UTE: Un canzese illustre, ma sconosciuto….

alessandro duroniIl nome di Alessandro Duroni , dirà ben poco a chi lo sente o lo legge, ma non dovrebbe essere così.
E’ proprio quel che si dice un “illustre sconosciuto”: nato a Canzo (comune vicinissimo a Erba) nel 1807 si trasferisce a Parigi giovanissimo per inserirsi nell’ attività di famiglia per la produzione e la vendita di strumenti ottici e di precisione. E’ in Francia che fa l’ incontro che darà una svolta alla sua vita, infatti ha modo di conoscere Daguerre che ha appena inventato il dagherrotipo, l’ antenato della moderna fotografia.

Il Duroni, tornato in Italia e precisamente a Milano, svilupperà e darà lustro a questa tecnica specializzandosi nei ritratti di personalità famose del nostro risorgimento. Il suo negozio , posto in quella che oggi è conosciuta come la “Galleria ” diventò famoso anche oltre i confini nazionali.

Anch’ io non avevo mai sentito parlare di questo canzese, ma frequentando l’ UTE di Erba si può sempre imparare .

Si comincia a parlare di non-autosufficienza.

Solo chi ha provato ad avere in casa una persona non autosufficiente , può capire quale stravolgimento comporti tale presenza nella vita di una famiglia.
Generalmente c’ è una donna che si accolla la parte maggiore di questo fardello e attorno a lei possono esserci a turno altre persone: figli, marito, fratelli, i quali devono tener conto nella loro giornata che c’ è quell’ incombenza che li aspetta.
In certe situazioni possono essere presenti anche degli operatori messi a disposizione dal comune per qualche momento , ma poi per le altre 23 ore della giornata il peso ricade sulla famiglia. Così parlare di ferie diventa un’ utopia e ritagliarsi un’ ora di svago quasi impossibile. A volte anche poter dormire di notte non è consentito.

Se la situazione si prolunga per anni e se le famiglie non sono fortemente unite ,esse rischiano di scoppiare.

Non vi è molta attenzione per questo problema, forse proprio perchè sono le donne a stringere i denti e a gestire le situazioni anche più penose, mentre in genere sono uomini quelli che potrebbero decidere interventi di sostegno.

Ci sono però alcune iniziative che sembrano cercare di smuovere le acque e le voglio segnalare.

* A Bari il 18 e il 19 Aprile si discuterà di Non Autosufficienza , vista da sud

* A Torino il 18 maggio al Centro Incontri Regione Piemonte si terrà un convegno, organizzato dalla Chiesa Valdese, indirizzato agli operatori sanitari e alle famiglie. In particolare si metteranno a fuoco le modalità per sfruttare al meglio e valorizzare le possibilità residue di movimento dell’ assistito.
QUI in questo sito tutte le informazioni sulle modalità di iscrizione (termine 30 aprile).

Anno Europeo dell’ invecchiamento attivo .

Noi anziani stiamo diventando un problema, lo ha detto anche il Fondo Monetario Internazionale.
Con l’ allungamento della vita il sistema assistenziale degli stati può saltare. La preoccupazione per ciò che può provocare questa tendenza di noi “vecchi” a voler vivere troppo a lungo ha indotto l? Europa a indire “L’ anno dell’ invecchiamento attivo”. Potete leggere le motivazioni e gli obiettivi cliccando qui

Il problema però non è nuovo: è risaputo che presso alcune popolazioni (esquimesi ad esempio) che vivevano in condizioni ambientali estreme, si era soliti abbandonare i vecchi quando non erano più in grado di contribuire alla sopravvivenza del clan.
A questo proposito nei giorni scorsi la mia prima amica elettronica Onorina, grande appassionata della cultura e delle tradizioni della sua Sardegna, mi ha fatto conoscere un’ antica leggenda che testimonia come forse anticamente anche nella sua isola fosse praticata l’ eliminazione dei vecchi, fino a quando non si scoprì che la loro esperienza poteva essere preziosa e poteva ampiamente compensare l’ indebolimento del loro corpo.

Ora si richiede a tutti noi di restare attivi il più a lungo possibile, continuando a lavorare più a lungo e, una volta arrivati all’ età della pensione, continuando a prendere parte alla vita sociale mettendo a disposizione le nostre risorse e le nostre residue energie.

Si occupa di questi problemi, da tempo e con grande competenza, la mia nuova amica elettronica Lidia Goldoni (abbiamo scoperto di essere coetanee e di essere nate a pochi chilometri di distanza) con il suo sito www.perlungavita.it.
Consiglio a tutti i non più giovanissimi di visitarlo.

Sòta ai pòm

C’ è una campagna, ogni anno, per la valorizzazione di luoghi di interesse culturale ed artistico e chiunque può segnalare un monumento, un edificio, una località che ritiene degna di attenzione.

Io ho un “luogo del cuore” , ma non so se esista ancora e non ha certo valore artistico, ma solo affettivo: è un filare di meli, non di quelli di adesso che crescono ad altezza d’ uomo per facilitare la raccolta dei frutti, ma quei meli alti almeno cinque metri da terra, che davano delle mele piccole, ma saporite, che ora non si vedono più sui banchi dell’ ortofrutta, nè nei mercati, nè nei supermercati.

Vicino a casa mia, oltre un cancello enorme sempre aperto (solo ora mi chiedo il perchè di quel cancello,
visto che non veniva mai chiuso), si apriva un sentiero sterrato lungo qualche centinaio di metri, fiancheggiato da una parte da campi coltivati a grano o a foraggio e dall’ altra da questo lungo filare di meli, sotto cui noi bambini della contrada ci incontravamo per giocare.

C’ era sempre erba fresca su cui fare le capriole e ombra ristoratrice nei giorni più caldi.
Sul sentiero si poteva giocare alla “settimana” o a spingere qualche cerchione di bicicletta,O a un gioco di abilità con cinque semi di pesca. Gli alberi fornivano ottimi ripari per giocare a nascondino e c’ era sempre qualche pianta da cui prendere qualche pera o prugna o un grappolo d’ uva secondo le stagioni, col tacito consenso dei proprietari.
Molto spesso coglievamo anche frutti acerbi e al solo pensarci mi pare di sentire ancora quel sapore aspro che ti faceva venire l’ acquolina in bocca.
A volte, quando il grano era ormai maturo, coglievamo una spiga, la sbriciolavamo tra le mani, con un soffio facevamo volare via la pula e poi sgranocchiavamo i chicchi, che ben presto diventavano una pallottola piuttosto gommosa, ma dal buon sapore.

Quando mia madre non ci trovava, sapeva di dover chiamare a voce un po’ più alta perché certamente dovevamo essere “sòta ai pòm” (=sotto i meli).

Meglio insieme.

Nei locali che fino a qualche anno fa ospitavano la scuola materna di Arcellasco, chiusa quando le suore che prima la gestivano se ne sono andate, comincerà a funzionare in questo mese di Aprile un centro di aiuto per le famiglie che si trovano a dover affrontare le difficoltà di convivere con il disagio psichico.

Lo Stato, con la legge Basaglia, ha giustamente chiuso i manicomi, veri lager in cui la dignità umana veniva calpestata e vilipesa, ma non ha poi messo a disposizione dei malati quei centri di supporto necessari per impedire che tutto il peso venisse scaricato sulle famiglie.

Ora la Caritas Ambrosiana in collaborazione con la Caritas del decanato di Erba e con il Centro di Ascolto di Erba, viene a colmare un vuoto.
Negli spazi messi a disposizione si potrà offrire alle persone con disagio psichico incontri , colloqui e momenti di condivisione per stabilire nuovi rapporti di relazione interpersonale, dando nello stesso tempo un po’ di sollievo alle famiglie. Vi saranno operatori sanitari e volontari con preparazione specifica.

L’ iniziativa , che va sotto il nome di “MEGLIO INSIEME” è lodevolissima, anche se mi pare un limite il fatto che funzioni solo per un pomeriggio alla settimana (martedì).; ma si può sperare che col tempo e dopo aver valutato le prime esperienze possa essere ampliata.

L’ ultimo articolo di Miriam Mafai.

Ultimo articolo di Miriam Mafai.

La scomparsa di Miriam Mafai, grande giornalista e donna coraggiosa, ha addolorato tutti: a mano a mano scompaiono le grandi personalità che hanno accompagnato il nascere di questa nostra Repubblica e si rischia di sentirsi orfani, disorientati e delusi. Certo chi si è battuto per avere uno stato democratico sognava qualcosa di meglio rispetto a come vediamo ridotto il nostro paese ora…
Fa comunque bene rileggere un articolo come quello linkato sopra. E’ l’ ultimo che Miriam Mafai ha scritto per il quotidiano “La Repubblica” nel febbraio scorso e rievoca un momento terribile della nostra storia, il primo dopoguerra, nel quale la fame e la miseria più nera costringevano la gente a vivere nelle grotte e i bambini rischiavano di morire di stenti.
Vi si parla di donne coraggiose e tenaci che riuscirono a salvare molti di quei bambini portandoli in Emilia, dove vennero accolti e nutriti da famiglie generose.

Non avevo mai saputo nulla di questi fatti, ma mi fa piacere ora parlarne perché testimoniano di quali grandi cose siamo stati capaci in passato e ciò ci dà la certezza che possiamo esserne capaci ancora oggi.

Un tunnel da rifare…

Tunnel Monza-Cinisello.

In questo articolo si parla del cantiere infinito che si incontra tra Monza e Cinisello Balsamo : i pendolari che percorrono quel tratto di strada sanno bene da quanti anni questi lavori condizionino la loro vita.
Sarebbe logico aspettarsi che arrivi presto la notizia della conclusione dei lavori e invece no: l’ articolo linkato sopra ci dice che c’ è tutto da rifare: il progetto era sbagliato, ma nessuno pagherà per questo, tranne le casse pubbliche che continueranno a versare milioni dei nostri soldi a chi ha già sbagliato la prima volta.
E’ un’ altra incredibile e sconfortante storia italiana….