Il falciatore

Ora tagliare l’ erba è diventato un lavoro molto semplice: basta azionare un tosaerba nei giardini o una falciatrice nei prati e in poco tempo vaste superfici vengono liberate dal loro mantello erboso.

Io ricordo invece quando, verso sera, nella bella stagione, c’ era sempre qualcuno sulle aie di campagna intento a preparare la sua falce per il lavoro del giorno successivo.

Seduto a terra sul bordo del marciapiede davanti a casa , il contadino o il bracciante piantava a terra un lungo ferro sul quale appoggiava la lama della falce e con un martello cominciava a battere sul filo del suo attrezzo, mentre l’ altra mano lo faceva scorrere lentissimamente  e il lavoro continuava fino a quando tutta la lama era stata battuta al punto giusto. Per capire se il filo era abbastanza tagliente, bastava toccarlo  col pollice: il rumore prodotto dal leggero sfregamento e il tatto  dicevano se il lavoro era stato ben eseguito. Poi c’ era il lavoro di rifinitura per togliere eventuali piccole irregolarità: con la cote, una pietra a forma ovale molto allungata (che mi pare venisse custodita dentro a un corno legato alla cintura contenente un po’ d’ acqua), il contadino lisciava il filo della lama . Mi colpivano la precisione e la destrezza dei movimenti, che testimoniavano una lunga esperienza .

Quando poi si trattava di falciare l’ erba di un prato, il contadino procedeva piano , coordinando tutti i movimenti del suo corpo: mentre le braccia si allargavano azionando la lunga falce, il passo ritmato assecondava quel movimento. Il lavoro era duro e ogni tanto il falciatore si rialzava per ripassare il filo della falce con la cote  o per asciugare il sudore della fronte . Dopo ore di lavoro, tutta l’ erba giaceva a terra e lì sarebbe rimasta fino a che non si fosse ben asciugata e proprio per questo veniva più volte rivoltata coi forconi fino a quando fosse stata pronta per rifornire il fienile rimasto vuoto nell’ inverno appena trascorso.

UTE: psicopedagogia : costruire la felicità.

Oggi la dr.ssa Todaro ha concluso il suo ciclo di lezioni con una bellissima conferenza sulla “felicità”: felicità da costruire , felicità come atteggiamento positivo  di fronte alla vita…. da lasciare in eredità…Concludendo la sua bella esposizione ci ha commentato alcune frasi tratte dal libro “Lettera a mio figlio sulla felicità” di Sergio Bambaren . Riporto qui alcune delle frasi più significative suggestive:

La vita è breve… Perdona in fretta, bacia lentamente, ama davvero, ridi sempre di gusto… e non pentirti mai di qualsiasi cosa ti abbia fatto sorridere, oppure piangere.

Se cadi, rialzati ,affronta le avversità e trova sempre il coraggio di proseguire. Fai della tua esistenza qualcosa di spettacolare.
La sola battaglia che non puoi vincere è quella che non vuoi combattere.
Se ti fidi dei tuoi istinti e accetti la vita così com’è, un giorno sarai in grado di trovare la pace non solo nei momenti più felici, ma anche nelle occasioni in cui il gioco si fa duro…
Le uniche cose che ti appartengono davvero sono i tuoi sogni e la libera volontà di vivere la vita nel modo in cui desideri farlo. Tutto il resto lo prendiamo soltanto in prestito.
Non dimenticare mai che l’ amore che provo per te è come il vento: non potrai mai vederlo, ma potrai sentirlo sempre….ovunque sarai.
Credo che mi sia venuta la voglia di leggere questo libro…e voi che ne dite?

Soffia il vento…

Da tre giorni  il vento ci fa buona compagnia e spazza il cielo rendendolo più luminoso che mai.

Molti restano infastiditi dal vento, a me invece piace: mi pare che tutto intorno  sia più pulito, più nuovo. Ecco una delle poesie più famose che io ricordi sul tema del vento…

Il vento
Nel colmo della notte, a volte, accade
che ti risvegli, come un bimbo, il vento.
Solo, pian piano, viene per il sentiero,
penetra nel villaggio addormentato.
Striscia, guardingo, fino alla fontana;
poi si sofferma, tacito, in ascolto.
Pallide stan tutte le case intorno,
tutte le querce, chinate sulla piana.

(Rainer Maria Rilke)

Va di moda la trasgressione…

Chi ha seguito l’ Eurofestival di sabato scorso, ha potuto meravigliarsi per due motivi: sia per il grande spreco di danaro che la messa in scena tradiva platealmente, sia per la vittoria di Conchita Wurst, una drag queen austriaca dalla bella voce e dall’ aspetto insolito: non è solo una transgender, ma del suo sesso originario ha mantenuto la barba (a dir la verità a me pareva una barba dipinta come i capelli di chi sappiamo). Certamente il suo aspetto ha avuto un peso notevole nell’ indirizzare i voti delle varie giurie nazionali, che hanno voluto premiare , penso, il coraggio di voler affermare il diritto di essere diversi, hanno premiato la trasgressione .

Ieri sera ho invece assistito all’ ultima puntata di “The voice Italia” il programma di nuovi talenti in onda su Rai2. Qui, tra ragazze e ragazzi bravissimi davvero, ha particolare successo una cantante singolare: Suor Cristina, una religiosa venticinquenne che canta benissimo e che con la sua prima esibizione ha attirato su di sè l’ attenzione del mondo intero. Mentre le altre ragazze fanno del loro meglio per colpire la fantasia del pubblico anche col loro modo di presentarsi, oltre che con la loro voce, Suor Cristina appare sempre con la  divisa del suo ordine, ma con un sorriso sereno, uno sguardo luminoso, sempre una parola gentile….In un mondo chiassoso , superficiale e un po’ fasullo come quello dello spettacolo, la vera trasgressione è la semplicità di Suor Cristina.

 

UTE: Concilio ( 50 anni dopo) – musica.

Avevo forse 10/11 anni quando la mia catechista, una ragazza universitaria, mi spiegava che si entra a far parte della Chiesa con il sacramento del Battesimo, che però non deve essere inteso solo come il rito dell’ aspersione con l’ acqua, infatti anche chi , pur non essendo ancora battezzato, sacrifica la propria vita per la fede f a pienamente parte della Chiesa ….e così anche chi, pur non avendo  il dono della fede , continua a ricercare la Verità e la giustizia e vive coerentemente con ciò che la sua retta coscienza gli detta . Col passare degli anni però non avevo più sentito ripetere questo concetto, che mi aveva tanto colpito, ma ieri all’ UTE don Ivano ha fatto riaffiorare  questo mio lontano ricordo, quando, parlando della libertà religiosa, affermava il valore della ricerca e il rispetto che si deve riservare a tutti coloro, anche atei o agnostici, che si mettono sinceramente in discussione per trovare il senso della vita….

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Di Eric Satie, fino a ieri conoscevo solo il nome per averlo trovato molto spesso nelle parole crociate. La dottoressa Zapparoli invece me lo ha fatto conoscere come musicista innovativo, come scrittore ricco di ironia e di sense of humor e come personaggio originalissimo e stravagante. Cliccando QUI è possibile ascoltare un suo brano molto conosciuto

UTE: come si viveva nelle trincee.

Cento anni fa scoppiava la Grande Guerra e all’ UTE oggi si è tenuta una memorabile lezione-spettacolo che ha rievocato quell’ immane tragedia costata 750.000 morti solo in Italia: un’ intera generazione cancellata dalla nostra storia.

La lezione, introdotta dal prof. Porro e condotta magistralmente dal prof. Poggioni e dai suoi collaboratori, ha voluto soprattutto soffermarsi non sulle cause politico/economiche o sulla diatriba tra interventisti e neutralisti , ma sulla vita dei soldati .

Attraverso la lettura di poesie , lettere di soldati, pagine di scrittori presenti sul fronte, abbiamo potuto rivivere l’ orrore delle trincee costantemente invase dal fango e infestate dal fetore dei morti e degli escrementi; abbiamo quasi provato la paura di quei soldati che aspettavano con terrore il comando insensato di attacco da parte di superiori che li consideravano alla stregua di carne da macello e li costringevano quotidianamente ad inutili assalti che li esponevano al fuoco nemico; rifiutare di obbedire voleva dire essere fucilati o esporre la propria squadra alla decimazione.

Poesie note e meno note hanno scandito il recital , mentre sullo schermo apparivano foto d’ epoca accompagnate dai più famosi canti di guerra, nati nel fango delle trincee, canti che da sempre io amo moltissimo e che mi commuovono sempre.

A conclusione della lezione è stata letta la lettera del soldato inglese che racconta il Natale 1914 al fronte, (episodio che ha trovato varie conferme) , quando sul fronte tedesco i soldati hanno cominciato a cantare i loro canti natalizi ricevendo l’ applauso dei loro nemici, che a loro volta hanno risposto con altri canti . Il soldato racconta che alla fine dalle opposte trincee sono usciti quei giovani che dovevano considerarsi nemici, ma che invece si sono scambiati strette di mano e piccoli souvenir.

Alla fine molti avevano gli occhi arrossati dalla commozione e gli applausi sono scrosciati a lungo.

 

 

Mia madre da giovane.

Mia madre in questa foto aveva circa vent’ anni e già da dieci lavorava duro, insieme ai fratelli, nella fattoria del nonno, che alla sua morte non lasciò poi nulla a quei nipoti che lo avevano aiutato a mandare avanti il podere.

Guardando questa foto mi fa una grande tenerezza quella mano destra chiusa  quasi a pugno: certo non era abituata a posare davanti a un fotografo (questa credo sia l’ unica foto che ritrae mia madre da giovane) e quelle mani abituate da tanto tempo  a lavorare non sapeva proprio dove metterle .

Erano gli anni ’30 e la moda aveva accorciato le gonne e i capelli, ma mia madre aveva seguito solo il primo dettame e porterà i capelli lunghi  per tutta la vita: ne faceva una sola grossa treccia che arrotolava a formare un piccolo chignon dietro la nuca. Era bella mia madre e soprattutto non ha mai esitato a mettersi a disposizione di chi poteva aver bisogno del suo aiuto.

 

 

Una preghiera per 200 mamme.

Oggi festa della mamma.

In questo giorno , voglio ricordare le mamme nigeriane che stanno cercando aiuto per ritrovare le loro figlie rapite da Boko Haram . Posso immaginare il loro dolore , la loro disperazione, visto che nemmeno il governo nigeriano si sta schierando dalla loro parte . Hanno ottenuto però il sostegno di importanti personalità : la giovane Malala, Papa Francesco, Michelle Obama e consorte e tante persone che sui social network stanno sostenendo la loro causa.

Si dice che il rapimento sia stato perpetrato per motivi religiosi: costringere le ragazze, alunne di una scuola cristiana, a convertirsi all’ Islam, ma mi pare strano che per convertire delle persone al giorno d’ oggi si debba schiavizzarle e VENDERLE! Forse invece lo scopo è molto più concreto: chiedere un riscatto o comunque trarre vantaggi economici dalla vendita di giovani donne, per finanziare le imprese terroristiche del movimento Boko haram.

Oggi , come mamma, penserò a quelle duecento mamme e pregherò per loro perchè possano presto riavere accanto le loro figlie sane e salve.