UTE: Prevenzione odontoiatrica – La filosofia si interroga: guerra, diritto internazionale, nucleare

Il dr. Luca Moscatelli ci ha parlato oggi di prevenzione in odontoiatria.

La prevenzione primaria è quella che si fa, specialmente con i bambini, fissando precise norme igieniche da osservare con costanza. La prevenzione secondaria è quella che si attua curando le carie prima che il dente faccia male. La prevenzione terziaria si mette in atto quando si curano traumi, carie e malattia parodontale.

La masticazione ha notevole importanza per la nostra salute, infatti essa favorisce l’afflusso del sangue  al cervello e influisce sulla memoria: è dimostrato che a una masticazione ridotta corrisponde un invecchiamento precoce.

La struttura del dente

dente

I nostri denti sono soggetti alla formazione di carie, che insorge per la concomitanza di varie cause. La parodontite è sovente causata da scarsa cura dell’igiene orale; fortunatamente può essere curata con trattamenti individualizzati.

In caso di perdita di denti si può intervenire in vari modi a seconda delle situazioni: impianto di denti singoli su viti fissate dentro l’osso,  con ponti o dentiere fisse o mobili.

Si è poi parlato di turismo odontoiatrico, il cui limite più importante è che propone soluzioni indifferenziate  e non esistono terapie che vadano bene per tutti; inoltre spesso vengono tolti denti che potrebbero essere salvati: i denti naturali sono un patrimonio da difendere sempre. Un altro aspetto negativo è che in caso di problemi, il dentista, cui si ricorre,  prima di proporre soluzioni adeguate deve spesso intervenire sui danni arrecati dai precedenti interventi con conseguenze facilmente immaginabili.

Alla fine della lezione è seguito un nutrito “question time”: molti dei presenti hanno posto domande a cui il dr. Moscatelli ha risposto con grande pazienza e grande competenza.

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I FILOSOFI E LA GUERRA.

Fino alla fine dell’800, l’Europa si percepisce come centro del mondo, ma con le guerre del ‘900 la situazione cambia radicalmente. Alla fine della seconda guerra mondiale, inizia quel periodo noto sotto il nome di “guerra fredda” (che finirà solo nel 1989 con la caduta del muro di Berlino) durante il quale le armi atomiche rappresentavano un deterrente nella consapevolezza che il loro uso avrebbe causato la fine dell’umanità. Infatti si è arrivati a stipulare un trattato per la “non proliferazione” delle armi atomiche.

Il filosofo tedesco/americano Hans Morgenthau elabora la teoria del realismo politico: le scelte degli stati non sono tanto guidate da ideologie, quanto da questioni di interesse  e di potere, pertanto è inevitabile che si arrivi allo scontro tra interessi contrapposti. L’uomo è naturalmente aggressivo e le guerre sono inevitabili.

Karl Jasper nel suo libro “La bomba atomica e il destino dell’uomo” afferma che la scienza sembra aver dato all’uomo un grande potere, ma in realtà può determinare la sua distruzione. La scienza non è neutrale dato che produce consapevolmente armi che rendono possibile la fine dell’umanità intera. E’ possibile pensare a una guerra atomica? Jasper risponde che la disponibilità di armi atomiche richiede una nuova responsabilità ad ognuno di noi e a chi guida gli stati. E’ necessario ricercare un giusto equilibrio tra dissuasione e dialogo diplomatico, usando prudenza e ragionevolezza, senza ricorrere a ideologie. Bisogna poi porsi una domanda: esiste una guerra giusta?

John Rawls è uno dei principali esponenti del neo-contrattualismo che si rifà a Kant. Egli propone una federazione tra  Stati “dignitosi”, rispettosi del diritto internazionale e dei diritti dei propri cittadini.

Jurgen Habermas afferma che non deve essere lo stato singolo a determinare certe situazioni, ma sono gli organismi internazionali, quindi b ipotizza un governo transnazionale  in grado di sviluppare un’identità comune ed unitaria. Caldeggia pertanto la creazione di una democrazia cosmopolita che persegua interessi generali in  contrapposizione all’antica autorità dello stato.

L’italiano Daniele Archibugi arriva a immaginare un Parlamento mondiale eletto da tutti i cittadini del mondo, affiancato da una Corte internazionale e da un Consiglio mondiale, ma la realizzazione di questa ipotesi pare quanto mai utopistica.

 

Brividi.

Mi si torce lo stomaco mentre ci penso, mi vengono i brividi, ma mi rendo conto di essere d’accordo con la Meloni!!!

L’utero in affitto, o, per dirlo meglio, la “maternità surrogata” mi fa orrore!!!

Far nascere un bambino nel ventre di una donna che accetta questa situazione dietro un compenso, togliere il neonato alla donna di cui ha sentito per nove mesi il battito del cuore, le sensazioni, positive e negative, e la  voce per essere dato a un’altra “mamma” (ma potrebbe essere un “mammo”) del tutto estranea mi pare una cosa talmente contro natura da far accapponare la pelle.

Spero vivamente che tutte le donne, indipendentemente dalle loro idee politiche, difendano la meraviglia della maternità, così come la natura ha predisposto in miliardi di anni di evoluzione.

Film: Ordinary love . Un amore come tanti.

ordinary loveUna coppia, che ha vissuto insieme una vita intera e ha superato la tragedia della morte della figlia, si trova ad affrontare una nuova dura prova: la donna, mentre fa la doccia, scopre di avere un nodulo al seno.

Dopo le visite e gli esami cui si sottopone, arriva la diagnosi: tumore al seno. Comincia così l’iter che la porta a sottoporsi alla chemioterapia, all’intervento chirurgico e alla mastectomia totale. Il marito le sta accanto in ogni momento, con affetto, pazienza e delicatezza, sopportando anche gli sbalzi d’umore della moglie. Il film ritrae i due nei momenti che molti di noi conoscono: le attese delle visite, le sedute di chemioterapia, l’ansia in attesa di un referto… I dialoghi tra loro sono quelli che nella realtà intercorrono tra due persone che stanno affrontando insieme una situazione difficile, di cui non si può conoscere l’esito, ma che sanno sostenersi mano nella mano con semplicità.

I protagonisti, Liam Neeson e Leslie Manville, sono molto bravi e interpretano il  loro ruolo con grande naturalezza, dando credibilità ai loro personaggi.

Ute: G. Pontiggia: opere – Fermi e i ragazzi di Via Panisperna.

Continuando il discorso su Gadda, il prof. Galli ha oggi parlato di alcune sue opere e in particolare di : Nati due volte”

E’ il racconto in prima persona del dr. Frigerio, il cui secondo figlio nasce gravemente spastico e nel libro sono raccontate alcune tappe della sua vita, ma anche il cammino di rinascita del padre che, superando pregiudizi, timori e sensi di colpa, arriva ad accettare la condizione del figlio e acquista una nuova  e più profonda visione dell’esistenza. I vari personaggi che compaiono nella narrazione mettono in evidenza l’inadeguatezza delle strutture scolastiche e sociali di fronte alla disabilità. Il tono è sempre ironico e satirico, anche se non mancano momenti intensamente commoventi.

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FERMI E I RAGAZZI DI VIA PANISPERNA – Grazie a Fermi e al suo gruppo di ricercatori, l’Italia è stata all’avanguardia nella fisica .

La fisica moderna nasce ai primi del ‘900 nasce con Einstein e con Max Planck scopritore della fisica quantistica. Fermi, entrato alla Normale di Pisa a diciassette anni, portò avanti i suoi studi di fisica da solo perchè in Italia non vi era alcuna facoltà di fisica moderna, scienza che era appena nata.  Date le sue capacità, gli venne assegnata una borsa di studio per andare a studiare in Germania.

Al ritorno in Italia, a soli 25 anni, gli venne assegnata la cattedra di fisica a Pisa e l’anno seguente si trasferì all’università di Roma, dove formò un gruppo di lavoro di cui facevano parte: Majorana, Amaldi, Segré , Pontecorvo. Inizialmente si occuparono di spettroscopia, ottenendo notevoli risultati, poi si dedicarono allo studio del nucleo atomico e, non conoscendo gli effetti della radioattività, maneggiarono materiali radioattivi senza adeguate protezioni : tutti ne subirono conseguenze.

Nel 1934 misero in atto esperimenti per produrre radioattività artificiale e arrivarono a produrre nuovi materiali. Per gli studi suoi e del suo gruppo, fermi ottenne il premio Nobel nel 1938, ma sono proprio di quell’anno le leggi razziali che indussero lo scienziato, sposato con una donna ebrea, a lasciare l’Italia per gli Stati Uniti, dove trovò appoggi importanti e anche gli altri suoi “ragazzi” lo seguirono. Poterono così continuare i loro studi seguendo il metodo di lavoro già sperimentato: condivisione e collaborazione.  E’ loro merito la costruzione del primo reattore nucleare.

Nel 1954 Fermi muore per un cancro allo stomaco; Amaldi, dopo un breve periodo in USA, ritornò in Italia e continuò la sua carriera universitari: i suoi testi di fisica vengono utilizzati da 70 anni in tutte le scuole superiori italiane. Majorana, forse il più geniale del gruppo, scomparve misteriosamente nel 1938 e di lui non si seppe più nulla: aveva 31 anni. Rasetti, dopo aver rifiutato di collaborare on l’industria bellica, si dedicò allo studio delle scienze naturali e morì a cento anni in Italia, dimenticato da tutti. Segré  seguì Fermi negli Usa e lì rimase come insegnante universitario  fino alla morte nel 1989; aveva partecipato alla costruzione della prima bomba atomica. Pontecorvo negli anni ’50 si trasferì in URSS, data la sua adesione al comunismo, e ivi morì nel 1993.

Grazie a questi pionieri ancora oggi la fisica italiana è tra le più avanzate nel mondo.

 

UTE: “Villincino. Storia e storie del borgo della carità”

Erba_presentazione-libro_90-anni_Ca-prina_2022-12-15-at-15.23.57Nella foto qui sopra compaiono la prof.ssa Alberta Chiesa, il dr. Roberto Andreoni, il dr. Giorgio Mauri e il prof. Emilio Galli, i quattro autori del libro “Villincino, storia e storie del borgo della carità”.

Ieri all’UTE mancava soltanto il dr. Giorgio Mauri perché impegnato in altre attività. Gli autori presenti hanno sintetizzato brevemente il contributo delle loro ricerche alla stesura del libro, che  vuole celebrare i 90 anni della fondazione Giuseppina Prina e ripercorre la storia di Villincino, le attività che vi si svolgevano un tempo e le vicende che hanno portato alla creazione della Casa di Riposo.

Dev’essere un libro molto interessante e di grande pregio, visto il valore dei ricercatori e degli storici che se ne sono occupati e visto anche che i testi sono corredati da foto rarissime  provenienti da archivi privati.

Il libro va richiesto in Casa Prina. Il suo ricavato sarà destinato ad attività di beneficenza.

In quali casi si può richiedere una visita della guardia medica?

Una mia vicina ha il marito (86 anni) ammalato da molto tempo e riconosciuto invalido al 100%; questa notte, questi forse risentiva di una probabile forma influenzale incipiente o chissà per quale altro motivo ha passato una notte molto agitata ed è caduto dal letto più volte: non si reggeva in piedi.

Questa mattina la sua temperatura era salita notevolmente e i familiari, dopo aver provato a chiamare inutilmente i medici di loro conoscenza (ed è comprensibile che non rispondessero), hanno chiamato la guardia medica : e si sono sentiti rispondere di caricare il malato (80 chili??) in macchina e di portarlo alla sede del presidio sanitario, perchè è prevista la visita domiciliare solo per persone allettate.

Io mi chiedo: se uno non si regge in piedi non è da considerarsi allettato? In queste situazioni come ci si deve comportare? chiamare l’autoambulanza e portare il malato alla guardia medica o al pronto soccorso? O è forse l’età del paziente a suggerire la mancata sollecitudine per il paziente? Non esiste più il diritto costituzionale alle cure ad ogni età?

Lo sport, che passione!

Giovanni (9 anni) si è scoperto una grande passione per lo sport. Già da alcuni anni frequenta un’associazione di atletica e ama cimentarsi nella corsa di fondo: correre gli dà gioia. Partecipa a numerose gare piazzandosi sempre  tra i primissimi della sua età.

bambini e sportOra però il suo interesse si è esteso a tutti gli sport: calcio (tramite la raccolta di figurine conosce tutti i calciatori di tutte le squadre), tennis, ciclismo, basket …. Ma non si accontenta di guardare le partite o le gare, dopo fa anche le cronache del loro svolgimento e correda il tutto con commenti tecnici !!!

Mi ha già portato due giornalini che  ha intitolato “Tutto sport” e io mi sono abbonata alla sua pubblicazione per tutto l’anno in corso…

Mi piace vederlo così impegnato e credo che questo esercizio suppletivo di scrittura possa solo fargli del bene. Io intanto sto cercando di raccogliere ogni “edizione” in un fascicolo … sarà un bel ricordo per quando sarà più grande.

Bravo, Giovanni!

UTE: Carlo Emilio Gadda e la Brianza – Russia e l’arte astratta: Kazimir Malevic

Carlo Emilio Gadda ha frequentato a lungo la Brianza, poichè il padre, commerciante di seta, all’inizio del ‘900 aveva fatto costruire una casa per le vacanze a Longone.

Era nato nel 1893 a Milano dove aveva studiato al politecnico fino a conseguire la laurea in ingegneria. Il fratello più giovane, Enrico era morto in tempo di guerra durante un’esercitazione di volo; Carlo Emilio invece, che si era arruolato volontario nel 1915, fu fatto prigioniero durante la battaglia di Caporetto e portato in un campo di prigionia in Germania.

Gadda è certamente uno dei prosatori più importanti del ‘900, ma non è di facile lettura: il suo linguaggio è spesso denso di termini tecnici, di parole prese dal latino  o dal dialetto milanese; inoltre usa diversi registri narrativi: lirico, satirico, umoristico.  La sua prosa rispecchia un po’ il suo carattere: misogino, scorbutico, avaro…

La sua opera più famosa è “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” ambientato a Roma, dove si trasferì negli anni ’60. Ma il prof. Porro ci illustra invece il rapporto di Gadda con il nostro territorio partendo da un libro intitolato “Gadda e la Brianza” in cui viene riportato ciò che il Gadda aveva scritto sulla sua casa di Longone, che egli considerava la fonte delle difficoltà economiche della sua famiglia. Ciò che il bravissimo Poggioni ci ha letto, è oltremodo eloquente su ciò lo scrittore pensava della Brianza e dei suoi abitanti che lui mal tollerava. Altra opera è “La cognizione del dolore” in cui tratta del suo tormentato rapporto con la madre, verso la quale vorrebbe manifestare il proprio affetto, ma non ci riesce perchè non sopporta le persone di cui si circonda (domestiche e contadini).

Come sempre le lezioni del prof. Porro sono molto piacevoli sia per la sua esposizione chiara e sapiente, sia per le letture del giovane Poggioni.

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KAZIMIR MALEVIC – Contemporaneo di Kandinskji, approda all’astrattismo nelle stesso periodo. Già nei primi anni del ‘900 le sue opere rivelano la volontà di staccarsi dalla rappresentazione della realtà per seguire le correnti futuriste e cubiste: la realtà è una gabbia per l’arte…

Nel 1915 pubblica il manifesto del suprematismo, che sostiene la supremazia della sensibilità pura: l’arte diventa concettuale, si avvicina alla filosofia.

Famoso è il suo quadrato nero su fondo bianco, dove la ricerca dell’essenziale diventa una porta sull’infinito. Con l’avvento dello stalinismo, Malevic, che non prenderà mai la via dell’esilio (a differenza di Kandinskji), tornerà al figurativo in ossequio ai dettami del regime, ma riuscirà sempre a mettere in ogni sua opera un segno della sua indipendenza intellettuale ed artistica.