Sieger Koder: La lavanda dei piedi

lavandapiedi_definitivoPiù volte mi è capitato di parlare di questo sacerdote/pittore, Sieger Koder, che ha dedicato buona parte della sua vita a dipingere episodi ispirati al Vecchio e al Nuovo Testamento.

Oggi ho trovato “La lavanda dei piedi”; anche in questo caso la forza espressiva dell’immagine è affidata all’uso del colore e delle ombre, al disegno quasi primitivo delle figure e all’inquadratura della scena.

Gesù. ritratto di spalle,  sta lavando i piedi di Pietro, che con una mano cerca di opporsi al gesto del Maestro e con la destra invece lo abbraccia: sono i due momenti che rivelano la doppia reazione dell’Apostolo, che prima non accetta che il suo Maestro si umili davanti a lui, ma poi, sentite le parole di Gesù,  volentieri  lo lascia fare.  Come sempre nei quadri di Koder, il viso di Gesù , protagonista assoluto della scena, non viene ritratto: qui è piegato a lato delle ginocchia di Pietro e se ne intravvede solo il riflesso nell’acqua del catino, usato per l’abluzione.

La scena è molto buia: è ormai sera; la veste di Gesù però emana una luce potente, che si riflette anche sull’angolo della tovaglia che ricopre il tavolo. Su quest’ultimo compaiono il calice e il pane spezzato che tra poco verrà benedetto e distribuito fra tutti gli apostoli.

Lo sguardo di Pietro esprime sconcerto per l’atto inconsueto di Gesù, ma anche la sua adesione a un Disegno che accetta pienamente anche se ancora non è in grado di comprenderlo appieno. Gesù si fa servo e insegna la via a chi lo vuole seguire.

UTE: l’arte come accesso alla verità – Arnold Schönberg

La professoressa Tatafiore ci ha introdotto a un nuovo modo di considerare l’opera d’arte, cioè vedere l’opera d’arte alla luce di come essa viene intesa dai filosofi, in particolare da Heidegger e Gadamer.

Il primo dei due , prendendo in esame il quadro di Van Gogh “Le scarpe da contadina” afferma che  quest’opera racconta tutta la vita dei campi e manifesta la realtà più autentica della vita. La pittura è simile alla poesia, entrambe rivelano la verità dell’essere. Il filosofo ricerca la verità tramite il pensiero razionale, l’artista (poeta o pittore) evoca il sacro.

Anche il filosofo Gadamer ha affrontato il tema del rapporto tra filosofia e arte ed afferma che non solo il filosofo interpreta la realtà, ma tutti noi in ogni momento interpretiamo ciò che vediamo attorno a noi per dargli un significato. Tuttavia l’arte riesce ad  indagare  e a  svelare  la realtà più delle scienze  Un tempo l’arte aveva una finalità concreta: celebrazione del committente, decorazione di ambienti, raccontare il sacro… Ora però queste opere vengono esposte nei musei, strappandole dal contesto in cui sono state pensate e, ciò facendo, le espropriamo di parte del loro significato .

L’opera d’arte non ci parla solo  del mondo in cui è nata e del suo autore, ma riesce anche a farci conoscere meglio noi stessi e a  farci dialogare con l’opera stessa, che , pur mantenendo nel tempo il suo significato, verrà apprezzata e interpretata  in modo diverso a seconda del momento storico e della sensibilità delle persone che la guardano.

L’arte narrativa, poi, spesso ci fa capire la realtà meglio della scienza stessa, perchè organizza il tempo, gli eventi e le loro cause e i loro effetti.

Tutta l’arte ci aiuta a cogliere la verità.

Veramente nuovo e  interessante questo modo di intendere le opere d’arte : Grazie, Brunella Tatafiore!

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ARNOLD SCHõNBERG: un sopravvissuto di Varsavia.

A inizio ‘900, nel Nord-Europa,  si afferma l’Espressionismo, originando tre movimenti: Il ponte, il cavaliere azzurro e la tempesta.

E’ il momento in cui si fa largo la psicanalisi di Freud e anche la produzione artistica ne rimane fortemente influenzata e ne riceve stimoli per un profondo rinnovamento. Il 7 giugno 1905, nasce a Dresda il primo movimento espressionista, la cui opera più rappresentativa è “L’URLO” di Munch, in cui i colori stessi urlano l’angoscia (i colori non sono più stimolo soltanto visivo, ma anche uditivo).

L’espressionismo in musica si sviluppa a Monaco (1910) grazie al gruppo del “Cavaliere Azzurro”, il cui intendimento è quello di fondere i vari linguaggi artistici, così come aveva cominciato a fare Wagner.

Schönberg (viennese di origine ebraica) autodidatta, fu l’esponente più importante di questo gruppo. Egli ebbe stretti contatti con Kandinsky, che intendeva riprodurre non la realtà visibile, ma le vibrazioni sonore della realtà: avendo assistito a un concerto di Schönberg dipinse la sua opera “Impressione III – o concerto” in cui, amplificando i volumi delle forme del bozzetto preparatorio, arriva a rappresentare gli elementi essenziali della scena , unificati dal  suono  (colore giallo). I due artisti intrattennero un lungo epistolario che si interruppe definitivamente solo con la fuga in California del musicista austriaco.

Questi è l’iniziatore della musica Dodecafonica, che stravolge tutti i rapporti tra i suoni della musica classica: non si basa più su sette note, ma su dodici . Il suo metodo è artificioso, intellettuale; la sua non è musica per tutti e ce ne rendiamo bene conto ascoltando la sua opera più conosciuta ” Un sopravvissuto a Varsavia” in cui il musicista racconta il momento in cui i prigionieri dei lager tedeschi lasciano la baracca per entrare nelle camere a gas. I suoni stridenti che fanno da sfondo alla voce recitante, giungono a noi come  urla di orrore che lasciano sconvolti.

Questa bella lezione che il  nostro docente Vincenzo Petrucci ha esposto con grande calore e padronanza della materia esposta, mi  ha aiutato a considerare la dodecafonia in modo nuovo: non sono solo suoni disarticolati, sotto c’è un nuovo modo di intendere la musica, per meglio esprimere le angosce dell’uomo moderno.

Ute: Industrializzazione attuale nella valle del Lambro – Picasso e la rivoluzione cubista.

L’intero comparto della moda in Italia vale 100 miliardi all’anno, di questo settore fa parte l’industria tessile del comasco che ora si rivolge a un pubblico di élite con prodotti di lusso. A Erba però non ci sono più industrie tessili, sconfitte dalla concorrenza cinese e dal cambiamento di abitudini della clientela, che preferisce prodotti di scarso valore per poterli cambiare frequentemente.

Erba è comunque ancora un distretto industrializzato di grande importanza, infatti c’è un’impresa ogni 13 abitanti; sono tutte di piccole dimensioni (prevalgono quelle metalmeccaniche) a conduzione familiare e lavorano per conto terzi, cioè forniscono parti di prodotti, ad alto livello qualitativo, alle fabbriche maggiori.

Dal 2000 si è accentuato il fenomeno della delocalizzazione delle industrie italiane, che per perseguire maggiori profitti hanno trasferito le loro aziende (compresi macchinari e personale specializzato) in altri paesi (Cina, Vietnam, Romania….) ottenendo però l’effetto poco apprezzabile di esportare anche competenze frutto di secoli di esperienza.

Tra i paesi che più fanno concorrenza ai nostri prodotti c’è certamente la Cina, dove i diritti dei lavoratori non sono affatto rispettati; la stessa situazione si ha anche nelle fabbriche cinesi in Italia, ma mancano gli ispettori del lavoro in grado di far emergere le irregolarità e punirle.  Dall’inizio del XXI secolo inoltre, le tante guerre e i dissesti finanziari provocati dai fallimenti delle banche hanno danneggiato molte imprese. Così nella nostra zona sono scomparse : Il Cotonificio di Ponte Lambro, la OME, la Cementeria di Merone, il Molino Mottana, le fabbriche Meroni; anche le piccole imprese sono dimezzate rispetto alla fine del secolo scorso.

merita di essere menzionata la Roda Acciai, nata negli anni ’50, dopo 15 anni già costruiva un’enorme fabbrica a Bosisio e poi un altro a Sirone con macchinari ad alta automazione; è in grado di fornire 56.000 prodotti diversi per un totale di 300mila tonnellate all’anno con 1000 dipendenti in Italia e all’estero.

Con la diminuzione di offerta delle materie prime (gas, petrolio, acqua..) sta diventando improrogabile un drastico cambiamento delle nostre abitudini: dovremo consumare meno e riciclare tutto quanto è possibile riutilizzare, valorizzando al massimo le risorse umane, ambientali e materiali disponibili.

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les-demoiselles-davignonLES DEMOISELLES D’AVIGNON – Nel cinquantesimo anniversario della morte di Picasso la nostra amata prof. Beretta ci ha parlato oggi della prima opera “cubista” del grande pittore spagnolo, che ha innovato la pittura lasciando un segno indelebile nella storia dell’arte. Egli era solito dire che “Il peggior nemico della creatività è il buongusto” perché per lui le regole dell’arte tradizionale erano una gabbia che impedisce la libera espressione dell’artista.

Gli inizi del ‘900 hanno segnato grandi cambiamenti in ogni campo delle attività umane ed è stato così anche nell’arte. Picasso , nel 1907, era rimasto colpito profondamente da una mostra delle opere di Cézanne, morto l’anno precedente; proprio in quell’anno cominciò a collaborare con Braque: insieme cominciarono a produrre le opere che diedero inizio alla corrente pittorica chiamata “CUBISMO”.

In alcune  opere di Picasso  si può rilevare la sua intenzione di ispirarsi ai quadri di Cézanne ad esempio la “Donna col ventaglio” e la “Natura morta”. In esse traspare la ricerca di essenzialità nelle forme e nei colori già presente in Cézanne, ma Picasso aggiunge un nuovo modo di intendere la pittura, che non è  riproduzione fedele della realtà (ormai la fotografia poteva farlo molto facilmente), ma la riproduzione di ciò che l’artista conosce della realtà, percorrendola nello spazio e nel tempo (nella scienza fa irruzione la teoria della relatività di spazio e tempo).

“Les demoiselles d’Avignon” (per Avignon s’intende la via di Barcellona in cui sorgevano i bordelli) è da tutti definita la prima opera cubista. Picasso dipinge questo quadro a Montmartre nel 1906/07, ma lo esporrà al pubblico solo 10 anni dopo. E’ un’opera a lungo studiata (si conoscono  800 studi preparatori) in cui sono presenti 5 figure femminili molto vicine tra loro, che guardano dritto verso l’osservatore con fare provocatorio per scardinare il perbenismo imperante nella buona società del tempo.

 

Serata entusiasmante in concerto.

Come ho già avuto modo di rivcordare, la nostra UTE è sempre pronta ad ascolate ed accogliere le richieste di aiuto che vengono dal territorio e anche ieri sera se ne è avuta la conferma con il bellissimo concerto che si è tenuto nella sala polivalente dell’ex-tribunale. Era pervenuta una richiesta di aiuto dalla scuola media cittadina per reperire fondi da destinare alla realizzazione di interventi di pet-terapy a favore dei ragazzi con difficoltà particolari.

Il pianista Scaioli e il violinista Fedeli si sono prodotti in pezzi di Mozart, Mascagni, Bazzini, Hoffstetter (alla maniera di Haydn) dando prova di grandissime abilità tecniche e squisita sensibilità interpretativa. Cosa dire poi dei cantanti lirici? I “nostri” Maria Rosaria Cannatà (soprano) e Vincenzo Petrucci (baritono) erano fiancheggiati dal mezzosoprano Giada Gallone. Insieme ci hanno deliziato con arie di Cilea, Mascagni, Rossini. Offenbach e Mozart.  Di quest’ultimo hanno rappresentato gran parte del secondo atto da “Le nozze di Figaro”.

Il pubblico presente ha salutato ogni pezzo con calorosissimi applausi e la  meritatissima “standing ovation” finale ha sancito il successo di questa serata, di cui dobbiamo ringraziare la nostra UTE (il presidente Filippi) e i nostri carissimi e bravissimi cantanti-docenti.

UTE: Il Doppio (sintesi di A. D’Albis) – Mosè o la Cina (Diana)

La professoressa Laura Molinari, docente di Lingua e letteratura Inglese in una scuola superiore di Erba e nuova docente della nostra Università, affronterà in due lezioni il tema del “DOPPIO” nelle opere di due famosi scrittori della letteratura inglese: Robert Louis Stevenson e Oscar Wilde.

In questa lezione si è soffermata su Stevenson e la sua opera:” The strange case of Dr. Jekill and Mr. Hyde”.

La docente ha iniziato la sua lezione facendo una breve contestualizzazione storica del periodo nel quale lo scrittore è vissuto: l’età vittoriana (The Victorian Age 1837-1901), chiamata così perché il sovrano della Gran Bretagna era la Regina Vittoria che, con il suo lungo regno, rese grande la sua nazione. Questo fu, infatti, un periodo di grandi riforme sia politiche sia sociali. In questo periodo si svilupparono le teorie di Darwin sull’evoluzionismo, le teorie materialiste di Marx, il movimento delle “Suffragette”, che chiedevano il diritto di voto pe le donne, le “Trade Unions” (i primi sindacati), ma soprattutto le sconvolgenti teorie psicanalitiche di Freud. Tutte queste novità, ma in modo particolare le teorie di Freud, influenzarono la letteratura dell’epoca.

Nel romanzo di Stevenson, ambientato a Londra, il personaggio principale (Dr. Jekill), persona molto rispettabile che rappresenta il “bene”, si trasforma in Mr. Hyde, il suo alter ego, personificazione del “male”. La docente sottolinea l’importanza della scelta dei nomi da parte dell’autore. Il nome “Jekill” è formato dal pronome francese Je (io) e il verbo inglese kill, che significa uccidere; “Hyde” è un verbo inglese che significa “nascondere”; la parola “case” che troviamo nel titolo” e che noi traduciamo con “caso”, è sia il “caso medico” sia quello “poliziesco”. Anche l’aspetto fisico dei due personaggi è molto diverso: il Dr. Jekill è alto, bello, elegante; Mr. Hyde è basso, deforme e vestito male. Anche l’ambiente esterno cambia: la casa del Dr. Jekill ha una facciata elegante e pulita, mentre il retro è sinistro e sporco; la stessa Londra ha quartieri eleganti e puliti e quartieri poveri, sporchi e maleodoranti.

Rifacendosi alle teorie di Freud, Stevenson si contrappone all’atmosfera ipocrita del periodo vittoriano, nel quale, in nome della rispettabilità sociale, si salvavano le apparenze, ma anche l’ipocrisia e la falsità. Con il pretesto narrativo del “DOPPIO”, Stevenson mette a nudo l’animo umano nel quale albergano sia il “bene” sia il “male” e quindi anche violenze, aggressività, istinti omicidi. Un’altra caratteristica di questo romanzo è che non ci sono personaggi femminili che “addolciscano” l’atmosfera. Tuttavia, per essere fedele alla mentalità moralistica della sua epoca, l’autore chiude il romanzo facendo suicidare il protagonista, oppresso dai sensi di colpa.

Alla fine della lezione, la professoressa ci fa vedere alcuni videoclips del film :”Dr. Jekill e Mr. Hyde” del 1941 (significativo per l’interpretazione), con Spencer Tracy e sottolinea le differenze che ci sono tra libro e film. Esse sono sostanzialmente due: nel libro non ci sono personaggi femminili, mentre nel film le donne sono importanti; nel finale, il protagonista non si suicida ma viene ucciso dalla polizia. E’ stata una lezione veramente interessante e aspettiamo con ansia il suo seguito con l’approfondimento dello scrittore Oscar Wilde e il suo romanzo, altro esempio di pretesto narrativo di “doppio”.

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MOSE’ o LA CINA – Il prof. Porro continuando il suo discorso su F. Julien, importante filosofo francese ,  ci parla di uno dei suoi libri: “Mosè o la Cina”, in cui si mette a confronto la cultura cinese con quella occidentale, le cui radici affondano nella cultura greco- giudaico- cristiana.

Quando Matteo Ricci,gesuita, arrivò in Cina fu accolto benevol mente, ma quando decise di tradurre la Bibbia si trovò di fronte a una inattesa difficoltà: nella lingua cinese non esisteva la parola “creazione”, intesa come fare dal nulla. I cinesi infatti non avevano mai avuto bisogno di pensare a un Dio Creatore perché hanno sempre inteso la realtà come un processo ciclico legato alle stagioni e non si sono posti il problema di come tutto abbia avuto inizio. In cinese inoltre non si poteva scrivere “IO SONO”.

In occidente, già Platone e Aristotele non erano politeisti, infatti pLatone parlava di un Demiurgo che plasma la realtà osservando il mondo delle idee; Aristotele aveva invece pensato a un Dio, Motore Immobile, causa prima di ogni cosa. Nel Medioevo invece si cercò di conciliare Fede e Ragione: ci si cimentarono anche S. Agostino, S. Tommaso, ma poi alla fine del 1700 nessun teologo ha più cercato di dimostrare l’esistenza di Dio. Kant, credente, affermava che l’esistenza di Dio è indimostrabile.

Nel 1800 si diffonde il progressivo abbandono della fede da parte delle masse che si spostano dalle campagne alle fabbriche. Per Feuerbach, Dio è quel che noi immaginiamo per soddisfare i nostri desideri di immortalità e di compensazione delle nostre tribolazioni; per Marx la religione ha funzione consolatoria; Nietzsche conclude che Dio è morto e siamo stati noi a ucciderlo: sono venuti a mancare i valori trascendenti e il nostro agire è condizionato solo dall’interesse materiale.

La Cina non ha mai conosciuto l’ateismo, perchè non ha mai cercato Dio. La cultura cinese ha indubbi limiti nel non rispetto dei diritti umani, ma non ha mai conosciuto le guerre di religione che hanno sconvolto a lungo l’Europa. Tuttavia risalgono a 2000 anni A.C. degli scritti in cui si parla di un Signore dall’Alto, ma questa idea scompare circa mille anni dopo per lasciare il posto al concetto di “Cielo” inteso come partner della Terra, elemento benefico che consente la vita. La realtà è di per sé armonica, non è necessario pensare a un Dio.

In Cina non ci sono sacerdoti, perchè il sacro è insito nella vita quotidiana. In occidente il cristianesimo ha promosso risorse preziose, come l’idea dell’alterità di Dio, che è sensibile al cuore ed è possibile incontrarlo nel profondo delle nostre coscienze. L’idea di Dio ha sviluppato l’interiorità anche affettiva.

 

 

 

Basta poco…

Si era a una tombolata di beneficenza. Erano presenti famiglie giovani con i propri bambini. Accanto a me un’amica “diversamente giovane” come me e una signora giovane  che mi dava le spalle, intenta a studiare le cartelle della tombola.

Quando chi conduceva il gioco cominciò a chiamare i numeri, la mia giovane vicina di sedia si voltò per chiedermi: – Come funziona questo gioco che non conosco?- Solo allora mi accorsi che era di chiare origini orientali ed evidentemente al suo paese non si gioca a tombola. Le spiegai le basilari regole del gioco e in seguito, via via, le spiegai cosa significassero i termini: ambo, terna, quaterna, cinquina, tombola, che le erano del tutto sconosciuti. La mia amica intanto aveva vinto uno zaino. Anche alcuni bambini accanto a noi continuavano a vincere e se ne rallegravano rumorosamente.

Alla fine del gioco, la figlia della signora orientale si alzò mestamente dalla sedia: non aveva vinto nulla; nello stesso momento la mia amica si chiedeva cosa potesse fare di quello zaino e mi venne subito un’idea. Mi rivolsi alla bambina e alla sua mamma e chiesi se poteva servire a loro lo zaino vinto dalla mia amica. Il viso della bimba e di sua madre si illuminarono di un sorriso radioso: certo, sì, per loro sarebbe stato molto utile quello zaino!!!

Avvenuta la consegna del dono, la piccola e sua madre se ne andarono  via felici, ringraziando ripetutamente.

Poesia: Dalla Terra nasce l’Acqua (Eraclito)

Da almeno quarant’anni si sapeva ….

Si sapeva che l’acqua  sarebbe stata l’elemento più prezioso e che sarebbe stata sempre più scarsa; dicevano: – Le guerre del futuro saranno combattute per contendersi l’acqua …-

Chi lo diceva? Non ricordo, forse gli ambientalisti, forse solo persone che riflettevano sull’aumento vertiginoso della popolazione mondiale … Chi ha ascoltato queste voci? Non lo so, certamente non i politici e  non solo quelli  di casa nostra, se è vero quello che dicevano stamattina alla radio: l’eccezionale mancanza di acqua minaccia l’Europa intera!!!

Eppure l’acqua è l’elemento vitale per eccellenza e lo sapeva anche Eraclito 2500 anni fa…

Dalla terra nasce l’acqua
dall’acqua nasce l’anima…
E’ fiume, è mare, è lago, stagno,
ghiaccio e quant’altro…..
è dolce, salata, salmastra,
è luogo presso cui ci si ferma e
su cui si viaggia,
è piacere e paura,
nemica ed amica,
è confine ed infinito,
è cambiamento e immutabilità,
ricordo ed oblio. (Eraclito, Frammenti – VI-V sec. A.C.)

Ute: Esami diagnostici in cardiologia. – Perugino: il pittor divino.

Il dr. Ferrari, cardiologo all’ospedale Fatebenefratelli di Erba, ci ha parlato oggi degli esami diagnostici in cardiologia.

In ospedale è possibile fare esami a prenotazione diretta, esami radiologici, esami cardiologici di II livello ed esami in regime di ricovero. In strutture con attrezzature speciali e personale appositamente preparato possono essere effettuate scintigrafie miocardiche, risonanza magnetica nucleare cardiaca, angio-TAC coronarica.

L’esame base è comunque l’elettrocardiogramma (ECG), durante il quale più elettrodi registrano l’attività cardiaca e se ne possono trarre informazioni sul ritmo cardiaco, oppure si può rilevare un eventuale infarto in corso o pregresso; si possono ottenere informazioni sullo stato delle “camere” cardiache, su eventuali effetti derivanti da farmaci o su alterazione degli elettroliti. L’ECG può essere prescritto periodicamente  a ipertesi cardiopatici o agli sportivi per verificare se l’ attività fisica è compatibile con il loro stato di salute; viene sempre effettuato nei prericoveri e in caso di aritmia.

Esistono poi vari tipi di eco-cardiogramma che utilizzano gli ultrasuoni per esplorare le parti del cuore in movimento. Con le moderne tecnologie è possibile ottenere immagini del cuore in due o anche in tre dimensioni.

Il test da sforzo è un ECG tradizionale effettuato mentre il paziente è sottoposto a un esercizio fisico di intensità crescente. L’Holter cardiaco consente di monitorare l’attività cardiaca nelle 24 ore.

Presso l’ospedale locale è presente un ambulatorio dello scompenso, cui possono accedere più facilmente i pazienti già sottoposti a cure; l’ambulatorio di aritmologia invece accoglie pazienti con gravi aritmie; vi si controllano i pace-maker e i defibrillatori. Il pace-maker viene controllato tramite un computer.

Attualmente è possibile effettuare ECO-cardiogrammi trans- esofagei  che consentono di vedere il cuore da vicino, l’eco-stress invece viene effettuato previa somministrazione di farmaci che stimolano l’attività coronarica; possono essere effettuati anche eco-cardiogrammi con inoculazione di liquido di contrasto.

Nell’ambulatorio di cardiologia pediatrica vengono esaminati da personale specificamente preparato  i bambini con sospette cardiopatie.

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IL PERUGINO (1446 – 1523) nel V centenario della morte – Pietro Vannucci detto il Perugino, ha avuto la sfortuna di nascere appena qualche anno prima dei grandissimi pittori del cinquecento, che ne hanno oscurato la fama che pure lo aveva accompagnato in vita. E’ comunque stato un pittore fondamentale nella storia della pittura e merita di essere rivalutato.

Il Perugino è il pittore dell’armonia di forme e colori; spesso traspare chiaramente dalle sue opere la sua ispirazione alla pittura di Piero della Francesca..

A 14 anni va a Firenze ed entra nella bottega del Verrocchio, la scuola più prestigiosa del tempo; lui, portatore di cultura  umbra, assorbe la cultura fiorentina e le rielabora entrambe in modo originale. Nel 1472, appena  ventiseienne, ha già una bottega sua, che gestisce con grande oculatezza,  e poco tempo dopo apre una bottega anche a Perugia. Papa Sisto IV lo chiama a Roma e gli fa affrescare la Cappella Sistina appena costruita. Il Perugino affresca le pareti con le storie parallele di Gesù e di Mosè.

Nelle sue opere, la maggior parte delle quali è attribuibile non personalmente a lui, ma alla sua scuola, si vede via via un affinamento del gusto e della tecnica pittorica: in ogni rappresentazione, la composizione dei personaggi e degli elementi di sfondo è sempre ordinata e simmetrica.

E’ un momento di grande successo per Pietro, che ottiene  anche l’incarico di affrescare il Collegio del Cambio a Perugia. La figura principale rappresenta Catone che ammonisce i cambiavalute ( che si riunivano in quella sala) a cercare sempre il bene comune e non solo il tornaconto personale. Seguno poi le rappresentazioni delle virtù teologali e cardinali ad ognuna delle quali il pittore associa  l’immagine di tre personaggi che incarnano le singole virtù. Le figure da lui dipinte, anche se uomini, hanno sempre atteggiamenti dolci, quasi femminei, ed espressioni pacate e serene.

Sempre molto piacevoli le lezioni della dr.ssa Beretta, amica da sempre della nostra Università.