In quali casi si può richiedere una visita della guardia medica?

Una mia vicina ha il marito (86 anni) ammalato da molto tempo e riconosciuto invalido al 100%; questa notte, questi forse risentiva di una probabile forma influenzale incipiente o chissà per quale altro motivo ha passato una notte molto agitata ed è caduto dal letto più volte: non si reggeva in piedi.

Questa mattina la sua temperatura era salita notevolmente e i familiari, dopo aver provato a chiamare inutilmente i medici di loro conoscenza (ed è comprensibile che non rispondessero), hanno chiamato la guardia medica : e si sono sentiti rispondere di caricare il malato (80 chili??) in macchina e di portarlo alla sede del presidio sanitario, perchè è prevista la visita domiciliare solo per persone allettate.

Io mi chiedo: se uno non si regge in piedi non è da considerarsi allettato? In queste situazioni come ci si deve comportare? chiamare l’autoambulanza e portare il malato alla guardia medica o al pronto soccorso? O è forse l’età del paziente a suggerire la mancata sollecitudine per il paziente? Non esiste più il diritto costituzionale alle cure ad ogni età?

Lo sport, che passione!

Giovanni (9 anni) si è scoperto una grande passione per lo sport. Già da alcuni anni frequenta un’associazione di atletica e ama cimentarsi nella corsa di fondo: correre gli dà gioia. Partecipa a numerose gare piazzandosi sempre  tra i primissimi della sua età.

bambini e sportOra però il suo interesse si è esteso a tutti gli sport: calcio (tramite la raccolta di figurine conosce tutti i calciatori di tutte le squadre), tennis, ciclismo, basket …. Ma non si accontenta di guardare le partite o le gare, dopo fa anche le cronache del loro svolgimento e correda il tutto con commenti tecnici !!!

Mi ha già portato due giornalini che  ha intitolato “Tutto sport” e io mi sono abbonata alla sua pubblicazione per tutto l’anno in corso…

Mi piace vederlo così impegnato e credo che questo esercizio suppletivo di scrittura possa solo fargli del bene. Io intanto sto cercando di raccogliere ogni “edizione” in un fascicolo … sarà un bel ricordo per quando sarà più grande.

Bravo, Giovanni!

UTE: Carlo Emilio Gadda e la Brianza – Russia e l’arte astratta: Kazimir Malevic

Carlo Emilio Gadda ha frequentato a lungo la Brianza, poichè il padre, commerciante di seta, all’inizio del ‘900 aveva fatto costruire una casa per le vacanze a Longone.

Era nato nel 1893 a Milano dove aveva studiato al politecnico fino a conseguire la laurea in ingegneria. Il fratello più giovane, Enrico era morto in tempo di guerra durante un’esercitazione di volo; Carlo Emilio invece, che si era arruolato volontario nel 1915, fu fatto prigioniero durante la battaglia di Caporetto e portato in un campo di prigionia in Germania.

Gadda è certamente uno dei prosatori più importanti del ‘900, ma non è di facile lettura: il suo linguaggio è spesso denso di termini tecnici, di parole prese dal latino  o dal dialetto milanese; inoltre usa diversi registri narrativi: lirico, satirico, umoristico.  La sua prosa rispecchia un po’ il suo carattere: misogino, scorbutico, avaro…

La sua opera più famosa è “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” ambientato a Roma, dove si trasferì negli anni ’60. Ma il prof. Porro ci illustra invece il rapporto di Gadda con il nostro territorio partendo da un libro intitolato “Gadda e la Brianza” in cui viene riportato ciò che il Gadda aveva scritto sulla sua casa di Longone, che egli considerava la fonte delle difficoltà economiche della sua famiglia. Ciò che il bravissimo Poggioni ci ha letto, è oltremodo eloquente su ciò lo scrittore pensava della Brianza e dei suoi abitanti che lui mal tollerava. Altra opera è “La cognizione del dolore” in cui tratta del suo tormentato rapporto con la madre, verso la quale vorrebbe manifestare il proprio affetto, ma non ci riesce perchè non sopporta le persone di cui si circonda (domestiche e contadini).

Come sempre le lezioni del prof. Porro sono molto piacevoli sia per la sua esposizione chiara e sapiente, sia per le letture del giovane Poggioni.

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KAZIMIR MALEVIC – Contemporaneo di Kandinskji, approda all’astrattismo nelle stesso periodo. Già nei primi anni del ‘900 le sue opere rivelano la volontà di staccarsi dalla rappresentazione della realtà per seguire le correnti futuriste e cubiste: la realtà è una gabbia per l’arte…

Nel 1915 pubblica il manifesto del suprematismo, che sostiene la supremazia della sensibilità pura: l’arte diventa concettuale, si avvicina alla filosofia.

Famoso è il suo quadrato nero su fondo bianco, dove la ricerca dell’essenziale diventa una porta sull’infinito. Con l’avvento dello stalinismo, Malevic, che non prenderà mai la via dell’esilio (a differenza di Kandinskji), tornerà al figurativo in ossequio ai dettami del regime, ma riuscirà sempre a mettere in ogni sua opera un segno della sua indipendenza intellettuale ed artistica.

 

Poesia per il 1° maggio: Lavoro di donna (Maya Angelou)

Ho dei bambini cui badare
vestiti da rattoppare
pavimenti da lavare
cibo da comprare
poi, il pollo da friggere
il bambino da asciugare
un reggimento da sfamare
il giardino da curare
ho camicie da stirare
i bimbetti da vestire
la canna da tagliare
e questa baracca da ripulire
dare un’occhiata agli ammalati
e raccogliere cotone.
Risplendi su di me, sole
bagnami, pioggia
posatevi dolcemente, gocce di rugiada
e rinfrescate ancora questa fronte.
Tempesta, spazzami via di qui
con una raffica di vento
lasciami fluttuare nel cielo
affinché possa riposare.
Cadete morbidi, fiocchi di neve
copritemi di bianco
freddi baci ghiacciati
lasciatemi riposare questa notte
Sole, pioggia, curva del cielo
montagne, oceani, foglie e pietre
bagliori di stelle, barlume di luna:
siete tutto quello che io posso dire mio.

Questa poesia mi fa ricordare la vita delle nostre mamme e nonne, quando la povertà era una compagna sgradita, ma inseparabile e la fatica un’oppressione quotidiana. Donne che non conoscevano le parole “ferie” o “vacanze” e che, nonostante il loro lavoro, non hanno mai avuto la benché minima indipendenza economica. Quanta gratitudine dobbiamo a loro!!!

 

 

 

 

Ute: Giuseppe Pontiggia – La marcia su Roma.

Il prof Galli, venerdì pomeriggio ci ha parlato di un nostro concittadino illustre, a cui è stata recentemente dedicata la Biblioteca Comunale di Erba. Si tratta di Giuseppe Pontiggia, nato a Camerlata (quartiere di Como) nel 1934  e vissuto a Erba fino al 1943, anno in cui suo padre, dirigente fascista, fu ucciso dai partigiani. La famiglia in seguito a tale doloroso evento si trasferì prima a S. Margherita Ligure e poi a Milano.

Qui Giuseppe compì gli studi liceali, ma subito dopo dovette trovare lavoro in banca per poter aiutare la famiglia. Si laureò nel 1959 e pubblicò il suo primo romanzo: La morte in banca.

Nel 1961 lasciò il posto e , per potersi dedicare alla sua passione, scrivere, si mise ad insegnare in un istituto tecnico; contemporaneamente lavorava anche come consulente per alcune case editrici. Nel 1963 si sposò con Lucia Magnacavallo e sei anni dopo nacque il figlio disabile.

Numerose furono le sue pubblicazioni; gli fu assegnato il premio Strega per il libro “La Grande Sera” e ottenne un grande successo di pubblico e critica con “Nati Due Volte”.

Nel 1997 eredita col fratello Giampiero (poeta noto col cognome Neri) una casa ad Incasate (frazione di Erba) e con l’occasione i due fratelli si riavvicinarono dopo un lungo periodo di rapporti difficili. Morì nel 2003 ed è sepolto nel cimitero di Arcellasco (Erba).

Nel suo primo romanzo “La morte in banca” racconta le vicende di Carabba, un giovane impiegato che trova la sua serenità quando abbandona le illusioni ed  accetta la sua condizione di impiegato: il successo non si misura con la ricchezza raggiunta, ma con la propria realizzazione come uomini; il fallimento è rinunciare alla propria vocazione, ai propri valori.

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LA MARCIA SU ROMA.- Il fascismo era già presente nella società italiana; la “marcia su Roma” non è stato che l’attuazione dei suoi obiettivi e la logica conseguenza della situazione politica del momento.

La celebrazione di quell’evento si ha a partire dal 1925, ma in effetti non ci fu mai una vera marcia, infatti solo un manipolo di uomini arrivò a Roma, mentre Mussolini arrivò  comodamente in treno e a mezzogiorno si presentò al Quirinale. Il re Vittorio Emanuele, gli affidò il governo sebbene avesse il 7% dei parlamentari; ebbero un certo peso su questa decisione i consigli della regina Margherita e di Amedeo Filiberto d’Aosta. Il re era propenso inizialmente a dichiarare lo stato d’assedio, ma questa iniziativa voleva dire ingaggiare una prova di forza e alla fine decise per una soluzione più conciliante.

Tutto avvenne secondo i dettami della Costituzione vigente (anche oggi il Capo dello Stato può scegliere chi vuole come primo ministro), quindi non si può parlare di colpo di Stato. Nel suo primo discorso davanti alle Camere, praticamente esautorò il Parlamento, ma la dittatura vera e propria cominciò con il discorso in occasione del delitto Matteotti.

Un altro pomeriggio interessante e stimolante. Grazie, UTE!

 

Ancora sul 25 Aprile….

L’accusa è: la sinistra si è appropriata del 25 aprile!!! Ma possiamo chiederci il perché?

Non è che forse la destra non sentiva questo giorno come una festa, ma come una data tanto funesta da dover far finta che non si fosse mai verificata? Sappiamo che la Resistenza è stata combattuta da uomini e donne appartenenti a culture diverse, ma tutte con il desiderio di costruire una società democratica. Chi si è schierato contro la Resistenza, anche solo per fedeltà a un giuramento (estorto perché pronunciato in condizioni di sudditanza psicologica) ha ritenuto più importanti altri valori, diversi dalla democrazia.

Ora che tali condizionamenti non ci sono più, perché continuare a difendere scelte fuori dal tempo e dal contesto culturale in cui viviamo ora?

Se puoi   essere di destra  o di sinistra oggi, lo dobbiamo a chi ha scelto di stare dalla parte della libertà anche a costo di enormi sacrifici e a costo  della vita stessa.

Il mio amico Giorgio mi ha parlato del suo papà che è stato nei campi di lavoro in Germania e mi raccontato delle sue sofferenze, tali da non riuscire nemmeno a raccontarle ai suoi familiari: era troppo dolore riaprire quel cassetto dei ricordi e rievocare la fame, il freddo, la stanchezza, la paura…

Davanti a tutto questo gli interessi di partito non contano e non devono contare: ciò che conta è essere consapevoli del bene immenso che è la libertà e custodirlo ogni giorno, per rendere onore a chi l’ha pagata a un così caro prezzo.

25 Aprile 2023: festeggiamenti con incertezze.

Stamattina alle manifestazioni per il 25 Aprile qui a Erba, c’era molta più gente rispetto agli altri anni e questo è stato forse l’effetto del “nullaosta” lanciato da Salvini nei giorni scorsi quando ha detto che il 25 Aprile va festeggiato.

Tuttavia, ho notato come in alcuni momenti si avvertisse l’imbarazzo di chi si vedeva costretto a festeggiare, ma non voleva scontentare nessuno, soprattutto la maggioranza politica che governa la città.

Così ho ascoltato un’ omelia molto attenta a non sbilanciarsi, un “sermoncino” breve (fin troppo breve) del nostro sindaco, in cui si menzionavano tutti i caduti dell’ultima guerra.  Solo una giovane donna, forse rappresentante dell’ANPI, ha parlato del partigiano Puecher, fucilato senza processo dai fascisti, e di tutti quelli che hanno sacrificato la propria vita per riconquistare le libertà democratiche. alla fine di questo discorso solo una parte dei presenti ha applaudito a lungo, mentre molti tra le autorità e le forze dell’ordine se ne sono astenuti.

Una nota altrettanto significativa del clima che aleggiava sui presenti: un ingombrante veicolo della polizia municipale era parcheggiato proprio di fronte al monumento davanti al quale si svolgeva la cerimonia, ostacolando la partecipazione dei cittadini presenti. Qualcuno ha detto: forse non si aspettavano tanta gente…

Perché, mi chiedo, si fa ancora tanta fatica, dopo 78 anni, ad ammettere che chi ha combattuto (pur se in buona fede) accanto ai nazifascisti era dalla parte sbagliata?

Cerimonia della premiazione del concorso letterario per le scuole medie.

premiazione concorso 2023Quello di ieri è stato un pomeriggio memorabile: sette ragazzi delle medie hanno ricevuto il premio per la loro partecipazione al concorso indetto dall’UTE di Erba APS sul tema del rapporto con i nonni. Maestra di cerimonie è stata la nota scrittrice (poetessa, attrice) Rosanna Pirovano, alla presenza del Vicesindaco Sofia Grippo, dell’assessore alla cultura Anna Proserpio, della commissione valutatrice e del Presidente UTE, Umberto Filippi.

La lettura dei  racconti dei ragazzi ha suscitato nei presenti qualche risata divertita, ma anche tante lacrime di commozione vera.

1682193023136Sono state poi mirabili le esibizioni dei due musicisti, Matteo Fedeli (violinista) e Giacomo Corbetta (pianista), che ci hanno incantato per la loro bravura. Il momento più emozionante è stata la premiazione di una bambina proveniente dall’Honduras: i suoi nonni , per la prima volta in Italia, erano presenti in aula ed è stata sottolineata con molti applausi  la fortunata coincidenza del tutto casuale.

I ragazzi premiati hanno avuto un buono da 250 euro da spendere in libri e materiale didattico e questo sarà un bell’aiuto per le famiglie all’inizio del prossimo anno scolastico.