni d’estate.cedrus-atlantica