Elisabetta: le due facce della medaglia.

Come era prevedibile, la morte della Regina Elisabetta, sta occupando tutti i palinsesti di ogni emittente radiofonica e televisiva e il personaggio lo merita.

Tutti sottolineano il suo senso del dovere e lei  lo ha dimostrato in modo particolarmente ammirevole e commovente anche negli ultimissimi giorni.

Credo che resterà nella mente di tutti l’immagine della Regina che riceve a Balmoral la nuova Primo ministro TRUSS: la mano violacea che allunga alla sua ospite per il saluto di rito reca segni evidenti di una grande sofferenza, direi addirittura di un processo di morte in atto, eppure la Regina è in piedi e sorride!! Che autocontrollo, che autodisciplina!!!

Certamente per arrivare a tanto sono occorsi 96 anni di esercizio, che però, come succede, avranno avuto anche degli effetti indesiderati; leggo infatti da Vanity Fair

La presenza dei genitori non era una certezza, per il piccolo Carlo, nemmeno alle feste comandate. Papà Filippo, spesso in nave nel suo ruolo di ufficiale della Marina, «ha partecipato solo a due dei primi otto compleanni di Carlo». E una volta a Natale la regina Elisabetta lasciò Carlo, all’epoca 2 anni, e Anna, appena quattro mesi, a Sandringham, per raggiungere a Malta il marito**»**.  Anche a voler giudicare in base agli standard dell’epoca, dice Seward, «Elisabetta e Filippo hanno trascorso davvero troppo poco tempo coi loro bambini».

E forse sempre per quel suo senso del dovere, per la ragion di Stato, ha costretto suo figlio a sposare una ragazza giovane e bella di cui non era affatto innamorato e certo la Regina ne era consapevole. Con questa imposizione ha condannato all’infelicità la principessa Diana, che non aveva la sua stessa tempra d’acciaio, e ha imposto il ruolo di marito fedifrago e senza cuore a suo figlio, troppo debole per opporsi alla volontà di sua madre.

Solo il supremo Giudice saprà ora valutare il “peso” della sua anima, noi possiamo solo pregare per lei.

Quanto potrà durare la guerra in Ucraina?

Credo che Putin si sia messo in testa  due fini da raggiungere: prima di tutto impadronirsi di parte dell’Ucraina  e in secondo luogo distruggere l’UE e la sua economia.

Per raggiungere questi fini non va tanto per il sottile e non si ferma nemmeno davanti al rischio di un disastro nucleare dalle conseguenze catastrofiche per il mondo intero.

E’ difficile per noi immaginare come vivano gli Ucraini dopo quasi sette mesi di guerra. Forse possiamo farcene un’idea leggendo questo articolo di Avvenire.

Il vescovo di Zaporizhzhia descrive le condizioni sempre più dolorose in cui si trova ad operare e alla fine fa una previsione che mi ha tolto il respiro: secondo lui la guerra potrà durare ancora tre anni!!!

Non oso pensare alle conseguenze di un conflitto tanto atroce e tanto lungo….

In fondo al mare.

E’ finita in fondo al mare. Voleva offrire al suo piccolo un’opportunità di vita dignitosa. Non sappiamo se fuggiva dalla povertà o dalla guerra, certo doveva aver pensato che doveva esserci un posto in cui crescere il suo bimbo senza l’orrore della violenza o senza i morsi della fame che attanaglia i visceri.

Ci vuole coraggio e una grande disperazione per lasciarsi alle spalle il proprio paese, i propri amici, la propria famiglia di origine, ma se con questo puoi evitare a tuo figlio gli stenti che tu stessa hai sofferto, il coraggio ti viene e accetti anche il rischio che un viaggio per mare su una barca fatiscente comporta: in fondo la morte non è il peggiore dei mali.

E quella donna di cui non sapremo forse mai il nome è salita su quella barca stringendo a sè il suo bambino e così li hanno trovati: stretti l’uno all’altra per sempre.

Poesia: Mattino di settembre (Diego Valeri)

Quel dì eravamo soli nel bosco,
Io e tu, mia cara figlia,
e andavamo tra chiaro e fosco,
pieno il cuore di meraviglia.

Scoprivi sotto le foglie i lamponi
rosa, le fragole rosse e verdi,
ti trascinavi su l’erba carponi,
lanciando dei piccoli gridi acerbi.

Io contemplavo ai miei piedi un fiore
giallo smagliante, una pigna bruna;
pensavo senza rimpianto o dolore
alla mia povera fortuna.

Poi, rilevati gli occhi, scorgevo
tra i pini radi le cime lontane,
aeree cose di cielo nel cielo,
dolci come le speranze vane.

Poi pensavo che bisogna morire,
e trasalivo d’improvviso ai tuoi strilli;
vedevo la tua testa bionda apparire
da dietro una macchia di mirtilli…

Era un mattino di settembre, in un bosco.
O forse è stato un sogno anche quello…
E s’era vero, anch’esso ora è morto.
Ma se fu un sogno, fu un sogno pur bello.

E’ dolcissima l’atmosfera di questa poesia, con la quale il poeta ricorda una passeggiata nel bosco con la figlioletta. La bimba scopre con meraviglia e gridi di gioia  i piccoli tesori nascosti tra le foglie cadute; anche il poeta contempla la bellezza del sottobosco e dei cieli, ma con la consapevolezza che tutto avrà una fine. Tutto è così bello che potrebbe essere stato solo un sogno.

 

 

 

Un uomo che verrà ricordato per i suoi sogni e per i suoi fallimenti.

E’ morto Gorbaciov.

In genere i grandi uomini vengono ricordati per i loro successi, per le loro vittorie. Gorbaciov invece verrà ricordato per i suoi fallimenti  e per il coraggio con cui ha provato a intraprendere un’impresa titanica: quella di riformare la vecchia URSS, che ormai dava segni di un declino inarrestabile.

Quello che mi è rimasto nella mente riguardo a questo uomo, oltre al suo sogno impossibile, è l’affetto grande che dimostrava per la sua bella moglie Raissa.

Ho trovato su internet un brano tratto da un‘intervista che Gorbaciov ha rilasciato dopo aver partecipato al festival di Sanremo su invito di Fazio: in quete sue parole c’è forse tutto il senso della sua vita:

Le cose che volevo fare e non ho fatto sono moltissime. Non tanto rimpianti, ho avuto la possibilità di fare tante riforme, ma sapete che non esiste un riformatore felice. Mi resta il dispiacere di non aver potuto vedere l’Urss oggi, sapere come avrebbe potuto essere il mondo con un Urss moderna, come avrebbero potuto vivere i popoli con una perestrojika realizzata, ma non ho rimpianti, esprimo speranze. Un altro rimpianto diffuso tra la gente è sempre quello di non avere trovato una persona con cui condividere una vita, io invece sono stato fortunato con Raissa, sono felice come sono, per la mia vita privata e per il mio lavoro.

 

 

Giovani andate a votare!

In questo articolo di Avvenire (che potrete leggere cliccando QUI), viene ben analizzato il fenomeno del disinteresse dei giovani per la politica.

Lo abbiamo visto anche qui a Erba: i giovani che si sono candidati non hanno ottenuto molti consensi, ma è logico:  i loro coetanei disertano le urne e  le persone mature o anziane, che vanno a votare, non li conoscono.

I ragazzi si trovano da sempre a vivere in un paese democratico e danno per scontato ciò che  i giovani delle generazioni precedenti hanno conquistato a prezzo di lotte dolorose e, a volte, della vita.

E’ vero, la politica spesso si dimentica dei giovani, ma questo non cambierà fino a quando i giovani non diventeranno una platea di elettori interessante di cui catturare l’attenzione e l’interesse.

Poesia: Solitudine (Trilussa)

Quand’ero ragazzino, mamma mia
me diceva: “Ricordati fijolo,
quando te senti veramente solo
tu prova a recità ‘n’ Ave Maria
l’anima tua da sola spicca er volo
e se solleva, come pe’ maggia”.
Ormai so’ vecchio, er tempo m’è volato;
da un pezzo s’è ad dormita la vecchietta,
ma quer consijo nun l’ho mai scordato.
Come me sento veramente solo
io prego la Madonna benedetta
e l’anima da sola pija er volo!

Quello della mamma di Trilussa è  un consiglio da seguire: anche a me una breve preghiera sa dare conforto.

Beata solitudo?

“Beata solitudo, sola beatitudo” così recita un antico motto. Forse a lungo andare ci si abitua e quasi ci si affeziona alla propria solitudine, ma …

Solitudine vuol dire accendere radio o TV per non sentire nel silenzio soltanto quel fastidioso acufene.

Vuol dire scegliere il programma che preferisci senza dover mediare coi gusti di chi hai accanto.

Vuol dire che se dimentichi qualcosa al piano superiore non puoi chiedere a nessuno di fare le scale al posto tuo.

Vuol dire non preoccuparsi di cucinare e mangiare quello che capita, in poltrona, davanti alla TV .

Vuol dire fare quel che ti pare e piace quando ti pare e piace, ma…. vuol dire anche fare da sola tutto ciò che ti pesa.

IMG20220825170455 (1)Ho passato un mese in compagnia coi miei nipoti Samuele (15 anni tra pochi giorni) e Davide (16 anni appena compiuti), che sono stati straordinariamente carini, affettuosi e servizievoli con questa nonna al momento un po’ acciaccata. Mi sono abituata alla loro presenza, ai loro passatempi, alle loro risate, ai loro rumori… ora sono tornati alle loro case e sento tutto il silenzio di questa “beata solitudo”