Ute: Russi a Erba e dintorni prima e dopo la Rivoluzione Russa – Cognitivismo e psicanalisi: due approcci all’arte.

Molti Russi hanno dimorato più o meno a lungo a Erba , ma del resto anche molti artigiani comaschi hanno abbellito le città russe.

Per noi Italiani pensare alla Russia vuol dire evocare immagini di steppe e foreste sterminate, di paesaggi innevati; e, per contro, per i Russi l’Italia ò il paese del sole, dell’arte, della buona cucina, insomma anche per loro l’Italia è il Bel Paese.

Sulla scia di questo stereotipo, la nonna dell’ultimo zar fu consigliata dai medici di venire in Italia per curare la tubercolosi da cui era affetta e si stabilì a Sanremo. Questo fatto indusse molti nobili ad emularla e, sulla strada per la Liguria passavano per Milano (per andare alla Scala)  e venivano a visitare le nostre zone, scelte dalla nobiltà milanese per la villeggiatura. A Villa Amalia (una delle tantissime ville aristocratiche dei dintorni) arrivavano artisti, scrittori, poeti  e personaggi che animavano la vita mondana di Milano.

Tra questi ultimi possiamo ricordare Giulia Palen Samoyloff, una giovane ricchissima vedova russa che fu ospite dei proprietari di Villa Amalia, i Marietti che da setaioli erano diventati poi banchieri. Amava il lusso più sfrenato, dava grandi feste ed era solita fare il bagno nel latte, che poi veniva venduto dai suoi domestici a un pasticcere della città che lo utilizzava per dolci e gelati, di cui i milanesi andavano ghiotti.. Quando si innamorò di un semplice musicista, lo Zar blocco le sue proprietà e lei dovette vivere con l’eredità lasciatale dal nonno italiano. Nel 1848 dovette lasciare Milano, perché sospettata di sentimenti filoaustriaci e fuggì a Parigi.

Molti altri notabili russi si stabilirono per periodi più o meno lunghi sulle rive del lago di Como e nell’erbese, soprattutto dopo la Rivoluzione del 1917, seguita da una terribile guerra civile tra Bianchi e Bolscevichi e fu così che la contessina Camilla Parravicini sposò il conte Sossnovskij e il marchese Majnoni ebbe spesso come ospite Eva Apraksin che era riuscita a lasciare la Russia con tutti i suoi gioielli cuciti dentro i vestiti e saranno quei gioielli a consentirle di mantenersi in Italia.

E’ stato un vero piacere ritrovare come docente un amico di vecchia data dell’Ute : lo storico Giorgio Mauri, che ci ha intrattenuto in modo piacevole e avvincente.

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COGNOTIVISMO E PSICANALISI: due approcci all’arte.

Il Cognotivismo è quella corrente di pensiero, che contrapponendosi al comportamentismo, sostiene che l’individuo risponde attivamente agli stimoli che gli provengono dall’ambiente esterno in modo diverso a seconda delle proprie esperienze e delle informazioni di cui dispone.

Come esempio la prof.ssa Tatafiore ci ha mostrato una foto a cui si potevano dare interpretazioni diverse, ma quando su di essa è  comparsa la scritta “cielo” , non si potevano più avere dubbi: si trattava di una finestra.

E’ seguita poi un’altra immagine, che poteva essere interpretata in due modi diversi: poteva rappresentare sia il muso di una lepre sia una testa di anatra: solo dopo aver dato un significato alla nostra percezione visiva eravamo in grado di definire cosa stavamo vedendo. A questo proposito Gombrich afferma che non è possibile separare la forma dell’immagine dalla sua interpretazione; l’arte va guardata come segno e non come oggetto.

La nostra mente modifica o integra ciò che i sensi percepiscono per dargli un senso. Prima cogliamo globalmente l’immagine, poi cogliamo i particolari e a volte la nostra interpretazione cambia man mano che cogliamo il senso di tali particolari.

Certamente nuova e interessante questa lezione della prof. Tatafiore, anche se l’argomento non è proprio dei più semplici.

 

E sono 80 !!!!

Tanti carissimi auguri, Vanna! Hai ragione, 80 anni sono tanti e il loro peso si fa sentire sul tuo fisico un po’ ribelle, ma la tua anima è leggera e giovane più che mai, per questo sei circondata da tanto affetto e devozione. Un abbraccio da tutti noi che ti vogliamo bene.

Vanna e seminaristi

Ute: La rivoluzione industriale nell’Erbese – F. Julien: Nutrire la vita.

Per Erbese si intende la zona comprendente la città di Erba, il circondario e la Valassina.

E’ del 1450 un documento che riporta un contratto tra i Missaglia di Canzo e gli Sforza per una fornitura  di ferro per armature, ne consegue che a Canzo dovevano esserci giacimenti di ferro e anche la tecnologia per l’estrazione e la lavorazione del metallo.  Continue reading “Ute: La rivoluzione industriale nell’Erbese – F. Julien: Nutrire la vita.”

UTE: Fermo e Lucia – Diritto di famiglia (parte seconda)

Come è noto, la prima stesura dell’opera più famosa di Alessandro Manzoni risale al 1823 e il suo titolo era: Fermo e Lucia. Il romanzo verrà poi ampiamente rivisto e rielaborato e verrà pubblicato nella sua versione definitiva nel 1842.

Manzoni scrive di getto “Fermo e Lucia” in un momento di grandi tensioni politiche (ricordiamo i moti di Milano del 1821 con l’arresto di Silvio Pellico, Maroncelli  …) ed era sottoposto a sorveglianza dalla polizia austriaca. Inoltre , sua moglie aveva già notevoli problemi di salute.

Gli episodi  raccontati sono gli stessi della versione definitiva e pure i personaggi sono gli stessi, anche se taluni hanno un nome diverso. Nei vent’anni in cui Manzoni si è dedicato alla rielaborazione del suo romanzo, ha incentrato la sua attenzione soprattutto sul linguaggio, ma ha ridimensionato e affinato anche la struttura complessiva del romanzo facendone un’opera estremamente armonica, in cui traspare anche, attraverso gli avvenimenti, l’attenzione alla psicologia dei personaggi. Manzoni dice di aver trovato la storia di Fermo e Lucia in documenti di archivio, ma questo  è solo un artificio narrativo, perché tutto infatti è frutto della sua creatività.

Per scrivere un romanzo a sfondo storico, è necessario studiare a fondo il periodo in cui l’opera è ambientata e Manzoni si è ispirato molto all’opera dello storico Giuseppe Ripamonti (latinista  del cardinale  Federico Borromeo) e agli scritti dell’economista Melchiorre Gioia.

Don Ivano, come sempre, sa intrattenere in modo interessante e piacevole il suo uditorio.

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DIRITTO DI FAMIGLIA – Il prof. Spagnuolo riprende il discorso da dove è stato interrotto la volta precedente, commentando l’articolo 30 della Costituzione Italiana, nel quale è contemplato il dovere di mantenere ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Bisogna tener conto, per apprezzare la modernità e la novità di questo articolo, che nel 1946 quando si è cominciato a scrivere la Carta Costituzionale, erano ancora molto diffusi i pregiudizi contro le ragazze madri e la discriminazione verso i figli ingiustamente etichettati come “illegittimi”.  Ciò si deve al grande successo riscosso in quel periodo dalla commedia di Eduardo De Filippo “Filomena Marturano”, che trattava in modo mirabile proprio questo tema: i figli sono tutti uguali e hanno gli stessi diritti solo per il fatto di essere stati messi al mondo.

L’articolo seguente, il numero 31, continua affermando che la Repubblica sostiene le famiglie bisognose, protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù.

Anche nella dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948)  e nella Carta Sociale Europea (1961) si afferma l’importanza della famiglia come nucleo fondamentale della società.

Si è poi passati a evidenziare le diverse tipologie di famiglie: quelle nate da matrimonio civile (celebrato dal sindaco o da un suo delegato); quelle nate da matrimonio concordatario (matrimonio religioso); quelle originate da unioni civili (tra persone dello stesso sesso) o quelle economiche (nate per la semplice condivisione delle spese).

Il divorzio annulla il matrimonio civile, ma non quello concordatario (per il quale sono previsti comunque molti casi di nullità). In questi casi, la legge tutela principalmente i diritti dei figli.

Non possono contrarre matrimonio i minorenni se non per  decreto del giudice che riconosca l’esistenza di particolari situazioni.

Sempre interessante ascoltare queste lezioni esposte con chiarezza, semplicità di linguaggio  e  indubbia competenza.

 

Poesia: L’edera (G. D’Annunzio)

Un D’Annunzio per me  sconosciuto in questa poesia che ben dipinge uno scorcio di primavera:

L’EDERA

“Le edere rigerminanti salivano
pel vecchio muro scrostato
con un impeto di giovinezza;
si attorcigliavano alle
travi della tettoia come a tronchi vivi;
coprivano i mattoni
vermigli d’una tenda
di piccole foglie cuoiose,
lucide, simili a laminette di smalto;
assaltavano le tegole
allegre di nidi: vecchi e nuovi nidi
già cinguettanti
di rondini in amore”

D’Annunzio non è tra i poeti che più amo, ma bisogna riconoscergli una grande maestria nell’uso delle parole: l’immagine delle piccole foglie cuoiose che “assaltavano le tegole allegre di nidi” è veramente bella ed efficace.

Fine della siccità?

Che siamo tutti preoccupati per la scarsità di piogge (per non dire assenza) in questo inverno, almeno qui nelle nostre zone, è inutile dirlo. Vediamo tutti i fiumi al minimo della portata come se fossimo in agosto e, solo per dirne una, io ho dovuto (prima volta nella mia vita) innaffiare l’aiuola per consentire a primule e viole di fiorire.

Se si protraesse questa situazione credo che saremmo in grave difficoltà nei prossimi mesi estivi, ma qualche meteorologo ci dà qualche motivo per ben sperare … a noi conviene credergli e fare qualche danza della pioggia.

Ute : l’infarto del cuore – il profeta Osea.

Il dr. Ferrari, cardiologo del Fatebenefratelli di Erba, ci ha parlato oggi di “infarto del cuore”, premettendo che è necessario parlarne perché è possibile prevenirlo e e curarlo.

La prima causa di morte nei paesi occidentali è rappresentata dalle malattie cardiovascolari., ma oggi sappiamo che esistono cure che possono salvare vite e che il trattamento è tanto più efficace quanto più è precoce.

circolazione-328x600Il sistema cardiovascolare è quanto mai complesso ed efficiente; la sua funzione consiste nell’apportare le sostanze nutritive e l’ossigeno ai vari organi e di eliminare l’anidride carbonica e le sostanze di “scarto”.  (vedi schema).

Il cuore è la pompa che rende possibile questa funzione vitale ed è alimentato dalle coronarie, che possono ammalarsi se un eccesso di placca aterosclerotica si accumula al loro interno (sull’endotelio).

Sono più soggetti a infarto gli uomini, ma sono fattori di rischio anche la familiarità e l’età, ma ci sono anche altri fattori che dipendono dalle nostre abitudini di vita: il fumo, l’ipercolesterolemia, l’ipertensione, la sedentarietà, l’obesità e lo stress.

I sintomi principali dell’attacco cardiaco sono: dolore diffuso al torace, con irradiazione al dorso, alla mascella e agli arti superiori; difficoltà respiratoria, palpitazioni, svenimento, vomito, sudorazione, nausea.

Un segno di allarme è l’angina da sforzo o anche quella spontanea (a riposo) , ma si possono verificare anche infarti asintomatici (infarto silente).

COSA FARE? In caso di dolori sospetti chiamare subito il 112 (o 118) non trasportare con auto privata il paziente, infatti l’arrivo tempestivo dei soccorsi consente di apportare subito le prime cure, anche prima dell’arrivo in ospedale; qui si procederà immediatamente all’esame clinico e all’anamnesi, al cardiogramma completo, all’ecocardiogramma flash, alla radiografia del torace e, ove necessario, alla coronarografia.

La degenza ospedaliera prevede il ricovero in terapia intensiva per i primi giorni e poi in cardiologia dove si individuerà la cura più adeguata al singolo paziente con antiaggreganti e farmaci anticolesterolo.

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IL PROFETA OSEA.-  Mons. Pirovano prosegue la presentazione dei profeti, parlando di Osea, venuto dal nord (Regno di Israele).

La sua predicazione si svolge dal 75′ al 722 A.C. (anno in cui gli Assiri sconfiggono Israele e ne deportano gli abitanti). Era un momento storico molto burrascoso, segnato da continui colpi di Stato e gli Israeliti si erano dati all’idolatria, dimenticando l’alleanza stipulata sul Monte Sinai, con le tavole della Legge.

Il “Libro di Osea” si compone di 14 capitoli; i primi tre raccontano la vita coniugale di Osea, gli altri 11 contengono discorsi appassionati  di esortazione al popolo di Israele perchè torni sulla retta via.

Nel suo messaggio sono contenuti aspri rimproveri al popolo infedele, ma c’è anche l’affermazione dell’Amore di Dio che vuole la salvezza anche di coloro che lo hanno tradito.

Durante questa lezione ho scoperto che il modo di dire “Chi semina vento raccoglie tempesta” non ha origine nella saggezza popolare come tanti altri proverbi, ma è una frase presa proprio dagli scritti di Osea.

Giocare con le monete.

moneteNon ricordo come sia successo, ma mi sono rimaste molte lire in monete di vario taglio e ho conservato anche gli spiccioli che restavano in tasca dopo un viaggio all’estero.

Non so nemmeno perché un giorno mi sia venuto in mente di mostrare a Giovanni e Gioele queste monete che conservo in due piccoli contenitori all’interno della credenza. Ieri Giovanni e Gioele sono venuti con la mamma a passare il pomeriggio qui da me e mi hanno chiesto di poterle rivedere. Hanno cominciato ad estrarle ad una ad una, esaminandole con cura per individuarne il valore, la provenienza , le dimensioni e le immagini riportate sui due versi.  Dopo queste attente analisi le raggruppavano e le mettevano in fila sul tavolo e giocavano a scambiarsele secondo il loro valore o secondo il loro gradimento. Credo che durante questo gioco ognuno dei due abbia imparato qualcosa senza nemmeno accorgersene, mentre la mamma era impegnata al computer e io pensavo a preparare una buona merenda.

Giovanni e Gioele sanno giocare bene insieme e si fanno spesso buona compagnia.