Quel dì eravamo soli nel bosco,
Io e tu, mia cara figlia,
e andavamo tra chiaro e fosco,
pieno il cuore di meraviglia.Scoprivi sotto le foglie i lamponi
rosa, le fragole rosse e verdi,
ti trascinavi su l’erba carponi,
lanciando dei piccoli gridi acerbi.Io contemplavo ai miei piedi un fiore
giallo smagliante, una pigna bruna;
pensavo senza rimpianto o dolore
alla mia povera fortuna.Poi, rilevati gli occhi, scorgevo
tra i pini radi le cime lontane,
aeree cose di cielo nel cielo,
dolci come le speranze vane.Poi pensavo che bisogna morire,
e trasalivo d’improvviso ai tuoi strilli;
vedevo la tua testa bionda apparire
da dietro una macchia di mirtilli…Era un mattino di settembre, in un bosco.
O forse è stato un sogno anche quello…
E s’era vero, anch’esso ora è morto.
Ma se fu un sogno, fu un sogno pur bello.
E’ dolcissima l’atmosfera di questa poesia, con la quale il poeta ricorda una passeggiata nel bosco con la figlioletta. La bimba scopre con meraviglia e gridi di gioia i piccoli tesori nascosti tra le foglie cadute; anche il poeta contempla la bellezza del sottobosco e dei cieli, ma con la consapevolezza che tutto avrà una fine. Tutto è così bello che potrebbe essere stato solo un sogno.