Stanare le sanguisughe !!!

http://www.repubblica.it/economia/2011/12/19/news/fisco_caccia_evasori-26847517/?ref=HRER1-1

Leggere questo articolo fa venire proprio una gran rabbia : 15 milioni di italiani (e lo scrivo con la lettera minuscola proprio perchè molti di loro sono concittadini di cui mom andare fieri) chiedono gli aiuti per non pagare mense e asili nido. Tra questi ci saranno anche degli indigenti veri, non c’ è alcun dubbio, ma molti sono quelli che fingono uno stato di povertà pur avendo risorse economiche di tutto riguardo. Il fatto è che non dichiarando i loro redditi possono coerentementeinte interpretare fino in fondo la parte dei vigliacchi sanguisughe che si sono scelti.
Di questi tempi costoro dovrebbero vergognarsi di esistere e spero che questo governo li stani e li additi alla pubblica gogna.

Voglia di verità.

Questa foto in bianco e nero di un Al Pacino invecchiato e che porta con dignità ed eleganza tutte le sue rughe , ha vinto il premio di Repubblica per la foto più bella scattata al festival del cinema di Venezia.
Il pubblico è forse stanco di gente mummificata dalla chirurgia plastica, gente che non riesce quasi più a muovere la bocca torturata da mille interventi, nè a sorridere perchè ogni muscolo del viso è pressochè paralizzato.
Mi ha fatto impressione nei giorni scorsi vedere le immagini di Putin anche lui quasi irriconoscibile: il volto liscio come una palla da bigliardo, lo sguardo inespressivo e una leggera tumefazione diffusa rendevano la sua immagine ancor più inquietante di quanto già lo era da sempre.

Al Pacino ha fatto un’ altra scelta, dettata forse dalla consapevolezza che il proprio valore non è legato tanto all’ estetica, ma al suo essere un vero artista.
E il pubblico ora pare apprezzare queste scelte; forse dopo tanta mistificazione della realtà la gente ha finalmente voglia di veritù.

Qualcosa su mia madre

vQuando sono nata io, mia madre aveva 36 anni: una giovanissima mamma (di cinque figli) si direbbe oggi, ma allora probabilmente c’ era un altro modo di sentire … ed è così che io ricordo mia madre sempre vestita di scuro, come si addiceva allora alle persone non più giovanissime : mai qualcosa di bianco o di rosso o di giallo, ma sempre minute fantasie su fondo scuro sia per gli abiti estivi che per quelli invernali. Spesso poi portava in testa un foulard legato sulla nuca, che le copriva i capelli ingrigiti anzitempo.Credo che allora fosse ritenuto sconveniente per una donna sposata e con figli vestirsi in modo più vivace.

Il suo primo cappotto, che io ricordi, era nero, stretto in vita e leggermente svasato all’ orlo con un piccolo collo di pelo nero. Lo ha portato per molti anni, forse una decina,poi ne acquistò uno grigio e più ampio, di quelli già confezionati.

Per molto tempo non ebbe una borsetta e ricordo che teneva in mano il portamonete quando usciva, se non aveva con sè la borsa della spesa ; per questo quando un’ estate mi guadagnai i primi soldi, facendo ripetizioni estive,non glieli diedi subito, ma corsi prima al negozio del paese e le comprai una borsa abbastanza grande, ma veramente poco bella. Se le avessi dato subito tutti i soldi non avrebbe certo pensato a spenderne una parte per sè

Molti, molti anni dopo, mentre la aiutavo a rimettere in ordine il sottoscala che fungeva da ripostiglio, mi tornò tra le mani quella borsa ormai sgualcita e mia madre mi disse: – Te la ricordi? Non ho mai voluto buttarla via

Francesca Comencini, il giorno dopo…

Copio e incollo le riflessioni di Francesca Comencini sulla mobilitazione delle donne del movimento “Se non ora quando?” Mi sembrano parole degne di attenzione:

Quello che mi rimane in mente e nel cuore, per ora, della giornata di ieri è l’estrema pluralità di voci di donne che da quel nostro palco si è levata, e l’estrema attenzione con la quale quella piazza, straordinaria, libera, auto convocata, le ha ascoltate. Mi rimangono in mente le voci delle due ragazze italiane di seconda generazione, Kalida e Elvira, la saggezza e la profondità delle loro parole. Le voci di Giordana Curati di arcilesbica e di Simona Davoli di donne e informazione. Le voci dell’economista Francesca Bettio, che invocava un nuovo new deal delle donne con una chiarezza, un rigore e una libertà che non avevo mai sentito in nessuna manifestazione di piazza. Mi rimangono e mi rimarranno per sempre nel cuore le voci delle nostre sei giovani attrici che raccontavano le giornate e le piccole cose della vita delle cinque ragazze morte a Barletta, e su quella piazza è sceso un silenzio come mai ne avevo sentito uno, un silenzio che respirava insieme per loro, Maria, Tina, Matilde, Giovanna e Antonella. Mi è rimasta la passione con la quale la piazza ha ascoltato l’orchestra Europa Musica e la voglia di raccontare di sé di Emma Marrone, della sua fatica per arrivare lì dov’è e della sua complessità di persona, da Amici a Se non ora quando. Mi sono rimaste tante, tante altre cose. Paola Turci e Marina Rei, gli interventi delle donne di snoq Luisa, Sara, Fabiana, Licia e della giornalista di GIULIA, e tanto altro. In ultimo, mentre facevo il mio intervento, mi è sembrava di parlare di tutta la mia vita e del significato di ogni cosa che ho fatto fino a oggi e che mi ha portata a essere su quel palco a dire quelle parole: mandiamo in frantumi le immagini irreali delle donne e facciamo irrompere la realtà, che, come abbiamo visto anche ieri, è ancora la cosa più poetica che esista.
http://www.senonoraquando.eu/?p=5871

“Quando io ero piccolo…” vol. 2°

Il gruppo “Quando io ero piccolo…” è arrivato a pubblicare il secondo volume di racconti donati dai suoi iscritti (che ora arrivano a quasi tremila). La pubblicazione del primo libro ha contribuito in modo cospicuo alla realizzazione di un progetto di assistenza ortopedica ai bambini eritrei e l’ auspicio di tutti i donatori di racconti è quello che col secondo volume si possa fare ancora di più.
Il libro può essere acquistato in rete al seguente indirizzo :
http://ilmiolibro.kataweb.it/community.asp?id=74958

“Madre coraggio” ci ha lasciato.

http://www.corrieredellacalabria.it/stories/cronaca/2191__morta_angela_casella_la_madre_coraggio_che_sfid_le”>
E’ morta Angela Casella, la mamma che sfidò la ‘ndrangheta sul suo territorio. Nell’ articolo linkato qui sopra si può leggere la sua ultima intervista rilasciata a un giornale calabrese qualche mese fa, quando già stava per finire la sua lunga , vana battaglia contro la malattia che l’ ha stroncata.
Mi pare giusto ricordarla, dedicarle un pensiero di omaggio per la forza, la determinazione e il coraggio dimostrato allorchè del suo figlio diciottenne rapito nessuno parlava più.
Non ha potuto aspettare le mosse della polizia nella sua casa di Pavia e se ne è andata tutta sola in Calabria, a S. Luca, a Platì, dove le ‘ndrine controllano ogni cosa, ogni foglia, ogni soffio di vento.
Si è incatenata sulle piazze, si è attendata tra le case dei malavitosi, sfidandoli a mani nude, e facendo risaltare quanta vigliaccheria ci fosse in quei rapimenti che speculavano sui sentimenti dei familiari dei rapiti.
Si è messa a parlare con la gente per le strade e parlava da mamma con le mamme di laggiù, che certo hanno dovuto capire quanta determinazione e quanto coraggio ci fosse in quella piccola donna apparentemente tanto fragile. E le donne si sono schierate dalla sua parte e hanno organizzato fiaccolate di protesta contro i rapimenti e alla fine “madre coraggio” ha potuto riabbracciare suo figlio.
Poi è tornata nell’ ombra a fare la mamma e la nonna, fino a ieri.

Sorellitudine.

Da quanto tempo non passavamo una giornata insieme, non so…. L’ occasione ci si è offerta nei giorni scorsi: sono stata ospite da mia sorella per due giorni.
La differenza di età ci ha impedito da piccole di dividere giochi ed esperienze e quando io ero appena una ragazzina , lei si è sposata e i suoi problemi sono stati sempre molto diversi da quelli che vivevo io. Poi la vita mi ha portata via dal paese e da allora solo qualche incontro fugace con due eccezioni in occasione di miei guai di salute.
Abbiamo avuto ognuna la propria parte di tribolazioni: le mie non erano certo paragonabili alle sue, ma ugualmente mi hanno impedito di poterle essere vicina nei momenti più bui. Solo il telefono ci consentiva di capire i nostri stati d’ animo più con le parole non dette che con quelle espresse con un filo di voce, spesso incrinata dalla paura.

Ritrovandola dopo tanto tempo, ho potuto nuovamente apprezzarne le doti di ottima cuoca, l’ abilità nell’ arte del cucito, la sensibilità, la generosità, la forza di carattere sostenuta da una fede ammirevole e l’ affetto di cui mi ha saputo circondare.

Forse solo ad una certa età si sa apprezzare veramente il fatto di avere sorelle e fratelli, persone su cui puoi contare sempre.

Etichette anti-schiavitù.

http://www.unimondo.org/Notizie/Nutella.-Il-lato-oscuro-del-cioccolato

Chi non ha mai mangiato “nutella” e chi non ha mai spalmato una fetta di pane con quella gustosa crema per darla ai propri bambini come merenda?
Ebbene, da ora in poi quando mi verrà voglia di acquistarne un vasetto, credo che ci penserò un po’: pare che il cacao utilizzato dalla ditta Ferrero provenga da piantagioni in cui viene impiegato il lavoro di bambini schiavi. Non ci sono prove dirette di queste accuse che vengono mosse alla ditta piemontese, ma sarebbe bene che noi consumatori facessimo pressione perchè si faccia chiarezza in merito a questo problema.
Dobbiamo pretendere che sulle etichette vengano specificati i paesi di provenienza e il rispetto dei diritti dei lavoratori impiegati in tutto il ciclo di produzione.