Poesia: Donne mie (D. Maraini)

Da un anno in Iran le donne lottano per il diritto di esistere come esseri liberi e pensanti e da molto tempo in Afghanistan le donne si vedono negare ogni diritto.  Pensando a loro, ho cercato e trovato questa poesie di Dacia Maraini.

Donne mie

Donne mie illudenti e illuse che frequentate le università liberali,
imparate latino, greco, storia, matematica, filosofia;
nessuno però vi insegna ad essere orgogliose, sicure, feroci, impavide.
A che vi serve la storia se vi insegna che il soggetto
unto e bisunto dall’olio di Dio è l’uomo
e la donna è l’oggetto passivo di tutti
i tempi? A che vi serve il latino e il greco
se poi piantate tutto in asso per andare
a servire quell’unico marito adorato
che ha bisogno di voi come di una mamma?
Donne mie impaurite di apparire poco
femminili, subendo le minacce ricattatorie
dei vostri uomini, donne che rifuggite
da ogni rivendicazione per fiacchezza
di cuore e stoltezza ereditaria e bontà
candida e onesta. Preferirei morire
piuttosto che chiedere a voce alta i vostri
diritti calpestati mille volte sotto le scarpe.
Donne mie che siete pigre, angosciate, impaurite,
sappiate che se volete diventare persone
e non oggetti, dovete fare subito una guerra
dolorosa e gioiosa, non contro gli uomini, ma
contro voi stesse che vi cavate gli occhi
con le dita per non vedere le ingiustizie
che vi fanno. Una guerra grandiosa contro chi
vi considera delle nemiche, delle rivali,
degli oggetti altrui; contro chi vi ingiuria
tutti i giorni senza neanche saperlo,
contro chi vi tradisce senza volerlo,
contro l’idolo donna che vi guarda seducente
da una cornice di rose sfatte ogni mattina
e vi fa mutilate e perse prima ancora di nascere,
scintillanti di collane, ma prive di braccia,
di gambe, di bocca, di cuore, possedendo per bagaglio
solo un amore teso, lungo, abbacinato e doveroso
(il dovere di amare ti fa odiare l’amore, lo so)
un’ amore senza scelte, istintivo e brutale.
Da questo amore appiccicoso e celeste dobbiamo uscire
donne mie, stringendoci fra noi per solidarietà
di intenti, libere infine di essere noi
intere, forti, sicure, donne senza paura.

Chi semina vento…

In Niger il governo golpista vuole espellere i Francesi per favorire l’appoggio della Russia; il Marocco, colpito da un terremoto disastroso rifiuta gli aiuti europei …

L’Africa, memore del suo triste passato, segnato dallo sfruttamento coloniale, che ha mirato per secoli unicamente a depredare le sue risorse senza dare nulla in cambio, sta alzando la testa e ci ripagherà col suo disprezzo.

Chi semina vento, raccoglie tempesta … Dovremo fare i conti con un’Africa ostile, sotto l’ala protettrice di Cina e Russia…non mi pare una bella prospettiva..

Lasciti solidali

Ieri in Sala Isacchi, in occasione della giornata dei lasciti solidali, ha avuto luogo un incontro molto interessante sul tema. A rappresentare Casa Prina, ente organizzatore, c’era l’avv. Carpani che ha introdotto la conferenza e ha presentato le relatrici: Maria Cenini, associato di diritto civile all’Università dell’Insubria, il notaio Camilla Pellizzatti e la commercialista Cristina Nava. Erano presenti anche la vicesindaco Sofia Grippo e il presidente  Bongiasca della Provincia di Como. Il dr. Rigamonti, non potendo essere presente, ha inviato un messaggio.

L’avv. Carpani ha accennato all’origine della fondazione Giuseppina Prina, nata come atto di carità con la donazione della propria abitazione da destinare alla cura dei malati di Incino. Col passare degli anni, la fondazione è diventata una delle migliori RSA della Provincia di Como.

La dr.ssa Cenini ha poi spiegato cosa si intenda per donazione, atto assimilabile al testamento, ma può avvenire in vita del donante. Se la donazione è di grande valore, è necessario un atto notarile e richiedono l’accettazione del beneficiario, se è  di modico valore può non essere pubblica.

Si possono donare somme in denaro, beni mobili o immobili e si possono stipulare polizze assicurative in caso di morte (donazione indiretta).

Esistono anche le donazioni con onere, cioè soggette alla destinazione indicata dal donante. I lasciti solidali sono donazioni a favore di enti e fondazioni senza scopo di lucro; la legislazione cerca di incentivare questo tipo di donazioni che sono espressione di amore per il prossimo e per il futuro e che possono consentire agli enti benèfici di sopperire alle carenze dello Stato in campo di assistenza ai più fragili.

Il Notaio Pellizzatti interviene informando che dal 2013 è sorta un’associazione, “Testamento solidale” Che riunisce le maggiori organizzazioni del Terzo Settore; ha come finalità la promozione dei lasciti solidali. Questi, per non dare luogo a contenziosi spiacevoli e costosi, devono essere fatti secondo regole precise, la prima delle quali è indicare sempre con precisione il beneficiario del lascito.

Il testamento, che può essere olografo o stipulato con atto notarile, prevede il passaggio di proprietà dopo la morte del donatore e può essere modificato in ogni momento.

Il testamento olografo deve essere scritto a mano, deve riportare la data in cui è stato scritto e deve essere firmato. La mancanza di uno di questi elementi rende nullo il testamento stesso.

Se non si fa testamento, l’eredità  viene assegnata ai parenti fino al 3° grado. Nella nostra legislazione vi sono eredi che hanno automaticamente diritto a una quota ereditaria, sono i cosiddetti eredi necessari: coniuge, figli e (in assenza di questi) i genitori. C’è però una quota disponibile, che varia a seconda delle situazioni, che può essere destinata ad altre persone o ad enti benefici.

La commercialista, Cristina Nava, ha infine precisato che:

  • ogni lascito testamentario, che superi le franchigia meno che sia devoluto a favore di un ente benefico è soggetto a tassa di successione;
  • dal capitale vanno dedotti i debiti:
  • in caso di donazione, il donatore può consultare i bilanci dell’ente che l’ha percepita per verificare l’uso che ne è stato fatto.

L’incontro è stato concluso dal dr. Carpani, che ha ancora una volta sottolineato l’importanza delle donazioni: esse rappresentano un nobilissimo gesto d’amore.

 

Falcetti: sotto inchiesta.

Mi capita spesso di ascoltare la trasmissione radiofonica ” Italia sotto inchiesta” condotta su Rai Radio 1 da Emanuela Falcetti, che affronta ogni giorno (dalle 18:05 alle 19:00) i temi più scottanti del giorno.

La conduttrice mette spesso sotto pressione amministratori e politici contestando loro  le responsabilità per i  disservizi che vengono presi di mira di volta in volta.

Ieri, nell’imminenza dell’apertura delle scuole, la Falcetti aveva convocato il Presidente di un’associazione di Presidi e non ricordo chi altro per mettere sotto inchiesta un problema che non è certo nuovo: lo stato di decadimento di molti edifici scolastici, che attendono invano da anni interventi di risanamento e di adeguamento alle norme di sicurezza. La discussione era intensa e vivace: il preside lamentava la propria impossibilità di intervenire perchè gli edifici scolastici sono in genere di proprietà degli Enti locali e allora la conduttrice gli contestava abbastanza vivacemente la passività dei responsabili di Istituto, che in certe situazioni dovrebbero coinvolgere le famiglie in  manifestazioni di piazza e rifiutarsi di aprire le scuole. Dal canto suo il rappresentante dei presidi ribatteva che la loro funzione non prevede di farsi promotore di manifestazioni di popolo.

Nel pieno della discussione, la conduttrice annuncia che è appena stata diffusa una notizia eclatante: Pogba è stato trovato positivi all’esame antidoping!!!!

Come per incanto. tutta la passione civile della Falcetti è sembrata svanire e frettolosamente ha congedato i suoi ospiti dando loro appuntamento al giorno seguente, per lasciare spazio a un commentatore sportivo.

Riflessione personale: Capisco le esigenze imposte dall’audience, ma che cosa avranno pensato gli ascoltatori della trasmissione? che cosa è più importante: la sicurezza dei nostri figli e nipoti o la sospensione di un calciatore?  Quale scala di valori comunichiamo ai nostri giovani?

Devo dire che sono rimasta piuttosto perplessa e un po’ delusa dalla pur brava Emanuela Falcetti.

Oggi le nonne….

Ieri le nonne filavano davanti al camino, raccontando vecchie storie o fiabe di dame e cavalieri, di principesse infelici salvate con un bacio.

Oggi molte nonne hanno la valigia sempre a portata di mano e vanno per aerei dai nipoti lontani.

Oggi le nonne aiutano i nipoti a fare i compiti al telefono, o cantano una ninna nanna davanti al computer per calmare il pianto di un bambino di là dal mare.

 

Facciamo ginnastica!!!

E’ ricominciato il corso di ginnastica dolce. Il gruppo non è ancora al completo, perché molti sono ancora in ferie, ma è lo stesso piacevole ritrovarsi dopo la pausa estiva, che però si fa sentire nella fatica di ritrovare certi movimenti e certe posture.

Non si fa ginnastica dolce per dimagrire, ma per mantenere in buono stato la nostra muscolatura o per farle recuperare un po’ di tono e di flessibilità. Ho fatto solo pochi mesi nella scorsa stagione, ma mi sono accorta di fare meno fatica a compiere certi gesti, come allacciarmi le scarpe o fare pedicure.

Tutti possono fare ginnastica dolce , perchè non comporta un grande impegno fisico, ma migliora il controllo del proprio corpo, della respirazione e dell’equilibrio….. e poi ti dà un motivo per alzarti presto, prepararti e uscire, vincendo la pigrizia sempre in agguato.

 

 

 

 

Viaggiare in auto e con la mente…

Sono al volante dopo una breve visita ai parenti in Emilia e al cimitero. La campagna della pianura è insolitamente rigogliosa per il mese di settembre:  fiumi e canali ricchi di acque, prati e campi verdeggianti ; e su di essi aleggia un velo di foschia che inazzurra la sagoma delle montagne all’orizzonte.

In breve il paesaggio della pianura  lascia il posto alle dolci alture dell’area attorno al Garda, coi loro vigneti a perdita d’occhio.

La trasmissione radiofonica che mi fa compagnia a un certo punto si  interrompe per dare spazio al collegamento con Ulan Bator,  per la Messa celebrata alla presenza di Papa Francesco in visita ai cattolici della Mongolia.

Subito mi viene da pensare che la moderna tecnologia sa fare miracoli , che mi lasciano stupefatta: sono nella mia utilitaria che corre sull’autostrada, ma mi sento trasportare nelle steppe sconfinate battute dal vento e percorse dai pastori mongoli sui loro cavalli,  che perpetuano ritmi di vita e usanze che affondano nella notte dei tempi.

La messa inizia e viene celebrata in tante lingue diverse: inglese, russo, coreano, cinese, mongolo, latino… Questo mi fa pensare che la Chiesa è veramente universale, cioè cattolica: si rivolge a tutti gli uomini e a tutti rinnova la sua esortazione a costruire la pace, a essere buoni cristiani e buoni cittadini, rifuggendo da fanatismi e contrapposizioni violente.

Ai canti nella lingua locale si alternano canti della nostra tradizione, come il bellissimo “Panis Angelicus” , che pare creare un legame sublime tra la vecchia Chiesa occidentale, un po’ affaticata e ingrigita, e una Chiesa giovane come quella della Mongolia, pervasa dall’entusiasmo proprio dei neofiti.

La voce del Papa, un po’ più fievole del solito (non deve essere facile affrontare viaggi così lunghi e impegnativi per un anziano già tanto provato nel fisico) vibra però di grande affetto per la comunità che lo ascolta e che lo ricambia con calore.

In compagnia con queste voci arrivo in vista del lago di Lecco, oggi particolarmente suggestivo con le sue acque che scintillano al sole e mi accorgo che sono quasi alla fine del mio viaggio e non mi sento stanca…

Un tuffo nel passato.

La passeggiata era stata interrotta dalla pioggia e, mentre ci affrettavamo verso l’appartamento che ci ospitava a Ortigia, siamo passati davanti a una chiesa nella quale (mi ero informata) stava per essere celebrata la messa festiva.

Sono entrata seguita dai due nipoti e lì, nell’attesa del rito, alcune donne stavano recitando il rosario, seguito poi da altre innumerevoli preghiere. Noto che non c’è nessun altare per la celebrazione secondo le direttive dell’ultimo Concilio … e la cosa mi incuriosisce.

All’ora fissata per l’inizio della messa, un giovane sacerdote entra, si dirige all’altare e, rimanendo con le spalle rivolte verso i fedeli, inizia la celebrazione.  Per la lettura del Vangelo, sale sul pulpito e da lì pronuncia la sua omelia sul tema dell’accoglienza e della fratellanza. Scendendo dal pulpito si mette a scherzare con le donne dei primi banchi, poi, dopo il “Credo”, passa direttamente al prefazio: nessuna preghiera dei fedeli…

Alla comunione , il sacerdote, affiancato da due chierici, offre l’ostia ai fedeli dopo averla intinta nel vino e, alla conclusione, prima di lasciare l’altare, si ferma davanti alla statua della Madonna e intona un canto che non sentivo più da almeno 60 anni: “Noi vogliam DIO “, canto col quale i cattolici del secolo scorso rivendicavano la volontà di incidere sulla società e sulle istituzioni (era stato scritto  ai tempi del “NON EXPEDIT”)

E’ stato un momento inaspettato, che mi ha fatto un po’ sorridere: mi è sembrato così anacronistico quel rito che intenderebbe cancellare le direttive del Concilio Vaticano II, nel quale tutti i più importanti prelati e  teologi hanno introdotto delle innovazioni tendenti a favorire  la comprensione e la partecipazione attiva dei fedeli alla celebrazione della messa. E quel giovane prete mi ha fatto molta tenerezza…