Trilussa e i due sorci.

Er sorcio de città e er sorcio de campagna

Un Sorcio ricco de la capitale
invitò a pranzo un Sorcio de campagna.
- Vedrai che bel locale,
vedrai come se magna...
- je disse er Sorcio ricco - Sentirai!
Antro che le caciotte de montagna!
Pasticci dorci, gnocchi,
timballi fatti apposta,
un pranzo co' li fiocchi! una cuccagna! -
L'intessa sera, er Sorcio de campagna,
ner traversà le sale
intravidde 'na trappola anniscosta;
- Collega, - disse - cominciamo male:
nun ce sarà pericolo che poi...?
- Macché, nun c'è paura:
- j'arispose l'amico - qui da noi
ce l'hanno messe pe' cojonatura.
In campagna, capisco, nun se scappa,
ché se piji un pochetto de farina
ciai la tajola pronta che t'acchiappa;
ma qui, se rubbi, nun avrai rimproveri.
Le trappole so' fatte pe' li micchi:
ce vanno drento li sorcetti poveri,
mica ce vanno li sorcetti ricchi!



Trilussa descrive qui come funzionava il mondo ai suoi tempi, ma chissà perchè mi vien da pensare che non sia cambiato molto da allora...

Il senso di responsabilità.

Avevo forse 20 anni, un diploma fresco in tasca e la prospettiva di dover aspettare parecchio tempo prima di avere l’occasione giusta per  il lavoro di insegnante cui aspiravo. Per questo coglievo, insieme ad alcune amiche, tutte le occasioni per partecipare a corsi che arricchissero il mio curriculum.

Eccomi perciò iscritta a un corso per la gestione dei centri ricreativi. Le proposte sono interessanti: giochi di movimento, canto corale, modellaggio ecc. Entrando in palestra naturalmente ci si doveva cambiare le scarpe e indossare una tuta.

Un giorno, una delle dirigenti del corso, all’inizio delle attività, quando eravamo tutte presenti per pianificare la giornata, ci fece una ramanzina che diceva pressappoco così:

“Gentili signore e signorine (eravamo tutte donne), sono certa che le vostre case siano ben ordinate e che nemmeno un granello di polvere sfugga al vostro occhio vigile, ma devo purtroppo farvi notare che il vostro comportamento qui, in questo centro, non corrisponde alle vostre abitudini individuali. Pertanto vi prego di curare le vostre cose, di tenerle in ordine e di consentire la regolare fruizione degli spazi a nostra disposizione.”

E’ proprio così, nel gruppo il senso di responsabilità personale si attenua, si diluisce, perchè non ci sentiamo direttamente individuabili e perchè ci uniformiamo troppo facilmente ai cattivi esempi di chi ci sta accanto (perchè solo io devo comportarmi bene?).

In questi giorni i giornali riportano vari episodi di “reati” perpetrati da ragazzi (e sempre più spesso anche da ragazze)  che nel branco compiono azioni che mai commetterebbero da soli. Bisogna educare, in famiglia e a scuola, i nostri ragazzi a chiedersi sempre: farei questa cosa se ci fosse qui mia madre o mio padre? sono sicuro di poter raccontare ciò che sto facendo senza vergognarmi di me stesso?

Amare il presente, secondo Francesco.

Ieri, nella omelia della messa di Pentecoste, Papa Francesco ha parlato dello Spirito Santo che continua a darci speranza anche nei momenti bui, a farci sentire amati anche dopo gli insuccessi e i fallimenti e a un certo punto ha detto le parole che riporto qui di seguito:

….Inoltre, lo Spirito Santo è concreto, non è idealista: ci vuole concentrati sul qui e ora, perché il posto dove stiamo e il tempo che viviamo sono i luoghi della grazia. Il luogo della grazia è il luogo concreto di oggi: qui, adesso. Come? Non sono le fantasie che noi possiamo pensare, e lo Spirito Santo ti porta al concreto, sempre. Lo spirito del male, invece, vuole distoglierci dal qui e dall’ora, portarci con la testa altrove: spesso ci àncora al passato: ai rimpianti, alle nostalgie, a quello che la vita non ci ha dato. Oppure ci proietta nel futuro, alimentando timori, paure, illusioni, false speranze. Lo Spirito Santo no, ci porta ad amare qui e ora, in concreto: non un mondo ideale, una Chiesa ideale, non una congregazione religiosa ideale, ma quello che c’è, alla luce del sole, nella trasparenza, nella semplicità. …

Mi sembra che il concentrarsi sul presente, sapendone apprezzare quanto di positivo ci sta donando, sia il segreto di ogni felicità E’ apparentemente un segreto semplice, ma quanto è difficile perdonarsi gli errori del passato o allontanare i timori per un futuro che appare nebuloso e incerto!! Così, tra paura e rimpianti, rischiamo di accorgerci delle cose buone che abbiamo a portata di mano solo quando le perdiamo proprio per non averle tenute nella dovuta considerazione.

Papa Francesco ha sempre parole di grande sapienza, ascoltiamolo…

Odore di terra

Il sole si è offuscato a poco a poco e il cielo è diventato grigio. Qualche brontolio d tuono e i primi goccioloni sono caduti sulle piastrelle  del marciapiede trasformandosi in vapore caldo che odora di terra. terra-bagnata

Una sera a Bardolino.

Non ero mai stata sul Garda! Sono 50 anni che passo accanto ai paesi che si affacciano sul lago e non ho mai avuto modo di fermarmi.

Ieri sera, per festeggiare il mio compleanno, sono andata con mia figlia Giovanna e la sua famiglia a Bardolino, sulla sponda veneta del Garda. Faceva un gran caldo e le strade, affollatissime di turisti soprattutto tedeschi, si snodavano tra negozi tipici dei luoghi turistici e una serie infinita di ristoranti tutti al completo.

Era il tramonto quando siamo arrivati sulla riva del lago e una leggera foschia alitava sulle acque tranquille e grigie:  non me lo aspettavo così grande! Sono abituata al Lario dove si può sempre vedere la riva opposta . Sul Garda no! Hai l’impressione di essere in riva al mare; solo l’odore dell’aria ti fa capire che non è acqua salata quella che sta sotto di te: è un odore leggermente “muffoso” che pervade l’aria umida.

Siamo stati al ristorante e abbiamo trascorso una bella serata. Mi resta la voglia di rivedere il Garda in pieno giorno, magari sulla riva lombarda.

Da Presidente a Presidente.

Nel corso di una breve, ma intensa cerimonia alla presenza delle autorità cittadine, il neoeletto Presidente UTE, dr. Umberto Filippi, ha conferito a Maria Guarisco (Mariuccia) il titolo di Presidente onorario a vita dell’associazione.

Un grazie infinito a Mariuccia per i tanti anni spesi a sostenere l’UTE e un grande augurio al dr. Filippi, con la certezza che  saprà sempre svolgere al meglio i suoi nuovi compiti.

 

Il Card. Parolin a Erba.

Stamattina si è celebrata una messa molto solenne in Prepositura: si ricordava la figura di Monsignor Aristide Pirovano nel 25° della morte.

La celebrazione è stata presieduta dal card. Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano e per l’occasione il prevosto di Erba mons. Angelo Pirovano ha certamente messo a frutto la sua lunga esperienza nella Curia Vaticana per mettere insieme una cerimonia davvero perfetta.

Erano presenti tanti sacerdoti, autorità civili e militari, rappresentanti delle confraternite  cittadine e ben due corali: quella dei bambini e quella degli adulti. Quest’ultima ha accompagnato il rito religioso con canti gregoriani, sempre molto suggestivi, eseguiti con grande cura e sensibilità.

All’omelia il cardinale ha ricordato la figura di mons. Aristide, la sua giovinezza, la partecipazione alla Resistenza, la scelta missionaria fin da subito e la sua collaborazione con Marcello Candia per la costruzione del lebbrosario di Marituba. S.E. Parolin ha parlato in modo semplice, ma dalle sue parole traspariva una fede profonda e una grande umanità.

La chiesa era al completo e tutti erano molto attenti e impegnati a seguire con devozione la cerimonia; qualche bambino tuttavia ogni tanto si lasciava prendere dal sonno e si abbandonava nelle braccia della mamma.

Alla fine del rito religioso (durato ben due ore!) il cardinale ha benedetto il grande calice posto nel giardino della prepositura, costruito, per hobby, in venti anni di lavoro da un parrocchiano pieno di fede e abilissimo nella lavorazione del ferro. Con questa benedizione, si pone definitivamente fine a una lunga diatriba tra coloro che volevano che  il grande calice fosse situato sulla piazza prepositurale e chi invece si opponeva a questa idea ritenuta troppo escludente

UTE: “il Bacio” di Klimt – intermezzo- Il “Don Giovanni” di Mozart.

Tra i pittori che tra la fine dell’800 e i primi del ‘900  aprirono nuove vie alla pittura, troviamo certamente Gustav Klimt, che nasce e vive in una Vienna ancora molto legata ai suoi valzer e ai suoi salotti esclusivi, ma già è evidente il declino dell’Impero Austro-ungarico ancora retto dall’ormai anziano Francesco Giuseppe, legato tenacemente al passato.

Nonostante i suoi atteggiamenti anticonformisti (abbigliamento e aspetto molto trascurato), Klimt ottiene molte commesse dai membri della corte; gli viene chiesto infatti di decorare il museo delle arti e in esso già si vedono i primi segnali di innovazione accanto ad altri decisamente romantici.

Alla fine degli anni 90 dell”800, a Vienna nasce il movimento della “Secessione”, guidato dallo stesso Klimt: gli artisti che vi aderiscono vogliono creare una rottura col passato e il loro motto è: “Ad ogni tempo la sua arte, ad ogni arte la sua libertà.

Gustav cerca anche di superare il dualismo, regnante nell’arte da tempi immemorabili, tra la donna-angelo e la donna-peccato e produce alcune opere, come Giuditta e La Speranza in cui queste due concezioni si fondono.

IL BACIO : quest’opera appartiene al momento in cui Klimt esce dal movimento “La Secessione” per seguire una strada tutta sua. Bisogna ricordare che era figlio di un orafo e che forse per questo era rimasto molto colpito dai mosaici bizantini di Ravenna. In questa che è forse la sua opera più famosa, l’oro assume diverse sfumature, che danno l’idea di movimento. I due amanti sono avvolti da due tuniche che si fondono e si distinguono solo dalle decorazioni diverse: rettangolari per l’uomo, circolari per la donna.  Attorno alle due figure, pericolosamente vicine a un baratro, c’è solo il vuoto. Non c’è prospettiva, nè profondità.

Con questa, si conclude il ciclo delle lezioni della prof. Beretta, che ha sempre il grande merito di condurci alla scoperta dei tesori dell’arte con la semplicità, che solo chi padroneggia al meglio la sua disciplina può permettersi.

Un grazie sentito alla prof. Beretta e arrivederci all’anno prossimo!

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A questo punto ieri è successo qualcosa   di inusuale: il gruppo del teatro e quello del coro, che hanno appena ripreso la loro attività, hanno dato una breve dimostrazione del lavoro fatto in queste ultime settimane: certo si capiva che il tempo per la preparazione era stato troppo breve, ma ugualmente hanno potuto far capire che i due gruppi si sono ricostituiti e che c’è posto per chi volesse aggiungersi ai pochi coraggiosi che  hanno  intrapreso questo cammino.

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Dopo il breve intervallo, il prof. Petrucci ci ha portati dentro l’opera mozartiana del “Don Giovanni” che fa parte della trilogia italiana (l’opera in quel momento storico parlava soltanto italiano)  del grande musicista austriaco.

Il mito di Don Giovanni è il più rappresentato nel mondo dell’arte e della letteratura; ad esso si sono ispirati autori come Goldoni, Kierkegaard, Byron, Puskin, Shaw, Brancati, Maraini.

Il librettista dell’opera è l’italiano Da Ponte, un sacerdote dalla vita piena di contraddizioni.  Fu introdotto alla corte di Vienna da Salieri e collaborò con i più grandi musicisti del suo tempo.

L’opera racconta di un nobile, don Giovanni appunto, che si prefigge di sedurre ogni donna che stimoli la sua ansia di conquista e per questo si ritrova oggetto delle ire delle donne da lui ingannate e dal desiderio di vendetta degli uomini ad esse vicini. Alla fine gli verrà data la pocssibilità di pentirsi e redimersi, ma don Giovanni sceglierà deliberatamente la dannazione e sarà inghiottito dal fuoco dell’inferno.

Il poco tempo a disposizione non ci ha permesso di ascoltare nel modo migliore i brani più significativi dell’opera, ma ugualmente abbiamo potuto apprezzare la musica di Mozart così piena di brio e di melodie che ben descrivono lo stato d’animo dei personaggi.

Questa  è stata l’ultima lezione di questo Anno Accademico ed è toccato al prof. Petrucci, che abbiamo conosciuto da poco tempo, ma che  ha conquistato la stima e l’affetto di tutti i soci insieme alla cara Maria Rosaria, sua compagna di vita e preziosissima collaboratrice. Un grazie sentito da tutti noi e un arrivederci al prossimo anno.
Al link indicato di seguito è possibile ascoltare uno splendido Pavarotti in una delle arie più+ note del “Don Giovanni”.