Buon Natale 2022!

Questo sarà un Natale un po’ sottotono anche per me, così come il momento suggerisce anche a livello collettivo.

Non si potrà infatti non penare, mentre noi festeggiamo insieme ai nostri cari in case calde e sicure a quelli che lo trascorreranno al freddo, al buio e senza acqua o nelle trincee piene di fango e ghiaccio; ma pensando a questi, cioè agli Ucraini, mi verranno in mente quelli che a causa di guerre ormai dimenticate soffrono la fame e vivono in accampamenti in cui si può solo cercare di sopravvivere agli stenti e alla povertà.

E quando saremo a tavola il pensiero volerà certamente  a quelli che non sono più con noi e ai quali potremo solo dedicare una preghiera guardando le loro sedie vuote.

Questo però non deve togliere la gioia del Natale ai più piccoli e quindi  faremo festa, nascondendo le nostre pene dietro ai sorrisi .

Buon Natale dunque, Buon Natale comunque!!

Poesia per le donne iraniane.

La poetessa Ella Grimaldi ha scritto questa poesia per le donne iraniane che lottano per cambiare la società in cui vivono e per avere riconosciuti i diritti che spettano ad ogni essere umano per il solo fatto di essere nato.

Nel fuoco che brucia le prigioni di stoffa
arde il coraggio delle donne dell’Iran.
Occhi nuovi salutano il sole
smarriti nell’orrore di una lunga notte.
Scoppiano sogni di libertà,
soffiano ancora i venti dell’amore
volano in alto i veli della rassegnazione
e mentre tagliano i capelli,
cantano la forza della sorellanza.
Nel grembo delle donne nasce la speranza
si nutre di eroismo, si immola, si colora,
e grida di dolore arrivano fino a Dio che oggi piange insieme a loro.
Ell@.

Poesia: Inverno (Antonia Pozzi)

E’ il giorno del solstizio d’inverno: da oggi comincia il periodo più freddo dell’anno, ma cominciano ad aumentare le ore di luce.  Molti poeti si sono ispirati all’inverno per esprimere le proprie sensazioni e i propri sentimenti. Io propongo questa poesia di Antonia Pozzi, la poetessa milanese che a soli 26 anni si tolse la vita in una fredda sera d’inverno…

Antonia Pozzi, Inverno

Fili neri di pioppi
fili neri di nubi
sul cielo rosso
e questa prima erba
libera dalla neve
chiara
che fa pensare alla primavera
e guardare
se ad una svolta
nascono le primule.
Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri,
la nebbia addormenta i fossati,
un lento pallore devasta
i dolori del cielo.
Scende la notte,
nessun fiore è nato
è inverno, anima,
è inverno.

Quanta tristezza rivelano questi ultimi versi: la speranza che la primavera stia tornando, viene subito spenta dalla realtà di un inverno ancora lungo e buio.

 

Ute: Il Natale nella religiosità russo-ucraina (sintesi di Angela D’Albis).

La riflessione di Don Ivano Colombo sul Natale si concentra sul mondo religioso russo e ucraino e soprattutto sulle “icone” e sulla liturgia bizantina strettamente legata ad esse.

Nella religiosità bizantina è molto presente la “contemplazione”, cioè “vedere” ciò che è oltre (Dio), davanti alle icone. L’uomo è formato dal corpo, l’anima e lo spirito: attraverso la “contemplazione” conosciamo lo Spirito”.Anche la liturgia del mondo slavo dà molto spazio alla contemplazione. Infatti durante la liturgia, l’assemblea del popolo radunato in chiesa si ritrova in uno spazio separato rispetto al presbiterio dove c’è l’altare e la separazione è data da una struttura divisoria chiamata “iconostasi” perché adorna di icone. La gente vive la liturgia con l’ascolto della “Parola”, di testi scritti e cantati (antifone, canti, inni) propri del mondo bizantino. Don Ivano sottolinea che nel nostro rito ambrosiano ci sono delle antifone che sembrano copiate dalla liturgia orientale. Durante la liturgia, la visione delle “icone” permette ai fedeli di vedere un “Dio” che è sempre “oltre”, ma che è anche “a disposizione”. E’ questo il Natale (e anche la Pasqua): contemplare un Dio che esiste perché si è messo “a disposizione”. La religione è infatti il rapporto che Dio stabilisce con noi e non viceversa.

L’affinità tra Natale e Pasqua è molto evidente nelle icone russe, come pure la relazione con l’”Eucarestia”. Il Vangelo ci dice che Gesù è nato in una capanna e, fasciato, è posto in una mangiatoia. Le fasce rappresentano la “croce” e la mangiatoia richiama “l’Eucarestia”.  Natale è il 25 dicembre secondo il calendario gregoriano, ma nei paesi in cui si segue il calendario giuliano (tra cui la Russia) cade il 7 gennaio. Nelle icone russo-ucraine le immagini sacre che parlano del Natale rispecchiano i testi evangelici, anche apocrifi. Esse hanno influenzato anche la pittura occidentale, a partire da Giotto.

Il docente ci descrive due esempi di icone: la prima è quella della “Natività” della scuola di Andrej Rublev della seconda metà del XV secolo, l’altra è la “Sinassi della Theotokos di Pskov”.

Natività di rublev
Natività di Rublev

Nella prima icona spiccano tre montagne, simbolo della trinità, la culla del bambino è un sarcofago e la Madonna è avvolta in un drappo rosso e blu, colori che simboleggiano l’umano e il divino. Ci sono anche due gruppi di angeli; un gruppo guarda verso il cielo e acclama la gloria di Dio, mentre l’altro osserva il mistero di Dio sulla terra. Altri personaggi sono il bue e l’asino, i pastori e i re Magi.

kazanskaya_icon_theotokos
kazanskaya_icon_theotokos

La seconda icona rappresenta la festa della Madre di Dio che viene celebrata il giorno dopo Natale (il 26 dicembre) per i paesi che seguono il calendario gregoriano, l’8 gennaio per quelli che seguono il calendario giuliano.

In occidente, solo nel rito ambrosiano questa festa viene celebrata prima del Natale (VI domenica di Avvento).

La lezione è terminata con gli auguri e l’arrivederci al 10 gennaio!

UTE: Storia dei Visconti (II parte) – Storia del Giubileo nell’età moderna.

Tra i personaggi più importanti che hanno lasciato un’impronta importante nella storia dei Visconti , c’è certamente Bernabò Visconti, personaggio esuberante e prolifico (ebbe 34 figli!!!). Era stato preceduto da Galeazzo che aveva continuato a espandere i confini dei territori sotto il suo controllo.

Il nipote di Bernabò, Gian Galeazzo risiedeva a Pavia e si era sempre finto un inetto , tanto che Bernabò accettò tranquillamente di incontrarlo, ma  Gian Galeazzo  gli tese un agguato e lo rinchiuse nel castello di Trezzo, dove  morì.

La frequenza delle guerre era tale per cui non si potè più ricorrere all’arruolamento dei cittadini; nacquero così le compagnie di ventura formate da soldati mercenari. Assoldando tali compagnie, Gian Galeazzo riuscì ad espandere i confini dei suoi territori sia verso est (sottraendoli a Venezia) , sia verso ovest; a sud arrivò fino alle porte di Firenze.

Gian Galeazzo, come già altri Signori, per evitare problemi di successione acquistò, presso l’imperatore il titolo di duca ,  che era ereditario. Egli fu certamente un abile politico, ma ebbe il torto di non centralizzare il governo del Ducato, che alla sua morte andò incontro alla disgregazione.

Gli succedette nel 1404 il figlio Giovanni Maria, che si fece odiare da tutti per la sua crudeltà e fu infine assassinato nel 1412. Suo figlio, Filippo Maria, pur essendo piuttosto gracile e malaticcio, fu politicamente molto abile e riuscì a riconquistare tutti i territori che già erano appartenuti al ducato e che si erano resi autonomi. Nell’impresa ebbe al suo fianco il conte di Carmagnola e Francesco Sforza, al quale concesse la mano della figlia illegittima Bianca Maria.

Morì senza figli maschi e i Milanesi ricostituirono l’antico Comune, che durò soltanto due anni;  la difesa fu affidata  a Francesco Sforza che poi venne proclamato Signore della città.

Il prof. Galli ha  concluso la sua lezione facendoci osservare come  un “vizio” degli Italiani abbia radici antiche, infatti già da questa storia dei Visconti appare chiaro come la gente arrivi ad affidare il potere all’uomo forte di turno pur di potersi dedicare ai propri interessi (la storia del secolo scorso ne è dimostrazione lampante)

In questo periodo in Europa si formavano i grandi stati unitari, mentre l’Italia, rimanendo divisa in una miriade di piccole entità politiche, diventerà ben presto terra di conquista per molti secoli.

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STORIA DEL GIUBILEO IN ETA’ MODERNA.

Il Giubileo del 1575 è la risposta cattolica alla riforma protestante e vi si afferma l’esigenza di rinnovamento della Chiesa.

I Giubilei del 1600 sono segnati dalle divisioni religiose che portano alla guerra dei Trent’anni. Nel 1700 già la cultura europea è dominata dall’Illuminismo e i credenti sono ormai una minoranza, perciò i Giubilei non riscuotono una grande partecipazione.

Nel 1790, in Francia, i beni della Chiesa e degli ordini religiosi vengono confiscati per risanare i debiti dello Stato e dieci anni dopo il Papa è prigioniero in Francia e non si celebra il Giubileo; nel 1825 si terrà una celebrazione in sordina e nel 1850, a causa della guerra di indipendenza , Pio IX non indice il Giubileo. In seguito alla presa di Roma con la Breccia di Porta Pia (1870), nel 1875 il Papa celebra il Giubileo all’interno dei palazzi vaticani.  Nel 1900 Leone XIII celebra pubblicamente l’Anno Santo sotto la sorveglianza dei militari italiani.

Il Papa Pio XI abolisce il NON-EXPEDIT emesso da Pio IX e i cattolici possono riprendere a partecipare alla vita politica del paese. Nel 1925 indice il Giubileo (siamo ormai in pieno fascismo) che    però sarà scarsamente partecipato. Inizialmente visto con una certa simpatia dalla Chiesa di Roma, il fascismo mostrò ben presto la sua vera natura e abolì tutte le scuole e le associazioni  cattoliche (tranne l’Azione Cattolica) rivendicando a sé l’educazione dei giovani.

Nel 1950 De Gasperi  favorisce la partecipazione al Giubileo ;  nel 1975 la sua celebrazione sotto Papa Paolo VI è caratterizzata dallo spirito post-conciliare di apertura verso le altre religioni.

Durante il Giubileo del 2000 Papa Giovanni Paolo II chiede perdono per le colpe della Chiesa  nei secoli.

Questo excursus del prof Cossi nella storia del Giubileo, ci ha consentito anche un interessante ripasso della nostra storia da un nuovo punto di vista. Grazie, prof. Cossi!! Ci rivedremo nel 2023….

 

Il coraggio degli Ucraini.

Da tanti anni conosco una cara ragazza che viene dall’Ucraina e che è  il mio angelo custode quando sono in difficoltà.

Ha studiato in Russia quando ancora esisteva l’URSS, parla russo e ricorda con un po’ di nostalgia i tempi in cui, finiti gli studi, il partito al governo ti indicava dove andare a lavorare e non avevi l’incubo della disoccupazione. Ha sempre guardato con benevolenza alla Russia e l’ invasione del febbraio scorso l’ha sconvolta: come può essere spiegata questa aggressione di un popolo da sempre amico? Perchè tanta crudeltà negli attacchi? Perchè distruggere le città e accanirsi contro i civili?

L’ultima volta che ci siamo incontrate le ho detto che ogni sera, quando mi ritrovo nel mio letto, al caldo, con la possibilità di leggere alla luce dell’abat-jours, senza la paura che un missile mi caschi sopra le tesata mentre dormo, mi viene da pensare agli Ucraini che resistono al freddo , al buio e in sistemazioni di fortuna. E lei mi ha risposto: – Sai cosa dicono i miei parenti in Ucraina? “Tutte le nostre sofferenze sono nulla in confronto a quello che stanno vivendo i nostri uomini sul fronte, nel fango delle trincee, sotto la neve giorno e notte e sotto il fuoco nemico. A questo punto nessuno più vuole sottostare a Putin, resisteremo fino alla morte”.-

Stando così le cose, certamente un giorno finirà questa guerra come finiscono tutte le cose di questo mondo, ma mi viene da chiedere con sempre più angoscia: Quando?

 

 

I figli dell’Africa.

Con la sconfitta del Marocco da parte della Francia ai mondiali di calcio in Qatar, forse l’Africa tutta che ha sognato in questi giorni di vedere uno dei suoi stati all’apice del calcio mondiale, sente il dolore della delusione. Ma non ce n’è motivo: il Marocco ha perso con onore, battendosi alla pari con i campioni francesi e, se avesse vinto con un po’ più di fortuna, lo avrebbe meritato.

Oltre a questo, l’Africa è stata presente più che mai nel mondiale ai massimi livelli: nelle squadre partecipanti quanti sono stati i calciatori di origine africana in quasi tutte le squadre!!! Anche nella Francia i ragazzi di colore sono forse in maggioranza.

E così accade in molti sport: l’Africa può andare orgogliosa dei suoi figli sparsi nel mondo…

Scandalo ripugnante.

Le notizie che vengono dall’euro – parlamento sono davvero sconcertanti. Sarebbe già gravissimo venire a sapere che persone elette dai cittadini sono coinvolte in casi di corruzione, ma l’indignazione è ancora maggiore se gli indagati  vengono dal mondo delle ONG, dall’ambiente sindacale e comunque da quei partiti che sono nati per difendere i diritti dei cittadini. E l’indignazione aumenta se si pensa che chi si è lasciato corrompere non versava certo in difficoltà economiche.

Quale danno deriverà da questi fatti al mondo che ruota intorno alla solidarietà, che vive di donazioni ? Chi di solito sostiene queste organizzazioni, al momento di fare la sua donazione periodica, non verrà assalito dal dubbio atroce che il suo denaro non vada in mani oneste? Quale danno ne deriverà?

Questo scandalo è quanto di più ripugnante possa accadere!