Falcetti: sotto inchiesta.

Mi capita spesso di ascoltare la trasmissione radiofonica ” Italia sotto inchiesta” condotta su Rai Radio 1 da Emanuela Falcetti, che affronta ogni giorno (dalle 18:05 alle 19:00) i temi più scottanti del giorno.

La conduttrice mette spesso sotto pressione amministratori e politici contestando loro  le responsabilità per i  disservizi che vengono presi di mira di volta in volta.

Ieri, nell’imminenza dell’apertura delle scuole, la Falcetti aveva convocato il Presidente di un’associazione di Presidi e non ricordo chi altro per mettere sotto inchiesta un problema che non è certo nuovo: lo stato di decadimento di molti edifici scolastici, che attendono invano da anni interventi di risanamento e di adeguamento alle norme di sicurezza. La discussione era intensa e vivace: il preside lamentava la propria impossibilità di intervenire perchè gli edifici scolastici sono in genere di proprietà degli Enti locali e allora la conduttrice gli contestava abbastanza vivacemente la passività dei responsabili di Istituto, che in certe situazioni dovrebbero coinvolgere le famiglie in  manifestazioni di piazza e rifiutarsi di aprire le scuole. Dal canto suo il rappresentante dei presidi ribatteva che la loro funzione non prevede di farsi promotore di manifestazioni di popolo.

Nel pieno della discussione, la conduttrice annuncia che è appena stata diffusa una notizia eclatante: Pogba è stato trovato positivi all’esame antidoping!!!!

Come per incanto. tutta la passione civile della Falcetti è sembrata svanire e frettolosamente ha congedato i suoi ospiti dando loro appuntamento al giorno seguente, per lasciare spazio a un commentatore sportivo.

Riflessione personale: Capisco le esigenze imposte dall’audience, ma che cosa avranno pensato gli ascoltatori della trasmissione? che cosa è più importante: la sicurezza dei nostri figli e nipoti o la sospensione di un calciatore?  Quale scala di valori comunichiamo ai nostri giovani?

Devo dire che sono rimasta piuttosto perplessa e un po’ delusa dalla pur brava Emanuela Falcetti.

Oggi le nonne….

Ieri le nonne filavano davanti al camino, raccontando vecchie storie o fiabe di dame e cavalieri, di principesse infelici salvate con un bacio.

Oggi molte nonne hanno la valigia sempre a portata di mano e vanno per aerei dai nipoti lontani.

Oggi le nonne aiutano i nipoti a fare i compiti al telefono, o cantano una ninna nanna davanti al computer per calmare il pianto di un bambino di là dal mare.

 

Facciamo ginnastica!!!

E’ ricominciato il corso di ginnastica dolce. Il gruppo non è ancora al completo, perché molti sono ancora in ferie, ma è lo stesso piacevole ritrovarsi dopo la pausa estiva, che però si fa sentire nella fatica di ritrovare certi movimenti e certe posture.

Non si fa ginnastica dolce per dimagrire, ma per mantenere in buono stato la nostra muscolatura o per farle recuperare un po’ di tono e di flessibilità. Ho fatto solo pochi mesi nella scorsa stagione, ma mi sono accorta di fare meno fatica a compiere certi gesti, come allacciarmi le scarpe o fare pedicure.

Tutti possono fare ginnastica dolce , perchè non comporta un grande impegno fisico, ma migliora il controllo del proprio corpo, della respirazione e dell’equilibrio….. e poi ti dà un motivo per alzarti presto, prepararti e uscire, vincendo la pigrizia sempre in agguato.

 

 

 

 

Viaggiare in auto e con la mente…

Sono al volante dopo una breve visita ai parenti in Emilia e al cimitero. La campagna della pianura è insolitamente rigogliosa per il mese di settembre:  fiumi e canali ricchi di acque, prati e campi verdeggianti ; e su di essi aleggia un velo di foschia che inazzurra la sagoma delle montagne all’orizzonte.

In breve il paesaggio della pianura  lascia il posto alle dolci alture dell’area attorno al Garda, coi loro vigneti a perdita d’occhio.

La trasmissione radiofonica che mi fa compagnia a un certo punto si  interrompe per dare spazio al collegamento con Ulan Bator,  per la Messa celebrata alla presenza di Papa Francesco in visita ai cattolici della Mongolia.

Subito mi viene da pensare che la moderna tecnologia sa fare miracoli , che mi lasciano stupefatta: sono nella mia utilitaria che corre sull’autostrada, ma mi sento trasportare nelle steppe sconfinate battute dal vento e percorse dai pastori mongoli sui loro cavalli,  che perpetuano ritmi di vita e usanze che affondano nella notte dei tempi.

La messa inizia e viene celebrata in tante lingue diverse: inglese, russo, coreano, cinese, mongolo, latino… Questo mi fa pensare che la Chiesa è veramente universale, cioè cattolica: si rivolge a tutti gli uomini e a tutti rinnova la sua esortazione a costruire la pace, a essere buoni cristiani e buoni cittadini, rifuggendo da fanatismi e contrapposizioni violente.

Ai canti nella lingua locale si alternano canti della nostra tradizione, come il bellissimo “Panis Angelicus” , che pare creare un legame sublime tra la vecchia Chiesa occidentale, un po’ affaticata e ingrigita, e una Chiesa giovane come quella della Mongolia, pervasa dall’entusiasmo proprio dei neofiti.

La voce del Papa, un po’ più fievole del solito (non deve essere facile affrontare viaggi così lunghi e impegnativi per un anziano già tanto provato nel fisico) vibra però di grande affetto per la comunità che lo ascolta e che lo ricambia con calore.

In compagnia con queste voci arrivo in vista del lago di Lecco, oggi particolarmente suggestivo con le sue acque che scintillano al sole e mi accorgo che sono quasi alla fine del mio viaggio e non mi sento stanca…

Un tuffo nel passato.

La passeggiata era stata interrotta dalla pioggia e, mentre ci affrettavamo verso l’appartamento che ci ospitava a Ortigia, siamo passati davanti a una chiesa nella quale (mi ero informata) stava per essere celebrata la messa festiva.

Sono entrata seguita dai due nipoti e lì, nell’attesa del rito, alcune donne stavano recitando il rosario, seguito poi da altre innumerevoli preghiere. Noto che non c’è nessun altare per la celebrazione secondo le direttive dell’ultimo Concilio … e la cosa mi incuriosisce.

All’ora fissata per l’inizio della messa, un giovane sacerdote entra, si dirige all’altare e, rimanendo con le spalle rivolte verso i fedeli, inizia la celebrazione.  Per la lettura del Vangelo, sale sul pulpito e da lì pronuncia la sua omelia sul tema dell’accoglienza e della fratellanza. Scendendo dal pulpito si mette a scherzare con le donne dei primi banchi, poi, dopo il “Credo”, passa direttamente al prefazio: nessuna preghiera dei fedeli…

Alla comunione , il sacerdote, affiancato da due chierici, offre l’ostia ai fedeli dopo averla intinta nel vino e, alla conclusione, prima di lasciare l’altare, si ferma davanti alla statua della Madonna e intona un canto che non sentivo più da almeno 60 anni: “Noi vogliam DIO “, canto col quale i cattolici del secolo scorso rivendicavano la volontà di incidere sulla società e sulle istituzioni (era stato scritto  ai tempi del “NON EXPEDIT”)

E’ stato un momento inaspettato, che mi ha fatto un po’ sorridere: mi è sembrato così anacronistico quel rito che intenderebbe cancellare le direttive del Concilio Vaticano II, nel quale tutti i più importanti prelati e  teologi hanno introdotto delle innovazioni tendenti a favorire  la comprensione e la partecipazione attiva dei fedeli alla celebrazione della messa. E quel giovane prete mi ha fatto molta tenerezza…

Letture: La masseria delle allodole. (Antonia Arslan)

genocidio-armenoE’ stato assegnato a mio nipote Davide come lettura per le vacanze estive e ne ho approfittato per leggerlo.

E’ la storia di un gruppo di armeni e, in particolare, di una famiglia: gli Arslanian.

Siamo nel 1915, alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia. In una tranquilla cittadina dell’odierna Turchia, vive questa famiglia agiata e benvoluta da tutti e la prima parte del libro, la cui autrice è una  discendente dei protagonisti, è dedicata alla presentazione dei membri della famiglia e alla loro vita fatta di buone abitudini, di sentimenti semplici e profondi, di rispetto , di rapporti sereni con la comunità circostante. E’ la rappresentazione di un mondo che cerca di vivere al meglio la propria quotidianità, cercando di non pensare a quanto era già successo pochi decenni prima a causa dell’odio dei Turchi contro gli armeni. Ma poco prima di morire il vecchio patriarca della famiglia ha come il presentimento profetico dell’orrore che incombe sulla sua famiglia.

Di lì a poco infatti giunge un’ordinanza insensata e densa di presagi nefasti: tutti i capifamiglia armeni devono presentarsi alla polizia. Sempad, nuovo capofamiglia dopo la morte del padre, pensa di sfuggire al pericolo  rifugiandosi nella vecchia  masseria delle allodole e poco dopo la moglie lo  raggiunge con tutta la famiglia e qualche amico. Ma quella che doveva essere un rifugio sicuro diventa, per la delazione di una spia, una trappola mortale per tutti i maschi  che vengono trucidati per poterne saccheggiare le ricchezze. Le donne vengono deportate e avviate verso la morte attraverso un viaggio fatto di fame, stenti e violenze inaudite. Solo per l’aiuto di un gruppetto di amici, due donne e un bambino si salveranno e potranno raggiungere l’Italia dove si ricongiungeranno a un membro della famiglia, qui emigrato quando era appena tredicenne.

La lettura di questo libro è l’occasione per poter riflettere, ancora una volta, come alla base di ogni genocidio ci sia solo l’avidità di chi vuole trovare nella “razza” (la scienza dice che non ci sono razze  diverse, ma un’unica razza, quella umana) il pretesto per derubare e dare sfogo agl’istinti più bestiali.

Purtroppo il genocidio armeno, che i Turchi ancora oggi cercano di negare, è stato solo l’anticipazione di quello che avverrà vent’anni dopo in Europa contro ebrei e minoranze in genere.

Il libro si legge velocemente, è ben scritto e le vicende narrate sono coinvolgenti soprattutto perchè hanno il sapore della verità.

 

Invito a cena con …sorpresa!!

Ortigia, Piazza Duomo di sera. La magia delle luci mette in risalto la bellezza delle linee di un barocco raffinato e di una pietra che sembra essa stessa fonte di luce. E’ l’ultima sera in Sicilia e decidiamo di concederci una cena senza badare troppo alle spese.

Purtroppo non c’è posto all’aperto (davanti a tutti i ristoranti lunghe code di clienti in attesa) e accettiamo di cenare all’interno dove possiamo almeno godere il fresco dell’aria condizionata.

Tutto è molto buono e alla fine, mia figlia va alla cassa e ne ritorna strabiliata: non ci aspettavamo un conto così salato! Stavamo già accettando la cosa come un fastidioso corollario delle vacanze, quando uno dei nipoti guarda bene lo scontrino: per i 5 coperti 38,5 euro!!!!

Piglio decisa lo scontrino e vado dalla cassiera dicendo che deve esserci un errore.  Al che la ragazza fa finta di non sapere che eravamo solo in 5 e rifà il conto: è vero, si scusa, il costo esatto doveva essere 17,50 euro!!! E subito estrae da un borsellino la differenza che mi viene rimborsata.

Questo è stato un neo in una vacanza che ci ha visto abitare in un bellissimo appartamento provvisto di ogni comodità e anche del necessario per la spiaggetta libera e di tante cose per cucinare (Ad es. olio EVO, aceto balsamico, sale, tè) e per lavare.

Questa parte della Sicilia è veramente bellissima, solo sarebbe auspicabile un po’ più di cura per la pulizia di certi angoli che vedono la loro bellezza deturpata dall’incuria e dall’inciviltà di alcuni.